Narrazioni dal peggior bar di Caracas, sbarcati da un cargo

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Nicka

Capra Espiatrice
Se non siamo eremiti conta eccome. E poi se siamo rossi e ci crediamo bianchi il dubbio di non rappresentarci correttamente a noi stessi o agli altri dovremmo averlo.
Secondo me bisogna anche valutare quella percentuale riguardo al concetto di "voglio mostrare questo agli altri", che non è secondario.
Io di me mostro quello che voglio e mostro lati di me a chi dico io diversi a seconda di chi ho davanti.
Ci sono persone che mi conoscono in un modo limitato e persone che conoscono lati più profondi.
C'è una superificie e c'è un mondo interiore, che è quello che custodisco e mostro a pochi.
La superficie sono sempre io ovviamente, non è qualcosa che non mi appartiene.
 

sienne

lucida-confusa
Ciao

è vero, che ci possiamo mostrare da lati differenti.
Ma sono pur sempre conducibili alla nostra personalità.


sienne
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La compresenza l'ho provata. Raramente a dire il vero, non so se dirti per fortuna o purtroppo perchè in effetti mi destabilizza. Allo stesso tempo se ti ci lasci andare è quasi piacevole, hai ragione, sembra una coccola perchè ti spogli completamente nell'anima.
Ma per quanto mi riguarda sono momenti, non so come sarebbe abbandonarmici un po' di più.
Non mi stranirebbe, ma mi destabilizzerebbe decisamente.
Io penso che una buona relazione con la destabilizzazione sia importante per vivere bene il fluire del presente.

Per immergersi nello scorrere delle cose, lasciandole andare, senza aggrapparsi ad una ricerca di stabilità che a me sembra sempre più illusione.

poi ovviamente io parlo sempre e solamente per me. E non mi interessa l'assoluto.

L'aveva detta bene oscuro, quando parlava di un filo sottile su cui si cammina in precario equilibrio. Riguarda il dirsi la verità. Per me. :)
 

oscuro

Utente di lunga data
Si

Un film di tinto brass....sulla chiappe der culo.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Piangere e ridere nello stesso momento è umoristico nel senso pirandelliano del termine, cioè dimostra una scissione dell'io che non fa ridere, ma fa riflettere e provare pietà.
Invece l'umorismo alla Jerome è poco sensibbbbile e molto sensato.
o incontro conoscitivo e accogliente con le parti di cui il sè, non l'io, è composto.

Gli assoluti...riguardano la produzione umana. Dal mio punto di vista.

E sono adatti, appunto, ai bar di caracas:D
 

Eratò

Utente di lunga data
Secondo me bisogna anche valutare quella percentuale riguardo al concetto di "voglio mostrare questo agli altri", che non è secondario.
Io di me mostro quello che voglio e mostro lati di me a chi dico io diversi a seconda di chi ho davanti.
Ci sono persone che mi conoscono in un modo limitato e persone che conoscono lati più profondi.
C'è una superificie e c'è un mondo interiore, che è quello che custodisco e mostro a pochi.
La superficie sono sempre io ovviamente, non è qualcosa che non mi appartiene.
Io alla fine mi stanco e faccio vedere tutti i miei lati...:DAvanti,indietro e di profilo:mexican:
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Se non siamo eremiti conta eccome. E poi se siamo rossi e ci crediamo bianchi il dubbio di non rappresentarci correttamente a noi stessi o agli altri dovremmo averlo.
E io sono d'accordo con te.

Ma penso sia una questione complessa, che riguarda il raccontarsi la propria storia, riconoscerne gli abbellimenti e gli abbruttimenti, riconoscere la propria posizione nelle diverse fasi e riconoscersi nell'immagine che si ha ai propri occhi interiori e poi in quelli esteriori che ci proiettano nel mondo.

E questo riguarda l'essere e il voler essere. E spedisce anche nei condizionamenti e nei contro-condizionamenti.

E fondamentalmente all'ascolto profondo di sè, che è entrare nel proprio vuoto, sedersi e semplicemente ascoltare senza dover risolvere, dimostrare o accomodare. E poi lasciar andare. Se è il caso.

E lo sguardo, il proprio e quello del'altro, può essere uno specchio distorto in cui perdersi a volte. O in cui lasciar nascere i dubbi per ascoltarsi.
 

Fantastica

Utente di lunga data
o incontro conoscitivo e accogliente con le parti di cui il sè, non l'io, è composto.

Gli assoluti...riguardano la produzione umana. Dal mio punto di vista.

E sono adatti, appunto, ai bar di caracas:D
Sospetto che l'atto del ridere non pertenga al Sé, ma solo all'Io. Non si ride in modo irriflesso, a meno che non si soffra il solletico; per questo trovo inquietante la lacrima mescolata al riso. Anzi, per dirla tutta, lo trovo isterico.
Del resto, il piangere ha poco a che fare col dolore.
Il pianto del dolore è sempre e solo senza lacrime.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sospetto che l'atto del ridere non pertenga al Sé, ma solo all'Io. Non si ride in modo irriflesso, a meno che non si soffra il solletico; per questo trovo inquietante la lacrima mescolata al riso. Anzi, per dirla tutta, lo trovo isterico.
Del resto, il piangere ha poco a che fare col dolore.
Il pianto del dolore è sempre e solo senza lacrime.
Sei molto assoluta nelle tue certezze, e non ho la minima intenzione di turbartene alcuna. :)

Io sto imparando che si può ridere anche della tenerezza per il proprio dolore. Quando lo si sta lasciando andare senza aggrapparsi. Ed è un riso dolce e affettuoso. Un abbraccio.
E per me è sia accettazione sia tenerezza verso di se stessi.
Consolazione. E intimità. E pace.
Sedersi, abbracciarsi, e lasciar fluire le emozioni. Lasciando anche spazio alla mescolanza.

Ma capisco che si stia parlando di aria fritta in realtà. Io, che di certezze non ne ho e sto adorando lasciar parlare i dubbi (cit.), non ho interesse a definire. Preferisco descrivere. E le descrizioni si sa, salvo diversa indicazione, sono soggettive. :)
 
Ultima modifica:

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
la scena della canzonetta comica tedesca è una delle più divertenti mai scritte :D
Si davvero :D ma anche la preparazione dei bagagli in " tre uomini in barca....." E il saluto del circondario ai viaggiatori il giorno della partenza è irresistibile.
 

Fantastica

Utente di lunga data
Sei molto assoluta nelle tue certezze, e non ho la minima intenzione di turbartene alcuna. :)

Io sto imparando che si può ridere anche della tenerezza per il proprio dolore. Quando lo si sta lasciando andare senza aggrapparsi. Ed è un riso dolce e affettuoso. Un abbraccio.
E per me è sia accettazione sia tenerezza verso di se stessi.
Consolazione. E intimità. E pace.
Sedersi, abbracciarsi, e lasciar fluire le emozioni. Lasciando anche spazio alla mescolanza.

Ma capisco che si stia parlando di aria fritta in realtà. Io, che di certezze non ne ho e sto adorando lasciar parlare i dubbi (cit.), non ho interesse a definire. Preferisco descrivere. E le descrizioni si sa, salvo diversa indicazione, sono soggettive. :)
E' interessante il contenuto di questo post. Osservo che il tuo stile di scrittura è in ontraddizione con l'affermare che non hai certezze, perché abbondi di punti, come se proprio volessi ogni volta scrivere una frase lapidaria.
Non c'è nessuna polemica in questa mia osservazione, solo deformazione professionale; sono molto attenta a come si scrive, perché per esperienza e per abitudine ritengo che nella vita in generale conti più il "come" del "che cosa"... Io non ho certezze, ma sicuramente ho convinzioni, e mi piace metterle sul tavolo con interlocutori che mi "dicono" qualcosa:)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
E' interessante il contenuto di questo post. Osservo che il tuo stile di scrittura è in ontraddizione con l'affermare che non hai certezze, perché abbondi di punti, come se proprio volessi ogni volta scrivere una frase lapidaria.
Non c'è nessuna polemica in questa mia osservazione, solo deformazione professionale; sono molto attenta a come si scrive, perché per esperienza e per abitudine ritengo che nella vita in generale conti più il "come" del "che cosa"... Io non ho certezze, ma sicuramente ho convinzioni, e mi piace metterle sul tavolo con interlocutori che mi "dicono" qualcosa:)
Hai ragione. Sto usando un sacco di punti in questo periodo. E non solo nello scritto. :)

Ci ragionavo anche io. Stan cambiando un sacco di cose. Uso tempi verbali che usavo raramente. Fra l'altro.

come dicevo ridacchiando in altri post, sto facendo lunghi dialoghi col brucaliffo...e dopo il bianconiglio è anche rilassante. :D

Penso mi servano, i punti, per fissare, cose, sensazioni, emozioni nello scorrere. Più che essere lapidaria. Che non sento desiderio di lapidarietà (esiste?), ma anzi, ogni struttura troppo rigida mi stringe la gola ultimamente.
Ma sono ipotesi mentre mi guardo...

Per quanto riguarda le convinzioni...ne ho molto poche in questo periodo. E quelle che ho sono costantemente in revisione.

Ma questo è pensiero magico all'opera :carneval:
 

Eratò

Utente di lunga data
Ma esiste qualcuno che abbia certezze?Chiunque pensa e ragiona sa bene che le certezze e le convinzioni scorrono come l'acqua di fiume....
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma esiste qualcuno che abbia certezze?Chiunque pensa e ragiona sa bene che le certezze e le convinzioni scorrono come l'acqua di fiume....
E per rientrare IT, entrare in quel fiume in presenza di sè, con un storia storicizzata e riconosciuta, anche nelle sue parti romanzate, e accettata con tenerezza e amorevolezza...è tutt'altro che scontato e banale...
 

Eratò

Utente di lunga data
E per rientrare IT, entrare in quel fiume in presenza di sè, con un storia storicizzata e riconosciuta, anche nelle sue parti romanzate, e accettata con tenerezza e amorevolezza...è tutt'altro che scontato e banale...
Non ho mai pensato che lo fosse veramente...Ci vuole capacità d'introspezione,anima e corpo per farlo e tanto coraggio.Tutti elementi tuttaltro che banali e scontati...
 

sienne

lucida-confusa
Ma esiste qualcuno che abbia certezze?Chiunque pensa e ragiona sa bene che le certezze e le convinzioni scorrono come l'acqua di fiume....

Ciao

concordo ...

Le certezze servono puntualmente, per poter stabilire come continuare.
Un punto della situazione ogni tanto va fatto ...



sienne
 

Brunetta

Utente di lunga data
Secondo me bisogna anche valutare quella percentuale riguardo al concetto di "voglio mostrare questo agli altri", che non è secondario.
Io di me mostro quello che voglio e mostro lati di me a chi dico io diversi a seconda di chi ho davanti.
Ci sono persone che mi conoscono in un modo limitato e persone che conoscono lati più profondi.
C'è una superificie e c'è un mondo interiore, che è quello che custodisco e mostro a pochi.
La superficie sono sempre io ovviamente, non è qualcosa che non mi appartiene.
Questo è quello che credi tu.

Io credo che siamo tutti molto più decifrabili di quel che crediamo.
Era proprio questo che intendevo dire che il thread.
Per difendere la nostra interiorità, sempre delicata e fragile, mostriamo solo parti di noi, o meglio le mettiamo in luce, ma questo avviene volontariamente, quello che invece gli altri vedono è quello ma anche altro.
Quante volte non smontiamo la narrazione altrui per educazione e per rispetto ma anche per il timore che anche loro potrebbero avere intravisto quello che abbiamo cercato di celare?

Il dire "non sai! La mia vita è un romanzo, ci sono esperienze e dolori infiniti" è l'equivalente del cargo battente bandiera liberiana. Ognuno ha il proprio cargo ma lo proteggiamo perché per gli altri è SOLO vita, come quella di tutti.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data
Stato
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