Sì, ci provo. ma parliamo di un altro e non di un’altra, così come parliamo di un compagno e non di una moglie. L’altro l’ho conosciuto al lavoro in un periodo di forte stress, per me: alla mattina mi svegliavo con un peso sullo stomaco, l’idea di entrare là dentro era insopportabile. Allora è arrivato questo collega, un ragazzo molto allegro, solare. Proprio come M. che si sveglia al mattino sorridendo, anche sotto l’alluvione, gli dico io. L'ho preso in un progetto che seguivo io ed era abbastanza bravo: mi dava soddisfazione insegnargli le cose e parecchia. Da questo punto di vista non mi capita spesso, di solito sul lavoro mi fanno spazientire, perché sono un perfezionista e trovo tutti sempre approssimativi (sono un rompicoglioni, praticamente). Aveva un grande senso dell’umorismo (anche se non l’ironia e l’autoironia di M.) e inoltre sembrava sempre che pendesse dalle mie labbra… insomma le ore che passavo con lui al lavoro erano ore leggere, gradevoli, divertenti, gratificanti in giornate nere e pesanti… quando arrivavo al lavoro non vedevo l’ora di ritrovarmi con lui. Una domenica mi ha mandato un sms chiedendomi se mi poteva chiamare per un consiglio di lavoro. Gli ho detto di sì. Ed è stato a questo punto che si è creata una “amichevolezza” (passami il termine), una complicità.