Potevo fare la Rockstar

danny

Utente di lunga data
Ma vale per te!
Non accetti che gli altri possano essere diversi!
Forse sei tu che non accetti chi è diverso da te.
Frequento l'ambiente musicale - ma anche artistico, visto che ci lavoro - da anni.
Di confronti ne ho avuti.
Non ti sto raccontando idee personali.
Se uno è sicuro e convinto di quello che fa e delle proprie capacità o ha almeno solo voglia di divertirsi, il pubblico, ovvero il confronto, lo cerca.
Altrimenti non è più comunicazione.
Se uno fa cose per sé è un monologo interiore.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Forse sei tu che non accetti chi è diverso da te.
Frequento l'ambiente musicale - ma anche artistico, visto che ci lavoro - da anni.
Di confronti ne ho avuti.
Non ti sto raccontando idee personali.
Se uno è sicuro e convinto di quello che fa e delle proprie capacità o ha almeno solo voglia di divertirsi, il pubblico, ovvero il confronto, lo cerca.
Altrimenti non è più comunicazione.
Io accetto benissimo che ci sia chi gode di essere al centro dell’attenzione o che voglia conferme esterne del proprio valore.
Ma altri no 🤷🏻‍♀️
 

danny

Utente di lunga data
Io accetto benissimo che ci sia chi gode di essere al centro dell’attenzione o che voglia conferme esterne del proprio valore.
Ma altri no 🤷🏻‍♀️
Sei al centro dell'attenzione anche ora, scrivendo su un forum.
Anche questo è confronto, conferma, anche qui c'è un pubblico, anche se non è arte.
Non capisco perché demonizzi chi fa musica insieme e per altri.
Warlock ha descritto bene le emozioni che si scatenano. E sono emozioni, come dire, belle.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sei al centro dell'attenzione anche ora, scrivendo su un forum.
Anche questo è confronto, conferma, anche qui c'è un pubblico, anche se non è arte.
Non capisco perché demonizzi chi fa musica insieme e per altri.
Warlock ha descritto bene le emozioni che si scatenano. E sono emozioni, come dire, belle.
Non demonizzo!
Ho mostrato a @Warlock , che stava facendo una riflessione, da persona di mezza età, su i suoi molti talenti, con un pizzico di rimpianto, che ci sono aspetti di libertà nel non essere una rockstar.
A me non interessa essere al centro dell’attenzione. Mi piace sentirmi competente rispetto alla complessità umana e magari essere di aiuto.
 

Brunetta

Utente di lunga data

ologramma

Utente di lunga data
Poi la risento per sicurezza, ma sai la memoria è ancora buona ,ricordo come ora il posto ,uno scantinato ,e noi scatenati nel ballarlo . Sto al cellulare poi lo cerco
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La nuova interpretazione e non la riproduzione.
Poi io non suono. Forse mi stuferebbe anche suonare Vivaldi.
La musica, le arti sono espressione dello spirito e della spiritualità.
Sono simboli - zzazioni.

Ossia costruzione di legami fra mondi e dimensioni.

Chi fa musica, a qualunque livello e ancor di più chi la porta ad un livello tale per cui gli riempie la vita, nella musica come nelle altre arti, esprime la sua identità. Alla stessa stregua di come la si esprime nella sessualità. E non collego a caso :)

Che poi arrivare a certi livelli porti a dover trovare un equilibrio dinamico fra l'espressione identitaria e il mondo economico e produttivo...non è niente di nuovo.
Lo dobbiamo fare tutti quando confrontiamo la nostra identità con il mondo.

A livelli alti, e per alti intendo con alta pressione, serve parecchia stabilità...o meglio, probabilmente serve parecchia flessibilità....e non è certamente per tutti reggere pressione, ritmo, stress, richieste, compromessi.

Ma è un discorso che non c'entra nulla con la forma dell'espressione.

LA comunicazione è l'altro aspetto centrale.
Leggi come desiderio di mettersi al centro dell'attenzione.

E descrivi un desiderio animale, atavico. Ossia l'essere visti, riconosciuti dal branco. Dal gruppo.
Ce l'hai anche tu, tradotto nel tuo specifico linguaggio e adattato alle tue scelte e soprattutto alla narrazione che fai di te.

Ma la comunicazione è centrale.
E ognuno sceglie di comunicare come più gli permette di esprimersi.
A monologhi, agli altri, a gruppi ristretti, con le differenze di contesto...

L'arte è una delle prime forme di comunicazione umana.
La musica è particolare e specie specifica.

La parte del cervello che si "occupa" della sonorità è spostata rispetto alle altre aree (vai a vedere, ormai è dominio pubblico ed è legato anche alla funzione per esempio della musicoterapia nell'ambito di patologie come la demenza, l'alzheimer, l'autismo, c'è parecchia roba a disposizione per approfondire volendo farlo. E le neuroscienze stanno ormai anche fotografando le attivazioni neurologiche correlate.) e possiamo osare affermare che sia una delle parti più antiche e legate al livello più istintivo.

Che sia rock, elettronica, trap o lis è solo forma.

Quindi non capisco la questione di satisfaction...rispetto al violoncello per dire.

Pensi che in questo caso la forma definisca la sostanza?
 

Brunetta

Utente di lunga data
La musica, le arti sono espressione dello spirito e della spiritualità.
Sono simboli - zzazioni.

Ossia costruzione di legami fra mondi e dimensioni.

Chi fa musica, a qualunque livello e ancor di più chi la porta ad un livello tale per cui gli riempie la vita, nella musica come nelle altre arti, esprime la sua identità. Alla stessa stregua di come la si esprime nella sessualità. E non collego a caso :)

Che poi arrivare a certi livelli porti a dover trovare un equilibrio dinamico fra l'espressione identitaria e il mondo economico e produttivo...non è niente di nuovo.
Lo dobbiamo fare tutti quando confrontiamo la nostra identità con il mondo.

A livelli alti, e per alti intendo con alta pressione, serve parecchia stabilità...o meglio, probabilmente serve parecchia flessibilità....e non è certamente per tutti reggere pressione, ritmo, stress, richieste, compromessi.

Ma è un discorso che non c'entra nulla con la forma dell'espressione.

LA comunicazione è l'altro aspetto centrale.
Leggi come desiderio di mettersi al centro dell'attenzione.

E descrivi un desiderio animale, atavico. Ossia l'essere visti, riconosciuti dal branco. Dal gruppo.
Ce l'hai anche tu, tradotto nel tuo specifico linguaggio e adattato alle tue scelte e soprattutto alla narrazione che fai di te.

Ma la comunicazione è centrale.
E ognuno sceglie di comunicare come più gli permette di esprimersi.
A monologhi, agli altri, a gruppi ristretti, con le differenze di contesto...

L'arte è una delle prime forme di comunicazione umana.
La musica è particolare e specie specifica.

La parte del cervello che si "occupa" della sonorità è spostata rispetto alle altre aree (vai a vedere, ormai è dominio pubblico ed è legato anche alla funzione per esempio della musicoterapia nell'ambito di patologie come la demenza, l'alzheimer, l'autismo, c'è parecchia roba a disposizione per approfondire volendo farlo. E le neuroscienze stanno ormai anche fotografando le attivazioni neurologiche correlate.) e possiamo osare affermare che sia una delle parti più antiche e legate al livello più istintivo.

Che sia rock, elettronica, trap o lis è solo forma.

Quindi non capisco la questione di satisfaction...rispetto al violoncello per dire.

Pensi che in questo caso la forma definisca la sostanza?
Ho considerato un aspetto in relazione a ciò che ha scritto @Warlock.
Non ho la teoria del tutto.
 

danny

Utente di lunga data
La musica, le arti sono espressione dello spirito e della spiritualità.
Sono simboli - zzazioni.

Ossia costruzione di legami fra mondi e dimensioni.

Chi fa musica, a qualunque livello e ancor di più chi la porta ad un livello tale per cui gli riempie la vita, nella musica come nelle altre arti, esprime la sua identità. Alla stessa stregua di come la si esprime nella sessualità. E non collego a caso :)

Che poi arrivare a certi livelli porti a dover trovare un equilibrio dinamico fra l'espressione identitaria e il mondo economico e produttivo...non è niente di nuovo.
Lo dobbiamo fare tutti quando confrontiamo la nostra identità con il mondo.

A livelli alti, e per alti intendo con alta pressione, serve parecchia stabilità...o meglio, probabilmente serve parecchia flessibilità....e non è certamente per tutti reggere pressione, ritmo, stress, richieste, compromessi.

Ma è un discorso che non c'entra nulla con la forma dell'espressione.

LA comunicazione è l'altro aspetto centrale.
Leggi come desiderio di mettersi al centro dell'attenzione.

E descrivi un desiderio animale, atavico. Ossia l'essere visti, riconosciuti dal branco. Dal gruppo.
Ce l'hai anche tu, tradotto nel tuo specifico linguaggio e adattato alle tue scelte e soprattutto alla narrazione che fai di te.

Ma la comunicazione è centrale.
E ognuno sceglie di comunicare come più gli permette di esprimersi.
A monologhi, agli altri, a gruppi ristretti, con le differenze di contesto...

L'arte è una delle prime forme di comunicazione umana.
La musica è particolare e specie specifica.

La parte del cervello che si "occupa" della sonorità è spostata rispetto alle altre aree (vai a vedere, ormai è dominio pubblico ed è legato anche alla funzione per esempio della musicoterapia nell'ambito di patologie come la demenza, l'alzheimer, l'autismo, c'è parecchia roba a disposizione per approfondire volendo farlo. E le neuroscienze stanno ormai anche fotografando le attivazioni neurologiche correlate.) e possiamo osare affermare che sia una delle parti più antiche e legate al livello più istintivo.

Che sia rock, elettronica, trap o lis è solo forma.

Quindi non capisco la questione di satisfaction...rispetto al violoncello per dire.

Pensi che in questo caso la forma definisca la sostanza?
Perfetto.
Chi non fa musica vede solo il prodotto finale, ovvero l'artista che si esibisce sul palco o un video, ed è portato a pensare che sia tutto lì.
Dietro ogni canzone, ogni concerto invece c'è tanto, tanto lavoro e studio. Inimmaginabile.
Per due ore di concerto ci sono mesi di prove, anni di studio, per un brano tanto lavoro.
Il discorso dell'identità parte proprio da lì.
C'è una canzone di Niccolò Fabi che descrive bene questo, che è anche l'approccio alla vita, almeno secondo la mia interpretazione.
 
Ultima modifica:

Warlock

Utente di lunga data
E comunque fare la Rockstar non è che sia così semplice...
Qualche anno fa parlando ad uno showcase con Federico Poggipollini (il chitarrista di Ligabue) ricordo che disse che dopo il primo album (che fece veramente il botto, una serie di hit una dietro l'altra in un singolo album, da Balliamo sul mondo a Bambolina e Barracuda, da Bar Mario a Marlon Brando è sempre lui), il loro impresario fece il seguente discorso: "Bene, abbiamo spaccato, abbiamo un disco di platino, ma se non facciamo altri due dischi con risultati simili, non sarà servito a niente. Quindi per ora tenetevi stretti i vostri lavori" :eek: :eek::eek:
 

danny

Utente di lunga data
E comunque fare la Rockstar non è che sia così semplice...
Qualche anno fa parlando ad uno showcase con Federico Poggipollini (il chitarrista di Ligabue) ricordo che disse che dopo il primo album (che fece veramente il botto, una serie di hit una dietro l'altra in un singolo album, da Balliamo sul mondo a Bambolina e Barracuda, da Bar Mario a Marlon Brando è sempre lui), il loro impresario fece il seguente discorso: "Bene, abbiamo spaccato, abbiamo un disco di platino, ma se non facciamo altri due dischi con risultati simili, non sarà servito a niente. Quindi per ora tenetevi stretti i vostri lavori" :eek: :eek::eek:
Sì può lavorare nel settore, per esempio insegnando uno strumento o canto.
Ma si guadagna un cazzo.
Poi c'è Fiverr... Al limite.
E il centesimo guadagnato ad ogni ascolto Spotify...
La monetizzazione YouTube...
OK, non racconto più barzellette.
Oggi, poi, diventare rockstar è ancora più difficile.
Non si vendono dischi, non abbastanza almeno.
Vale anche per il mio settore.
Nel giro di una generazione si è passati dal mantenersi con un lavoro artistico a farlo come secondo lavoro.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ho considerato un aspetto in relazione a ciò che ha scritto @Warlock.
Non ho la teoria del tutto.
Soprattutto perchè dubito sia stata la tua materia di studio :)

A me invece aveva colpito la tua affermazione su satisfaction e soprattutto il collegamento con il desiderio dell'essere al centro dell'attenzione anzichè con l'espressività. E mi ha stupito la cosa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Soprattutto perchè dubito sia stata la tua materia di studio :)

A me invece aveva colpito la tua affermazione su satisfaction e soprattutto il collegamento con il desiderio dell'essere al centro dell'attenzione anzichè con l'espressività. E mi ha stupito la cosa.
Ognuno vede cose diverse.
 

danny

Utente di lunga data
Soprattutto perchè dubito sia stata la tua materia di studio :)

A me invece aveva colpito la tua affermazione su satisfaction e soprattutto il collegamento con il desiderio dell'essere al centro dell'attenzione anzichè con l'espressività. E mi ha stupito la cosa.
Un fondo di verità c'è.
Soprattutto se canti sei al centro dell'attenzione, ma ciò non è solo positivo.
Sei esposto al giudizio di tutti e devi pertanto avere molto equilibrio o essere abbastanza forte per reggerlo.
È la ragione per cui si deve essere perfettamente centrati su sé stessi, forse essere anche egocentrici o narcisisti non guasta. Perché non è che se stai sul palco canti e basta, magari con gli occhi chiusi e la mano in tasca, come ho fatto la prima volta a una selezione...
Mi è stato fatto notare e ho preso l'appunto come un insegnamento essenziale.
Sei sempre allo specchio, pertanto, che ti dice esattamente come sei.
Tutti i giudizi però sono utili per crescere.
E migliorarsi.
Non puoi diventare un buon musicista o cantante o autore se non ti sottoponi al confronto costante con gli altri.
Ma questo vale anche per la vita, per qualsiasi altra cosa.
Un dilettante non ha la pressione di un professionista, ma comunque deve saper reggere il pubblico, soprattutto quando non è composto da amici e parenti, che sono più benevoli, di solito.
Ancor peggio quando scrivi canzoni, quindi sveli parti di te.
Ho collaborato con una donna per un brano, voleva una base. Per me il suo brano non funzionava, aveva alcune parti copiate, un ritornello moscio. Ho cercato di suggerire dei cambiamenti, ma lei si è impuntata che era affezionata a quel pezzo per motivi personali che qui non racconto.
Dopo parecchie ore e giorni di lavoro ho mollato il colpo.
Io ho sempre testato le mie canzoni con tutti e lo sto facendo anche ora. Ho cambiato, buttato e riarrangiato, ascoltando e valutando l'impatto ogni volta, cercando di capire cosa arriva di quel che voglio esprimere.
E la soddisfazione si ha quando riascolto un brano di un anno prima e comprendo tutti i difetti che all'epoca non vedevo.
È stato ed è una parte dello studio, sempre necessaria.
Se l'orgoglio arriva prima, si è già morti dentro.
Metafora di vita.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Perfetto.
Chi non fa musica vede solo il prodotto finale, ovvero l'artista che si esibisce sul palco o un video, ed è portato a pensare che sia tutto lì.
Dietro ogni canzone, ogni concerto invece c'è tanto, tanto lavoro e studio. Inimmaginabile.
Per due ore di concerto ci sono mesi di prove, anni di studio, per un brano tanto lavoro.
Il discorso dell'identità parte proprio da lì.
C'è una canzone di Niccolò Fabi che descrive bene questo, che è anche l'approccio alla vita, almeno secondo la mia interpretazione.
Io non faccio musica e sono anche parecchio ignorante musicalmente.
Però onestamente mi sembra ormai di dominio comune il fatto che le arti siano una espressione della spiritualità umana e dell'identità individuale e di gruppo.

Quanto al resto...
Mi ricordo quando a kung fu osservavo il mio Su to muoversi.
Era elegantissimo. E sembrava facile facile quello che lui faceva.

Poi ci provavo io...:sick::sick::sick:

Fra le favole vendute negli ultimi decenni c'è quella per cui sia sufficiente la passione.
La passione senza disciplina non è un percorso. E' un impulso.
Destinato ad esaurirsi.

Ed è povera...la passione unita alla disciplina è un percorso di ricerca e conoscenza...uno stile.

Ognuno vede cose diverse.
Certo che sì, per questo sono intervenuta.

E' solo mettendo sul piatto le diverse prospettive che si compone una visione.

Un fondo di verità c'è.
Soprattutto se canti sei al centro dell'attenzione, ma ciò non è solo positivo.
Sei esposto al giudizio di tutti e devi pertanto avere molto equilibrio o essere abbastanza forte per reggerlo.
È la ragione per cui si deve essere perfettamente centrati su sé stessi, forse essere anche egocentrici o narcisisti non guasta. Perché non è che se stai sul palco canti e basta, magari con gli occhi chiusi e la mano in tasca, come ho fatto la prima volta a una selezione...
Mi è stato fatto notare e ho preso l'appunto come un insegnamento essenziale.
Sei sempre allo specchio, pertanto, che ti dice esattamente come sei.
Tutti i giudizi però sono utili per crescere.
E migliorarsi.
Non puoi diventare un buon musicista o cantante o autore se non ti sottoponi al confronto costante con gli altri.
Ma questo vale anche per la vita, per qualsiasi altra cosa.
Un dilettante non ha la pressione di un professionista, ma comunque deve saper reggere il pubblico, soprattutto quando non è composto da amici e parenti, che sono più benevoli, di solito.
Ancor peggio quando scrivi canzoni, quindi sveli parti di te.
Ho collaborato con una donna per un brano, voleva una base. Per me il suo brano non funzionava, aveva alcune parti copiate, un ritornello moscio. Ho cercato di suggerire dei cambiamenti, ma lei si è impuntata che era affezionata a quel pezzo per motivi personali che qui non racconto.
Dopo parecchie ore e giorni di lavoro ho mollato il colpo.
Io ho sempre testato le mie canzoni con tutti e lo sto facendo anche ora. Ho cambiato, buttato e riarrangiato, ascoltando e valutando l'impatto ogni volta, cercando di capire cosa arriva di quel che voglio esprimere.
E la soddisfazione si ha quando riascolto un brano di un anno prima e comprendo tutti i difetti che all'epoca non vedevo.
È stato ed è una parte dello studio, sempre necessaria.
Se l'orgoglio arriva prima, si è già morti dentro.
Metafora di vita.

Come scrivevo a @Brunetta sono prospettive.
Nessuna vera e nessuna falsa.

Ma considerate separatamente necessariamente incomplete e riduttive. :)

Il desiderio di essere al centro dell'attenzione è di tutti.
Anche di chi afferma di non volerci stare.
Cambia solo il modo in cui si esprime quel desiderio e chi è identificato con tutti.

Chi sono i tutti di cui si vuol essere al centro dell'attenzione?

E può essere un demone che trascina all'autodistruzione, una addiction, oppure una musa che trascina all'espressione.

Ma.
Come in tutte le arti, se il fulcro è attirare l'attenzione e non l'espressione di sè, non si parla più di espressione artistica ma di altra espressione.
Quantomeno di un bisogno.


Ed è questo che mi aveva colpito.
Il focalizzarsi su l'espressione di un bisogno e non sull'espressione di identità.

Sono piuttosto convinta che chi si esprime attraverso la musica, piuttosto che altro, lo faccia a prescindere dal bisogno di attenzione.
Che viene soddisfatto in conseguenza.

Mi spiego?
 

Warlock

Utente di lunga data
contorni1small.jpg
Ecco la Rockstar 😂

Scherzi a parte, questa è una foto in un teatro, che mi fece un ex collega il quale poi, al contrario di me, ha seguito la sua passione ed ha aperto un laboratorio fotografico
 

Warlock

Utente di lunga data
Che genere fai?
Al momento suono con una banda di vecchietti che vanno dai 67 ai 75 anni e che hanno fatto musica sulle navi, a parte il batterista che andava in giro per l'italia suonando discomusic (dal vivo)
Al momento facciamo brani sia italiani che stranieri che spaziano dai tardi anni 60 fino ai 90
Abbiamo scalette diverse a seconda dei posti dove andiamo a suonare.
Facciamo musica tranquilla (dai Beatles ai Creedence, passando per Joe Coker, Jimi Hendrix, Clapton e Rolling Stones, Animals ecc quando andiamo nei Pub, altrimenti pezzi disco anni 70/80 quando andiamo su palchi di locali grandi in modo che la gente possa ballare.
Siccome adesso abbiamo una cantante, io mi sono messo a fare cori, chitarra ritmica e tastiere (che faccio con la chitarra con un aggeggio MIDI della Roland)
 

danny

Utente di lunga data
Al momento suono con una banda di vecchietti che vanno dai 67 ai 75 anni e che hanno fatto musica sulle navi, a parte il batterista che andava in giro per l'italia suonando discomusic (dal vivo)
Al momento facciamo brani sia italiani che stranieri che spaziano dai tardi anni 60 fino ai 90
Abbiamo scalette diverse a seconda dei posti dove andiamo a suonare.
Facciamo musica tranquilla (dai Beatles ai Creedence, passando per Joe Coker, Jimi Hendrix, Clapton e Rolling Stones, Animals ecc quando andiamo nei Pub, altrimenti pezzi disco anni 70/80 quando andiamo su palchi di locali grandi in modo che la gente possa ballare.
Siccome adesso abbiamo una cantante, io mi sono messo a fare cori, chitarra ritmica e tastiere (che faccio con la chitarra con un aggeggio MIDI della Roland)
Qualche tempo fa su Villaggio Musicale mi aveva contattato una band più o meno della vostra fascia d'età. Il repertorio era più o meno lo stesso.
Non ho neanche provato, nel frattempo hanno optato anche loro per una cantante. Mi ero preparato giusto giusto i Creedence, Cream etc. Tu hai la fortuna di avere una voce, come hai detto, su un registro abbastanza alto.
Io con alcuni pezzi faccio fatica. La spada nel culo di alcuni brani dei Led Zeppelin, per dire. Sting mi riesce, questo sì. Gli Aha, anche. Duran Duran.... non pensavo fossero così difficili. Wild Boys è tosta, ma anche A View to a Kill ti ammazza. Con gli Scorpions mi misuro anche, ma il mio vero problema è la memoria dei testi.
Comunque, l'età media delle band rock è sui 50 anni. I ragazzi preferiscono altri generi.
Come fai con le tastiere?
Un tempo (30 e più anni fa) avevo un sintetizzatore per chitarra, credo della Roland. Ovvero suonavi la chitarra e questo aggeggio emetteva suoni tipo sinth, il più delle volte incoerenti. Produceva dei suoni assurdi, difficili da gestire, ma molto interessanti. Ovviamente non ce l'ho più.
Purtroppo io mio studiato chitarra classica, che è quasi inutile nella vita. O diventi un ottimo chitarrista oppure non serve per una band. Con la ritmica sono una schiappa. Dovrei studiarla bene, ma ho preferito dedicarmi al canto e agli inediti, tempo ne ho poco.
 
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