problemi con le maestre

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Erano deroghe.
Ed in ogni caso i genitori che partecipavano alla mensa lo facevano una tantum e in modo programmato.

Ma, in linea generale, la scuola sarebbe stata istituita per istruire e formare.
Poi, come diceva arci, è diventata un collocamento per i piccoletti e anche per alcuni insegnanti. Divenendo u luogo di accudimento.

Il punto è che la scuola non risponde agli individui e alle esigenze degli individui. Necessariamente deve generalizzare.
Per quanto la politica si spertichi spendendo paroloni come personalizzazione e cazzate affini.

comunque...questo è parecchio ot.

Capisco che la percezione di un genitore sia quella di esclusione. E di preoccupazione.
Affidano i loro figli a sconosciuti. E se ne sentono di tutti i colori, quindi gli immaginari sono coloriti.

Sai che da quello che descrivi mi sembra un gran casino?

In ordine:

Io non ho detto che tua figlia ha attutato un piano e non l'ho detto perchè so che non le sarebbe possibile farlo.

Le servirebbe aver sviluppato un pensiero astratto prima per pensare e poi per sviluppare un piano, che oltre al pensiero astratto richiede competenze di metacognizione e poi una teoria della mente con annesso superamento di falsa credenza di almeno primo ordine.
Tutta roba che si inizia a sviluppare intorno ai 6 anni.
Il pensiero astratto andiamo direttamente intorno agli 11, nella migliore delle ipotesi.

Tua figlia è troppo piccola.
Funziona ancora principalmente con pensiero concreto ed egocentrico.
Non è in grado di prevedere conseguenze (che è poi il motivo per cui cascano guardando una mosca spaccandosi la testa: non sapendo prevedere le conseguenze non sanno riconoscere i pericoli.)


Ho scritto, invece, che alcuni meccanismi si sviluppano in modo assolutamente inconsapevole per il semplice motivo che i bambini sono abilissimi ad individuare gli atteggiamenti più vantaggiosi per loro declinandoli anche a seconda della persona che hanno davanti (presente: ma con me non fa mai così!!! ed è vero. Lo fa con chi funziona farlo. Sono bambini, mica scemi. ;) )

Non importa coi bambini quello che dici con le parole.

Proprio perchè non hanno pensiero astratto il linguaggio per loro ha una scarsissima importanza.

Ai bambini interessano le azioni E sono molto molto abili a leggerle. Ben più degli adulti che utilizzano un miliardo di sovrastrutture.
Nelle tue azioni (come in quelle di qualunque adulto intorno a lei) lei legge quello che le interessa.

E non credere che non percepisca la tua preoccupazione e il tuo allarme. Lo percepisce.
Poi non se lo sa rappresentare...e quindi si muove col suo linguaggio.

E il suo linguaggio è fatto di agiti (il pianto è un agito per esempio).

Mi colpisce molto quello che scrivi, credo sia la terza volta...se non di più.

"mia figlia non è il mostro..."

Ragionaci.

Se hai questa percezione dello sguardo su tua figlia, come ti dicevo, non hai spazio di manovra.

Magari questa maestra è il lupo cattivo.
Magari è soltanto poco capace (il fatto che vi dia del tu, che parli di "litigare", che chieda fiducia..)
Magari è semplicemente più rigida e meno accogliente con tua figlia, che da come la descrivi sembra una bella personaggia.
Di quelle che ti fa il casino ma poi sa anche come riprendersi la coccola. Anche adultizzandosi per rendersi amabile.

L'altro aspetto è che quando si tratta di persone non è questione di ragione o torto.
Ma di comprendere le diverse prospettive per vedere se c'è spazio di integrazione.

La dicotomia ragione/torto ha già leso in partenza il tutto.

E di sicuro non fonda nessuna relazione in cui il bambino possa crescere

Nella dicotomia ragione/torto il bambino finisce necessariamente triangolato. E messo all'angolo.

Evitalo in futuro.
Scusa eh ma io rispondo a quello che mi dici tu
Se ho scritto più volte che mia figlia non è satana é per spiegare la situazione, quella maestra la descrive così, ma lo fa solo lei
Poi che quando ci sono io si comporti in un modo e quando non ci sono si comporti in modo diverso lo so bene anche io
Quando torna mio marito la sera cambia ancora
Ma quello lo so, è banale, la vedo, lo vedo quello che fa
Così come vedo che quando viene attaccata si difende, e si difende con gli strumenti che ha, ovvero urla e piange
Credo sia normale, lo fanno anche gli adulti, lo farà lei che ha 4 anni?
Ma non credere che io la difenda a spada tratta, perché ti sbagli, quando mi dice che ha litigato con la maestra io le dico che lei alla maestra la deve ascoltare e le deve dare retta, quando mi dice che quella maestra non le piace le rispondo che si deve anche un po’ adattare e farsela piacere
Ovvio che poi però cerco di capire cosa sia successo e cerco di capire cosa posso fare e come la posso gestire
Non è questione di aver torto o ragione, è questione di capire se quella maestra semplicemente non ci sa fare con lei o se c’è qualche altro problema
Se non capisco il problema non lo posso neanche risolvere
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Scusa eh ma io rispondo a quello che mi dici tu
Se ho scritto più volte che mia figlia non è satana é per spiegare la situazione, quella maestra la descrive così, ma lo fa solo lei
Poi che quando ci sono io si comporti in un modo e quando non ci sono si comporti in modo diverso lo so bene anche io
Quando torna mio marito la sera cambia ancora
Ma quello lo so, è banale, la vedo, lo vedo quello che fa
Così come vedo che quando viene attaccata si difende, e si difende con gli strumenti che ha, ovvero urla e piange
Credo sia normale, lo fanno anche gli adulti, lo farà lei che ha 4 anni?
Ma non credere che io la difenda a spada tratta, perché ti sbagli, quando mi dice che ha litigato con la maestra io le dico che lei alla maestra la deve ascoltare e le deve dare retta, quando mi dice che quella maestra non le piace le rispondo che si deve anche un po’ adattare e farsela piacere
Ovvio che poi però cerco di capire cosa sia successo e cerco di capire cosa posso fare e come la posso gestire
Non è questione di aver torto o ragione, è questione di capire se quella maestra semplicemente non ci sa fare con lei o se c’è qualche altro problema
Se non capisco il problema non lo posso neanche risolvere
L'avevi scritto in altri post di come tu percepisci lo sguardo delle maestre, una in particolare, su tua figlia.

A me colpisce, perchè quando entra in gioco quella percezione significa semplicemente che il rapporto è rotto.
E non c'è molto da fare per recuperarlo.

Non a caso ti avevo chiesto se ti fidi del gruppo (e non delle singole insegnanti). :)

Non credo che tu la difenda a spada tratta, semplicemente dalla terminologia che usi mi sembra evidente che il tuo sguardo è uno sguardo orientato dal buon senso ma non da strumenti e competenze di analisi del funzionamento di un bambino.

E infatti tu sei la madre. E non una professionista.

Le insegnanti invece dovrebbero essere professioniste, formate ed in grado di accompagnare il percorso di un bambino tenendo conto delle fasi evolutive, integrando lo sguardo genitoriale e ampliandolo offrendo le loro competenze.

A volte anche stoppando lo sguardo genitoriale che è per forza di cose ridotto alla genitorialità.

Se questo circolo virtuoso non avviene, il problema non è l'inquietudine della bambina.

Il problema è che tu non ti fidi di questo gruppo docente.

E se così è, la cosa migliore è cambiare scuola.

Non prendertela quando ti dico che i bambini percepiscono cose che gli adulti a loro vicini credono non percepiscano.
E che quindi se percepisce sfiducia nella maestra, lei la cavalca, anche semplicemente per compiacerti perchè sei la sua mamma e paradossalmente confermarti la tua sfiducia è dimostrarti il suo affetto. Per te, lei, farebbe qualunque cosa. (anche perchè nella sua forma di pensiero voi due non siete ancora due entità ben distinte, quindi se conferma te conferma anche se stessa...ci vorrà ancora del tempo per questo.)

I bambini vedono tutto, e raccontano parecchio.
Anche cose che sarebbe meglio non raccontassero perchè, senza rendersene conto svelano intimità.

Me ne ricordo uno, anni e anni fa, che di punto in bianco mi fa "ma sai che cosa faccio col mio papà sotto la doccia? ci mettiamo vicini vicini e facciamo la gara a chi fa la pipì più lontana...ma alla mamma non glielo diciamo quando la pipì va sulla doccia, che se no si arrabbia".

Presente lo squarcio di intimità, anche sulla relazione di coppia e sullo stile educativo e relazionale di quella coppia, che ingenuamente mi aveva rivelato?

Questi sono i bambini. :)

Questa cosa del litigare con la maestra è comunque proprio fuori misura...e se la maestra la conferma, ossia anche lei afferma che litiga con la bambina, è come minimo una cosa da discutere.

Un adulto che litiga con un bambino non è un adulto. Tutto qui.
I bambini non litigano con gli adulti. E non lo fanno semplicemente perchè un adulto non litiga con loro. E' adulto.

Se hanno la percezione di litigarci significa che non stanno percependo la relazione che dovrebbero sentire: percepiscono una relazione simmetrica invece di una asimmetrica.
Quando c'è questa percezione il bambino non si sente semplicemente al sicuro. Si carica di ansia e tende a muoversi agendo comportamenti sopra le righe tentando di riportare un equilibrio. E, tendenzialmente, carica quella relazione delle frustrazioni anche delle altre relazioni, in modo da posizionare in ordine.

I bambini hanno bisogno di bianco e nero. Se una relazione è buona, non è buona è basta, è assolutamente buona. La compresenza di agio e disagio e il gioco di equilibrio non è ancora alla loro portata. Quindi delimitano campi accumulando e ridistribuendo ( uno dei motivi per cui serve un professionista veramente preparato per "tradurre" alcuni loro racconti). Il tutto in assenza di una percezione chiara del tempo e dello spazio.

Questo è proprio uno schema di base nel comportamento di qualunque cucciolo.

Quindi certo che il problema c'è.
A partire dal fatto che non vi fidate del gruppo insegnante e percepisci che in quel gruppo almeno uno sguardo la vede come un mostro/satana per arrivare alla bambina che mostra malessere, come minimo perchè non si sente contenuta in una relazione stabile.

Mi spiego?

Il torto e la ragione l'ho preso nel tuo post "è venuto fuori che ha "litigato" con la maestra e d'istinto io ho dato ragione alla maestra".

Ma non ha comunque senso come sistema di pensiero da proporre ad un bambino.
I bambini già di loro ragionano in "ho ragione iooooo".
Non gli serve, anzi, serve esattamente il contrario...ossia prendere in considerazione le loro istanze ridimensionandole e riportandole su un piano di realtà che, proprio sulla scorta del loro pensiero egocentrico, non sanno ancora adoperare.

Aiutarli a crescere, significa esattamente accompagnarli fuori dal pensiero egocentrico mostrando un pensiero che comprende l'alterità senza l'esclusione dell'individualità. Il pensiero egocentrico - pensa ai pianti e ai chiodi che ti mette - è per certi versi doloroso, impone la dicotomia e la scelta fra sè e l'altro, l'uno esclude l'altro.

ci soffrono su 'ste cose i piccoletti. Proporre l'inclusione dell'altro, il piano di realtà, li sostiene e li accompagna.

Tutto qui.

Poi...fai tu. :)
 
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omicron

Pigra, irritante e non praticante
Questa percezione della maestra G non ce l’ho solo io, altre mamme ti dicono che la vedono come una che meno fa e meno farebbe
Però credi che sono anche disposta a dare una seconda possibilità
Se davvero il problema è che lei non sta bene e per questo è più nervosa, posso anche aspettare e vedere se le cose si sistemano dopo che si è rimessa (anche se potrebbe stare in malattia e curarsi per bene)
Visto che lei ha studiato e dovrebbe essere una professionista che ha fatto anche tanto sostegno prima di entrare di ruolo, sono sicura che le competenze le abbia
Poi magari non le sa mettere in pratica o come diceva brunetta ha solo bisogno di fare esperienza in questo altro ruolo
Voglio lasciare anche il beneficio del dubbio
Poi magari mi rileggo anche più volte quello che hai scritto e ci ragiono un po’ su, su come approcciarmi a mia figlia
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questa percezione della maestra G non ce l’ho solo io, altre mamme ti dicono che la vedono come una che meno fa e meno farebbe
Però credi che sono anche disposta a dare una seconda possibilità
Se davvero il problema è che lei non sta bene e per questo è più nervosa, posso anche aspettare e vedere se le cose si sistemano dopo che si è rimessa (anche se potrebbe stare in malattia e curarsi per bene)
Visto che lei ha studiato e dovrebbe essere una professionista che ha fatto anche tanto sostegno prima di entrare di ruolo, sono sicura che le competenze le abbia
Poi magari non le sa mettere in pratica o come diceva brunetta ha solo bisogno di fare esperienza in questo altro ruolo
Voglio lasciare anche il beneficio del dubbio
Poi magari mi rileggo anche più volte quello che hai scritto e ci ragiono un po’ su, su come approcciarmi a mia figlia
Non fare niente con 25 bambini non è possibile.
 

Brunetta

Utente di lunga data

bravagiulia75

Annebbiata lombarda DOCG
25... immagina, puoi.
A parte le battute, è impossibile.
Alla materna dei miei figli erano sempre in 2...
Le 2 di ruolo che si alternavano e altre 2 che turbavano...
Io ho solo dei ricordi bellissimi degli anni della materna dei miei figli...
Hanno avuto entrambi le stesse maestre...
Zero problemi...
Inserimento alle elementari...come se fosse la cosa più naturale del mondo...
Scrivevano contavano...leggevano (ma questo dipende anche da noi)..
Sono venute anche al funerale di mia madre...ed erano veramente commosse...
2 sante!
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Questa percezione della maestra G non ce l’ho solo io, altre mamme ti dicono che la vedono come una che meno fa e meno farebbe
Però credi che sono anche disposta a dare una seconda possibilità
Se davvero il problema è che lei non sta bene e per questo è più nervosa, posso anche aspettare e vedere se le cose si sistemano dopo che si è rimessa (anche se potrebbe stare in malattia e curarsi per bene)
Visto che lei ha studiato e dovrebbe essere una professionista che ha fatto anche tanto sostegno prima di entrare di ruolo, sono sicura che le competenze le abbia
Poi magari non le sa mettere in pratica o come diceva brunetta ha solo bisogno di fare esperienza in questo altro ruolo
Voglio lasciare anche il beneficio del dubbio
Poi magari mi rileggo anche più volte quello che hai scritto e ci ragiono un po’ su, su come approcciarmi a mia figlia
Ma non è un problema la percezione che hai della maestra. Non c'è bisogno di conferma.
Le percezioni non sono mai in discussione in quanto tali.
Semmai si discute di quanto siano integrate con il piano concreto.
La percezione è innanzitutto guidata dalle emozioni e le emozioni sono reali per chi le percepisce.

Lo spazio in cui si osserva è quello fra l'emozione e il piano concreto. In una prospettiva di integrazione di entrambi.

In questo tipo di relazioni o c'è fiducia o non c'è.
O c'è la volontà, reciproca, di fondare un patto educativo a più protagonisti e a più livelli o la volontà per farlo non c'è.
E questo può dipendere da molteplici fattori.

Ti faccio un esempio diverso.

Facciamo che decidi di intraprendere una terapia. Ti indicano il miglior terapista sulla piazza.
Tu ci vai. E' il migliore, preparato, professionale.
La cosa non gira. Tu non ti fidi.

Ti puoi anche sforzare ma quando dentro la relazione le cose stridono, stridono.

E' una impasse.

Da queste impasse si esce o affrontando la cosa apertamente oppure chiudendo.
Per affrontare serve molta professionalità da un lato e molta disponibilità dall'altro.

Il punto, secondo me, non è che tu dai o non dai una seconda possibilità alla maestra.
Già questo pensiero presuppone che una se la sia giocata...quindi, facciamo meno dieci punti? :)
(fra l'altro, volendo dare una seconda possibilità per davvero, dovresti dichiarare che è una seconda possibilità. Non per lei, ma per te. Se resta tutto dentro di te, continui a ragionarla da sola senza "tastare il polso" che ti duole, ossia la maestra. )

Il punto è che o provi a costruire un percorso di fiducia in cui ti apri anche le possibilità di valutazione e verifica di chi hai davanti o te ne vai.

Un buon modo di misurare un professionista è la sua capacità di gestire una situazione di questo tipo senza cadere nella rassicurazione fine a se stessa e senza andare in difensiva ma aprendosi alle istanze dell'altro, sostenendolo.

Che neppure con te, la maestra, è in una relazione simmetrica. Lei è la professionista e tu sei il genitore.
Potete collaborare portando ognuno visione e competenza specifica, ma non siete sullo stesso piano.
Tu sei comunque parte del sistema famiglia, quindi non siete nella stessa posizione relazionale e anche tu, affidandole il bene più prezioso, hai bisogno di "contenimento", ossia stare in una relazione che senti sicura.

Non so se riesco ad essere chiara.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Alla materna dei miei figli erano sempre in 2...
Le 2 di ruolo che si alternavano e altre 2 che turbavano...
Io ho solo dei ricordi bellissimi degli anni della materna dei miei figli...
Hanno avuto entrambi le stesse maestre...
Zero problemi...
Inserimento alle elementari...come se fosse la cosa più naturale del mondo...
Scrivevano contavano...leggevano (ma questo dipende anche da noi)..
Sono venute anche al funerale di mia madre...ed erano veramente commosse...
2 sante!
Invidia pura
25... immagina, puoi.
A parte le battute, è impossibile.
Te le farei vedere
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Ma non è un problema la percezione che hai della maestra. Non c'è bisogno di conferma.
Le percezioni non sono mai in discussione in quanto tali.
Semmai si discute di quanto siano integrate con il piano concreto.
La percezione è innanzitutto guidata dalle emozioni e le emozioni sono reali per chi le percepisce.

Lo spazio in cui si osserva è quello fra l'emozione e il piano concreto. In una prospettiva di integrazione di entrambi.

In questo tipo di relazioni o c'è fiducia o non c'è.
O c'è la volontà, reciproca, di fondare un patto educativo a più protagonisti e a più livelli o la volontà per farlo non c'è.
E questo può dipendere da molteplici fattori.

Ti faccio un esempio diverso.

Facciamo che decidi di intraprendere una terapia. Ti indicano il miglior terapista sulla piazza.
Tu ci vai. E' il migliore, preparato, professionale.
La cosa non gira. Tu non ti fidi.

Ti puoi anche sforzare ma quando dentro la relazione le cose stridono, stridono.

E' una impasse.

Da queste impasse si esce o affrontando la cosa apertamente oppure chiudendo.
Per affrontare serve molta professionalità da un lato e molta disponibilità dall'altro.

Il punto, secondo me, non è che tu dai o non dai una seconda possibilità alla maestra.
Già questo pensiero presuppone che una se la sia giocata...quindi, facciamo meno dieci punti? :)
(fra l'altro, volendo dare una seconda possibilità per davvero, dovresti dichiarare che è una seconda possibilità. Non per lei, ma per te. Se resta tutto dentro di te, continui a ragionarla da sola senza "tastare il polso" che ti duole, ossia la maestra. )

Il punto è che o provi a costruire un percorso di fiducia in cui ti apri anche le possibilità di valutazione e verifica di chi hai davanti o te ne vai.

Un buon modo di misurare un professionista è la sua capacità di gestire una situazione di questo tipo senza cadere nella rassicurazione fine a se stessa e senza andare in difensiva ma aprendosi alle istanze dell'altro, sostenendolo.

Che neppure con te, la maestra, è in una relazione simmetrica. Lei è la professionista e tu sei il genitore.
Potete collaborare portando ognuno visione e competenza specifica, ma non siete sullo stesso piano.
Tu sei comunque parte del sistema famiglia, quindi non siete nella stessa posizione relazionale e anche tu, affidandole il bene più prezioso, hai bisogno di "contenimento", ossia stare in una relazione che senti sicura.

Non so se riesco ad essere chiara.
Una maestra che si lamenta perché una bambina non sta seduta o perché dopo 5 minuti che fa un gioco si annoia
Si che si è giocata la prima chance
Perché appunto si parla di bambini,non puoi lamentarti se fanno i bambini e non puoi lamentarti se tu non li sai gestire
Poi a parole quando ha parlato con me ad inizio anno scolastico si è anche mostrata collaborativa, ma quando dopo mesi non ha avuto i risultati che lei sperava, ha scaricato la colpa su di noi
Alla faccia della collaborazione
Io a casa faccio il mio, loro a scuola facciano il loro
Ma se da martedì iniziassero a fare il loro lavoro a me andrebbe benissimo
Sarei sempre sul chi va la, ma quello è il mio modo di essere, la fiducia incondizionata a nessuno
Quando mio marito ha parlato con l’altra maestra, questa si è messa subito in difesa, ha preso una domanda di chiarimenti come un’accusa
Capisci che anche loro non si pongono benissimo
 

Marjanna

Utente di lunga data
Ho fatto un esempio di dialogo costruttivo. Non mi pare che sia un esempio di chi lascia perdere.
Mio figlio all’ingresso della materna era terrorizzato da una maestra. Era una donna bionda, molto affettuosa, grassa, materna.
Poi ho capito che mio figlio la associava a Ursula della Sirenetta.
Sì ho letto il dialogo, e l'ho trovato interessante :)
Spero possa tornare utile a Omicron.

Ora do uno sguardo agli altri commenti ma mi sa che ormai è ora... ho letto vaginite al posto di valanga, e minestra al posto di maestre (anche se sarebbe un "classico").
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sì ho letto il dialogo, e l'ho trovato interessante :)
Spero possa tornare utile a Omicron.

Ora do uno sguardo agli altri commenti ma mi sa che ormai è ora... ho letto vaginite al posto di valanga, e minestra al posto di maestre (anche se sarebbe un "classico").
Sono stata un po’ con il desiderio di aggiungere qualcosa. Ora aggiungo.
Io so benissimo che i figli so’ pezzi e core.
Più sono piccoli, più esprimono il loro disappunto con il pianto ed espressioni nette. Ma anche i genitori più i figli sono piccoli più percepiscono in modo amplificato tutto quello che riguarda i bambini.
Ma qualsiasi cosa riguardi i bambini viene percepito dai genitori come una critica a loro stessi per identificazione o alle loro capacità genitoriali. Questo spiega le apparenti gare per chi cammina prima o parla prima, evidentissime nei social. La precocità di qualsiasi aspetto, capacità, talento viene apprezzata anche se non è predittiva di nulla. Basterebbe pensare alle note difficoltà di linguaggio di Einstein.
Gli insegnanti possono essere percepiti come concorrenziali rispetto alla autorevolezza dei genitori, soprattutto quando richiedono il rispetto di regole differenti da quelle di famiglia.
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
Sono stata un po’ con il desiderio di aggiungere qualcosa. Ora aggiungo.
Io so benissimo che i figli so’ pezzi e core.
Più sono piccoli, più esprimono il loro disappunto con il pianto ed espressioni nette. Ma anche i genitori più i figli sono piccoli più percepiscono in modo amplificato tutto quello che riguarda i bambini.
Ma qualsiasi cosa riguardi i bambini viene percepito dai genitori come una critica a loro stessi per identificazione o alle loro capacità genitoriali. Questo spiega le apparenti gare per chi cammina prima o parla prima, evidentissime nei social. La precocità di qualsiasi aspetto, capacità, talento viene apprezzata anche se non è predittiva di nulla. Basterebbe pensare alle note difficoltà di linguaggio di Einstein.
Gli insegnanti possono essere percepiti come concorrenziali rispetto alla autorevolezza dei genitori, soprattutto quando richiedono il rispetto di regole differenti da quelle di famiglia.
Ni vero quello che dici riguardo la percezione del richiamo, vero la competizione a cui si auto espongono alcuni genitori ( quando uno dei miei figli è uscito dalla terza media con il massimo è la lode, io orgogliosamente ho pubblicato su fb, una mamma mi ha tolto l'amicizia 😅) e anche il senso di fallimento che può provare il genitore.
Ciò non toglie che ci sono insegnanti problematiche, a me è capitato alla materna e l'ho visto voi miei occhi obbligare un bambino a mangiare in caso contrario glielo spingeva in bocca o lo lasciava seduta col piatto davanti fino alle 16.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ni vero quello che dici riguardo la percezione del richiamo, vero la competizione a cui si auto espongono alcuni genitori ( quando uno dei miei figli è uscito dalla terza media con il massimo è la lode, io orgogliosamente ho pubblicato su fb, una mamma mi ha tolto l'amicizia 😅) e anche il senso di fallimento che può provare il genitore.
Ciò non toglie che ci sono insegnanti problematiche, a me è capitato alla materna e l'ho visto voi miei occhi obbligare un bambino a mangiare in caso contrario glielo spingeva in bocca o lo lasciava seduta col piatto davanti fino alle 16.
Gli incompetenti e imbecilli ci sono ovunque.
Io ho segnalato le pulsioni che provano i genitori e che possono rendere poco obiettivi nei confronti dei figli e di chi si rapporta con loro.
Resta che mi riguarda poco perché i miei figli sono i migliori 😂😂😂
 

bravagiulia75

Annebbiata lombarda DOCG
mbino a mangiare in caso contrario glielo spingeva in bocca o lo lasciava seduta col piatto davanti fino alle 16.
Visto anche io...appena diplomata ho fatto per qualche mese la bidella alla mia materna comunale...
Mi ricorderò finché campo la maestra che mi ha lasciato in mensa una bimba alla fine del pranzo perché si rifiutava di mangiare 2 fette di arancia...
Avrei dovuto tenerla con me fino a quando non le avesse mangiate ..
Sta bimba in lacrime...seduta sola al tavolino...io le ho proposto un paio di volte di assaggiarla e basta...lei proprio non voleva..l ho tenuta lì fino a quando non ho finito di pulire...poi l ho riaccompagnata in classe dicendo alla maestra che proprio non riusciva a mangiare il frutto e che cmq non si possono obbligare i bimbi...e che cazz!!!

Sta bimba ormai diventata adulta avrà ancora l incubo della maestra bastarda...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Una maestra che si lamenta perché una bambina non sta seduta o perché dopo 5 minuti che fa un gioco si annoia
Si che si è giocata la prima chance
Perché appunto si parla di bambini,non puoi lamentarti se fanno i bambini e non puoi lamentarti se tu non li sai gestire
Poi a parole quando ha parlato con me ad inizio anno scolastico si è anche mostrata collaborativa, ma quando dopo mesi non ha avuto i risultati che lei sperava, ha scaricato la colpa su di noi
Alla faccia della collaborazione
Io a casa faccio il mio, loro a scuola facciano il loro
Ma se da martedì iniziassero a fare il loro lavoro a me andrebbe benissimo
Sarei sempre sul chi va la, ma quello è il mio modo di essere, la fiducia incondizionata a nessuno
Quando mio marito ha parlato con l’altra maestra, questa si è messa subito in difesa, ha preso una domanda di chiarimenti come un’accusa
Capisci che anche loro non si pongono benissimo
Il grassetto è un piano di realtà, il tuo piano di realtà.
Sono i -10 punti che ti dicevo.

Se non lo dichiari (e qui entra in gioco la modalità: usi la pec di cui diceva @Arcistufo, mandi tuo marito perchè amico d'infanzia, vai tu e ti incazzi, vai tu e resti calma e dialoghi, etc etc) sei al palo.

Sei al palo perchè il piano di realtà è soltanto il tuo.

E quindi il secondo grassetto non avrebbe nessun fondamento condiviso.

Questo significa che non ci sarebbe lo spazio per nessun patto e che al primo intoppo sareste non solo al punto di partenza, ma più indietro.

Quindi, in soldoni.

SE dici che vuoi ancora provare allora questo significa che tu e tuo marito prendete, andate dal gruppo insegnante, dichiarate che in questi mesi voi avete perso di fiducia nel loro operato per x,y,z motivi ma che vorreste comunque provare a proseguire il vostro percorso con loro.
Oppure mandate una pec in cui comunicate alla dirigenza le stesse identiche cose.
Il modo dipende dal livello a cui vi volete muovere e dalla strada che intendete percorrere da qui in avanti.

Se invece vi muovete nell'ombra non ne cavate un ragno dal buco e perdete soltanto tempo.



Tornando al secondo grassetto, se vuoi, mi spiegheresti quale è per te il loro lavoro?
Quali sarebbero le azioni e gli interventi che dovrebbero attuare per farti affermare che stanno svolgendo il loro lavoro?
Quali sono i risultati che ti attendi dal loro lavoro?



La questione della fiducia a mio parere è spesso fraintesa. E spesso intesa in modalità disney.

Fidarsi non significa mettersi ciecamente nelle mani di qualcun altro.

Questa è la definizione di fiducia: Attribuzione di potenzialità conformi ai propri desideri, sostanzialmente motivata da una vera o presunta affinità elettiva o da uno sperimentato margine di garanzia

Se riesci ad entrare nella definizione analizzandola ti potrai rendere conto di quello che contiene.

Attribuzione: Assegnazione, riconoscimento fondato su giudizi e congetture

Potenzialità: latente capacità di sviluppo

Conformi ai propri desideri: (latente capacità di sviluppo) che dia la forma concreta al proprio desiderio

Motivata da vera o presunta affinità elettiva oppure da un SPERIMENTATO margine di garanzia.

Vedi bene anche tu che se non c'è espressione chiara dei desideri e condivisa dei desideri di cui si attribuisce all'altro una latente capacità di svilupparli, non c'è spazio per la fiducia.
Tieni presente che l'attribuzione è un processo individuale e soggettivo. Che è diverso da individuo e individuo. E non è generalizzabile come non è possibile darlo per scontato. Quindi se non è dichiarato non è conoscibile e quindi realizzabile. (TRADOTTO: resterai sempre delusa perchè la telepatia non rientra nelle opzioni umane).

Se a questo aggiungi uno sperimentato margine di garanzia, come minimo mi chiedo e ti chiedo su quali parametri tu stabilisci il margine e la sperimentazione.
(ecco perchè ti chiedevo cosa intendi per "il loro lavoro").

Dire non mi fido di nessuno è escludere - in particolare nelle relazioni con professionisti - a priori la possibilità di sviluppare un qualunque patto win win e vivere invece il patto nella prospettiva win lose. (sarebbe come andare da un avvocato e poi in aula non lasciarlo parlare o non dargli informazioni utili ad argomentare, selezionando per esempio a monte le informazioni e trattenendole. In questo modo si boicotta una richiesta di aiuto. E quindi si boicotta se stessi. Levandosi per altro la possibilità di costruire il margine SPERIMENTATO di garanzia).

Perdendo così di vista l'obiettivo.

Che in questo caso è il benessere della tua bambina.

Poi, per come le descrivi, non mi sembrano particolarmente preparate.
A partire dal fatto che ad inizio colloquio con tuo marito, amico d'infanzia, non hanno stabilito chiaramente il piano della relazione prima di ogni tipo di considerazione.

Tradotto: ti si presenta un amico d'infanzia. Il canale della pregressa conoscenza deve essere sgomberato dal dubbio di poter esser utilizzato.
Quindi servirebbe innanzitutto chiarire che l'oggetto è il benessere della bambina e che per perseguirlo come professionista è necessario porsi al di là di conoscenze pregresse. Costruendo la distanza necessaria per gestire un colloquio che evidentemente sarebbe stato complesso.

quindi...senza entrare in altro di specifico, la non capacità di gestire in modo trasparente questi aspetti che sono fondanti il resto, a me indica che non sono preparatissime quantomeno a livello comunicativo e di gestione relazionale delle dinamiche familiari.

Spero di essermi spiegata. :)
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sono stata un po’ con il desiderio di aggiungere qualcosa. Ora aggiungo.
Io so benissimo che i figli so’ pezzi e core.
Più sono piccoli, più esprimono il loro disappunto con il pianto ed espressioni nette. Ma anche i genitori più i figli sono piccoli più percepiscono in modo amplificato tutto quello che riguarda i bambini.
Ma qualsiasi cosa riguardi i bambini viene percepito dai genitori come una critica a loro stessi per identificazione o alle loro capacità genitoriali. Questo spiega le apparenti gare per chi cammina prima o parla prima, evidentissime nei social. La precocità di qualsiasi aspetto, capacità, talento viene apprezzata anche se non è predittiva di nulla. Basterebbe pensare alle note difficoltà di linguaggio di Einstein.
Gli insegnanti possono essere percepiti come concorrenziali rispetto alla autorevolezza dei genitori, soprattutto quando richiedono il rispetto di regole differenti da quelle di famiglia.
Aggiungo qualcosina anche io.

Chiacchieravo, era durante l'esplosione covid, con una psichiatra che si occupa di quelle patologie che non possono essere diagnosticate prima di una certa età e della situazione dipinta sui media riguardo la "emergenza" adolescenti causa lock down.

Quello che lei rilevava, e che io trovo molto interessante, è che da anni ormai sono in aumento proprio la tipologia di patologie di cui si occupa lei ed in particolare sono in aumento i casi di narcisismo nei ragazzini. Come anche il fenomeno dei neet o degli hikikomori, piuttosto che i disturbi alimentari e/o della condotta.

Quindi non è un fenomeno "esploso" improvvisamente.
Gli operatori del settore è da almeno una decina d'anni che tentano di sottolineare la questione, inascoltati per lo più. E al contempo sommersi dalla richiesta di diagnosi più disparate (sorvoliamo sul banco di scambio delle diagnosi di dsa etc etc che sono un bel discorsone di questi tempi).

Una delle cose che lei notava è la trasformazione della visione culturale del figlio nella società.
Lasciando da parte lo spiegone di come sia evoluto questo aspetto (per farsene una idea basta pensare che non più di 60 anni fa il bambino era considerato un essere privo di emozioni in quanto bambino fino ad arrivare ad ora in cui tutto è un incredibile trauma che resterà indelebile nella vita di questi poveri esseri delicati).

E uno degli aspetti che sottolineava nella chiacchierata era il fatto che i figli stanno sempre più divenendo non solo il "progetto" condiviso della coppia ma anche il "contenitore" delle "credenze" (tradotto: 'insieme di aspettative, ipotesi o convinzioni, consapevoli o inconsapevoli, che una persona accetta come autentica spiegazione del mondo in cui vive" ) dei genitori.

questo carica i ragazzini, fin dall'infanzia di una contraddizione complessa da sciogliere. E che spesso non sono in grado di sciogliere con quel che ne consegue anche in termini di disturbo semplice piuttosto che di patologia vera e propria.
L'età in cui devono sciogliere quei nodi è esattamente l'adolescenza (quando hanno da svolgere tutta una serie di compiti evolutivi, fra cui la differenziazione dalle figure genitoriali e l'inzio del percorso di individuazione del sè, il tutto con un pensiero astratto ancora in fase di costruzione).

E sciogliendo quei nodi si ritrovano a fare i conti con le credenze assorbite e che sono state attribuite in modo inconsapevole anche da parte dei genitori. Un casino doloroso in cui ogni mossa è una disconferma di qualcuno.

La questione delle credenze è uno dei nodi più complessi per un genitore da affrontare. Perchè richieda la capacità di mettersi profondamente in discussione separandosi dal figlio per lasciare che si separi. (il compito evolutivo della differenziazione non è soltanto a carico del ragazzino).

Questo processo inizia fin dai primi giorni di vita del bambino. Ed è uno dei motivi per cui se da un lato c'è l'esposizione anche tramite social
(che secondo me sarà un qualcosa con cui i ragazzini faranno i conti...in altri paesi, già adesso, i giovani adulti pagano il pegno delle sovraesposizione anche da parte dei genitori visto che le aziende lascian quasi da parte i curriculum per andare a verificare la storia in rete delle persona da valutare...sono partire denunce e richieste di risarcimento da parte di figli 16enni ai genitori per le foto pubblicate, per dire)
dall'altro c'è la tendenza a sovrapporsi al figlio identificandosi e sentendosi sotto accusa quando dall'esterno si fa notare la discrepanza fra la credenza e il piano della realtà. Ed è una accusa pesante...perchè non discute semplicemente il ruolo genitoriale, ma proprio la visione della vita del genitore. Quindi il suo paradigma dell'esistenza. E spesso viene vissuto come un attacco intollerabile.

E qui partono i circhi.

Il tutto con professionisti che a volte (spesso) manco sono in grado di rendersi conto di che tasti profondi stanno andando a toccare senza neanche rendersene conto. A volte loro stessi vittime degli stessi meccanismi. E questa è secondo me la cosa veramente preoccupante.

Nella scuola, in particolare e anche grazie alla sovraesposizione, è evidente.
Con docenti che confondono ruolo docente/adulto/operatore/allenatore con il ruolo della dolce zietta o, vista l'età media, dell'accogliente nonnina.
Se a questo ci si aggiungono le maestre mammine, che seppur molto amate, fanno danni inenarrabili all'istituzione impoverendola, il casino è servito.
La ciliegina è il fatto che la figura maschile, in particolare nei primi gradi dell'istruzione, è praticamente assente e quando presente è spesso problematica.

Ma più in generale nelle istituzioni che si occupano di minori (dagli scout allo sport al bar e ai luoghi dell'aggregazione) in cui gli adulti stanno facendo sempre più fatica a permanere come adulti di riferimento.

Un bel casino.
 
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Pincopallino

Utente di lunga data
causa covid e quarantene, durante l'a.s. 2020/2021 mia figlia ha frequentato pochissimo, quel poco che ha frequentato però, a parte un carattere un po' ribelle (che già lo sapevamo), le maestre non mi hanno mai detto niente di che, ha avuto anche un cambio di insegnante, una maestra essendo soggetto fragile ha fatto più di metà anno scolastico a casa e poi è andata in pensione ed è stata sostituita da un ragazzo, molto amato da tutti i bambini. un bambino aveva anche la maestra di sostegno
quest'anno la maestra di sostegno ha preso il posto della maestra pensionata e sono iniziati i problemi, lamentele su lamentele per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa noi si facesse a casa lei non era mai soddisfatta, mia figlia va a scuola volentieri perchè le piace stare con i compagni, ma tutte le volte che ha la maestra G lei poi è irritabile e anche quando poi nel pomeriggio va a ginnastica artistica, è irrequieta e non fa gli esercizi
siccome io rischio di esagerare, ho mandato mio marito a parlare con la maestra E, che è la responsabile e sua ex compagna di classe, del fatto che gli sia capitato di prendere la bambina in lacrime e che vuole un po' capire cosa faccia questa bambina a scuola, dipinta come satana incarnato, lei ha provato a rigirare un po' i discorsi ma lui ha continuato ad andare dritto al punto, per qualche giorno siamo stati tranquilli
ieri la bambina è uscita da scuola di nuovo irrequieta, addirittura si è messa a piangere e a ginnastica non ha assolutamente fatto niente, stamattina mi ha detto candidamente "la maestra G non mi piace, è cattiva"
e io non so che fare, non posso credere a tutto quello che mi dice mia figlia perchè non ha neanche 5 anni e capire quanto sia vero quello che dice è difficile, sto pensando di cambiarle scuola, l'anno prossimo è l'ultimo anno di materna, poi ha le elementari e non vorrei che a causa di insegnanti non adatte ci possa rimettere lei
Ti sei confrontata con gli altri genitori per capire se e‘ un sentire comune?
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Ai colloqui di qualche giorno fa le maestre hanno praticamente ripetuto quello che dicono da mesi: la bambina non ascolta, non sta al suo posto, non aspetta il suo turno e non rispetta le regole, non vuole fare determinate attività e quando fa quelle che le piacciono non vuole smettere di farle (ma va…)
Oggi abbiamo avuto il saggio di ginnastica artistica, mia figlia è stata a sedere con gli altri, ha aspettato il suo turno, ha fatto tutti gli esercizi (anche quelli che non le piacciono), è stata in fila senza fiatare, da notare che li dentro è la più piccola… in pratica la mascotte…
La ragazza che insegna è giovanissima (ha 22 anni), ed è riuscita a creare un ottimo legame con la bimba e a farsi ascoltare da lei, molto più delle maestre di scuola che hanno il doppio dei suoi anni
Sempre più convinta che il problema non sia la bimba
 
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