ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
Un po' di tecnico è necessario.Dipende.
Però tu sei andata sul tecnico che avevo evitato.
Sul corpo docente posso dire che ho constatato cose inimmaginabili.
In un corso di aggiornamento con due colleghe relativamente giovani, intorno ai 40, ho partecipato a un corso di aggiornamento con colleghe di altre scuole di diversi ordini, su un metodo particolare, ma che mette l’insegnante nel ruolo di mediatore e facilitatore dell’apprendimento. Beh le colleghe delle altre scuole non conoscevano concetti come apprendimento concreto (le più avanzate lo riservavano ai bimbetti) di tassonomia ecc.
Noi tre eravamo allibite.
Se no ci si ritrova gente che tu dici cooperative learning e ti risponde "eh, lavoro in gruppo no?!"..."si faceva anche ai mie tempi!"
E invece no.
Questa illusione per cui tutto deve necessariamente essere tradotto a tutti, anche no.
E' un allineamento e un appiattimento delle competenze che porta poi la gente a dire, anche ai ragazzini, "ma tu puoi fare di tutto! " l'astronauta, il mercenario, il milionario per mezz'ora e in affitto...mi spiego?
Con me lo sai che sfondi una porta aperta sulle competenze di chi lavora nella scuola.
E' divenuta sempre di più il luogo in chi non sa fare altro va ad occupare il tempo con lo stipendio.
E questo non parla della scuola.
Ma parla invece del senso (mancante) di corresponsabilità sociale e di come la scuola è stata devastata nei decenni in conseguenza della devastazione sociale.
In un paese dove non si progetta manco come gestire i fondi del pnrr, come ne può uscire la scuola, che è un prodotto di accordi sociali?
Non solo in chi opera nella sanità.È anche per questo che si legge che il cosiddetto burn out è così frequente in chi opera nella sanità?
In tutte le professioni che lavorano con una utenza umana.
Il corpo docente è una delle professioni più esposte al burn out e meno considerate per questo aspetto. Manco si pensa di inserire nella scuola la supervisione per esempio. Anche in conseguenza all'idea che "ma sì, che è mai lavorare con i bambini?" *
E la stessa considerazione vale per altre professioni nel sociale. Si parlava già 25 anni della necessità di supervisione e formazione continua.
I 25 anni sono passati...e si continua a parlarne. Peccato che questi 25 anni, come mai è avvenuto prima nella storia umana, l'evoluzione tecnologica è stata velocissima e, per quanto ancora si riesca a far finta, fra non molto sarà evidente il peso dello stacco.
Tutte le volte che si entra in relazione, ci si attiva a livello personale, interiore, emotivo.
Aver costantemente a che fare con l'altro significa aver costantemente a che fare con se stessi.
E saper separare se stessi dall'altro.
Per lasciare in mezzo, in modo progettato, lo spazio necessario all'altro. Spazio che ha obiettivi e strumenti.
Questo implica una alta consapevolezza di sè e soprattutto una costante analisi di sè.
Perchè ogni attivazione è nuova e imprevista.
Oltre ad una consapevolezza di una certa onnipotenza che se non gestita porta facilmente alla posizione per cui "io so cosa è bene per te!"
E questo non è MAI vero.
*
Fra l'altro, in questo paese, anche in termini di retribuzioni, gli insegnanti dei primi gradi di istruzione sono meno retribuiti di quelli dei gradi superiori.
E' recentissima l'introduzione dell'obbligo di laurea per l'insegnamento nei primi gradi.
Eppure, come una casa, vedi un po' che succede se fai le fondamenta alla cazzo di cane.
Fa niente se poi l'arredamento è di lusso.
E quello che si impara nei primi anni di vita è ciò su cui si fonderà il sapere dei seguenti apprendimenti.
Smontare gli apprendimenti è una delle operazioni più complesse e con meno probabilità di successo che esistano dal punto di vista cognitivo.
Potrei scrivere per ore sull'importanza dell'utilizzo della scrittura a mano, del corsivo (nella nostra cultura) nella costruzione di mappe cognitive che riguardano il linguaggio, la coordinazione oculo manuale, l'apprendimento di attenzione e concentrazione (eh sì, si imparano anche attenzione e concentrazioni, non sono dati come un bouns immutabile alla nascita). Per esempio.
Piuttosto che sul ruolo basilare dei primi gradi nell'apprendimento delle social skills...anche qui, mica sono un bonus. Le si impara. E le si insegna.
Noi viviamo ancora in un paese che vede il bambino come frutto unico della generazione iniziale che adesso vien chiamato "progetto genitoriale" (e a me viene il vomito), alternando fra la concezione della tabula rasa e del piccolo adulto già dato in partenza.
E' proprio una questione di cultura paese.
Che poi la scuola, la sua ripartizione per gradi, i lavoratori della scuola siano comodi contenitori del malessere generale è tutto un altro discorso.
Che fa molto comodo a livello politico. E soprattutto a livello economico.