Prof accoltellata da studente: bocciato il 16enne, ma la famiglia fa ricorso

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Dipende.
Però tu sei andata sul tecnico che avevo evitato.
Sul corpo docente posso dire che ho constatato cose inimmaginabili.
In un corso di aggiornamento con due colleghe relativamente giovani, intorno ai 40, ho partecipato a un corso di aggiornamento con colleghe di altre scuole di diversi ordini, su un metodo particolare, ma che mette l’insegnante nel ruolo di mediatore e facilitatore dell’apprendimento. Beh le colleghe delle altre scuole non conoscevano concetti come apprendimento concreto (le più avanzate lo riservavano ai bimbetti) di tassonomia ecc.
Noi tre eravamo allibite.
Un po' di tecnico è necessario.

Se no ci si ritrova gente che tu dici cooperative learning e ti risponde "eh, lavoro in gruppo no?!"..."si faceva anche ai mie tempi!"

E invece no.

Questa illusione per cui tutto deve necessariamente essere tradotto a tutti, anche no.
E' un allineamento e un appiattimento delle competenze che porta poi la gente a dire, anche ai ragazzini, "ma tu puoi fare di tutto! " l'astronauta, il mercenario, il milionario per mezz'ora e in affitto...mi spiego? :)

Con me lo sai che sfondi una porta aperta sulle competenze di chi lavora nella scuola.
E' divenuta sempre di più il luogo in chi non sa fare altro va ad occupare il tempo con lo stipendio.

E questo non parla della scuola.
Ma parla invece del senso (mancante) di corresponsabilità sociale e di come la scuola è stata devastata nei decenni in conseguenza della devastazione sociale.

In un paese dove non si progetta manco come gestire i fondi del pnrr, come ne può uscire la scuola, che è un prodotto di accordi sociali?

È anche per questo che si legge che il cosiddetto burn out è così frequente in chi opera nella sanità?
Non solo in chi opera nella sanità.
In tutte le professioni che lavorano con una utenza umana.
Il corpo docente è una delle professioni più esposte al burn out e meno considerate per questo aspetto. Manco si pensa di inserire nella scuola la supervisione per esempio. Anche in conseguenza all'idea che "ma sì, che è mai lavorare con i bambini?" *
E la stessa considerazione vale per altre professioni nel sociale. Si parlava già 25 anni della necessità di supervisione e formazione continua.
I 25 anni sono passati...e si continua a parlarne. Peccato che questi 25 anni, come mai è avvenuto prima nella storia umana, l'evoluzione tecnologica è stata velocissima e, per quanto ancora si riesca a far finta, fra non molto sarà evidente il peso dello stacco.


Tutte le volte che si entra in relazione, ci si attiva a livello personale, interiore, emotivo.

Aver costantemente a che fare con l'altro significa aver costantemente a che fare con se stessi.
E saper separare se stessi dall'altro.

Per lasciare in mezzo, in modo progettato, lo spazio necessario all'altro. Spazio che ha obiettivi e strumenti.

Questo implica una alta consapevolezza di sè e soprattutto una costante analisi di sè.
Perchè ogni attivazione è nuova e imprevista.

Oltre ad una consapevolezza di una certa onnipotenza che se non gestita porta facilmente alla posizione per cui "io so cosa è bene per te!"
E questo non è MAI vero.

*
Fra l'altro, in questo paese, anche in termini di retribuzioni, gli insegnanti dei primi gradi di istruzione sono meno retribuiti di quelli dei gradi superiori.

E' recentissima l'introduzione dell'obbligo di laurea per l'insegnamento nei primi gradi.

Eppure, come una casa, vedi un po' che succede se fai le fondamenta alla cazzo di cane.
Fa niente se poi l'arredamento è di lusso.

E quello che si impara nei primi anni di vita è ciò su cui si fonderà il sapere dei seguenti apprendimenti.
Smontare gli apprendimenti è una delle operazioni più complesse e con meno probabilità di successo che esistano dal punto di vista cognitivo.

Potrei scrivere per ore sull'importanza dell'utilizzo della scrittura a mano, del corsivo (nella nostra cultura) nella costruzione di mappe cognitive che riguardano il linguaggio, la coordinazione oculo manuale, l'apprendimento di attenzione e concentrazione (eh sì, si imparano anche attenzione e concentrazioni, non sono dati come un bouns immutabile alla nascita). Per esempio.

Piuttosto che sul ruolo basilare dei primi gradi nell'apprendimento delle social skills...anche qui, mica sono un bonus. Le si impara. E le si insegna.

Noi viviamo ancora in un paese che vede il bambino come frutto unico della generazione iniziale che adesso vien chiamato "progetto genitoriale" (e a me viene il vomito), alternando fra la concezione della tabula rasa e del piccolo adulto già dato in partenza.
E' proprio una questione di cultura paese.

Che poi la scuola, la sua ripartizione per gradi, i lavoratori della scuola siano comodi contenitori del malessere generale è tutto un altro discorso.
Che fa molto comodo a livello politico. E soprattutto a livello economico.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
:eek::eek::eek:...I miei suoceri allora avrebbero dovuto arrestarli!!!😂😂😂
tu ridi, ma sta povera mamma la stanno mettendo in croce per nulla
La scuola non può imporre percorsi, per esempio il percorso di accertamento in asl.
Ma può segnalare, circostanziando, situazioni di disagio, è anzi un suo compito istituzionale farlo. Ben delineato per legge fra l'altro.
SE a fronte della rilevazione la scuola non si muove, è perseguibile.

Raramente se segnala non sa circostanziare, e lo dico perchè banalmente per una scuola la segnalazione è un carico di lavoro e responsabilità che per buona si tende a scansare, come la vicenda della prof mostra.

SE hanno potuto segnalare significa che hanno intravisto una situazione ben più grave e dal punto di vista famigliare.
E hanno probabilmente circostanziato.

Coi chiari di luna che ci sono, se i servizi intervengono hanno il motivi per farlo.
Il fatto è che non c’è niente di grave
Solo un bambino svogliato
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
O che mi sono spiegato male, (probabile) o che diciamo le stesse cose in modi non comprensibili reciprocamente.
Riprovo.
Nel nostro essere sostanzialmente scimmie emotive (cito te) ritengo che sia indispensabile per fare bene qualsiasi attività, lavoro compreso, ricavarne una gratificazione. (Non solo economica).
L'amore per gli scolari o i pazienti o i disabili, in questo centra un fico secco. C'entra la gratificazione personale nell' eseguire con competenza questo. Perciò è un fatto egoistico, che non dipende dagli altri, dipende da cosa ci si aspetti da quello che si fa. E' lo stupidissimo sistema di auto premi e punizioni che guida ogni nostra attività, da quelle impegnative a quelle ludiche.
Che sia stato strumentalizzato (cosa anche per me evidente) non inficia il suo funzionamento di fondo.
L'acquisizione della competenza non è fredda, non è asettica, è risultato di auto motivazione, di impegno e crescita individuale.

Per insegnare la matematica non basta esserci laureati, serve quella preparazione e quella motivazione personale che te lo renda gratificante. (Cosa che gli studenti capiscono un secondo dopo che hai aperto bocca).

Per quanto mi riguarda, dopo decenni che lavoro, ne ho ancora le palle piene del pressapochismo, del menefreghismo, della colpevole sciatteria, dell' incapacità di imparare qualsivoglia, di far tesoro degli errori, di ragionare, di impegnarsi, che spesso mi circonda.
E lavoro nel settore privato, da professionista, dove poco o niente viene perdonato o lasciato passare senza conseguenze.
Nella mia brevissima esperienza nel pubblico (risalente a decenni fa) constatai che era peggio, molto peggio.

Sono contrario a pagare le persone perchè stiano a casa a non fare danni. Non ritengo giusto avvallare e parificare il comportamento di chi si impegna da chi non lo fa. Io sono tutt'altro e penso tutt'altro.
Pagare è attribuire un valore alle cose, non solo un costo (sociale o individuale). Che ciascuno si assuma le sue, di responsabilità, che già socialmente stiamo andando a puttane per la progressiva sottrazione di risorse allo stato sociale.

Lo stato sociale del resto ha nemici interni ed esterni, per come la penso io, dall'esterno i potentati economici che spingono per la privatizzazione, dall'interno quella pletora di persone, come l'insegnante di cui si è parlato, che lavora al progressivo indebolimento dell'immagine del pubblico nella società stessa.
Grazie!

Penso che stiam dicendo cose simili da prospettive diverse.

Mi sono fermata sulla parola "amore" perchè so come è stata usata nel sociale. E so misurare le conseguenze che ha avuto.
Sia sull'utenza sia nei rapporti fra lavoratori.

E ha contribuito alla non cultura della competenza nei lavori sociali.
Quindi, a costo di esser fastidiosa, ogni volta che leggo "amore" legato al sociale intervengo.
Perchè le implicazioni dell'amore nei lavori rivolti a persone sono ben maggiori delle implicazioni che ha in lavori non rivolti ad utenza direttamente umana.
E la sovrapposizione fra "amore" per se stessi e per il proprio fare e "sacrificio" (nel senso di render sacro) del proprio amore nel lavoro non è una distinzione di lana caprina.

Tutto questo, a specchio di una cultura sociale generale che si è spostata sempre più sull'assistenzialismo, senza che però venisse dichiarato.

La narrazione dell'amore unita a quella del "siamo tutti uguali" portata all'estremo.
In contrapposizione con una valutazione delle reali competenze delle persone.

Il punto è che davvero c'è chi non è capace di imparare. E' una competenza imparare. E non è di tutti.
Come non è di tutti il correre veloce, per esempio.

Il punto è trovare l'equilibrio fra il fatto che si deve pur creare lavoro e spazio di occupazione a fronte di un mondo del lavoro che richiede competenze sempre più alte.

Esempio concreto: se un tempo chi era svogliato, chi veniva da contesti socio-culturali svantaggiati, chi aveva ritardi lievi o medi, un posto lo trovavano da qualche parte e potevano sopravvivere.

Ora come ora quei posti, per questo genere di persone che il politically correct vieta di nominare, che poveretti, insomma! si impegnano, non ci sono più o comunque sono meno.

Il sociale, costruito in questi termini è una buona sacca di collocamento. In produzione per esempio, ti fanno danni immediatamente visibili. O anche in ufficio.
La dico molto male: li metti a pulire culi a 5 euro l'ora, e alè. Lavoratore e stipendiato.
Li metti a far da bay sitter ai bimbettini, basta che non facciano danni da denuncia. Che si presentino al lavoro e via.

MA, come dicono i contadini, un kg di merda concima, un quintale rende sterile il terreno.

A questo punto, che differenza c'è fra il dargli il loro obolo senza che facciano danni e dargli il loro obolo lascinadoli liberi di agire raccontandosi pure che stanno facendo bene?

Perchè la cosa simpatica è che questa gente, fra l'altro, avendo pochi strumenti cognitivi ha ancor più necessità di non discutersi.
Mettersi in discussione richiede strumenti alti dal punto cognitivo. Richiede destrutturare e ristrutturare.

Chi non strumenti cognitivi questo lavoro non è in grado di farlo.
E usano quelle che tu definisci sciatteria, pressapochismo etc etc sono difese necessarie e create di conseguenza ad un sistema che non vuole assolutamente dire "guarda, tu non hai le capacità".

A naso direi che nel tuo ambito, questo sia ancora più diffuso.
E quindi parecchio fastidioso.
Anche perchè, se esistono professionisti in queste condizioni esistono anche clienti in queste condizioni. E, semplificando, fra simili ci si prende.

Quindi finisce che te sei competente, sottoponi i problemi di un tal lavoro e di un tal altro e finisci per esser il rompicoglioni che la fa difficile.
Meglio quell'altro che ti dice che tutto è possibile. ;)

Io penso che già ora sia invece parificato il valore degli incompetenti e quello dei competenti.

Nella scuola è evidentissimo per esempio.
Che tu sappia quello che fai o che tu non lo sappia, dal punto di vista retributivo non fa la minima differenza.
Che tu faccia cazzate che qualcun altro dovrà accomodare e che quel qualcun altro super lavori non fa la minima differenza.

Anzi, la risposta è tipica ed è la stessa delle prof in questione "dirò la mia verità, ma io adesso sono al mare!!"

E che cazzo, no? :)
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Il fatto è che non c’è niente di grave
Solo un bambino svogliato
Mi auguro che se c'è qualcosa di grave, sia tutelato e quindi non se ne abbia notizia fuori dagli ambiti dove la notizia dovrebbe esser trattata con cura. Va benissimo che fuori esca "oohh, ma che esagerati quegli insegnanti" è anche una tutela della privacy della famiglia stessa.

Quel che ti posso dire per esperienza, è che quel che si vede fuori non corrisponde quasi mai quel che c'è dentro.

E che i bambini svogliati non esistono.

Per esempio. Una volta i dislessici erano bambini svogliati o non portati per lo studio. Gli autistici ad alto funzionamento erano maleducati. Etc etc
Ora si sa che non era svogliatezza, maleducazione ma funzionamenti cognitivi che se ben trattati possono esser compensati e adattati alle richieste di contesto sociale.

I bambini sono per caratteristiche specie specifiche piccoli scienziati in costante attivazione di curiosità di e in relazione col mondo (tranne quando dormono).
Se non hanno questa caratteristica un motivo c'è, la svogliatezza è da considerarsi un campanello di allarme da verificare.

Poi.
Io di mio non mi baso mai sul sentito dire. E immagino che neppure tu abbia dati quantitativi per affermare quel che affermi.
O sbaglio e hai invece dati parametrati?

Quindi, come in questo caso, parto dal presupposto che

1) la scuola segnala ai servizi solo se non può farne a meno
2) se i servizi intervengono, non possono farne a meno
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Ad una mia cara amica
È stato detto che il figlio ed autistico
Che poi le maestre usavano autistico per intendere ritardato
E che se non lo avesse portato da specialisti avrebbero allertato i servizi sociali
Con la minaccia di toglierle il bambino
Lei ha portato il bambino da specialisti
Ed è venuto fuori che non solo non è autistico
Ma ha anche un QI elevato
Parlo di un bambino che non ha ancora 7 anni
Solo che questo bambino ha una malattia genetica rara che a volte lo fa stare male fisicamente
E passare tanto tempo in ospedale lo ha reso “difficile” da gestire in classe
Oltre al fatto che si annoia e che questo bambino era bullizzato dai maestri, che lo trattavano appunto da ritardato (parole loro eh, non iniziate a contestare i termini a me), che lo prendevano per le braccia e lo trascinavano o che lo facevano mangiare da solo
I servizi sociali li ha allertati la mia amica
La scuola allora ha detto “noi questo bambino non lo sappiamo gestire, sa che fa? Lo tiene a casa”
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ma se tu adesso rimanessi incinta, non staresti 9 mesi a letto? Ti preoccuperesti dell’azienda?
Perché dovrebbe stRe a letto? Non mi preoccuperei dell’azienda ma della mia coscienza
Se sto bene vado al lavoro fino al settimo mese
 

CIRCE74

Utente di lunga data
Mi auguro che se c'è qualcosa di grave, sia tutelato e quindi non se ne abbia notizia fuori dagli ambiti dove la notizia dovrebbe esser trattata con cura. Va benissimo che fuori esca "oohh, ma che esagerati quegli insegnanti" è anche una tutela della privacy della famiglia stessa.

Quel che ti posso dire per esperienza, è che quel che si vede fuori non corrisponde quasi mai quel che c'è dentro.

E che i bambini svogliati non esistono.

Per esempio. Una volta i dislessici erano bambini svogliati o non portati per lo studio. Gli autistici ad alto funzionamento erano maleducati. Etc etc
Ora si sa che non era svogliatezza, maleducazione ma funzionamenti cognitivi che se ben trattati possono esser compensati e adattati alle richieste di contesto sociale.

I bambini sono per caratteristiche specie specifiche piccoli scienziati in costante attivazione di curiosità di e in relazione col mondo (tranne quando dormono).
Se non hanno questa caratteristica un motivo c'è, la svogliatezza è da considerarsi un campanello di allarme da verificare.

Poi.
Io di mio non mi baso mai sul sentito dire. E immagino che neppure tu abbia dati quantitativi per affermare quel che affermi.
O sbaglio e hai invece dati parametrati?

Quindi, come in questo caso, parto dal presupposto che

1) la scuola segnala ai servizi solo se non può farne a meno
2) se i servizi intervengono, non possono farne a meno
Mah....mia mamma non ha mai avuto voglia di studiare come del resto mio padre...non è che si nasce tutti uguali...io mi inizierei a preoccupare quando c'è il bambino apatico, quello a cui non interessa niente...ma i bambini che non hanno voglia di studiare per me sono normalissimi...diciamo piuttosto che avrebbero voglia di fare altro...la curiosità del bambino non viene sollecitata solo da un libro...tanti bambini preferirebbero magari scorrazzare e vedere quello che c'è intorno a loro piuttosto che stare in classe a sentire la maestra...e che male c'è?... Sfoga la sua voglia di apprendere su altro che non sia un libro....
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perché dovrebbe stRe a letto? Non mi preoccuperei dell’azienda ma della mia coscienza
Se sto bene vado al lavoro fino al settimo mese
Ma no per principio! Se ne avesse bisogno. L’ho scritto a Omicron perché ha avuto problemi.

Mah....mia mamma non ha mai avuto voglia di studiare come del resto mio padre...non è che si nasce tutti uguali...io mi inizierei a preoccupare quando c'è il bambino apatico, quello a cui non interessa niente...ma i bambini che non hanno voglia di studiare per me sono normalissimi...diciamo piuttosto che avrebbero voglia di fare altro...la curiosità del bambino non viene sollecitata solo da un libro...tanti bambini preferirebbero magari scorrazzare e vedere quello che c'è intorno a loro piuttosto che stare in classe a sentire la maestra...e che male c'è?... Sfoga la sua voglia di apprendere su altro che non sia un libro....
Ma la scuola non è più quella.

Il problema è ora (da me è cosi) su 10 gravidanze 9 sono a rischio. Stranamente
Facendo i figli sempre più tardi, sempre più spesso creano problemi. Poi non sono ginecologa.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Il problema è ora (da me è cosi) su 10 gravidanze 9 sono a rischio. Stranamente
La mia migliore amica è nell’esercito
Le sue colleghe sono andate tutte in gravidanza a rischio (TUTTE), tranne lei
Che anche gli altri la guardavano con due occhi così 😳 che tanto più le chiedevano sempre “Ma ancora stai qui?”
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ma no per principio! Se ne avesse bisogno. L’ho scritto a Omicron perché ha avuto problemi.
Il problema è chi se ne approfitta e sono l’80 %
Io capisco le piccole aziende che ci pensano due volte ad assumere le donne giovani
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
La mia migliore amica è nell’esercito
Le sue colleghe sono andate tutte in gravidanza a rischio (TUTTE), tranne lei
Che anche gli altri la guardavano con due occhi così 😳 che tanto più le chiedevano sempre “Ma ancora stai qui?”
Anche da noi vedere una incinta di 6/7 mesi è un miracolo
Io ho avuto 3 minacce di aborto. Dopo ogni minaccia 15 gg a casa, visita di controllo e rientro al lavoro
 

spleen

utente ?
Ma la scuola non è più quella.
Alle elementari ero circondato da compagni che secondo la maestra erano asini, le ragazze andavano decisamente meglio. Io ero considerato una secchia.
Erano ragazzi intelligentissimi, comunque, ed in ogni caso, col tempo, ho capito che semplicemente a casa i loro genitori erano peggio di Pierino, consideravano il mandare a scuola i figli o un parcheggio o un male inevitabile.
A casa mia mi si ripeteva ogni volta che il mio futuro sarebbe dipeso da quello che riuscivo a combinare a scuola.
Erano gli anni 70...
 

Brunetta

Utente di lunga data
La mia migliore amica è nell’esercito
Le sue colleghe sono andate tutte in gravidanza a rischio (TUTTE), tranne lei
Che anche gli altri la guardavano con due occhi così 😳 che tanto più le chiedevano sempre “Ma ancora stai qui?”
Che ruolo svolgono quelle che hanno certificato il rischio?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Alle elementari ero circondato da compagni che secondo la maestra erano asini. Le ragazze andavano decisamente meglio. Io ero considerato una secchia.
Erano ragazzi intelligentissimi, comunque, ed in ogni caso, col tempo, ho capito che semplicemente a casa i loro genitori erano peggio di Pierino, consideravano il mandare a scuola i figli o un parcheggio o un male inevitabile.
A casa mia mi si ripeteva ogni volta che le il mio futuro sarebbe dipeso da quello che riuscivo a combinare a scuola.
Erano gli anni 70...
Quella era la situazione diffusa. La scuola era ancora quella denunciata da Don Milani che aveva come scopo selezionare in base a caratteristiche individuali (considerate naturali e non dipendenti dall’ambiente) chi avrebbe dovuto studiare e avere un percorso verso la laurea e chi no. Esisteva la scuola media unica da meno di un decennio con le classi differenziali per i disadattati e gli insegnanti si erano formati prima. Poi vi erano gli sperimentatori che facevano altro. Perché si cominciava a diffondere il pensiero che fosse la scuola a essere disadatta a troppi alunni.
Poi ...è successo di tutto.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mah....mia mamma non ha mai avuto voglia di studiare come del resto mio padre...non è che si nasce tutti uguali...io mi inizierei a preoccupare quando c'è il bambino apatico, quello a cui non interessa niente...ma i bambini che non hanno voglia di studiare per me sono normalissimi...diciamo piuttosto che avrebbero voglia di fare altro...la curiosità del bambino non viene sollecitata solo da un libro...tanti bambini preferirebbero magari scorrazzare e vedere quello che c'è intorno a loro piuttosto che stare in classe a sentire la maestra...e che male c'è?... Sfoga la sua voglia di apprendere su altro che non sia un libro....
Hai fatto un minestrone :D:D

La risposta sintetica è quella di @Brunetta, a cui aggiungo che non solo non è più quella scuola ma non è più quel mondo.

E se a tuo padre e tua madre venivano richieste determinate competenze base ai ragazzini di oggi ne verranno richieste ben altre.
La forbice per i tuoi, i miei, genitori era meno larga di quanto non lo è adesso.
E ancor meno rispetto a quanto sarà aperta nei prossimi anni.

Tieni presente che ai tempi dei tuoi genitori la scuola era una cosa seria. Anche in termini di investimento familiare.
Quindi o era evidente che eri "portato" come si diceva, o ti facevano fuori e ti spedivano a lavorare.
Chi rimaneva nella scuola proveniva da famiglie che consideravano la scuola un "ingresso" per l'ascensore sociale.

Oggi come oggi, non solo la scuola è DOVUTA a tutti, ma neppure più considerata una cosa seria. Ed è evidente come non sia un ascensore sociale, se si resta nella massa. (poi spostati in certe università, e vedi come invece funziona a certi livelli).


Oggi come oggi, in ambito lavorativo, manco più chiedono l'utilizzo del pc per dire.
E non perchè non sia richiesto, ma perchè è scontata come skill. Ai miei tempi, nemmeno a quelli dei tuoi genitori l'uso pc era un plus.
Questo per fare un esempio idiotissimo.



Venendo ai termini, invece.
Apatico, in un bambino, è un sintomo di malessere. Forte e chiaro.
SE un bambino è apatico, iniziare a preoccuparsi è quantomeno inadeguato.

Ecco perchè ho parlato di campanello di allarme parlando di svogliatezza.
Una delle questioni che sta emergendo nei ragazzini pre-adolescenti e adolescenti è il fenomeno neet.
Adesso, non mi metto a fare lo spiegone riguardante come impariamo come specie.
Ti basti sapere che come specie noi impariamo per imitazione. Ossia per relazione.
L'utilizzo di strumenti che limitano la socializzazione e la relegano in un contesto virtuale, in età in cui il pensiero astratto o non è evoluto o è in fase di evoluzione, è una questione che si sta iniziando ad indagare per i primi effetti che si iniziano a vedere.

In queste situazioni, quando si vedono gli effetti, è già tardi. :)

Il fenomeno neet ne è una chiara rappresentazione. DA un giorno all'altro è scoppiato il fenomeno.
MA dire che il fenomeno è scoppiato è come dire che l'erba in giardino ieri sera era bassa e puf! , in una notte è cresciuta tanto da doverla tagliare con urgenza.

Questa la distinzione fra campanello di allarme e sintomo. Per intenderci.

Quindi, bene fanno gli insegnanti se vedono ragazzini svogliati a segnalare la cosa. E bene fano le famiglie ad indagare.
Perchè non è tipico della nostra specie la svogliatezza. In particolare in crescita.

Mi spiego?

Altro discorso è la questione dello studiare.

Uno dei retaggi della scuola è il considerare il bambino come anfora da riempire. E lo stesso per il preadolescente e l'adolescente.

I bambini hanno bisogno di esperienze concrete per sviluppare curiosità per quelle astratte (i libri). Il famoso pensiero concreto.

Ai tempi dei tuoi genitori le esperienze concrete erano fornite dalla quotidianità.
Oggi questo non avviene più praticamente per nessuno.
Paradossalmente avviene più nelle famiglie che noi definiamo disagiate che permettono ai figli di andarsene a scorrazzare per parchi, facendo i casini che fanno.

Gli altri vivono esperienze adulto mediate. In ogni contesto. Dalla scuola allo sport.

La motivazione alla curiosità ne resta segnata. A ribasso.

Il punto non è la svogliatezza o le capacità di studio.

Il punto è la non curiosità. La non discussione. Il non testare gli adulti. In età in cui questo è "programmato" perchè avvenga.

Se avessi un figlio svogliato, mi preoccuperei.
Se avessi un figlio apatico, mi renderei conto di esser stata una madre disattenta.

Mi spiego?


EDIT: aggiungo. La cultura un tempo era considerata un qualcosa "per signori", un Bene da acquisire e riservato a pochi (quindi ambito). Oggi si vive nella percezione che sia alla portata di tutti, e quindi un bene e a basso costo.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ad una mia cara amica
È stato detto che il figlio ed autistico
Che poi le maestre usavano autistico per intendere ritardato
E che se non lo avesse portato da specialisti avrebbero allertato i servizi sociali
Con la minaccia di toglierle il bambino
Lei ha portato il bambino da specialisti
Ed è venuto fuori che non solo non è autistico
Ma ha anche un QI elevato
Parlo di un bambino che non ha ancora 7 anni
Solo che questo bambino ha una malattia genetica rara che a volte lo fa stare male fisicamente
E passare tanto tempo in ospedale lo ha reso “difficile” da gestire in classe
Oltre al fatto che si annoia e che questo bambino era bullizzato dai maestri, che lo trattavano appunto da ritardato (parole loro eh, non iniziate a contestare i termini a me), che lo prendevano per le braccia e lo trascinavano o che lo facevano mangiare da solo
I servizi sociali li ha allertati la mia amica
La scuola allora ha detto “noi questo bambino non lo sappiamo gestire, sa che fa? Lo tiene a casa”

Hai mischiato un sacco di cose. :)

Partendo dal presupposto che delle insegnanti che fanno diagnosi senza averne titolo e competenze sono criticabili. (sto usando il mood tollerante. Quello intollerante userebbe un altro termine).
E partendo dal presupposto che la minaccia da loro utilizzata è denunciabile.
Ossia non si minaccia la segnalazione ai servizi se non si fa questo o quello quando questo o quello è un percorso di certificazione. (però...è una usanza old school. Un tempo le certificazioni venivano ottenute esattamente così, per bypassare la resistenza all'accesso ai servizi di neuropsichiatria quando nella cultura comune la neuropsichiatria era per i matti...e mio figlio non è matto oh!!)


Premesso questo.

Un bambino che trascorre, a quell'età parecchio tempo in ospedale ha da essere attenzionato.
I bambini funzionano per agiti.
Mica ti sanno fare lo spiegone che il tempo in ospedale li sta facendo sclerare perchè si sentono così e cosà.
Loro agiscono il loro disagio.
Compito della scuola in queste situazioni è attenzionare e costruire una collaborazione con la famiglia proprio per gestire gli agiti.
contenerli e aiutare il bambino a collocarli secondo le sue capacità.

Il fatto che questo bambino sia anche plusdotato, rende la cosa ancora più difficile.
Quindi che sia seguito è un bene per il bambino.
E anche per la famiglia.

Che la scuola si sia pronunciata nel modo che descrivi (inadeguato e non professionale) non toglie niente al fatto che quel bambino ha e avrà bisogno di esser preso in carico non solo in termini sanitari ma anche in termini di elaborazione del suo percorso.

Che la scuola, da sola come è, non abbia nè il mandato istituzionale nè le competenze per gestire quella situazione è un altro dato

Dato reale che quelle maestre hanno dichiarato, MA in malo modo e non professionalmente, scaricandolo sulla famiglia. Come fosse una colpa della famiglia.

E questo parla invece di quelle competenze invisibili che dicevo nei post addietro che quando ci sono non ce ne si accorge ma quando mancano fanno buchi come questo che descrivi.


Come dicevo a circe i bambini imparano per imitazione. In particolare fra pari (ecco perchè i lavoro in gruppo anche fatti col culo funzionano coi bambini, ne hanno bisogno a livello profondissimo e atavico) un bambino che passa tanto tempo in ospedale merita attenzioni maggiori.

Mi stupisce che in ospedale non avessero dato indicazioni a riguardo (di solito almeno qualcosina dicono e qualche percorso lo indicano).
Poi so che anche in ambito sanitario la parcellizzazione delle competenze, la caduta delle reti crea disfunzioni come quella che descrivi.

In un funzionamento ideale, il bambino accolto in ospedale sarebbe da indirizzare (insieme alla sua famiglia che vive la situazione insieme al bambino ed ha A SUA VOLTA la necessità di esser accompagnata) ad una equipe di lavoro che li possa prendere in carico.
Equipe che dovrebbe aver la funzione di interfacciarsi con la scuola dando le indicazioni specifiche per il lavoro con quel bambino.

Quello che descrivi mi sembra semplicemente il prodotto di una sanità che perde pezzi, di reti cadute in disuso e famiglie spaventate e sulla difensiva che si interfacciano con insegnanti a loro volta spaventate anche dalle conseguenze che i comportameti "difficili" potrebbero avere.

Presente il caso dell'iperattivo volata dalle scale?
Era andato in bagno eh.

Ai tempi dei genitori di circe i bambini andavano in bagno da soli.
Adesso se non sono accompagnati e monitorati a vista, a parte che si lanciano dalle scale (e questo dice che non solo la patologia in carico alla scuola è ben oltre le capacità anche strumentali della scuola, gestire un adhd a quel livello richiede competenze altissime) in bagno non ci possono andare. E se ci vanno da soli, è a rischio e pericolo del docente che li lascia andare in bagno da soli.

Aggiungo che i bambini in generale, non gli adhd per parlar di una categoria particolarmente a rischio per quanto riguarda la percezione del pericolo, non sono in grado di misurare i pericoli. E anche senza adhd si lanciano dalle scale e scoprono che cadere fa male.

Com'è, i bambini di oggi sono improvvisamente rimbecilliti?
 
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omicron

Pigra, irritante e non praticante
No @ipazia la mia amica non è spaventata
Ma sul piede di guerra
In ospedale sono stati solo capaci di ammazzarle il secondo figlio
Di certo non li hanno indirizzati in nessun modo
Tutto quello che ha fatto lo ha fatto di sua iniziativa
Però quella maestra è lo specchio di quasi tutte le maestre che ci sono nella scuola
Poi certo che uno non si fida


Avevi dubbi? Era in ufficio anche la mia amica
Poi avendo due gemelli ed essendo enorme
È rimasta a casa ma dal sesto mese
 
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