Quando il tradire è solo una "virtualità" ...
Sono appena iscritto e immagino di non raccontare nulla di nuovo: ma per ME la situazione è inedita, e del tipo di quelle per cui non sai a chi chiedere un consiglio.
Poco piu' di 40 anni, in coppia da 7. Vita a due fondata sulla sincerità e sull'esclusività - anche a seguito di ferite subite in passato. Ma la vita di coppia assomiglia - da oltre la metà della nostra relazione - a quella di due amichetti, che ogni tanto bisticciano, che hanno piccoli codici e scherzi che li accomunano, ma che sul piano affettivo, in sostanza, possono fare a meno l'uno dell'altro. Abbiamo passato anni a far finta di niente, coltivando progetti pratici - viaggi, casa - e appoggiandosi sempre sulla presenza dell'altro, per ogni questione pratica o problema personale, senza mai chiedersi perché abbiamo smesso di essere una coppia. O meglio, chiedendoselo, ma senza sapersi dare una risposta.
A poco a poco, sull'ambiente di lavoro, una conoscenza di lunga data diventa per me "qualcosa di piu'". E mi accorgo che oltre all'insoddisfazione sessuale, si è riesvegliata in me la necessità di una relazione vera, anche a costo di mandare all'aria quello che ho costruito finora.
La ragazza manda segnali di disponibilità, anche se ambigui. E al momento in cui raccolgo i segnali e vengo al dunque, si tira indietro. Ha un marito e due figli abbastanza piccoli, e, dice, non vuole correre rischi e non è in cerca di avventure, e magari le piaceva l'idea di sedurmi ma non voleva andare oltre. Dopodiché - sono passati 3 mesi - continuiamo a vederci, a rincorrerci e a scappare, a vivere una specie di flirt inconcludente e quotidiano (condividiamo lo stesso luogo di lavoro 8 ore al giorno) che per me è diventato un'autentica ossessione.
Con la mia compagna ho parlato, senza entrare nei dettagli: ho detto che "dentro" la nostra coppia ci sto sempre peggio, e lei l'ha capito palesemente l'esistenza di "tentazioni" esterne. Ma una volta preso atto di questo, siamo, lei e io, incapaci di reagire o di far evolvere alcunché. Con l' "altra" (dopo le remore iniziali) sono sempre piu' tentato di far precipitare le cose, dato che la sento esistante e pronta a cedere (e so dei suoi motivi d'insoddisfazione personale), ma senza immaginare minimamente come reagirei se dovessi gestire, da un giorno all'altro, lei e la sua famiglia. O una storia clandestina completamente improbabile (lei rientra a casa la sera, ed è l'unico momento che passa con i figli).
Mi sento un idiota, non so nemmeno se devo sentirmi in colpa con la mia donna o con me stesso, ma intanto sprofondo sempre di piu' dentro questa ossessione, che forse è proprio nutrita dall'irrealizzabilità di tutte le ipotesi...
Sono appena iscritto e immagino di non raccontare nulla di nuovo: ma per ME la situazione è inedita, e del tipo di quelle per cui non sai a chi chiedere un consiglio.
Poco piu' di 40 anni, in coppia da 7. Vita a due fondata sulla sincerità e sull'esclusività - anche a seguito di ferite subite in passato. Ma la vita di coppia assomiglia - da oltre la metà della nostra relazione - a quella di due amichetti, che ogni tanto bisticciano, che hanno piccoli codici e scherzi che li accomunano, ma che sul piano affettivo, in sostanza, possono fare a meno l'uno dell'altro. Abbiamo passato anni a far finta di niente, coltivando progetti pratici - viaggi, casa - e appoggiandosi sempre sulla presenza dell'altro, per ogni questione pratica o problema personale, senza mai chiedersi perché abbiamo smesso di essere una coppia. O meglio, chiedendoselo, ma senza sapersi dare una risposta.
A poco a poco, sull'ambiente di lavoro, una conoscenza di lunga data diventa per me "qualcosa di piu'". E mi accorgo che oltre all'insoddisfazione sessuale, si è riesvegliata in me la necessità di una relazione vera, anche a costo di mandare all'aria quello che ho costruito finora.
La ragazza manda segnali di disponibilità, anche se ambigui. E al momento in cui raccolgo i segnali e vengo al dunque, si tira indietro. Ha un marito e due figli abbastanza piccoli, e, dice, non vuole correre rischi e non è in cerca di avventure, e magari le piaceva l'idea di sedurmi ma non voleva andare oltre. Dopodiché - sono passati 3 mesi - continuiamo a vederci, a rincorrerci e a scappare, a vivere una specie di flirt inconcludente e quotidiano (condividiamo lo stesso luogo di lavoro 8 ore al giorno) che per me è diventato un'autentica ossessione.
Con la mia compagna ho parlato, senza entrare nei dettagli: ho detto che "dentro" la nostra coppia ci sto sempre peggio, e lei l'ha capito palesemente l'esistenza di "tentazioni" esterne. Ma una volta preso atto di questo, siamo, lei e io, incapaci di reagire o di far evolvere alcunché. Con l' "altra" (dopo le remore iniziali) sono sempre piu' tentato di far precipitare le cose, dato che la sento esistante e pronta a cedere (e so dei suoi motivi d'insoddisfazione personale), ma senza immaginare minimamente come reagirei se dovessi gestire, da un giorno all'altro, lei e la sua famiglia. O una storia clandestina completamente improbabile (lei rientra a casa la sera, ed è l'unico momento che passa con i figli).
Mi sento un idiota, non so nemmeno se devo sentirmi in colpa con la mia donna o con me stesso, ma intanto sprofondo sempre di piu' dentro questa ossessione, che forse è proprio nutrita dall'irrealizzabilità di tutte le ipotesi...
Ultima modifica: