Beh… sincerante non la vedo proprio così.
Citi “tradimento emerso”, specifico che lei l’ ha fatto emergere in quanto ha confessato la sera stessa del tradimento, poteva benissimo tenersi i suoi scheletri nell’ armadio, ma si sentiva troppo “sporca” e ha confessato. Naturalmente non è che così si è “ripulita”, anzi…. La merda gli è rimasta addosso.
Ho cercato di spersonalizzare l'accaduto, che avevi ampiamente descritto nei precedenti threads, usando il termine "tradimento emerso". Ho poi precisato che tua moglie aveva confessato immediatamente dopo il rientro a casa, quando appariva stravolta e tu l'avevi incalzata con le domande.
Secondo me, avete battuto il record di emersione del tradimento, salvi casi di scoperta in flagranza.
Certo che la "sporcizia" del comportamento scorretto non si cancella, è un fatto della vita che è obiettivamente accaduto e non può essere eliminato. Non esiste un pulsante di "RESET" per i fatti della vita, l'ho sempre sostenuto.
Nel caso di tua moglie, la consapevolezza del comportamento scorretto (che dovrebbe albergare nelle menti di tutti i traditori) si è trasformata in rimorso immediato, non è intervenuto il meccanismo mentale di autogiustificazione che induce a sminuire la negatività percepita del proprio agire a fronte di motivazioni varie o di veri addebiti nei confronti del tradito (spesso oggetto di elaborazione successiva alla scoperta) e del piacere provato nel tradire.
Detto ciò, non siamo mai stati una coppia “annoiata”, anzi….. siamo sempre stati (e lo siamo ancora) una coppia molto attiva, tra cene con amici, serate danzanti, weekend, viaggi, vacanze, sport insieme, ecc….in intimità bene, direi molto bene. Quindi “escludo” che ricorriamo a questo “giochino” per tenere la coppia “viva” e lontano dalla noia. Tra l’ altro questo è successo il primo anno, cioè durante la mia “confusione e sconvolgimento” totale. Volvevo lasciarla ma allo stesso tempo provavo un forte amore e paura di perderla, ero combattuto (lo sono ancora in parte), e la mia mente era in un vortice incredibile, delle volte la punzecchiavo e offendevo all’ inverosimile, lei sopportava fino a crollare e andare via, (non è che l’ ha fatto centinaia di volte ma in qualche occasione dove avevo superato il limite), delle volte si chiudeva in se non parlava più si rattristiva e piangeva. Delle altre volte invece diventavo di una tenerezza e sprizzavo amore da tutti i pori, la baciavo, coccolavo e arrivavo a pensare “forse avrei dovuto dargli di più….. “…. Ma poi in un nano secondo la mia testa cambiava pensiero e…. In testa mi frullavano altri pensieri : mq cosa dovevo fare di più? Gli ho dato tutto me stesso… non gli mancava niente…. Non siamo mai stati una coppia scoppiata”….. e già di questo passo….
Insomma…… non ci sono “giochini” o cose strane, ma semplicemente un uomo tradito, che si è trovato in una cosa che mai avrebbe pensato di trovarsi, stravolto e sconvolto con la testa in balia alle montagne russe con pensieri continuamente contrastanti.
Sono riuscito a “riprendere” la mia testa, siamo ancora insieme, non l’ ho perdonata (e mai lo farò) sono passati 3 anni…. Sembrano tanti, ma ho letto di utenti che hanno lasciato il/là traditore/traditrice anche dopo 10 anni. Il tempo non guarisce questa ferita, forse riesce a fermare l’ emorragia, ma rimarrà sempre la cicatrice.
Chiarisco, ancora una volta, che non ho inteso dire che voi avete messo in piedi volutamente una procedura comportamentale per rendere tollerabile la convivenza. Invece, ritengo che vi siate comportati come avere creduto, avvalendovi delle vostre condizioni personali (censo, proprietà, ecc.), anche tenendo conto dell'importanza del progetto familiare, nel reagire all'uragano emotivo che vi ha investito.
Nella concretezza dei vostri comportamenti tenuti nel tempo (3 anni) avete fatto ricorso frequentemente allo schema comportamentale che tu avevi narrato (emersione del disagio, confronto e rinfaccio, uscita da casa per andare nell'altra casa, ripresa della convivenza). Questo costituisce, dal punto di vista sociologico-comportamentale una sorta di "rito" o procedura impiegata per il superamento della crisi. Che ha funzionato, almeno finora. Ed auguro che funzioni ancora per tanti anni, finché non ne sentiate più il bisogno.
Questo è quello che, da osservatore esterno, ho percepito e cercato di esplicitare (come mia deduzione).
Poi, è perfettamente possibile che il meccanismo da voi messo in piedi (per "fatti concludenti" che possono essere interpretati come manifestazioni di volontà, quando si ripetono nel tempo senza eccezioni) ad un certo punto della vostra esistenza come coppia non funzioni più. Nessuno può leggere il futuro, ma solo fare previsioni.
Concludo con un cenno sul PERDONO, che è oggetto, per l'ennesima volta, di ampio dibattito e discussione.
Tu non hai perdonato, lo rimarchi di continuo.
Anche io non ho mai perdonato, non mi sento un mostro.
Tanti dicono che senza perdono la coppia non si recupera.
Rispettosamente dissento.
Il perdono non è un atto dovuto né ricollegabile all'istinto. Il perdono è una scelta di abbonare un torto subito, per decisione individuale (per motivi religiosi, ad esempio). Il perdono serve per se stessi, non riguarda - secondo me - il partner traditore, anche perché, specie quando interviene dopo poco tempo dal tradimento, è diseducativo, offre la possibilità di scaricarsi la responsabilità delle proprie azioni, e quindi di ricadere più facilmente.
Posso anche perdonare nel mio intimo, ma decidere di non esternarlo (fa parte del libero arbitrio).
Contrariamente a quanto tanti hanno sostenuto, ritengo che la mancanza del perdono (nei termini che ho precisato) non impedisca di portare avanti un tentativo di riprendere la convivenza, per il quale è sufficiente il SUPERAMENTO degli effetti negativi del tradimento. Poi, ci vuole un processo di ricostruzione del rapporto di coppia, che sarà sempre diverso da quello precedente l'infedeltà.
Anche perché, ci è stato spiegato - in lungo ed in largo - dallo stuolo di traditori che hanno frequentato e frequentano il forum, che molto raramente il partner traditore "cancella" il sentimento, affetto, piacere, complicità, ecc. provati con l'amante nell'immediatezza (specie se c'è la scoperta del tradimento, cioè un brusco richiamo all'assunzione di responsabilità). Ho letto che ci vuole tempo, anche molto (due-tre anni, forse di più) per attenuare in gran parte il sentimento provato nei confronti dell'amante. E ci credo, perché lo capisco e ci sono passato.
Ho usato il verbo "attenuare" perché sono convinto che non si cancelli mai il ricordo dell'esperienza avuta con l'amante (come avviene per tutte le precedenti relazioni).
Ovviamente, credo molto poco ai recuperi di consapevolezza immediati, per nulla quando c'è la scoperta del tradimento. E' un processo mentale che richiede tempo e che espone, obiettivamente, alla possibilità di ricadute. Rientra nella elaborazione del lutto anche la perdita dell'amante per il traditore mentre il tradito deve provare a superare il tradimento, se crede in un recupero.
In ogni caso, il traditore è quello che più deve attivarsi per tentare il recupero della coppia, rispetto al tradito che pure deve cercare di assecondare gli sforzi del primo. E tua moglie si è impegnata a fondo, da quello che ho compreso.