Avevo accennato prima come questo atteggiamento mi ricordasse un po' quel riscontro, in negativo, che avevo avvertito nel confronto diretto con alcuni abitanti di Cuba, che aveva spento gli entusiasmi con cui ero approdato.
Noi si era alla fine di un decennio come quello degli anni 90 che potrei dire euforico.
Da Mani Pulite al crollo del muro, alla crescita dei movimenti ecologisti, ai fermenti culturali, fino alla diffusione delle vetture catalitiche non inquinanti, la Movida, i viaggi all'estero, l'oscar per i film italiani, la realtà musicale ancora molto stimolante, quella lavorativa che sembrava inarrestabile...
Tutto culminò e probabilmente finì nel 2001, con Genova e il G8 e poi in maniera tragica con le Torri Gemelle e l'impatto dell'euro in Italia..
Da lì, l'anno del mio matrimonio, iniziò un processo di decadenza progressivo.
A Cuba noi, reduci da quel periodo magico, avvertimmo la presenza di una rassegnazione onnipresente, di uno spirito di sopravvivenza e dello stare a galla che era diventato metodo. Ci fu raccontato, spiegato, cancellando l'immagine che avevamo recepito stando in Italia.
Di certe situazioni ce ne si accorge solo quando si entra in contatto con realtà profondamente diverse, serve un confronto e la volontà di farlo per vedere il reale in maniera più chiara, altrimenti nel fluire e nell'abitudine ci si perde.