Premetto che stento (parecchio assai) a credere a questa storia (qualcuno- non ricordo più chi - ha detto che manca solo l'entrata in scena di brooke logan

), ma che in ogni caso l'argomento è interessante anche a prescindere (e talvolta comunque la realtà riesce a battere la fantasia, per cui personalmente lascio il beneficio del dubbio, e mi spiace leggere di situazioni simili....). Immagino pure io la vita di persone che ruotano - tutte - intorno alla figura di un uomo. Immagino un tradimento di quella che è ritenuta la maggior beneficiaria di cotanto impegno e sacrificio. Immagino lei che- contabilità alla mano - diventa una sorta di nemica di Tommy. Il quale (a suo dire) si è inventato un doppio lavoro al fine di sistemare tutti. I tutti sono GLI STESSI che, allo sgarro di solo alcuni di loro - si trovano chi licenziato, chi dall'oggi al domani lasciato non più in un roseo futuro aziendale bensì ad arrangiarsi per altre strade. Ivi compreso un figlio tanto problematico quanto.... Non più figlio dall'oggi al domani. Laddove per figlio intendo colui che per più di vent'anni si è cresciuto come tale. E trovo francamente un po' triste pensare a questo nell'ottica di un bilancio aziendale. Bon: non è più mio figlio (quello più "disastrato " dei figli), quindi nulla osta alla rovina di tutto è di tutti. Mi viene in mente la roba di pirandelliana memoria. Roba mia vienitene con me. In mezzo a tutto questo ci stanno persone licenziate dall'oggi al domani con la colpa di essere "indegne", poiché familiari di una indegna: andavano bene fino a un momento prima, un attimo dopo non vanno bene più. È il fallimento non tanto del cognato (per il quale la denuncia e l'istanza di fallimento ci stanno tutte eh, se non può restituire i soldi presi indebitamente), è il fallimento di un sistema di rapporti familiari tenuto su a forza di aiuti e sussidi. In cui uno sgarro ha avuto il potere di fare implodere tutto, ivi compresi rapporti di filiazione. Non so se ho scritto riflessioni oppure una mera "recensione ", ma va bene così in ambo i casi

. Certe cose fanno riflettere parecchio in quanto alla fine non ci sono poi così distanti.
In ogni caso (e questo lo dico da avvocato) a occhio e croce ci sono gli estremi per intentare una megacausa di lavoro. Di sicuro non vedo questioni di riconoscenza o affettive quali elementi ostativi rispetto al montar su di un discreto impianto processuale.