Lei, una relativamente giovane donna trentenne (tra i 32 e i 36, assai carina, molto intelligente, indipendente, single a periodi alterni e ben affermata sul lavoro) chiede, con gentile ma incrollabile insistenza, a lui che potrebbe essere suo padre, un figlio al solo fine di perpetuare di lui alcune caratteristiche fisiche ma soprattutto intellettuali, giudicando (in modo esagerato) il parco uomini e il dna coetaneo, attualmente sul mercato, assolutamente scadente e inadeguato.
Una specie di operazione eugenetica, insomma. Credete che lui debba sentirsi quanto meno strumentalizzato, anche se è presente una forte, reciproca, connessione emotiva? Sarebbe una opzione consigliabile, per lui, sparire nel nulla ipso facto prendendo il primo aereo disponibile per qualunque altra destinazione? Lei è assolutamente, ferocemente convinta di essere in grado, anche da sola, di gestire la maternità e soprattutto la crescita di un eventuale bambino, sia dal punto di vista psico-fisico che finanziario, il quale sarebbe ovviamente l'ultimo dei problemi.