hammer
Utente di lunga data
Perdonate se posso aver dato l'impressione di essere razzista anche se all'inverso.
Ho tre amici che hanno sposato donne lombarde, friulane e piemontesi.
Altri conoscenti sono sposati con donne dell'est, francesi e tedesche.
Tutte vivono in Sicilia della quale si sono innamorate e non si sognerebbero di vivere altrove.
Anzi mostrano spesso un attaccamento che spesso le siciliane non hanno.
Accettate e accolte con quella ospitalità che è il tratto saliente della mia gente.
Nessuno in Sicilia si sognerebbe di fare o scrivere battute stupide come quelle che ho letto qui.
Quando accade mi sale l'embolo razzista e mi trasformo, mio malgrado, in un piccolo Himmler.
Qualcuno direbbe, come ha detto, che ho in me il tratto tipico meridionale della permalosità.
Può darsi.
Quando penso agli abitanti delle regioni sui cui muri viene scritto "FORZA ETNA", non posso fare a meno di immaginare che quando in Sicilia avevamo Archimede, Siracusa, Empedocle, Agrigento, Gorgia, gli abitanti di quelle stesse regioni vivevano ancora sugli alberi.
Non posso fare a meno di pensare che se il razzismo non fosse altro che pura merda, i siciliani, nelle cui vene scorre il sangue dei popoli che hanno raggiunto l'isola nel momento del loro massimo splendore, avrebbero tutte le ragioni per essere razzisti.
Fortunatamente non è cosi.
Scusate lo sfogo. Alla fine dovremmo tutti volerci bene senza pregiudizi.
Costa jonica della Sicilia. Da una parte il mare più azzurro e seducente del mondo, dall'altra il vulcano più alto d'Europa.
Bar di tendenza, molto affollato, ben climatizzato, in attesa di ordinare una granita caffè con poca panna e brioche col tuppo mentre aspettiamo che le donne ci raggiungano, in ritardo come sempre.
Vedo fuori turisti seduti ai tavoli incuranti del caldo. Preferiamo stare dentro al fresco.
Insieme a Vittorio siamo arrivati un po' prima, per occupare un paio di tavoli e fare colazione comodamente seduti e anche, senza dircelo, per parlare.
Non ci sono preamboli: Patrizia aspetta un bambino. Nascerà a febbraio.
Mi racconta che lei non sta nella pelle dalla felicità e che l'ha sentita molto serena. Mi dice che la Patrizia esuberante e inquieta che conoscevamo è come totalmente cambiata.
Adesso sembra essere un altra donna. Ha smesso di fumare. Beve solo acqua e segue una strana dieta che, tra le altre cose, le impone di non mangiare il sushi. (So bene le piace tantissimo e che lei sa prepararlo molto bene.)
Patrizia gli ha fatto vedere l'immagine dell'ecografia sul cellulare, senza che peraltro lui riuscisse a distinguere nulla che non fosse una macchia indistinta, a breve dovrà fare un esame particolare "DNA-non ho capito bene" molto importante.
Senza avergli chiesto nulla mi dice che Il figlio non è suo.
Patrizia gli ha confidato in tutta semplicità che quando hanno avuto gli ultimi rapporti completi non aveva ancora smesso di prendere la pillola.
Stupidamente gli chiedo se lui sapesse chi era il padre, mi risponde infastidito che non si chiede ad una donna se conosce il padre del suo bambino. Lei non ne ha fatto cenno e lui non ha chiesto.
Annuisco. Del resto, penso, Patrizia vive in un altra città e lui non può avere idea (e credo non l'abbia mai avuta) di chi possa frequentare o abbia frequentato. Chiunque sia il padre rimane, agli occhi di Vittorio, comunque uno sconosciuto.
Successivamente ripensando a quanto dettomi da Vittorio ho dedotto che avessero avuto rapporti non protetti con l'unico sbarramento anticoncezionale rappresentato dalla pillola.
Questo dettaglio mi ha colpito. Da giovani era consuetudine tenere sempre qualche profilattico, ben nascosto, nel portaoggetti dell'auto.
Ho la vaga impressione di avere sopravvalutato sia la sua intelligenza che la sua capacità di gestire la relazione da uomo vissuto quale ho creduto che fosse.
Credevo che in questi mesi avessero avuto rapporti o contatti intimi mentre evidentemente, a suo dire, non ne hanno avuti.
Mi sono anche chiesto cosa sia andato a fare nella città di Patrizia nell'ultimo periodo vista l'inesistenza di particolari necessità operative.
Gli ho chiesto: tu come ti senti? Mi ha risposto: bene.
Mi è parso non abbia mai sorriso se non con una o due smorfie.
Mi è apparso evidente un modo apatico nel raccontare. Ma questa potrebbe essere stata una mia impressione.
Ha aggiunto: mi piacerebbe se fosse una bambina.
Gli ho risposto banalmente che la cosa importante è che tutto vada bene, maschio o femmina è soltanto un dettaglio marginale.
Per un attimo ho pensato chiedergli se la vedrà durante la gravidanza, ma ho ritenuto la domanda troppo intima.
Le nostre mogli entrano nel bar accompagnate da quel fitto chiacchiericcio che tanto adoro.
Le donne hanno la straordinaria caratteristica di riuscire a parlare tra loro ininterrottamente per ore senza mai restare prive di argomenti.
A seguirle arriveranno altri amici e anche le granite.
Io e Vittorio, in meno di quindici minuti, ci siamo detti tutto.
Spero, non so perché, venga alla luce un bambino sano e vispo augurandomi soltanto non abbia gli occhi verdi.
Poi realizzo che anche Patrizia ha gli occhi verdi.
Ho tre amici che hanno sposato donne lombarde, friulane e piemontesi.
Altri conoscenti sono sposati con donne dell'est, francesi e tedesche.
Tutte vivono in Sicilia della quale si sono innamorate e non si sognerebbero di vivere altrove.
Anzi mostrano spesso un attaccamento che spesso le siciliane non hanno.
Accettate e accolte con quella ospitalità che è il tratto saliente della mia gente.
Nessuno in Sicilia si sognerebbe di fare o scrivere battute stupide come quelle che ho letto qui.
Quando accade mi sale l'embolo razzista e mi trasformo, mio malgrado, in un piccolo Himmler.
Qualcuno direbbe, come ha detto, che ho in me il tratto tipico meridionale della permalosità.
Può darsi.
Quando penso agli abitanti delle regioni sui cui muri viene scritto "FORZA ETNA", non posso fare a meno di immaginare che quando in Sicilia avevamo Archimede, Siracusa, Empedocle, Agrigento, Gorgia, gli abitanti di quelle stesse regioni vivevano ancora sugli alberi.
Non posso fare a meno di pensare che se il razzismo non fosse altro che pura merda, i siciliani, nelle cui vene scorre il sangue dei popoli che hanno raggiunto l'isola nel momento del loro massimo splendore, avrebbero tutte le ragioni per essere razzisti.
Fortunatamente non è cosi.
Scusate lo sfogo. Alla fine dovremmo tutti volerci bene senza pregiudizi.
Costa jonica della Sicilia. Da una parte il mare più azzurro e seducente del mondo, dall'altra il vulcano più alto d'Europa.
Bar di tendenza, molto affollato, ben climatizzato, in attesa di ordinare una granita caffè con poca panna e brioche col tuppo mentre aspettiamo che le donne ci raggiungano, in ritardo come sempre.
Vedo fuori turisti seduti ai tavoli incuranti del caldo. Preferiamo stare dentro al fresco.
Insieme a Vittorio siamo arrivati un po' prima, per occupare un paio di tavoli e fare colazione comodamente seduti e anche, senza dircelo, per parlare.
Non ci sono preamboli: Patrizia aspetta un bambino. Nascerà a febbraio.
Mi racconta che lei non sta nella pelle dalla felicità e che l'ha sentita molto serena. Mi dice che la Patrizia esuberante e inquieta che conoscevamo è come totalmente cambiata.
Adesso sembra essere un altra donna. Ha smesso di fumare. Beve solo acqua e segue una strana dieta che, tra le altre cose, le impone di non mangiare il sushi. (So bene le piace tantissimo e che lei sa prepararlo molto bene.)
Patrizia gli ha fatto vedere l'immagine dell'ecografia sul cellulare, senza che peraltro lui riuscisse a distinguere nulla che non fosse una macchia indistinta, a breve dovrà fare un esame particolare "DNA-non ho capito bene" molto importante.
Senza avergli chiesto nulla mi dice che Il figlio non è suo.
Patrizia gli ha confidato in tutta semplicità che quando hanno avuto gli ultimi rapporti completi non aveva ancora smesso di prendere la pillola.
Stupidamente gli chiedo se lui sapesse chi era il padre, mi risponde infastidito che non si chiede ad una donna se conosce il padre del suo bambino. Lei non ne ha fatto cenno e lui non ha chiesto.
Annuisco. Del resto, penso, Patrizia vive in un altra città e lui non può avere idea (e credo non l'abbia mai avuta) di chi possa frequentare o abbia frequentato. Chiunque sia il padre rimane, agli occhi di Vittorio, comunque uno sconosciuto.
Successivamente ripensando a quanto dettomi da Vittorio ho dedotto che avessero avuto rapporti non protetti con l'unico sbarramento anticoncezionale rappresentato dalla pillola.
Questo dettaglio mi ha colpito. Da giovani era consuetudine tenere sempre qualche profilattico, ben nascosto, nel portaoggetti dell'auto.
Ho la vaga impressione di avere sopravvalutato sia la sua intelligenza che la sua capacità di gestire la relazione da uomo vissuto quale ho creduto che fosse.
Credevo che in questi mesi avessero avuto rapporti o contatti intimi mentre evidentemente, a suo dire, non ne hanno avuti.
Mi sono anche chiesto cosa sia andato a fare nella città di Patrizia nell'ultimo periodo vista l'inesistenza di particolari necessità operative.
Gli ho chiesto: tu come ti senti? Mi ha risposto: bene.
Mi è parso non abbia mai sorriso se non con una o due smorfie.
Mi è apparso evidente un modo apatico nel raccontare. Ma questa potrebbe essere stata una mia impressione.
Ha aggiunto: mi piacerebbe se fosse una bambina.
Gli ho risposto banalmente che la cosa importante è che tutto vada bene, maschio o femmina è soltanto un dettaglio marginale.
Per un attimo ho pensato chiedergli se la vedrà durante la gravidanza, ma ho ritenuto la domanda troppo intima.
Le nostre mogli entrano nel bar accompagnate da quel fitto chiacchiericcio che tanto adoro.
Le donne hanno la straordinaria caratteristica di riuscire a parlare tra loro ininterrottamente per ore senza mai restare prive di argomenti.
A seguirle arriveranno altri amici e anche le granite.
Io e Vittorio, in meno di quindici minuti, ci siamo detti tutto.
Spero, non so perché, venga alla luce un bambino sano e vispo augurandomi soltanto non abbia gli occhi verdi.
Poi realizzo che anche Patrizia ha gli occhi verdi.