una brutta storia...

Gaia

Utente di lunga data
appunto perchè erano rimaste minoranze. è quando non sono più minoranza che sorgono i problemi. le culture forti non si integrano e la cultura musulmana è molto forte ed identitaria.

la cosa non vale solo per l'Italia
Non siamo d’accordo. Nessuno mi convincerà mai che le persone sono cattive perchè appartengono a una cultura e non a un’altra.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Non siamo d’accordo. Nessuno mi convincerà mai che le persone sono cattive perchè appartengono a una cultura e non a un’altra.
esistono culture cattive che vengono foraggiate perchè funzionali a determinati interessi. esistono persone cattive perchè sono cattive di loro. altrimenti non avremmo bisogno di carceri
 

Gaia

Utente di lunga data
esistono culture cattive che vengono foraggiate perchè funzionali a determinati interessi. esistono persone cattive perchè sono cattive di loro. altrimenti non avremmo bisogno di carceri
Ma come puoi pensare che esistano culture cattive??? Al massimo possono esistere persone cattive.
Non sono d’accordo minimamente e per me l’unica razza esistente è quella umana.
 

Gaia

Utente di lunga data
ho risposto al tuo commento



se torni indietro nelle pagine io ho solo espresso una voce, facendomi in qualche modo "portavoce" di altre voci che ho sentito in un moto crescente nel tempo (voci non di politici, ma di persone comuni, non "i ricchi")
ne avevo già scritto anche in passato, e Brunetta mi faceva intendere che non era il caso di insistere, meglio stare zitti che pareva fossi razzista.
e dai una, dai due, dai tre, dal momento che non mi ritengo razzista, ho affrontato la questione, ma appunto perchè so non riguardare solo me.
fosse solo per me, me ne frego.

le migrazioni non si fermeranno mai, è ovvio che come frase non sussiste. noi come specie in origine eravamo nomadi.
ma se torniamo indietro e facciamo tutta una ricostruzione storica di ogni frase non se ne esce più.

decidere di non fare niente, è prendere e sbattere il tutto alle generazioni future. questo è il tempo.
Io ritengo che il problema più cogente sia dato dal fatto che esiste una parte della popolazione che detiene la stragrande ricchezza. Ne esiste un’altra più popolosa che è povera.
Al contempo il mondo con le sue risorse energetiche e naturali e’ al collasso. Non bastano per tutti.
Quando dico che oggi fare figli significa produrre schiavi non lo dico come critica a chi ne fa.
Sarebbe da spargere preservativi e fare educazione sessuale anche alle popolazioni che vivono nei posti più disagiati.
Diventando meno forse potremmo ancora sostenere una vita dignitosa e riportare tutto allo start.
 

Nicky

Utente di lunga data
Io ritengo che il problema più cogente sia dato dal fatto che esiste una parte della popolazione che detiene la stragrande ricchezza. Ne esiste un’altra più popolosa che è povera.
Al contempo il mondo con le sue risorse energetiche e naturali e’ al collasso. Non bastano per tutti.
Quando dico che oggi fare figli significa produrre schiavi non lo dico come critica a chi ne fa.
Sarebbe da spargere preservativi e fare educazione sessuale anche alle popolazioni che vivono nei posti più disagiati.
Diventando meno forse potremmo ancora sostenere una vita dignitosa e riportare tutto allo start.
Sono completamente d'accordo sulla prima parte, il problema più grosso, per me, è l'inefficienza nella ridistribuzione della ricchezza.
Sulla seconda parte, viviamo in sistemi economici che si reggono sulla crescita, abbiamo bisogno di umani che acquistano beni e servizi, perciò a decrescita della popolazione è in contrasto con il sistema e mette comunque in crisi l'economia. Perciò mi chiedo, cosa si potrebbe fare per avere crescita economica ma preservare le risorse? O come invertire i cicli e i sistemi senza doverlo passare attraverso un collasso? Sinceramente non ne ho idea.
 

Gaia

Utente di lunga data
Sono completamente d'accordo sulla prima parte, il problema più grosso, per me, è l'inefficienza nella ridistribuzione della ricchezza.
Sulla seconda parte, viviamo in sistemi economici che si reggono sulla crescita, abbiamo bisogno di umani che acquistano beni e servizi, perciò a decrescita della popolazione è in contrasto con il sistema e mette comunque in crisi l'economia. Perciò mi chiedo, cosa si potrebbe fare per avere crescita economica ma preservare le risorse? O come invertire i cicli e i sistemi senza doverlo passare attraverso un collasso? Sinceramente non ne ho idea.
io preservo le mie ‘ricchezze’ vivendo in due.
Essendo in due siamo decisamente più abbienti di una famiglia.
E anche meno ricattabili dal punto di vista sociale.
Siamo troppi sul pianeta. Un tempo le guerre cicliche e le malattie riequilibravano.
Oggi si vive troppo a lungo e non ci sono ricambi generazionali dove
Per ricambio intendo che muore uno e nasce un altro. Invece oggi coesistiamo con gente centenaria per diversi decenni.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sono completamente d'accordo sulla prima parte, il problema più grosso, per me, è l'inefficienza nella ridistribuzione della ricchezza.
Sulla seconda parte, viviamo in sistemi economici che si reggono sulla crescita, abbiamo bisogno di umani che acquistano beni e servizi, perciò a decrescita della popolazione è in contrasto con il sistema e mette comunque in crisi l'economia. Perciò mi chiedo, cosa si potrebbe fare per avere crescita economica ma preservare le risorse? O come invertire i cicli e i sistemi senza doverlo passare attraverso un collasso? Sinceramente non ne ho idea.
io preservo le mie ‘ricchezze’ vivendo in due.
Essendo in due siamo decisamente più abbienti di una famiglia.
E anche meno ricattabili dal punto di vista sociale.
Siamo troppi sul pianeta. Un tempo le guerre cicliche e le malattie riequilibravano.
Oggi si vive troppo a lungo e non ci sono ricambi generazionali dove
Per ricambio intendo che muore uno e nasce un altro. Invece oggi coesistiamo con gente centenaria per diversi decenni.
Il punto è che ognuno sarebbe ben contento di essere centenario.
Il benessere induce a voler fare meno figli, proprio per garantire a sé e ai figli quel benessere che apprezziamo.
Dipende dalla nostra esperienza e dal contesto considerare benessere una situazione anche molto modesta.
Credo che sia un problema ambire ad avere il bagno e poi scoprire che il contesto cambiato ci fa sentire pezzenti perché sì abbiamo il bagno, ma gli altri la piscina.
Sono i disequilibri che fanno percepire come misero e ingiusto quello che abbiamo desiderato e considerato un punto di arrivo.
È il meccanismo che porta a migliorarsi, ma crea frustrazione se non si riesce a raggiungere niente.
Questo conduce a guardare come nemici chi vicino a noi ha qualcosa di più o chi ci pare che rovini il piccolo mondo che ci siamo costruiti.
Io credo che si dovrebbe agire nel piccolo mondo, perché del grande se ne occupa, male, sempre chi ha di tutto e di più e vuole ancora di più e si diverte proprio come gli dei dell’Olimpo a vedere come si agitano quelli che il potere non lo hanno.
 

white74

Utente di lunga data
Sono i disequilibri che fanno percepire come misero e ingiusto quello che abbiamo desiderato e considerato un punto di arrivo.
⤴ vero
Questo conduce a guardare come nemici chi vicino a noi ha qualcosa di più o chi ci pare che rovini il piccolo mondo che ci siamo costruiti.
⤴ l’uso della parola “nemico” non la trovo appropriata. Può esse per alcuni ma non puoi farla diventare una considerazione generale valida per chiunque. Chi ha di più è diverso da chi cerca di rovinare il “nostro piccolo mondo” (perché farlo sembrare un male il frutto del nostro lavoro?), magari usando violenza o mettendo in atto azioni criminose.
o credo che si dovrebbe agire nel piccolo mondo
⤴ idee in merito?
 

Brunetta

Utente di lunga data
⤴ vero

⤴ l’uso della parola “nemico” non la trovo appropriata. Può esse per alcuni ma non puoi farla diventare una considerazione generale valida per chiunque. Chi ha di più è diverso da chi cerca di rovinare il “nostro piccolo mondo” (perché farlo sembrare un male il frutto del nostro lavoro?), magari usando violenza o mettendo in atto azioni criminose.

⤴ idee in merito?
E come lo definisci chi “cerca di rovinare”? A me nemico sembra il termine adeguato.
Per me ridurre il più possibile le condizioni di frustrazione.
Vale per le scelte politiche, ma anche per il quotidiano, anche senza agire nel volontariato.
 

white74

Utente di lunga data
E come lo definisci chi “cerca di rovinare”? A me nemico sembra il termine adeguato.
Per me ridurre il più possibile le condizioni di frustrazione.
Vale per le scelte politiche, ma anche per il quotidiano, anche senza agire nel volontariato.
guardare come nemici chi vicino a noi ha qualcosa di più o chi ci pare che rovini il piccolo mondo che ci siamo costruiti.
Mi riferivo a “chi vicino a noi ha di più”
Perché dovrebbe essere considerato un nemico?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi riferivo a “chi vicino a noi ha di più”
Perché dovrebbe essere considerato un nemico?
Ho scritto cosa accade, non quello che sento o penso io.
L’invidia è diffusa. Ambire a migliorare è positivo, il risvolto negativo è la frustrazione e l’invidia.
La nostra società fa credere che “se vuoi e ti impegni, otterrai”, ma non è vero. Non tutti riescono a ottenere ciò che pensavano dipendesse solo dall’impegno.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non siamo d’accordo. Nessuno mi convincerà mai che le persone sono cattive perchè appartengono a una cultura e non a un’altra.
Dimentichi la pressione del gruppo sull'individuo, che fa leva sul bisogno naturale di appartenenza. Tanto più è grande il gruppo di appartenenza tanto più il rischio di venire esclusi fa si che ci si adegui agli usi e costumi prevalenti. Esempio: 3 o 4 anni fa al supermercato vedere uno senza mascherina faceva "effetto", prima di allora e oggi fa effetto il contrario
 

Marjanna

Utente di lunga data
Io ritengo che il problema più cogente sia dato dal fatto che esiste una parte della popolazione che detiene la stragrande ricchezza. Ne esiste un’altra più popolosa che è povera.
Al contempo il mondo con le sue risorse energetiche e naturali e’ al collasso. Non bastano per tutti.
Quando dico che oggi fare figli significa produrre schiavi non lo dico come critica a chi ne fa.
Sarebbe da spargere preservativi e fare educazione sessuale anche alle popolazioni che vivono nei posti più disagiati.
Diventando meno forse potremmo ancora sostenere una vita dignitosa e riportare tutto allo start.
A me pare più utenti tendano a fare un salto cadendo in una generalizzazione che non porta a niente, non aggiunge niente, se non tirare fuori schemi su cui arenarsi.
Non riuscirai a imporre di non fare figli al mondo, e quello che ti ha spiegato @perplesso è abbastanza semplice, puoi pensare a qualsiasi piccolo gruppo. In Italia ancora possono sentirsi "gruppi diversi" due paesi a pochi chilometri di distanza.

Vorrei proprio vedere quanto alcuni utenti, nella loro quotidianità colgano le sofferenze, i vissuti personali delle persone che incrociano, e in un certo senso modulino la propria strada a fronte di chi trovano fragile, senza un neon lampeggiante che gliela indichi.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
il pianeta è sottopopolato in genere, in Italia in particolare. abbiamo un patrimonio edilizio sufficiente per 75 milioni di abitanti. abbiamo centinaia di migliaia di metri cubi edificabili lasciati all'abbandono e questo ognuno di noi può vederlo facendosi un giro per la propria città.

abbiamo ettari di terreno coltivabile nell'ordine delle centinaia di migliaia abbandonati. abbiamo una scienza agronomica che ha soluzioni applicabili alla possibilità di coltivare l'insalata ed i pomodori sulle astronavi, quindi sta tarantella delle risorse finite ha cotto il razzo

leggetevi Edward Bernais ed il suo testo sulla propaganda. vi spieghierà come hanno fatto a convincere milioni di donne a fumare ed il mondo intero a credere che in Inghilterra si facesse colazione con uova e pancetta da sempre.

il meccanismo che ha convinto troppa gente che siamo troppi al mondo è lo stesso
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Io mica lo so che esperienze avete voi. Ma io conosco veramente tanta gente straniera.
Ma tanta veramente. E non ho mai avuto problemi di comprensione reciproca.
stranieri di provenienza e religione musulmana, tanti. capacità di comprensione della loro visione della vita e della donna, altrettanta. consapevolezza che il loro concetto ed il mio concetto su determinate cose semplicemente non sono e non saranno mai compatibili, pure di più
 

andrea53

Utente di lunga data
Io mica lo so che esperienze avete voi. Ma io conosco veramente tanta gente straniera.
Ma tanta veramente. E non ho mai avuto problemi di comprensione reciproca.
Niente di particolarmente vasto che possa essere traslato da comportamento individuale a problema generale: certo chi viene a vivere da noi spesso si adegua volentieri al nostro stile di vita e alla tolleranza, traguardo cui la nostra società è arrivata superando secoli bui, in cui - tra le tante amenità- si mandavano le donne sul rogo. Suppongo che la signora di origini iraniane che hai citato non torni spesso nel suo Paese, schiacciato da quelli orribili santoni fanatici. Professare l’ateismo o l’ agnosticismo lì può costare la vita. In un Paese relativamente tollerante come il Marocco, due-tre anni di galera. Io credo - ragionando un po’ a spanne - che una buona parte dei migranti abbia l’intelligenza di godersi le nostre libertà. E che un’altra coltivi un odio sordo nei confronti dei nostri costumi, così lontani da quelli delle loro nazioni di provenienza: quasi sempre si tratta banalmente di coloro che non trovano sistemazioni soddisfacenti e che in gran parte finiscono nel giro della criminalità. Noi, che qui siamo nati, ora assistiamo a eventi criminosi cui non eravamo abituati, perlomeno nella frequenza e spesso nei modi cruenti in cui vengono messi in atto. E questa, ça va sans dire, é la macchina che alimenta il razzismo. Io non vedo soluzioni.
 

Gaia

Utente di lunga data
Niente di particolarmente vasto che possa essere traslato da comportamento individuale a problema generale: certo chi viene a vivere da noi spesso si adegua volentieri al nostro stile di vita e alla tolleranza, traguardo cui la nostra società è arrivata superando secoli bui, in cui - tra le tante amenità- si mandavano le donne sul rogo. Suppongo che la signora di origini iraniane che hai citato non torni spesso nel suo Paese, schiacciato da quelli orribili santoni fanatici. Professare l’ateismo o l’ agnosticismo lì può costare la vita. In un Paese relativamente tollerante come il Marocco, due-tre anni di galera. Io credo - ragionando un po’ a spanne - che una buona parte dei migranti abbia l’intelligenza di godersi le nostre libertà. E che un’altra coltivi un odio sordo nei confronti dei nostri costumi, così lontani da quelli delle loro nazioni di provenienza: quasi sempre si tratta banalmente di coloro che non trovano sistemazioni soddisfacenti e che in gran parte finiscono nel giro della criminalità. Noi, che qui siamo nati, ora assistiamo a eventi criminosi cui non eravamo abituati, perlomeno nella frequenza e spesso nei modi cruenti in cui vengono messi in atto. E questa, ça va sans dire, é la macchina che alimenta il razzismo. Io non vedo soluzioni.
La signora che ho citato tornava da bambina e fino ai 16 almeno a trovare i nonni.
Poi questi sono morti e lei non ha più legami con la sua terra. I suoi genitori vivono qui e furono mandati qui ai tempi del regime così che potessero studiare e sistemarsi.
Credo che molto dipenda dal fatto che questa era gente che sta bene. In cui gente del 1920 era già laureata. I suoi nonni erano tutti e 4 laureati e di ottime famiglie.
 
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