ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
Più che galline, io sceglierei scimpanzèLe 10 regole del controllo sociale di Noam Chomsky
Regola nr. 3
La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile basta applicarla gradualmente, al contagocce, per anni consecutivi.
Non ho mai creduto comunque nella consapevolezza delle masse.
Qui le 10 regole, sarebbe bene rileggersele ogni santo giorno.![]()
Le 10 regole del controllo sociale di Noam Chomsky - Il Bene Comune
di Noam Chomsky – da Altrogiornale.org Il grande intellettuale statunitense ha elaborato una lista delle 10 regole del controllo sociale, ovvero, strategie utilizzate per la manipolazione del pubblico attraverso i mass...www.ilbenecomune.it
Per scoprire come magari si assomigli a stupide galline che si azzuffano per niente... (Cit.).
Una cosa che mi fa molto ridere è che condividiamo più dna noi con scimpanzè e gorilla di quanto ne condividano fra loro scimpanzè e gorilla.
I comportamenti umani, da questo punto di vista, l'azzuffarsi intendo, non sono nuovi e nemmeno poi tanto speciali.
Io un tempo ho creduto possibile l'educazione.
Poi ho incontrato la realtà.
Il mio stupore è retorico. Spero sia chiaro.
Mi aspetto molto poco da questa umanità qui.
E penso che protestare per il green pass (manco per il vaccino in realtà) sia l'ennesima manifestazione del dna di cui dicevo.
Fra tutte le discussioni che si sarebbero potute fare, minchia!
Detto questo, concordo con te e trovo che la tua citazione sia una bella cornice per gli ultimi 50-60 anni.
Anche se ho veramente seri dubbi della realtà di un disegno così articolato e prolungato nel tempo, richiederebbe parecchia intelligenza. E risparmio ulteriori commenti a riguardo.
Mi sembra semplicemente che anche quelle regole che citi, e che saltuariamente vedo applicate ma per lo più casualmente e riconosciute spesso a posteriori dagli stessi che le applicano, appartengano all'entropia umana.
Al desiderio di non cambiare mai. Di non cambiare niente.
Se a questo aggiungi il mito del benessere e della sicurezza con la new entry della libertà che hanno sovrascritto il mito dell'eroe (la figura che rappresentava la tendenza dell'uomo a spingersi nell'ignoto in cerca di onore e conoscenza)...beh, ne esce quello che si può osservare in questi tempi qui.
Trovo comunque triste, vedere questa desolazione.
(ma la masochista in me ringrazia per la tristezza, e come si suol dire...la lingua batte dove il dente duole).
C'è l'altra parte di me, quella romantica e decadente, che invece adora appartenere a questo tempo in decandenza, e si duole del fatto di esser troppo vecchia per veder definitivamente crollare l'illusione degli ultimi mille anni. Peccato.
E allora osservo quel che mi è concesso osservare.
Personalmente, mi sento semplicemente sempre più lontana dalle manifestazioni di socialità e società che vedo rappresentate attorno a me.
Mi sembra tutta una farsa. Non me ne sento parte.
E vado alla ricerca di almeno un po' di autenticità.
Che è poi uno dei motivi per cui mi trovo bene anche con una amica che ha una visione del mondo e della vita profondamente diversa dalla mia, ma con cui condivido l'idea di onore, fierezza e fedeltà a se stessi.
Poi secondo me spara una marea di cazzate dal punto di vista scientifico, e glielo dico.
Lei mi risponde che non ha fiducia nel sistema ed in particolare nel sistema scientifico. Che tutto è manipolato.
Ecco...forse non abbiamo in comune l'idea che la scienza non è fede, ma conoscenza che procede per errori.
E io resto comunque una senza fede, senza dio e senza patria. Amante dei dati e delle informazioni neutre. Su cui faccio affidamento avendo ben chiaro che quell'affidamento è valido fino a quando non lo sarà più, disconfermato da altri fatti.
Mi sono formata l'idea che le masse non siano educabili proprio per questo motivo, fra gli altri: la massa ha bisogno di un dio, un qualunque dio. Meglio se conflittuale, punitivo, con cui schierarsi (a favore o contro conta molto poco, è praticamente la stessa cosa).
Dio è un contenitore efficacissimo delle pulsioni profonde e inaffrontate che vengono relegate nel mistero dell'inconosciuto (che è peccato anche solo avvicinare) e a cui si risponde con la fede e la convinzione, anzichè con la conoscenza (intesa come percorso sempre disconfermato in se stesso).
Spero di esser riuscita a spiegarmi!
(e come al solito, grazie! per i giri mentali che i tuoi spunti mi regalano).