Zoccola, troia, puttana e sciupa femmine e playboy

Brunetta

Utente di lunga data
Ho fatto una promessa . Ma quanto è difficile
Dal cell non posso mettere la testa che picchia contro il muro
Ma perché non credi che ho capito?
Ho capito benissimo.
Nel sesso si gioca.
Ma si gioca con ruoli e significati, si gioca in termini di potere e si varia il gioco.
Però io non mi trovo nei giochi di potere.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ho editato qualcosa che non mi piaceva come avevo espresso :)

Va bene...ades...va bene a chi va bene!!! ;):)
A me per esempio non va GIA' bene.
Mi annoierei alla morte in un quadro del "mi piace il cazzo".
Passato il periodo di conoscenza per cui va bene un po' tutto perchè c'è la foia del prendersi, se non faccio il passo, per me è la noia totale.
E non mi basta il "ti voglio bene" piuttosto che il ti amo". Non sono sufficienti ad esser collante di una relazione di coppia.

No, non è relazione.
E' comunicazione, di coppia.
Sullo specifico della coppia.
Ossia le individuali sessualità che si esprimono liberamente e in tendenza alla libertà affrontando tabù, imbarazzi, pregiudizi, giudizi (non solo sulla persona ma anche sulle pratiche) costruendo il desiderio e la sessualità di coppia.

La relazione è semmai il contenitore in cui si colloca quella comunicazione.
(se si comunica in quel modo).

Sai bene tu dove collochi la tua visione :)

Hai mai sperimentato una comunicazione come quella a cui faccio riferimento?
Credevo di averla con mio marito.
 

spleen

utente ?
@ipazia, @Brunetta
La dicotomia non è suficiente semplicemente perchè è uno strumento rozzo di analisi della realtà.
Basterebbe analizzare da solo lo stigma sociale che deriva dall'appellare una donna -puttana-.
Se la società o una persona lo pensano, lo esprimono, riconoscono nell'accezione negativa tributata al vocabolo anche a specchio e per contrapposizione il potere criptico di una persona che si "ribella" nel valore al ruolo tradizionale attribuito alla donna e utilizza la propria sessualità e la propria genitalità al di fuori di questo schema.
(Non sto parlando ovviamente delle schiave del sesso).
Inoltre la prostituta diventa desiderabile nell' uomo, non solo in funzione della limitatezza dell' impegno economico che chiede per una prestazione ma anche per il ruolo di potere e di desiderio che esercita autonomamente. La libertà di darsi e anche di negarsi. E senza arrivare agli estremi del meretricio, si potrebbe parlare anche dell' uso della seduttività....
C'è un grande potere in tutto questo, ed è per questo che la prostituzione socialmente fa paura, o viene normata, o viene incanalata, nel passato persino resa "sacra" e perciò normalizzata dentro una canone sociale.
Il monologo della cortellesi è in definitiva normalizzante. Solo pochi anni fa sarebbe stato impossibile scindere gli appellativi dai ruoli e dal potere che da essi deriva. Semplicemente adesso il modello economico e sociale normalizzano verso una indistinta e indistinguibile uguaglianza. Il mio ragionamento non è un metro di giudizio, per ora è solo una constatazione di cosa si voglia diventare.
Spero di essere riuscito a spiegarmi su cosa intendo. Scusate l'inserimento...
 
Ultima modifica:

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ma perché non credi che ho capito?
Ho capito benissimo.
Nel sesso si gioca.
Ma si gioca con ruoli e significati, si gioca in termini di potere e si varia il gioco.
Però io non mi trovo nei giochi di potere.
Perché non li consideri un gioco
Non sleghi il potere come ruolo nel sesso dalla “realtà”
O meglio questo è l’impressione che dai.
Il fatto di sentirsi trasgressivi mi ha fatto ridere perché anche qui dai una motivazione che non è quella reale
 

Lostris

Utente Ludica
Perché non li consideri un gioco
Non sleghi il potere come ruolo nel sesso dalla “realtà”
O meglio questo è l’impressione che dai.
Il fatto di sentirsi trasgressivi mi ha fatto ridere perché anche qui dai una motivazione che non è quella reale
Hai preferenze sull’intensità del voltaggio?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
@ipazia, @Brunetta
La dicotomia non è suficiente semplicemente perchè è uno strumento rozzo di analisi della realtà.
Basterebbe analizzare da solo lo stigma sociale che deriva dall'appellare una donna -puttana-.
Se la società o una persona lo pensano, lo esprimono, riconoscono nell'accezione negativa tributata al vocabolo anche a specchio e per contrapposizione il potere criptico di una persona che si "ribella" nel valore al ruolo tradizionale attribuito alla donna e utilizza la propria sessualità e la propria genitalità al di fuori di questo schema.
(Non sto parlando ovviamente delle schiave del sesso).
Inoltre la prostituta diventa desiderabile nell' uomo, non solo in funzione della limitatezza dell' impegno economico che chiede per una prestazione ma anche per il ruolo di potere e di desiderio che esercita autonomamente. La libertà di darsi e anche di negarsi. E senza arrivare agli estremi del meretricio, si potrebbe parlare anche dell' uso della seduttività....
C'è un grande potere in tutto questo, ed è per questo che la prostituzione socialmente fa paura, o viene normata, o viene incanalata, nel passato persino resa "sacra" e perciò normalizzata dentro una canone sociale.
Il monologo della cortellesi è in definitiva normalizzante. Solo pochi anni fa sarebbe stato impossibile scindere gli appellativi dai ruoli e dal potere che da essi deriva. Semplicemente adesso il modello economico e sociale normalizzano verso una indistinta e indistinguibile uguaglianza. Il mio ragionamento non è un metro di giudizio, per ora è solo una constatazione di cosa si voglia diventare.
Spero di essere riuscito a spiegarmi su cosa intendo. Scusate l'inserimento....
Nessuna intromissione per quanto mi riguarda, anzi!
Un grazie :) per quello che hai scritto.
Che mi è chiarissimo.

E sono d'accordo.

Hai ragione, la dicotomia è uno strumento rozzo. Come sul fatto che è insufficiente da solo per entrare nella questione.

D'altro canto, proprio la linea di normalizzazione rende evidente innanzitutto la dicotomia.
La prima, la più evidente è quella di "brava/cattiva".

Che io penso sia poi quella che vien giocata nel...questo per intenderci. La parte più commerciale del compromesso della dicotomizzazione, la normalizzazione del dialogo in buna sostanza. :D


Però, se si va a vedere, come descrivi, la storia del corpo della donna...allora si può per esempio risalire all'etera.
Ossia la donna libera, anche e non solo di usare il proprio corpo (inteso come unità col cervello), per i fini che lei ritiene nell'affermazione del suo potere. E guarda un po', le etere facevano anche una cosa veramente orribile!!! conoscevano!!!! Sintetizzavano il corpo con il mondo...nella mente. (anatema!).

Stessa cosa, seppur in modi e con fini diversi la prostituzione sacra.

Io credo che, oltre quello che descrivi, nell'uomo ci sia tutto un immaginario legato all'assenza di vincoli (e qui entriamo nelle menate al maschile) e di conseguenza alla libertà di chiedere qualunque cosa, qualunque immaginario. Nel recinto della prostituta, oltre al poco costo (emotivo e non solo in denaro) è presente anche l'assenza di confronto con i propri pregiudizi sul potere di una donna che esercita il potere del proprio corpo.
E poi, un aspetto non di poco conto, in quel recinto il no è riservato a richieste che vanno nell'abuso e nella violenza.

Non da molto viene comunque riconosciuta la possibilità di stupro per le prostitute. E anche questo è legato agli immaginari a riguardo.
Una prostituta non dice no. Non solo...non può dire no.

E i maschietti...di fronte ai no, di fronte a certi sguardi tutti al femminile di riprovazione per i loro desideri...si scompensano :D
Sono pochi quelli capaci di entrare nella questione dei limiti e attraversare insieme. Come, c'è da dire, le donne usano la riprovazione come arma, talvolta).

E quella libertà negli uomini l'ho trovata raramente.
Come raramente ho incontrato la libertà di scendere giù, dentro sè...apertamente ed espressamente. (quel tavolo in cui le diverse sfaccettature del sè siedono insieme). Offrendo la discesa e il panorama. .

Nelle donne, l'espressione di sè..liberamente...è altrettanto rara.
Il timore di esser considerata porca (annegato nel giochetto di farselo dire) come nel non esserlo, gli imbarazzi, i tabù storici.
La parte istintiva e animale.
La menata del corpo, in un modo piuttosto che in un altro, le tette, il culo etc etc...
La discesa in sè...apertamente ed espressamente. (quel tavolo in cui le diverse sfaccettature del sè siedono insieme). Offrendo la discesa e il panorama.

L'uguaglianza a me sembra ormai una gran cagata.
Un buon alibi per rimanere a quel frustami nell'illusione di libertà.

Specialmente l'uguaglianza che nega il potere. Che nega lo scambio di potere. Che nega la cessione del potere.
Che inneggia ad una simmetria relazione cristallizzata.

E il potere è, soprattutto, il potere di cedere e scambiare potere. Con fiducia non nell'altro, ma in sè. Nelle propria forza, anche valutativa, della realtà.

Cosa che avviene quando si esce dalla dicotomia, si entra nei significati e si inizia a guardarsi come individui.
Caratterizzati, per specie, preferenze e orientamento. Visti come semplici fatti. E non come giudizi verso di sè.

C'è un aspetto a mio parere importante...fuori dal giochetto del frustami, c'è l'aspetto del piacere che si trasforma in appagamento.
E uno degli ingredienti di base è che, nell'esprimere sè si esprimono anche le ombre.

E l'appagamento è in quella dialettica in cui il mio piacere che mi prendo usandoti nell'esercizio del mio potere di consenso lo cedo a te inseguendo i desideri che emergono nella dialettica. Circolarmente e reciprocamente.

E qui...il no, il sì, i limiti, quelli oggettivi e quelli soggettivi, gli immaginari (anche quelli oscuri) le fantasie, i tabù, le paure, i condizionamenti...qui si esce dalle dicotomie. Quando vien messo tutto in campo nell'espressione del proprio potere di essere ognun se stesso.
Anche correndo il rischio del rifiuto. Che è incluso a priori. E non come delusione ma come espressione, di nuovo, di un potere ceduto e scambiato.

Che è poi il motivo per cui il "piace il cazzo" secondo me è il pelo dell'acqua oltre che una concezione parecchio genitale della sessualità, come lo scopare in sè.

Pratiche. Che van bene con tutti.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Ecco...adesso non so bene come andare avanti, perchè ho il timore di poterti ferire in qualche modo.

Potremmo cambiare uomo e non usare il tuo ex?
Si può anche non andar avanti 😄

@ipazia, @Brunetta
La dicotomia non è suficiente semplicemente perchè è uno strumento rozzo di analisi della realtà.
Basterebbe analizzare da solo lo stigma sociale che deriva dall'appellare una donna -puttana-.
Se la società o una persona lo pensano, lo esprimono, riconoscono nell'accezione negativa tributata al vocabolo anche a specchio e per contrapposizione il potere criptico di una persona che si "ribella" nel valore al ruolo tradizionale attribuito alla donna e utilizza la propria sessualità e la propria genitalità al di fuori di questo schema.
(Non sto parlando ovviamente delle schiave del sesso).
Inoltre la prostituta diventa desiderabile nell' uomo, non solo in funzione della limitatezza dell' impegno economico che chiede per una prestazione ma anche per il ruolo di potere e di desiderio che esercita autonomamente. La libertà di darsi e anche di negarsi. E senza arrivare agli estremi del meretricio, si potrebbe parlare anche dell' uso della seduttività....
C'è un grande potere in tutto questo, ed è per questo che la prostituzione socialmente fa paura, o viene normata, o viene incanalata, nel passato persino resa "sacra" e perciò normalizzata dentro una canone sociale.
Il monologo della cortellesi è in definitiva normalizzante. Solo pochi anni fa sarebbe stato impossibile scindere gli appellativi dai ruoli e dal potere che da essi deriva. Semplicemente adesso il modello economico e sociale normalizzano verso una indistinta e indistinguibile uguaglianza. Il mio ragionamento non è un metro di giudizio, per ora è solo una constatazione di cosa si voglia diventare.
Spero di essere riuscito a spiegarmi su cosa intendo. Scusate l'inserimento...
Non vedo libertà nella prostituzione, mai. Ma vi è una ampia letteratura in merito.
Comunque il monologo è vecchio e un discorso simile l’avevo sentito dalla Maraini quarant’anni fa.

Perché non li consideri un gioco
Non sleghi il potere come ruolo nel sesso dalla “realtà”
O meglio questo è l’impressione che dai.
Il fatto di sentirsi trasgressivi mi ha fatto ridere perché anche qui dai una motivazione che non è quella reale
Io li consideri un gioco, lo capisco, io no.
Ma non mi piace nemmeno Monopoli, non è che non capisco come funziona e perché gli altri si divertono.
Non piace a me.
 

spleen

utente ?
Non vedo libertà nella prostituzione, mai. Ma vi è una ampia letteratura in merito.
Comunque il monologo è vecchio e un discorso simile l’avevo sentito dalla Maraini quarant’anni fa.
Infatti la prostiuzione in se centra poco. Era un esempio esemplificativo di chi (pochissime magari) lo fanno per scelta e non per bisogno.
Ma il ragionamento sui ruoli e sul potere è lì e rimane intatto.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Tutti positivi, se si parla di sesso, ambito in cui vengono generalmente usati.
Voglio vedere quale uomo tra una zoccola e una casta donna preferirebbe quest'ultima. E una donna?
Tra un triste moralista e uno sciupafemmine pure simpatico, non ditemi che si darebbe al primo.
La via di mezzo?
Esiste una via di mezzo per un individuo adulto?
Nel 2021?
 

Marjanna

Utente di lunga data
In realtà era forma “elegante“ e ipocrita per fare intuire che aveva avuto storie sentimentali (e 😲 sessuali) adesso si è espliciti.
Un modo per dire senza dire insomma... mi ricordo una signora che aveva delle galline, non aveva un vero pollaio, ma una voliera (di quelle che si usavano una volta per colombe, verticale) che teneva aperta con una piccola recinzione, c'era pure un gallo ovviamente. Un'altra, più giovane, iniziò a fare tutti dei giri di chiacchere, andava dicendo che vedeva topi, che sentiva odori strani, tutto senza nominare le galline. Alla fine furono gli altri a iniziare a parlare in modo poco simpatico delle galline della signora, finchè qualcuno osò dire in faccia alla signora che avrebbe dovuto liberarsi delle galline.
Vien da chiedersi quale sia il pollame non trovi? E chi puzzi di più...
 

Skorpio

Utente di lunga data
Che significato date queste parole?
Come sottolinea ironicamente la Cortellesi, (NON) sono soltanto parole..
Ma appunto il succo è quel che può starci a monte di queste parole, dentro i cervelli, individualmente


In linea generale come nelle dittature, nella nostra civiltà si è sempre lavorato sull'esterno, sulle parole o sui gesti, cercando di mitigarli o anche di censurarli.


Hai presente Kim che fa ammazzare chi dice di aver fame? Nessuno dice che ha fame/in Corea del Nord non esiste la fame.
Facile- tutto risolto.


Proprio come nei regimi totalitari, si cerca di cancellare o comunque governare l'esterno, nella illusione di controllare cosi l'interno delle persone. (Non usa quei modi espressivi, lui è bravo)


Creando di riflesso anche i miti opposti (bravo quello che li usa, lui è spontaneo, lui si che è autentico..)


Due facce della stessa medaglia, sostanzialmente.


Alcune di quelle deformazioni lessicali ripetute nel monologo (buona donna, disponibile, etc..) ricordano una sorta di codice che si usa fra persone alle quali è in qualche modo vietato (o di cattivo gusto) usare termini più espliciti, proprio come avviene nei regimi (non posso dire che ho fame, dico che ho l'acquolina in bocca)


Li uso pure io eh? Non è che io sono fuori dal gioco


Si usano per esprimere, ma restando nel "lecito" e non rendendosi attaccabili (io non ho detto che è una puttana, ho solo detto che è una donna vivace, che è una puttana lo dici e lo pensi eventualmente tu, io sono bravo)


questi codici hanno secondo me anche l'ulteriore funzione di ponte di incontro fra stesso sesso (io e te ci si capisce e si pensa la stessa cosa)ma anche fra persone di diverso sesso.
Come linguaggi simili, che accomunano.


Quindi dire di Paola che "è una troia e che se l'è cercata" oppure dire che "Paola è una persona di mondo, e che comunque nulla avviene per caso" sono due forme ben diversamente colorate per esprimere sostanzialmente uno stesso concetto e giudizio.


Ma..resta appunto irrisolto l'impianto concettuale che sta a monte, del gesto come della parola, o della espressione.


Che è giudizio, che poi sviluppa contro giudizio
(vedi il tuo esempio del tale che ti dice zoccola sviluppando il tuo giudizio di distanza)


Meccanismo questo che funziona alla stessa maniera anche nel giudizio di eventuale accoglienza (te si che sei bravo davero a dirmi zoccola, te si che ci capisci con le donne)


Ora.. siccome nessuno è immune da giudizio, così come nessuno è immune dal pisciare, ciò non significa che io devo tirarmi giù la cerniera e pisciarti davanti, posso anche farlo privatamente.


E quindi il nodo è eventualmente la funzione del giudizio, a cosa serve, e perché si esprime, rispondendo esclusivamente a un proprio bisogno.


Perché in quel "bisogno" sta lo snodo da cui partire.


Aggiungo che probabilmente tu rifiuti e tagli un uomo che ti apoattofasse "zoccola" perché ritieni (a torto o a ragione) che non avrebbe alcuna capacità di riconoscere in quella espressione un SUO bisogno.


E in 999 casi su 1000 penso proprio che avresti ragione (si è visto statisticamente anche qui in discussioni passate la completa incapacità di un maschio di riconoscere e ragionare sul proprio bisogno, in questo contesto).
 

Brunetta

Utente di lunga data
Come sottolinea ironicamente la Cortellesi, (NON) sono soltanto parole..
Ma appunto il succo è quel che può starci a monte di queste parole, dentro i cervelli, individualmente


In linea generale come nelle dittature, nella nostra civiltà si è sempre lavorato sull'esterno, sulle parole o sui gesti, cercando di mitigarli o anche di censurarli.


Hai presente Kim che fa ammazzare chi dice di aver fame? Nessuno dice che ha fame/in Corea del Nord non esiste la fame.
Facile- tutto risolto.


Proprio come nei regimi totalitari, si cerca di cancellare o comunque governare l'esterno, nella illusione di controllare cosi l'interno delle persone. (Non usa quei modi espressivi, lui è bravo)


Creando di riflesso anche i miti opposti (bravo quello che li usa, lui è spontaneo, lui si che è autentico..)


Due facce della stessa medaglia, sostanzialmente.


Alcune di quelle deformazioni lessicali ripetute nel monologo (buona donna, disponibile, etc..) ricordano una sorta di codice che si usa fra persone alle quali è in qualche modo vietato (o di cattivo gusto) usare termini più espliciti, proprio come avviene nei regimi (non posso dire che ho fame, dico che ho l'acquolina in bocca)


Li uso pure io eh? Non è che io sono fuori dal gioco


Si usano per esprimere, ma restando nel "lecito" e non rendendosi attaccabili (io non ho detto che è una puttana, ho solo detto che è una donna vivace, che è una puttana lo dici e lo pensi eventualmente tu, io sono bravo)


questi codici hanno secondo me anche l'ulteriore funzione di ponte di incontro fra stesso sesso (io e te ci si capisce e si pensa la stessa cosa)ma anche fra persone di diverso sesso.
Come linguaggi simili, che accomunano.


Quindi dire di Paola che "è una troia e che se l'è cercata" oppure dire che "Paola è una persona di mondo, e che comunque nulla avviene per caso" sono due forme ben diversamente colorate per esprimere sostanzialmente uno stesso concetto e giudizio.


Ma..resta appunto irrisolto l'impianto concettuale che sta a monte, del gesto come della parola, o della espressione.


Che è giudizio, che poi sviluppa contro giudizio
(vedi il tuo esempio del tale che ti dice zoccola sviluppando il tuo giudizio di distanza)


Meccanismo questo che funziona alla stessa maniera anche nel giudizio di eventuale accoglienza (te si che sei bravo davero a dirmi zoccola, te si che ci capisci con le donne)


Ora.. siccome nessuno è immune da giudizio, così come nessuno è immune dal pisciare, ciò non significa che io devo tirarmi giù la cerniera e pisciarti davanti, posso anche farlo privatamente.


E quindi il nodo è eventualmente la funzione del giudizio, a cosa serve, e perché si esprime, rispondendo esclusivamente a un proprio bisogno.


Perché in quel "bisogno" sta lo snodo da cui partire.


Aggiungo che probabilmente tu rifiuti e tagli un uomo che ti apoattofasse "zoccola" perché ritieni (a torto o a ragione) che non avrebbe alcuna capacità di riconoscere in quella espressione un SUO bisogno.


E in 999 casi su 1000 penso proprio che avresti ragione (si è visto statisticamente anche qui in discussioni passate la completa incapacità di un maschio di riconoscere e ragionare sul proprio bisogno, in questo contesto).
Ti sei avvicinato al mio sentire.
E ti dico che sei anche il primo qui.
 

Martes

Utente di lunga data
Come sottolinea ironicamente la Cortellesi, (NON) sono soltanto parole..
Ma appunto il succo è quel che può starci a monte di queste parole, dentro i cervelli, individualmente


In linea generale come nelle dittature, nella nostra civiltà si è sempre lavorato sull'esterno, sulle parole o sui gesti, cercando di mitigarli o anche di censurarli.


Hai presente Kim che fa ammazzare chi dice di aver fame? Nessuno dice che ha fame/in Corea del Nord non esiste la fame.
Facile- tutto risolto.


Proprio come nei regimi totalitari, si cerca di cancellare o comunque governare l'esterno, nella illusione di controllare cosi l'interno delle persone. (Non usa quei modi espressivi, lui è bravo)


Creando di riflesso anche i miti opposti (bravo quello che li usa, lui è spontaneo, lui si che è autentico..)


Due facce della stessa medaglia, sostanzialmente.


Alcune di quelle deformazioni lessicali ripetute nel monologo (buona donna, disponibile, etc..) ricordano una sorta di codice che si usa fra persone alle quali è in qualche modo vietato (o di cattivo gusto) usare termini più espliciti, proprio come avviene nei regimi (non posso dire che ho fame, dico che ho l'acquolina in bocca)


Li uso pure io eh? Non è che io sono fuori dal gioco


Si usano per esprimere, ma restando nel "lecito" e non rendendosi attaccabili (io non ho detto che è una puttana, ho solo detto che è una donna vivace, che è una puttana lo dici e lo pensi eventualmente tu, io sono bravo)


questi codici hanno secondo me anche l'ulteriore funzione di ponte di incontro fra stesso sesso (io e te ci si capisce e si pensa la stessa cosa)ma anche fra persone di diverso sesso.
Come linguaggi simili, che accomunano.


Quindi dire di Paola che "è una troia e che se l'è cercata" oppure dire che "Paola è una persona di mondo, e che comunque nulla avviene per caso" sono due forme ben diversamente colorate per esprimere sostanzialmente uno stesso concetto e giudizio.


Ma..resta appunto irrisolto l'impianto concettuale che sta a monte, del gesto come della parola, o della espressione.


Che è giudizio, che poi sviluppa contro giudizio
(vedi il tuo esempio del tale che ti dice zoccola sviluppando il tuo giudizio di distanza)


Meccanismo questo che funziona alla stessa maniera anche nel giudizio di eventuale accoglienza (te si che sei bravo davero a dirmi zoccola, te si che ci capisci con le donne)


Ora.. siccome nessuno è immune da giudizio, così come nessuno è immune dal pisciare, ciò non significa che io devo tirarmi giù la cerniera e pisciarti davanti, posso anche farlo privatamente.


E quindi il nodo è eventualmente la funzione del giudizio, a cosa serve, e perché si esprime, rispondendo esclusivamente a un proprio bisogno.


Perché in quel "bisogno" sta lo snodo da cui partire.


Aggiungo che probabilmente tu rifiuti e tagli un uomo che ti apoattofasse "zoccola" perché ritieni (a torto o a ragione) che non avrebbe alcuna capacità di riconoscere in quella espressione un SUO bisogno.


E in 999 casi su 1000 penso proprio che avresti ragione (si è visto statisticamente anche qui in discussioni passate la completa incapacità di un maschio di riconoscere e ragionare sul proprio bisogno, in questo contesto).
@Skorpio come sempre riesci a rendere ottimamente ciò che, almeno in me, è molto chiaro a livello di movimento interiore e consapevolezza personale, ma estremamente arduo da tradurre in parole.
Volevo infatti dire a @Brunetta che anch'io comprendo il suo sentire ma non sono voluta intervenire per non impelagarmi nell'ennesimo dialogo tra sordi... e anche perché sono già stata accusata almeno una volta di essere il suo avvocato difensore 🤣🤣 cosa di cui credo tra l'altro non necessiti proprio.
A me è capitato un'unica volta, ormai quasi 30 anni fa, di accogliere con complicità questo bisogno, appunto perché all'altro era chiaro trattarsi di un suo bisogno, esplicitato e condiviso, dettato da un proprio vissuto... ed accoglierlo e giocarci diventava quasi come una cura.
Altrimenti pure io rifuggo queste modalità, che fatico a comprendere sotto un'altra ottica
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
A parte c’è nessuno sta attaccando @Brunetta che per altro nel caso saprebbe ben difendersi da sola
C’è un confronto che avviene, per esempio, tra me e lei anche in privato su due posizioni diverse.
sinceramente nel rispetto di tutti trovo che in molti facciano un sacco di seghe mentali su significati, bisogni ecc ecc per qualcosa che davvero non ha per me tutto sto significato intrinseco da trovare
Stiamo parlando di sesso. Ognuno lo vive a modo suo e ognuno con le proprie motivazioni che non dovrebbero essere messe in discussioni. Si può cercare di capire ma accettando appunto che ognuno da un significato diverso
Non accolgo bisogni per far contento qualcuno
Mi accerto che a quella parola o atto diamo lo stesso significato in quel preciso momento e se mi va bene e condivido bene se no stoppo
A volte le cose sono molto semplici , questa necessità continua di complicarle fa diventare tutto pesante e toglie il “bello” e la naturalezza delle cose
 

patroclo

Utente di lunga data
so solo che a letto non potrei mai stare con una donna che non considero la mia zoccola, la mia troia, la mia puttana, la mia vacca....ma solo perchè io non potrei essere meno del suo zoccolo, troio, vacco, puttano.... potrei anche dire che deve essere una morta di cazzo quanto io sono un morto di figa ( ma sono la sua figa e il mio cazzo).
La differenza è tutto nel "a letto", o per essere più esaustivi direi anche: in macchina, sulla lavatrice, sul tavolo, sul divano, sul bancone della cucina, in poltrona, sul pavimento, in doccia, in vasca, in mare, al lago....
Siamo tutti d'accordo che le parole hanno un significato, ma trovo veramente "strano" non riuscire a decontestualizzarle e ricontestualizzarle
 

Foglia

utente viva e vegeta
so solo che a letto non potrei mai stare con una donna che non considero la mia zoccola, la mia troia, la mia puttana, la mia vacca....ma solo perchè io non potrei essere meno del suo zoccolo, troio, vacco, puttano.... potrei anche dire che deve essere una morta di cazzo quanto io sono un morto di figa ( ma sono la sua figa e il mio cazzo).
La differenza è tutto nel "a letto", o per essere più esaustivi direi anche: in macchina, sulla lavatrice, sul tavolo, sul divano, sul bancone della cucina, in poltrona, sul pavimento, in doccia, in vasca, in mare, al lago....
Siamo tutti d'accordo che le parole hanno un significato, ma trovo veramente "strano" non riuscire a decontestualizzarle e ricontestualizzarle
Io il bisogno di considerarlo il mio puttano non ce l'ho. Capisco ciò che vuoi dire, ma capisco anche che sia abbastanza difficile riuscire a non portar fuori dal contesto del sesso "la puttana". Non siamo fatti a comparti stagni, facilissimo che dal gioco si possa passare a qualcosa che si insinua tra due a livelli più profondi. E allora pensare al "reciproco" non è che alla fine della fiera venga per così dire in soccorso.... Spero di essermi spiegata, son concetti in cui penso sia molto facile incartarsi....
 

Martes

Utente di lunga data
A parte c’è nessuno sta attaccando @Brunetta che per altro nel caso saprebbe ben difendersi da sola
C’è un confronto che avviene, per esempio, tra me e lei anche in privato su due posizioni diverse.
sinceramente nel rispetto di tutti trovo che in molti facciano un sacco di seghe mentali su significati, bisogni ecc ecc per qualcosa che davvero non ha per me tutto sto significato intrinseco da trovare
Stiamo parlando di sesso. Ognuno lo vive a modo suo e ognuno con le proprie motivazioni che non dovrebbero essere messe in discussioni. Si può cercare di capire ma accettando appunto che ognuno da un significato diverso
Non accolgo bisogni per far contento qualcuno
Mi accerto che a quella parola o atto diamo lo stesso significato in quel preciso momento e se mi va bene e condivido bene se no stoppo
A volte le cose sono molto semplici , questa necessità continua di complicarle fa diventare tutto pesante e toglie il “bello” e la naturalezza delle cose
Infatti era una battuta.
E comunque la posizione non compresa era la sua, nessun attacco al resto mi pare, solo difficoltà a capirsi. Che non significa dover esser d'accordo
 
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