@ipazia,
@Brunetta
La dicotomia non è suficiente semplicemente perchè è uno strumento rozzo di analisi della realtà.
Basterebbe analizzare da solo lo stigma sociale che deriva dall'appellare una donna -puttana-.
Se la società o una persona lo pensano, lo esprimono, riconoscono nell'accezione negativa tributata al vocabolo anche a specchio e per contrapposizione il potere criptico di una persona che si "ribella" nel valore al ruolo tradizionale attribuito alla donna e utilizza la propria sessualità e la propria genitalità al di fuori di questo schema.
(Non sto parlando ovviamente delle schiave del sesso).
Inoltre la prostituta diventa desiderabile nell' uomo, non solo in funzione della limitatezza dell' impegno economico che chiede per una prestazione ma anche per il ruolo di potere e di desiderio che esercita autonomamente. La
libertà di darsi e anche di negarsi. E senza arrivare agli estremi del meretricio, si potrebbe parlare anche dell' uso della seduttività....
C'è un grande potere in tutto questo, ed è per questo che la prostituzione socialmente fa paura, o viene normata, o viene incanalata, nel passato persino resa "sacra" e perciò normalizzata dentro una canone sociale.
Il monologo della cortellesi è in definitiva normalizzante. Solo pochi anni fa sarebbe stato impossibile scindere gli appellativi dai ruoli e dal potere che da essi deriva. Semplicemente adesso il modello economico e sociale normalizzano verso una indistinta e indistinguibile uguaglianza. Il mio ragionamento non è un metro di giudizio, per ora è solo una constatazione di cosa si voglia diventare.
Spero di essere riuscito a spiegarmi su cosa intendo. Scusate l'inserimento....
Nessuna intromissione per quanto mi riguarda, anzi!
Un grazie

per quello che hai scritto.
Che mi è chiarissimo.
E sono d'accordo.
Hai ragione, la dicotomia è uno strumento rozzo. Come sul fatto che è insufficiente da solo per entrare nella questione.
D'altro canto, proprio la linea di normalizzazione rende evidente innanzitutto la dicotomia.
La prima, la più evidente è quella di "brava/cattiva".
Che io penso sia poi quella che vien giocata nel...questo per intenderci. La parte più commerciale del compromesso della dicotomizzazione, la normalizzazione del dialogo in buna sostanza.
Però, se si va a vedere, come descrivi, la storia del corpo della donna...allora si può per esempio risalire all'etera.
Ossia la donna libera, anche e non solo di usare il proprio corpo (inteso come unità col cervello), per i fini che lei ritiene nell'affermazione del suo potere. E guarda un po', le etere facevano anche una cosa veramente orribile!!! conoscevano!!!! Sintetizzavano il corpo con il mondo...nella mente. (anatema!).
Stessa cosa, seppur in modi e con fini diversi la prostituzione sacra.
Io credo che, oltre quello che descrivi, nell'uomo ci sia tutto un immaginario legato all'assenza di vincoli (e qui entriamo nelle menate al maschile) e di conseguenza alla libertà di chiedere qualunque cosa, qualunque immaginario. Nel recinto della prostituta, oltre al poco costo (emotivo e non solo in denaro) è presente anche l'assenza di confronto con i propri pregiudizi sul potere di una donna che esercita il potere del proprio corpo.
E poi, un aspetto non di poco conto, in quel recinto il no è riservato a richieste che vanno nell'abuso e nella violenza.
Non da molto viene comunque riconosciuta la possibilità di stupro per le prostitute. E anche questo è legato agli immaginari a riguardo.
Una prostituta non dice no. Non solo...non può dire no.
E i maschietti...di fronte ai no, di fronte a certi sguardi tutti al femminile di riprovazione per i loro desideri...si scompensano

Sono pochi quelli capaci di entrare nella questione dei limiti e attraversare insieme. Come, c'è da dire, le donne usano la riprovazione come arma, talvolta).
E quella libertà negli uomini l'ho trovata raramente.
Come raramente ho incontrato la libertà di scendere giù, dentro sè...apertamente ed espressamente. (quel tavolo in cui le diverse sfaccettature del sè siedono insieme). Offrendo la discesa e il panorama. .
Nelle donne, l'espressione di sè..liberamente...è altrettanto rara.
Il timore di esser considerata porca (annegato nel giochetto di farselo dire) come nel non esserlo, gli imbarazzi, i tabù storici.
La parte istintiva e animale.
La menata del corpo, in un modo piuttosto che in un altro, le tette, il culo etc etc...
La discesa in sè...apertamente ed espressamente. (quel tavolo in cui le diverse sfaccettature del sè siedono insieme). Offrendo la discesa e il panorama.
L'uguaglianza a me sembra ormai una gran cagata.
Un buon alibi per rimanere a quel frustami nell'illusione di libertà.
Specialmente l'uguaglianza che nega il potere. Che nega lo scambio di potere. Che nega la cessione del potere.
Che inneggia ad una simmetria relazione cristallizzata.
E il potere è, soprattutto, il potere di cedere e scambiare potere. Con fiducia non nell'altro, ma in sè. Nelle propria forza, anche valutativa, della realtà.
Cosa che avviene quando si esce dalla dicotomia, si entra nei significati e si inizia a guardarsi come individui.
Caratterizzati, per specie, preferenze e orientamento. Visti come semplici fatti. E non come giudizi verso di sè.
C'è un aspetto a mio parere importante...fuori dal giochetto del frustami, c'è l'aspetto del piacere che si trasforma in appagamento.
E uno degli ingredienti di base è che, nell'esprimere sè si esprimono anche le ombre.
E l'appagamento è in quella dialettica in cui il mio piacere che mi prendo usandoti nell'esercizio del mio potere di consenso lo cedo a te inseguendo i desideri che emergono nella dialettica. Circolarmente e reciprocamente.
E qui...il no, il sì, i limiti, quelli oggettivi e quelli soggettivi, gli immaginari (anche quelli oscuri) le fantasie, i tabù, le paure, i condizionamenti...qui si esce dalle dicotomie. Quando vien messo tutto in campo nell'espressione del proprio potere di essere ognun se stesso.
Anche correndo il rischio del rifiuto. Che è incluso a priori. E non come delusione ma come espressione, di nuovo, di un potere ceduto e scambiato.
Che è poi il motivo per cui il "piace il cazzo" secondo me è il pelo dell'acqua oltre che una concezione parecchio genitale della sessualità, come lo scopare in sè.
Pratiche. Che van bene con tutti.