Mi ha fatto riflettere
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La cultura della violenza[/h]Posted on
23 settembre 2013 di
il ricciocorno schiattoso
Proprio oggi leggevo un articolo pubblicato dall’Espresso dal titolo “
Lo Stato incoraggia la violenza“.
L’articolo riporta le dichiarazioni Angela Romanin, formatrice e vice direttrice della Casa delle Donne di Bologna, che afferma:
“c’è un punto nodale ed importantissimo in questo vortice di violenze e silenzio ed è quello che riguarda la responsabilità: le donne, in Italia, diventano colpevoli delle violenze che subiscono. «E’ un atteggiamento molto comune», conferma Romanin. «Se si continua a colpevolizzare la vittima, le donne non chiederanno mai più aiuto: l’Istat dice che il 30% di coloro che subiscono violenze fisiche o sessuali non ne parla con nessuno. E’ un dato allarmante, ancora di più se considerato nell’ottica che, una volta uscita dal silenzio e trovate le forze di denunciare, la donna si sente dire che è colpa sua. E’ un tentativo preciso, questo, di responsabilizzare la vittima invece che l’autore». Un’idea assolutamente individualistica di società, in cui viene meno il senso di responsabilità comune per farne emergere quella, tutta personale, di trovarsi in una condizione dolorosa a causa propria: «dobbiamo convincerci che le donne non possono fare niente affinché cessi la violenza del partner, possono solo proteggersi ma non è che sta a loro fare in modo che il compagno smetta di picchiarle. Ognuno ha la responsabilità di se stesso», chiarisce Romanin. «Da noi arrivano donne che si sentono in colpa per le botte che hanno preso perché il meccanismo della vittimizzazione è quello che sottiene al pensiero: “sei una cattiva madre/moglie/amante, non sei brava a letto, sei una puttana, mi provochi, mi fai ingelosire, dai più credito ai tuoi genitori che a me, mi umili, guadagni tanto/poco” e via dicendo». Uno schema perfettamente integrato in una società con un fortissimo retaggio cattolico e in cui l’impostazione patriarcale della famiglia vede la donna come unica responsabile dei fallimenti non solo suoi ma anche dei figli, dell’unione marito-moglie e di tutto quanto graviti nella sfera familiare.
Della
colpevolizzazione della vittima ho già ampiamente parlato: spostare la responsabilità di un evento su chi ne ha subito le conseguenze è un modo per sentirsi al sicuro; se mi convinco che una persona ha subito una violenza perché ha commesso degli errori, mi sto raccontando che, finché non commetterò quegli stessi errori, a me non potrà capitare nulla di male. Purtroppo, come giustamente ha sottolineato Angela Romanin, nessuno di noi ha un effettivo potere sulle decisioni degli altri. Perché quella di agire con violenza è una decisione che prende il violento, non la vittima.
Parlare di comportamenti devianti, di
soggetti disturbati, è ugualmente rassicurante, perché ci esonera dall’affrontare il problema dei fattori ambientali, ci permette di ignorare quel contesto che ha contribuito a determinare il comportamento violento. Il contesto della violenza contro le donne è quella società patriarcale contro la quale punta il dito Angela Romanin quando parla della donna
come unica responsabile dei fallimenti non solo suoi ma anche dei figli, dell’unione marito-moglie e di tutto quanto graviti nella sfera familiare.
http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/09/23/la-cultura-della-violenza/