sei un vero scrittore, marietto ! !Mentre si chiudevano gli anni 80 ed iniziava una nuova decade, i fumetti erano tornati ad essere una passione prominente. Nelle edicole erano tornati i supereroi Marvel, seppure, inizialmente, un po' in sordina, grazie alla Star Comics. Le fumetterie cominciavano a spuntare come funghi. Le città confinanti già ne avevano diverse. Quindi potevo seguire le mie serie preferite sia in italiano che in inglese e molte le acquistavo regolarmente nell'una o nell'altra forma.
Attorno alla coppia, ormai "promessa sposa", formata da me e Lettie, si erano raccolti alcuni dei miei vecchi amici con le loro "nuove" fidanzate e alcune coppie facenti parte delle amicizie di lei, oltre a colleghi/e di lavoro con i rispettivi compagni/e.
Si era quindi venuta a creare una specie di compagnia di tutte giovani coppie, che, per qualche motivo non ben chiaro, aveva finito per fare di me e Lettie il punto centrale di riferimento di tutta la "banda".
C'era una discreta attesa per il nostro matrimonio, visto che eravamo i primi del gruppo ad affrontare il grande passo
Non eravamo ancora economicamente pronti ad acquistare casa, quindi trovammo un appartamento in affitto, abbastanza carino, a ridosso del centro storico. Fu necessario affittarlo fin dall'inizio dell'anno, pur essendo il matrimonio previsto per Maggio, ma la situazione aveva i suoi vantaggi, visto che ora avevamo un posto tranquillo dove godere della nostra privacy.
I mesi passarono in fretta e il giorno del matrimonio arrivò in un lampo. Fu un matrimonio allegro, con un sacco di gioventù tra i partecipanti (dopo tutto sia lo sposo che la sposa gravitavano intorno ai 25). Decidemmo di goderci per un po' la vita di coppia e di evitare gravidanze almeno per un paio di anni.
Avevamo quindi un sacco di tempo, sia per noi come coppia, sia per i nostri spazi personali. C'era spesso gente a casa nostra, che era rapidamente diventata una specie di "Quartier Generale" della compagnia.
Nel giro di qualche mese arrivammo anche a fare il compromesso per acquistare una casa nostra, fuori città.
Facevamo comunque un sacco di cose insieme, uscivamo spessissimo, sia con gli amici che solo noi due. La gente si meravigliava che fossimo sposati così giovani e senza che Lettie (che comunque continuava a dimostrare a malapena la maggiore età) fosse "in attesa".
Dopo un paio di anni, o poco più, di questa vita, qualche mese dopo l'inizio dell'inchiesta che sarebbe diventata nota col nome di "Mani Pulite", decidemmo che la "vacanza" era finita, e di cominciare a provare ad avere un bambino. Lettie rimase incinta quasi immediatamente, e arrivammo a doverci trasferire nella nuova casa che lei era ormai all'ottavo mese.
La vita cambiava in fretta: moltissimo del nostro tempo era dedicato al bambino, un bel maschietto, molto tranquillo a dire la verità. Stavo un po trascurando le mie passioni, sia la musica che i fumetti (anche se da qualche anno la fumetteria era anche nella nostra città, peraltro aperta da amici storici). La nuova casa era un po' fuori città e non fu così semplice abituarsi a stare così lontano dal centro, ma la zona dove eravamo era piena di parchi e di verde e per tirare su un bambino era perfetta.
Finita la maternità, come purtroppo capita (capitava?) spesso, Lettie fu messa in condizione di non continuare il suo rapporto di lavoro. Fortunatamente trovò lavoro simile in un'azienda più vicina a casa che cercava qualcuno part time (il che era positivo per noi, viste le esigenze genitoriali).
Io continuavo a lavorare in quel paese nella bassa dove ormai stavo già da qualche anno. Tutte le mattine lasciavo il bimbo ad una zia di Lettie che stava in un altro paese della provincia (un posto dove, coincidenza, quel solito cantautore stava registrando quello che si sarebbe rivelato essere il suo capolavoro) e poi mi facevo un altro pò di chilometri per raggiungere il mio posto di lavoro.
Gli amici continuavano a venire a casa nostra anche se un pochino meno spesso. Si metteva a letto il bimbo e poi si facevano attività tranquille, tipo giochi di società, in modo da sentirlo se si metteva a piangere. I tempi delle uscite erano, più o meno, finiti. Capitava, ogni tanto, quando qualcuna delle mamme si rendeva disponibile a tenere il pupo, ma erano occasioni abbastanza rare.
Mia mamma aveva desiderato il nipotino con grande intensità e lo teneva molto volentieri. Purtroppo, ai due anni di età, e dopo tanti anni di discreta salute, era tornata a peggiorare all'improvviso. Una mattina mi aveva telefonato di andare a recuperare il pupo perchè lei non si sentiva bene. Adesso non era più in gran forma e non si attentava a rimanere sola in casa con la responsabilità del bimbo.
Tutto ciò nonostante, visto che eravamo già "bagnati", mettemmo in cantiere anche il bis. Nuovamente, tra l'espressione dell'intento e l'ottenimento del risultato (la gravidanza) passò il tempo di un sospiro.
Adesso eravamo in quattro: l'ultima arrivata era una bimba vivacissima (pure troppo, non so se, nascendo prima lei, avremmo deciso di fare altri figli...). Lettie, come la prima volta, perse il lavoro al termine della maternità, e, stavolta, non ne trovò un altro, almeno subito. Con due figli, gli amici cominciavano a vedersi meno spesso, alcuni di loro erano alle prese con similari problemi di prole, altri stavano separandosi o già lo avevano fatto.
Insomma, le cose si erano fatte abbastanza faticose e il lavoro così distante da casa non aiutava di certo.
Poi, come accade certe volte, le cose si mossero tutte insieme all'improvviso.
Arriva voce che ad un collega che lavora in città e che svolge il mio ruolo é stato detto che verrà trasferito a breve, e la destinazione sarebbe proprio il paese in cui lavoro io. Dopo qualche giorno, la conferma: vengo trasferito in città, torno a lavorare vicino a casa dopo 12 anni in giro per la provincia. Negli stessi giorni, trova lavoro anche Lettie: è una cosa completamente diversa dal ruolo di disegnatrice, ma pazienza, il bilancio familiare ha bisogno di quell'introito.
Quindi mi appresto a lasciare il paese della bassa, quello dove ha avuto origine la mia famiglia, anche se io non ho mai abitato lì, quello famoso per il pittore cinquecentesco e la serial killer, e da qualche anno anche per quello scrittore alternativo recentemente deceduto e soprattutto per quel cantautore che, quando sono arrivato, era ancora un dilettante intento a vincere un concorso locale.
Adesso è una star; da qualche tempo hanno affittato quel negozio vuoto che sta di fianco al bar dove vado a far colazione ogni mattina (e dove, nemmeno raramente, l'ho incrociato, a volte, nel corso degli anni) e li stanno costruendo l'interno di un bar. Ci gireranno delle scene di un film che ha scritto lui, dicono, le riprese incominceranno di lì a poco, pare.
In questo posto sono arrivato poco più che ventenne, con qualche giro ma senza morosa fissa. Me ne vado quando ho da poco compiuto l'età di Cristo, sposato e con un paio di marmocchi. Sono cose che ti fanno pensare, anche se vai a stare meglio.
In Double Fantasy, le canzoni di John Lennon e Yoko Ono sono alternate. Il disco finiva con un pezzo di Yoko che si intitolava "Hard times are over" , "I tempi duri sono finiti". In realtà, solo tre settimane dopo la pubblicazione di quel disco, John veniva ucciso davanti a casa sua.
Mentre salivo in macchina l'ultima sera di lavoro nel paese, avevo per la testa qualcosa di simile alla frase di quella canzone, "i tempi duri sono finiti, finiti per un pò"; in realtà, anche se non mi aspettava nulla di così tragico come quello che aveva sperimentato Yoko, qualche guaio si stava preparando a visitarmi....
anche io , mi fa ricordare la mia vita mentre leggo la sua:up:Marietto, ho letto tutto d'un fiato!
Non vedo l'ora di leggere il resto!![]()
Sempre detto che Jessica Rabbit è pericolosaIl ritorno in città è una bella, bellissima sensazione... Basta con i chilometri e le code interminabili solo per andare e tornare dall'ufficio, e se voglio fare un salto in centro... beh, praticamente ci sono già.
Seguire i miei fumetti preferiti, adesso è facilissimo. I miei amici hanno la fumetteria in città, a dieci minuti a piedi dal mio ufficio....
In questo periodo ho scoperto Strangers in Paradise di Terry Moore, serie (e autore) che amavo/amo moltissimo (e che ho recensito in questa stessa sezione... venghino siore e siori, venghino)
I lunghi anni nel "far west" della provincia mi hanno ben preparato a qualsiasi evenienza nel mio lavoro, quindi fare bella figura da quel punto di vista è quasi una passeggiata, adesso, e riesco immediatamente a farmi ben volere e stimare dai miei nuovi capi.
Anche con i colleghi le cose si mettono subito bene. In un certo senso, pure troppo...
La nuova unità lavorativa è a maggioranza decisamente femminile e io sono, probabilmente, nel mio "momento migliore" di sempre. In discreta forma, non più ragazzino ma ancora giovane, con il problema "timidezza" che, pur non essendo sparito del tutto, non è più "patologicamente disabilitante" come prima.
Inoltre, da qualche mese, sono uscito dalla fase "luna di miele" del rapporto con Lettie. Non che sia cambiato qualcosa, sentimentalmente parlando, solo, non sono più in quel periodo del rapporto in cui l'altra persona è l'inizio e la fine di tutto in maniera quasi ipnotica; in altre parole, per la prima volta da anni mi rendo davvero conto che "non ce l'ha solo lei". Non che abbia intenzione di combinare qualcosa, però adesso se passa qualcuna carina, mi giro a guardarla, come non facevo più da anni, e se qualcuna mi lancia segnali, me ne accorgo.
C'è una collega in particolare a cui sembro andare davvero tanto a genio, anche lei sposata con prole; io, comunque, non ho nessuna intenzione di tradire mia moglie. Le attenzioni della collega mi fanno molto piacere e fanno molto bene alla mia autostima, ma mi assicuro di evitare di trovarmi in situazioni che potrebbero rivelarsi imbarazzanti con lei, pur senza mai respingerla a chiare lettere.
Lettie ha iniziato il suo nuovo lavoro: non le piace per niente, ma è l'unica cosa che abbiamo trovato vicino a casa e part time, adesso che il suo settore di provenienza è entrato in profonda crisi, e quindi lei fa di necessità virtù, pur di portare a casa qualche soldo.
All'inizio dell'estate la situazione sanitaria di mia madre precipita.
Dopo il primo intervento, avvenuto oltre 17 anni prima, si era ripresa bene, senza seri problemi per molto tempo, fino a un paio di anni prima. Adesso però le problematiche si sono ripresentate e dopo una serie di esami e di visite cardiologiche si arriva alla determinazione di effettuare un nuovo intervento a cuore aperto. Stavolta l'operazione viene effettuata in città, verso la fine di Ottobre. Va tutto bene anche a questo giro, ma essendo l'età molto più avanzata, la convalescenza è più lunga e complicata.
Le cose in casa non vanno male, ma io e Lettie siamo in una fase molto "faticosa" della vita insieme. Adesso i pupi sono due (di cui una fa per due da sola...) i genitori disponibili (ogni tanto) a dare una mano solo uno (mia suocera, vista la situazione di mia mamma) e lavoriamo entrambi. Abbiamo mille cose da fare e tante faccende da sbrigare. Come succede a tanti, facciamo fatica ad abituarci ai nuovi ritmi e alle nuove necessità e finiamo per "trascurarci" un po' a vicenda. In questo periodo passiamo pochissimo tempo insieme solo noi due, e, quando lo facciamo, siamo spesso troppo stanchi per "curare il nostro giardino".
In questo contesto, andiamo a fare la conoscenza di un nuovo personaggio femminile. La identificheremo come Jessica,da Jessica Rabbit, perché, in comune con questo personaggio ha l'abbondanza delle forme e l'apparenza da femme fatale.
Jessica è una collega che lavora nella stessa unità dove ora lavoro io. Non é la collega di cui abbiamo parlato, anzi, si stanno abbastanza antipatiche vicendevolmente.
A dirla tutta ha iniziato a lavorare lì un paio di settimane dopo di me, e, sorprendentemente, il nostro primo incontro ha avuto più le caratteristiche di uno "scontro".
Sorprendentemente perché per me é molto raro avere rapporti tesi con i colleghi. Se doveste chiedere a tutte le persone che hanno lavorato con me nel corso degli anni, probabilmente la stragrande maggioranza di loro vi direbbe che é praticamente impossibile litigare con me.
Eppure, nel primo incontro con Jessica, qualcuno ha detto la cosa sbagliata, l'altra non l'ha presa bene e ha risposto per le rime, e per diverse settimane i rapporti sono stati molto freddi.
Il disgelo è avvenuto durante l'estate, con qualche pranzo in gruppo con i colleghi. Non che siamo amici, però adesso ci rivolgiamo la parola senza guardarci in cagnesco.
E' indubbiamente una bella donna, anche se é un tipo fisico abbastanza diverso da tutti i "miei" precedenti. Intendiamoci, resto impressionato da un bel paio di "bocce" quanto qualsiasi altro esemplare maschio, ma io sono sempre stato più attratto dal viso e dal modo di fare che dagli attributi fisici. Quindi, da questa "distanza" ne riconosco l'avvenenza, ma non ne sono particolarmente colpito.
Il mio ufficio è un po' "staccato" e a parte rispetto al resto dell'unità operativa. Lì ci lavoriamo io e un altro collega (maschio). Ogni tanto ci mandano qualcuno per "imparare" il nostro mestiere, anche da altre unità, e da quando sono arrivato questo è sempre compito mio, perché l'altro collega odia insegnare.
Una mattina, pochi giorni dopo l'operazione di mia madre, arriva nel nostro ufficio il capo, insieme a Jessica...
Hanno deciso che deve imparare il nostro mestiere, forse per poi mandarla da qualche parte...
Il mio collega mi fa il solito cenno, sarà un problema mio, quindi mi organizzo e le faccio spazio.
E così iniziamo a lavorare insieme; in questa fase in due sullo stesso computer (anche perché la terza postazione é da approntare e non sarà pronta per qualche giorno).
Adesso che lei è così vicina, ma davvero vicina, mi rendo conto che mi è tutt'altro che indifferente. Non so bene cosa sia, forse la sua fisicità, ma faccio fatica a rimanere "composto". Vabbé, penso, meno male che non mi sopporta... Poi la guardo negli occhi e mi rendo conto che... "Houston.... Abbiamo un problema!"
Il ritorno in città è una bella, bellissima sensazione... Basta con i chilometri e le code interminabili solo per andare e tornare dall'ufficio, e se voglio fare un salto in centro... beh, praticamente ci sono già.
Seguire i miei fumetti preferiti, adesso è facilissimo. I miei amici hanno la fumetteria in città, a dieci minuti a piedi dal mio ufficio....
In questo periodo ho scoperto Strangers in Paradise di Terry Moore, serie (e autore) che amavo/amo moltissimo (e che ho recensito in questa stessa sezione... venghino siore e siori, venghino)
I lunghi anni nel "far west" della provincia mi hanno ben preparato a qualsiasi evenienza nel mio lavoro, quindi fare bella figura da quel punto di vista è quasi una passeggiata, adesso, e riesco immediatamente a farmi ben volere e stimare dai miei nuovi capi.
Anche con i colleghi le cose si mettono subito bene. In un certo senso, pure troppo...
La nuova unità lavorativa è a maggioranza decisamente femminile e io sono, probabilmente, nel mio "momento migliore" di sempre. In discreta forma, non più ragazzino ma ancora giovane, con il problema "timidezza" che, pur non essendo sparito del tutto, non è più "patologicamente disabilitante" come prima.
Inoltre, da qualche mese, sono uscito dalla fase "luna di miele" del rapporto con Lettie. Non che sia cambiato qualcosa, sentimentalmente parlando, solo, non sono più in quel periodo del rapporto in cui l'altra persona è l'inizio e la fine di tutto in maniera quasi ipnotica; in altre parole, per la prima volta da anni mi rendo davvero conto che "non ce l'ha solo lei". Non che abbia intenzione di combinare qualcosa, però adesso se passa qualcuna carina, mi giro a guardarla, come non facevo più da anni, e se qualcuna mi lancia segnali, me ne accorgo.
C'è una collega in particolare a cui sembro andare davvero tanto a genio, anche lei sposata con prole; io, comunque, non ho nessuna intenzione di tradire mia moglie. Le attenzioni della collega mi fanno molto piacere e fanno molto bene alla mia autostima, ma mi assicuro di evitare di trovarmi in situazioni che potrebbero rivelarsi imbarazzanti con lei, pur senza mai respingerla a chiare lettere.
Lettie ha iniziato il suo nuovo lavoro: non le piace per niente, ma è l'unica cosa che abbiamo trovato vicino a casa e part time, adesso che il suo settore di provenienza è entrato in profonda crisi, e quindi lei fa di necessità virtù, pur di portare a casa qualche soldo.
All'inizio dell'estate la situazione sanitaria di mia madre precipita.
Dopo il primo intervento, avvenuto oltre 17 anni prima, si era ripresa bene, senza seri problemi per molto tempo, fino a un paio di anni prima. Adesso però le problematiche si sono ripresentate e dopo una serie di esami e di visite cardiologiche si arriva alla determinazione di effettuare un nuovo intervento a cuore aperto. Stavolta l'operazione viene effettuata in città, verso la fine di Ottobre. Va tutto bene anche a questo giro, ma essendo l'età molto più avanzata, la convalescenza è più lunga e complicata.
Le cose in casa non vanno male, ma io e Lettie siamo in una fase molto "faticosa" della vita insieme. Adesso i pupi sono due (di cui una fa per due da sola...) i genitori disponibili (ogni tanto) a dare una mano solo uno (mia suocera, vista la situazione di mia mamma) e lavoriamo entrambi. Abbiamo mille cose da fare e tante faccende da sbrigare. Come succede a tanti, facciamo fatica ad abituarci ai nuovi ritmi e alle nuove necessità e finiamo per "trascurarci" un po' a vicenda. In questo periodo passiamo pochissimo tempo insieme solo noi due, e, quando lo facciamo, siamo spesso troppo stanchi per "curare il nostro giardino".
In questo contesto, andiamo a fare la conoscenza di un nuovo personaggio femminile. La identificheremo come Jessica,da Jessica Rabbit, perché, in comune con questo personaggio ha l'abbondanza delle forme e l'apparenza da femme fatale.
Jessica è una collega che lavora nella stessa unità dove ora lavoro io. Non é la collega di cui abbiamo parlato, anzi, si stanno abbastanza antipatiche vicendevolmente.
A dirla tutta ha iniziato a lavorare lì un paio di settimane dopo di me, e, sorprendentemente, il nostro primo incontro ha avuto più le caratteristiche di uno "scontro".
Sorprendentemente perché per me é molto raro avere rapporti tesi con i colleghi. Se doveste chiedere a tutte le persone che hanno lavorato con me nel corso degli anni, probabilmente la stragrande maggioranza di loro vi direbbe che é praticamente impossibile litigare con me.
Eppure, nel primo incontro con Jessica, qualcuno ha detto la cosa sbagliata, l'altra non l'ha presa bene e ha risposto per le rime, e per diverse settimane i rapporti sono stati molto freddi.
Il disgelo è avvenuto durante l'estate, con qualche pranzo in gruppo con i colleghi. Non che siamo amici, però adesso ci rivolgiamo la parola senza guardarci in cagnesco.
E' indubbiamente una bella donna, anche se é un tipo fisico abbastanza diverso da tutti i "miei" precedenti. Intendiamoci, resto impressionato da un bel paio di "bocce" quanto qualsiasi altro esemplare maschio, ma io sono sempre stato più attratto dal viso e dal modo di fare che dagli attributi fisici. Quindi, da questa "distanza" ne riconosco l'avvenenza, ma non ne sono particolarmente colpito.
Il mio ufficio è un po' "staccato" e a parte rispetto al resto dell'unità operativa. Lì ci lavoriamo io e un altro collega (maschio). Ogni tanto ci mandano qualcuno per "imparare" il nostro mestiere, anche da altre unità, e da quando sono arrivato questo è sempre compito mio, perché l'altro collega odia insegnare.
Una mattina, pochi giorni dopo l'operazione di mia madre, arriva nel nostro ufficio il capo, insieme a Jessica...
Hanno deciso che deve imparare il nostro mestiere, forse per poi mandarla da qualche parte...
Il mio collega mi fa il solito cenno, sarà un problema mio, quindi mi organizzo e le faccio spazio.
E così iniziamo a lavorare insieme; in questa fase in due sullo stesso computer (anche perché la terza postazione é da approntare e non sarà pronta per qualche giorno).
Adesso che lei è così vicina, ma davvero vicina, mi rendo conto che mi è tutt'altro che indifferente. Non so bene cosa sia, forse la sua fisicità, ma faccio fatica a rimanere "composto". Vabbé, penso, meno male che non mi sopporta... Poi la guardo negli occhi e mi rendo conto che... "Houston.... Abbiamo un problema!"
Scelta dell'Alias infelice, dici?Scusa, mi è venuto da ridere...per un giorno l'altro ieri il mio avatar è stato Jessica....scusa proprio non ce la faccio
:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
no ci sta benissimo, infatti poi quando l'ho cambiato con Lana essendo l'esatto opposto ho aggiunto nella mia firma "sto cercando la mia identità perduta" ma siccome sono abbastanza svampita, avrei potuto postarti qualcosa con l'avatar di Jessica e la cosa sarebbe stata buffa.....per non dire altroScelta dell'Alias infelice, dici?
Può essere... E' che mi sembrava che Jessica Rabbit rendesse molto bene l'idea della persona reale che volevo descrivere...![]()
In effetti sarebbe stato spassoso...no ci sta benissimo, infatti poi quando l'ho cambiato con Lana essendo l'esatto opposto ho aggiunto nella mia firma "sto cercando la mia identità perduta" ma siccome sono abbastanza svampita, avrei potuto postarti qualcosa con l'avatar di Jessica e la cosa sarebbe stata buffa.....per non dire altro
comunque continua che la storia si fa intrigante![]()
Volevo saltare anche la 17, come la 13. Poi però la 13 non l'avevo saltata e l'argomento della 17 può starci con il numero, quindi...
***
Jessica era completamente diversa dalle donne che avevo frequentato fino a quel momento.
Gwen usava gonne di varie misure, un filo di trucco normalmente, un po' di più in occasioni particolari, tacchi alti se richiesto dal tipo di serata, ma alternava con jeans magliette e scarpe da ginnastica e giornate in cui stava acqua e sapone, e come lei la maggior parte delle altre ragazze.
Più estrema era Lettie, mia moglie... Jeans (o leggins, negli anni 80), scarpe da ginnastica o paperine e look praticamente sempre acqua e sapone. Trucco (un filo) molto, molto raramente. Tacchi rarissimi e mai troppo alti. Per vederla in gonna avevo dovuto regalargliela io, ma se la metteva più o meno ogni due anni.
Jessica era l'estremo opposto, sempre truccata, pantaloni banditi, tacchi sempre,calze autoreggenti - a volte a rete - curve, seno, pizzi e merletti in evidenza.
Anche lo stile era completamente diverso. Gwen era seducente e sapeva di esserlo, ma lo era in maniera non studiata, colpiva sia quelli che l'interessavano che quelli con cui non intendeva avere nulla a che fare.
Lettie, se eri tra coloro che apprezzavano, ti poteva sedurre con il suo modo di fare, ma non era una cosa studiata, perchè non se ne rendeva conto.
Jessica era mirata e completamente consapevole, decideva di mandare a te un messaggio e te lo mandava.
Quella mattina, il giorno in cui il capo mi "affidò" Jessica per farle da maestro le cose si fecero subito abbastanza difficili: mi sembrava di essere entrato di colpo in uno di quei vecchi film anni 70 con la Antonelli, ero un adolescente eccitato invece che un padre di famiglia e ogni "sfioramento", anche di parti del corpo tutto sommato abbastanza "innocenti" (tipo mani o braccia), assumeva una natura assolutamente sessuale, come se ci toccassimo in parti intime. Nei confronti delle altre persone presenti nella stanza ero a disagio come se a quella scrivania fossimo entrambi completamente nudi.
Lei si era accorta immediatamente dell'effetto che mi faceva e non cercava di certo di minimizzarlo.
Quella prima giornata fu faticosa, ma, anche se ero turbato profondamente dalla situazione, dal suo manifesto interesse, ma soprattutto dalla mia reazione "scomposta", non prevedevo, né tantomeno auspicavo, sviluppi particolari, tanto che alla sera riferii tranquillamente a Lettie che mi avevano affidato questa collega, abbastanza "strafica", per insegnarle, e lei, come sempre, non essendo assolutamente gelosa, non ci aveva fatto una piega.
Nelle settimane successive, tuttavia, iniziammo questo gioco fatto di sguardi e battute, dove la sfida era spingersi un tantino più in là ogni volta. Ero cosciente fin dall'inizio dell'attrazione che lei esercitava su di me e del fatto che lei non avrebbe disdegnato, e che, di conseguenza, stavo facendo un gioco molto pericoloso; ero però abbastanza convinto che sarei riuscito a gestirlo e a non farlo andare oltre, dopotutto altre avevano provato a "tentarmi" senza risultato, e il gioco era troppo divertente per rinunciare del tutto. C'era questa voglia di vedere cosa sarebbe successo dopo, la sfida di superare la timidezza e portare avanti "il gioco" al prossimo livello, e, sì, anche l'orgoglio di riuscire, dopo quasi 11 anni da "impegnato" (fidanzamento e matrimonio) con Lettie, ad interessare una donna "sofisticata" come Jessica.
C'era inoltre, a tenermi agganciato, un tipo di attrazione diverso da quello che avevo sperimentato in passato. A differenza del mio "schema" mentale usuale, non provavo particolare interesse per Jessica da un punto di vista relazionale (al di là delle nostre conversazioni "piccanti"), mentre era molto forte il desiderio sessuale, tanto da far si che, in quelle settimane, io fossi in ufficio in stato di eccitazione perenne (come facessi a lavorare non lo so, non chiedetemelo).
I fumetti erano sempre uno dei miei interessi principali, insieme alla musica e alla narrativa; nel corso degli anni 90 i fumetti Marvel erano tornati prepotentemente sul mercato italiano, anche grazie al lavoro dei corregionali (peraltro incrociati a Bologna da adolescente ai tempi del club "Giovani Amici del Fumetto") Lupoi e Plazzi, e un altro corregionale stava avendo un certo successo con la sua "creatura" (conosciuta da tempo in quanto lettore della fanzine "Made in USA" e anche acquistata alle varie fiere all'epoca della pubblicazione indipendente) Rat-Man.
Nel romanzo "Dracula" di Bram Stoker, quando Jonathan Harker arriva finalmente al castello, il Conte gli apre il portone e lo accoglie con questa frase: "Entrate liberamente e di vostra spontanea volontà".
Questa semplice frase é in realtà molto importante nell'economia del romanzo e di ciò che nella vicenda viene rappresentato; si tratta di un richiamo alla responsabilità personale. La decisione di attraversare o meno quella soglia é di chi la prende, e quella persona dovrà accollarsi la responsabilità di ciò che ne deriverà.
Mi piacerebbe poter scrivere che Jessica mi irretì sapientemente e mi portò a fare cose che diversamente non avrei mai fatto.
Ma la realtà è che io presi la decisione di proseguire, volta dopo volta, e quindi fui il solo artefice di ciò che accadde.
Lei non fece in realtà altro che aprire la porta.
A forza di giocare iniziammo a trascorre qualche mezz'ora fuori dopo l'ufficio; poi diventarono orette. Poi una sera, mentre la riaccompagnavo al parcheggio ci baciammo.
Ci confessammo che ci piacevamo davvero tanto e che ci sarebbe piaciuto andare oltre.
Fu organizzata una cena di lavoro. Ci accordammo che sarei andato a prenderla io.
Anche se nessuno lo disse esplicitamente, sapevamo entrambi quale sarebbe stato il dessert...
:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:tiramisu ???
:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
Nel senso di età......be dai far ridere uno che scrive così bene è già una soddisfazione![]()
Sei un grande!