Non fermarsi davanti a niente.

Brunetta

Utente di lunga data
Perdonami...quando parlo di parti, parlo di parti del sè.

C'è un libretto interessante e simpatico a riguardo...questo

Quel grassetto...parla di te, non di lui.
Di quello che tu sentivi di dare.

Ma tu, io, nessuno, può dare all'altro ciò che è interno...semmai è l'altro che concede visione, condivisione di quel che lui/lei stess* è in grado di vedere e quindi mostrare.

Che quel che non si vede, non si mostra...c'è, ma non c'è.

Non lo so mistral, sei riuscita a organizzare tutto...in un quadro che sembra coerente...ma continua a stridermi qualcosa. Nella posizione che dai a tuo marito in tutta questa storia.
E anche nella funzione/posizione che ha avuto la sua Extra.

Poi è una sensazione mia...e non te la so neanche descrivere bene.

E' come se guardando l'intero sembrasse tutto in ordine, ma la sensazione che invece rimanda è disordine.
Non so se riesco a spiegare la sensazione.

Di fondo è molto semplicistica.
E, nel casino che racconti del vissuto di tuo marito, mi sa che la complessità e non la semplicità, la contraddizione e non la linearità, la fanno da padroni.

Ma non voglio intromettermi oltre.
Voi sapete. Meglio di chiunque altro.

Appena capirò cosa mi stride...te lo scrivo. :)

Se posso permettermi...e te lo dico da traditrice. Quando un amante passa così tanto il limite, non è semplicemente fuso di testa. Ci è arrivato già oltre quel limite. E chi l'ha concesso è chi è in relazione. Tuo marito in questo caso.

Lei è arrivata a te, molto prima di contattarti direttamente.

Io sposterei lo sguardo dalla follia di lei (che se fosse davvero folle non si sarebbe fermata) a tuo marito.
E non per accusare o che altro.

MA secondo me non serve neanche a te, o almeno a me non servirebbe, dipingere il mio uomo come colui che, siccome aveva bisogni confusi e una storia problematica, è caduto ingenuamente nella rete di una strega cattiva che l'ha circuito e tentato fino a farlo cadere. Mi sembra la costruzione di un'epica, anche questa.
A quella rete, alla costruzione, ha compartecipato pure lui. E dubito soltanto come passivo osservatore.
Solo che poi, quando ha visto i nodi, è venuto da te. A piangere e cercare rifugio (come dici che era d'altro canto abituato a fare). Anzichè affrontare. Da come la racconti.

E io su questo un occhio ce lo butterei.

Poi, mi ripeto, Voi sapete. Meglio di chiunque altro.

Anche se il mio psyco, mi ripeteva spesso, e a ragione, che un auto non si spinge standoci seduti dentro.
Questo è ripetuto da molti, da molto.
Quando ho scoperto il tradimento mi sono molto incazzata perché la tizia mi aveva voluto conoscere con un espediente.
Lei resta una poveretta, ma mi sono incazzata come una iena con lui.
È anche una cosa che dice molto di lui.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Questo è ripetuto da molti, da molto.
Quando ho scoperto il tradimento mi sono molto incazzata perché la tizia mi aveva voluto conoscere con un espediente.
Lei resta una poveretta, ma mi sono incazzata come una iena con lui.
È anche una cosa che dice molto di lui.
Perchè ti aveva voluto conoscere? :confused:

Io non ho mai neanche percepito la presenza della moglie. Non che nono sapessi che ci fosse. Anzi. Le ho sempre immaginate come donne intelligenti e affascinanti, perchè se quell'uomo piaceva a me, qualunque altra donna a cui piacesse non poteva che essere a sua volta intelligente e affascinante.

Lo davo per scontato. Sapevo di lei, a partire da lui, o meglio, dal fatto che io avessi scelto proprio lui.
Ma non mi interessava entrare in quello spazio.
Perchè io lui non lo "volevo". Non sentivo "mio" per i miei amanti. Sia sposati che non.

Era una parte molto liberatoria fra l'altro per me. Non sentire nessuna responsabilità verso di loro, responsabilità che discendesse da un legame intendo.
Potermi occupare solo di me, era ossigeno...inebriante.

Ho sempre di conseguenza scelto uomini che condividessero con me esattamente quel senso lì. La non appropriazione uno dell'altro e l'essere Slegati uno dall'altro. E la complicità che ne può derivare, se la cosa è ben esplicitata e condivisa.

Del mio ultimo amichetto, che aveva e ha una compagna, sono diventata confidente. E lo sono anche adesso. Amicizia mi sembra una parola grossa. Ma lui sa che trova una spalla da me. Io so che posso chiedere. E per me è più che sufficiente. Preferisco essere spalla che appoggiarmi. Appoggiarmi riguarda solo ed esclusivamente il "mio". E a volte nemmeno.

Credo fra l'altro che lui mi consideri confidente affidabile proprio perchè quando è saltato per aria con me, l'ho, anche duramente, ritirato in terra. E riportato da dove veniva. Ossia non con me.

Quindi sì, sono molto d'accordo sul fatto che la scelta dell'amante parli più di chi se lo sceglie che dell'amante stess*.
E penso che qui sì ci sia una responsabilità non indifferente e non superabile. Un limite.
Saper scegliere un amante che non valichi i limiti imposti, anche quelli implici...riguarda il fare bene il male.

E facendo il male, diventa importante farlo bene. Se no meglio stare quieti a casa. O trovarsi una casa nuova.
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Lavorando con i tossici, ho imparato che quell'intransigenza che hai descritto tanto bene, è una difesa. Dalla loro paura.

.
Sono appassionato di "vestiti"..

Chissà se è per questo che "spogliare" anche materialmente una donna lo considero un piacere irrinunciabile :confused:
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Perchè ti aveva voluto conoscere? :confused:

Io non ho mai neanche percepito la presenza della moglie. Non che nono sapessi che ci fosse. Anzi. Le ho sempre immaginate come donne intelligenti e affascinanti, perchè se quell'uomo piaceva a me, qualunque altra donna a cui piacesse non poteva che essere a sua volta intelligente e affascinante.

Lo davo per scontato. Sapevo di lei, a partire da lui, o meglio, dal fatto che io avessi scelto proprio lui.
Ma non mi interessava entrare in quello spazio.
Perchè io lui non lo "volevo". Non sentivo "mio" per i miei amanti. Sia sposati che non.

Era una parte molto liberatoria fra l'altro per me. Non sentire nessuna responsabilità verso di loro, responsabilità che discendesse da un legame intendo.
Potermi occupare solo di me, era ossigeno...inebriante.

Ho sempre di conseguenza scelto uomini che condividessero con me esattamente quel senso lì. La non appropriazione uno dell'altro e l'essere Slegati uno dall'altro. E la complicità che ne può derivare, se la cosa è ben esplicitata e condivisa.

Del mio ultimo amichetto, che aveva e ha una compagna, sono diventata confidente. E lo sono anche adesso. Amicizia mi sembra una parola grossa. Ma lui sa che trova una spalla da me. Io so che posso chiedere. E per me è più che sufficiente. Preferisco essere spalla che appoggiarmi. Appoggiarmi riguarda solo ed esclusivamente il "mio". E a volte nemmeno.

Credo fra l'altro che lui mi consideri confidente affidabile proprio perchè quando è saltato per aria con me, l'ho, anche duramente, ritirato in terra. E riportato da dove veniva. Ossia non con me.

Quindi sì, sono molto d'accordo sul fatto che la scelta dell'amante parli più di chi se lo sceglie che dell'amante stess*.
E penso che qui sì ci sia una responsabilità non indifferente e non superabile. Un limite.
Saper scegliere un amante che non valichi i limiti imposti, anche quelli implici...riguarda il fare bene il male.

E facendo il male, diventa importante farlo bene. Se no meglio stare quieti a casa. O trovarsi una casa nuova.
Mi hai fatto sorridere. In uno dei primi post in cui parlavo della moglie di lui come di una donna in gamba e intelligente mi massacrarono perché non aveva senso che un'amante parlasse in questi termini di una moglie. A me sembrava normale proprio perché mi sarei stupita che se lui mi piaceva così tanto lui stesse sposato con una scena.
Stesso motivo per cui sarebbe discriminante per me nella decisione di proseguire un matrimonio sapere che mio marito mi ha tradito con una donna che reputo una scema (non mi viene un termine migliore)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perchè ti aveva voluto conoscere? :confused:

Io non ho mai neanche percepito la presenza della moglie. Non che nono sapessi che ci fosse. Anzi. Le ho sempre immaginate come donne intelligenti e affascinanti, perchè se quell'uomo piaceva a me, qualunque altra donna a cui piacesse non poteva che essere a sua volta intelligente e affascinante.

Lo davo per scontato. Sapevo di lei, a partire da lui, o meglio, dal fatto che io avessi scelto proprio lui.
Ma non mi interessava entrare in quello spazio.
Perchè io lui non lo "volevo". Non sentivo "mio" per i miei amanti. Sia sposati che non.

Era una parte molto liberatoria fra l'altro per me. Non sentire nessuna responsabilità verso di loro, responsabilità che discendesse da un legame intendo.
Potermi occupare solo di me, era ossigeno...inebriante.

Ho sempre di conseguenza scelto uomini che condividessero con me esattamente quel senso lì. La non appropriazione uno dell'altro e l'essere Slegati uno dall'altro. E la complicità che ne può derivare, se la cosa è ben esplicitata e condivisa.

Del mio ultimo amichetto, che aveva e ha una compagna, sono diventata confidente. E lo sono anche adesso. Amicizia mi sembra una parola grossa. Ma lui sa che trova una spalla da me. Io so che posso chiedere. E per me è più che sufficiente. Preferisco essere spalla che appoggiarmi. Appoggiarmi riguarda solo ed esclusivamente il "mio". E a volte nemmeno.

Credo fra l'altro che lui mi consideri confidente affidabile proprio perchè quando è saltato per aria con me, l'ho, anche duramente, ritirato in terra. E riportato da dove veniva. Ossia non con me.

Quindi sì, sono molto d'accordo sul fatto che la scelta dell'amante parli più di chi se lo sceglie che dell'amante stess*.
E penso che qui sì ci sia una responsabilità non indifferente e non superabile. Un limite.
Saper scegliere un amante che non valichi i limiti imposti, anche quelli implici...riguarda il fare bene il male.

E facendo il male, diventa importante farlo bene. Se no meglio stare quieti a casa. O trovarsi una casa nuova.
"Francamente me ne infischio " :mexican:

Penso che lei volesse scoprire i miei punti deboli. Lui non lo so. Credo che volesse evitare proprio la bolla, ma integrare tutto. Ricorda che la maggior parte delle sue amanti erano persone conosciute tramite me. Può anche essere che fosse un modo per limitare la mia personalità.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi hai fatto sorridere. In uno dei primi post in cui parlavo della moglie di lui come di una donna in gamba e intelligente mi massacrarono perché non aveva senso che un'amante parlasse in questi termini di una moglie. A me sembrava normale proprio perché mi sarei stupita che se lui mi piaceva così tanto lui stesse sposato con una scena.
Stesso motivo per cui sarebbe discriminante per me nella decisione di proseguire un matrimonio sapere che mio marito mi ha tradito con una donna che reputo una scema (non mi viene un termine migliore)
Però tu non ambivi a scalzarla.
Se l'obiettivo è quello può interessare evidenziare le carenze della rivale che siano culturali, fisiche, caratteriali.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Però tu non ambivi a scalzarla.
Se l'obiettivo è quello può interessare evidenziare le carenze della rivale che siano culturali, fisiche, caratteriali.
Motivo in più per se scoperto non volere vicino a me un uomo che l'ha permesso
 

marietto

Heisenberg
Lavorando con i tossici, ho imparato che quell'intransigenza che hai descritto tanto bene, è una difesa. Dalla loro paura.

Funziona eh, mica che no.

Ma i tossici "risolti", pochi, che ho avuto la fortuna di incontrare, sono quelli che non solo non sono intransigenti. Ma hanno saputo integrare in loro stessi il tossico che erano stati con la persona che è uscita, nuova, dopo aver collocato la dipendenza (intesa come struttura di personalità e quindi per certi versi definitoria di un funzionamento del sè).

E sono quelli che più mi hanno insegnato...perchè avevano una visione lucida e tagliente, affilata come una spada e delicatissima...sapevano distinguere con una nettezza incredibile le "aspettative" dalla "realtà", le "potenzialità" dalle "risorse" effettive in chi li circondava.

Sicuro l'intransigenza, mi hanno raccontato, è stata un passaggio. Fondamentale.

Ma è andare Oltre...a fare la differenza. PEr quello che ho potuto vedere e sperimentare io stessa, anche se in altri ambiti.

Non son per niente d'accordo, scusami... La rabbia che accompagna spesso l'intransigenza é una fase da superare, non l'intransigenza stessa...

Tu dai un'eccezione negativa del termine, io no. Lo interpreto come non accontentarsi del compitino, fammi vedere che ti prendi le tue responsabilità non solo a parole...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
"Francamente me ne infischio " :mexican:

Penso che lei volesse scoprire i miei punti deboli. Lui non lo so. Credo che volesse evitare proprio la bolla, ma integrare tutto. Ricorda che la maggior parte delle sue amanti erano persone conosciute tramite me. Può anche essere che fosse un modo per limitare la mia personalità.
Però tu non ambivi a scalzarla.
Se l'obiettivo è quello può interessare evidenziare le carenze della rivale che siano culturali, fisiche, caratteriali.
E cosa se ne sarebbe fatta dei tuoi punti deboli? :confused:

Voglio dire, pensare di poter "scalzare" qualcun altro, come se fosse un oggetto, dice diverse cose secondo me.

A parte che mi sembra un pensiero figlio di postalmarket, cioè, harmony :D

Però il maschio diventa in un qualche modo terreno di caccia. In questo modo. Una specie di osso per cui competere, in tutti i modi ritenuti funzionali. Che è un pensiero che credo venga dal buon partito...può essere? io non ho mai avuto idee di questo tipo.

Il maschio o mi è compagno o io non me ne faccio niente. E' un valore aggiunto alla mia vita. Che di base va benissimo anche senza. Quindi o è lui che si "offre" a me, di sua libera scelta e volontà, e a me si da per il suo stesso desiderio o anche "no, grazie".

Ma anche il maschio (o la donna che si mette in posizione di "bene" da contendere") ha non poche responsabilità...come minimo si sceglie una donna che lo considera un osso da contendere.
E poi non chiarisce di non esserlo. Illudendo anche l'altro, per giustificarsi con se stesso, fondamentalmente.
Per tutti i motivi del mondo...ma questo parla della dignità di una persona che non si considera merce da passare di mano al miglior offerente.

Voglio dire che è illusorio pensare di poter scalzare (o essere scalzati) da qualcun altro.
Presuppone una manipolazione. E quindi lavoro di nascosto all'altro.
Manipolazione che fra l'altro funziona solo se l'altro si lascia manipolare. E quindi se in realtà non c'è già nulla da scalzare.

E forse è legato all'idea che il sesso si fa per amore. E quindi il fare sesso presuppone di per sè un legame, un patto. Quando non è così. Lo è solo ed esclusivamente se insieme si decide se è così.

Di base un uomo, o una donna, che si fa trattare come merce, e di conseguenza tratta chi gli sta intorno come merce non fa per me.

Io non posso essere scalzata. Da nessuno.

Solo chi è con me può decidere, per motivi validi per se stesso, che preferisce accompagnarsi con un'altra diversa da me.

E nessuno può scalzare qualcuno da me. Io decido.

Boh...mi sembrano modi molto strani di pensare le relazioni...sia che siano extra sia che siano "ufficiali".

Non capisco...forse ha ancora a che vedere con la questione dell'appropriazione dell'altro. Solo nell'appropriazione si può vantare l'idea di scalzare, o essere scalzati, da terzi. Secondo me.

Ma non capisco molto bene questo modo di pensare...


Non ti è mai venuto in mente che fosse, al contrario che limitare la tua responsabilità, un modo per muoversi sotto la tua responsabilità per integrare nella tua presenza, indiretta, quelle parti che lui giocava con le persone che fondamentalmente sceglievi tu, prima di lui...lui sceglieva sempre dopo di te.

In fondo lui, nel mare nostrum femminile, ha sempre scelto femmine che avevi scelto prima tu.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non son per niente d'accordo, scusami... La rabbia che accompagna spesso l'intransigenza é una fase da superare, non l'intransigenza stessa...

Tu dai un'eccezione negativa del termine, io no. Lo interpreto come non accontentarsi del compitino, fammi vedere che ti prendi le tue responsabilità non solo a parole...
Allora non ho capito cosa intendi per intransigenza. Mi sono fermata all'esempio che avevi portato del ragazzo.

Sono rigidina sui significati delle parole. Quindi mi rifaccio al vocabolario.

http://www.treccani.it/vocabolario/intransigente/

"irremovibile nelle proprie idee senza ammettere che altri possa pensare o agire diversamente, o che non tollera trasgressioni, deviazioni da un programma fissato, da una linea di condotta stabilita, da una regola imposta,"

quindi a questo significato io mi fermo.

In quello che dicevo c'è questo: "Io ho tradito. (mi sono drogato o che altro) Ergo SO che è sbagliato. Che ti farà male. Etc etc. " quindi non farlo e basta.
Senza considerare che ognuno deve fare i propri percorsi comunque, e che nei percorsi ci sono fondamentalmente gli errori già fatti e strafatti.

E, ed è questa la cosa che secondo me discende dall'intransigenza, non considerare che nelle esperienze, seppur simili, ognuno trova cose diverse.

Quanto al grassetto non ho capito cosa intendi...non mi sembra intransigenza...l'intransigenza non valuta i come, valuta i cosa prima di tutto.
Il come, secondo me, può essere valutato proprio uscendo dall'intransigenza, per poter valutare l'altro in modo slegato dalle proprie valutazioni su di sè e valutarlo all'interno del SUO percorso.

I tossici intransigenti, per esempio, non riuscivano assolutamente a vedere le risorse dei diversi percorsi di tossicità. Prendevano la tossicità come un unicum autoreferente, un cosa, e spesso si perdevano i come individuali, gli apprendimenti.

Che non significa non valutare come ognuno nei fatti, sono d'accordo, si assuma le sue responsabilità.

Significa valutarlo collocandolo in quel contesto specifico e non in un contesto che usa come parametro il soggettivo del sè...non so se mi spiego :)

I tossici non intransigenti riuscivano a mettere al servizio dell'altro la loro esperienza come variabile, non come punto fermo, e riuscivano a riconoscere all'altro le stronzate che, loro stessi riconoscevano di aver compiuto, come particolari dell'altro e non di loro stessi.

Fondamentalmente erano liberi dalla loro esperienza.
Che non diventava lente, se non come linguaggio comune, nello sguardo sull'altro.
Ed erano abilissimi a non confondere limiti che loro avevano vissuto come limiti con i limiti dell'altro. E lo stesso valeva per le risorse.

Insomma, erano liberi dal loro vissuto. Che guardavano con tenerezza e gratitudine. Sapendo benissimo di essere in un posto diverso. E averci comunque guadagnato. Riconoscevano le perdite. Ma i guadagni avevano una posizione ben chiara ed evidente. Ed erano i mattoni della loro ricchezza.

Io ero molto più intransigente di loro, ero anche molto più giovane, nel valutare le perdite e i guadagni e l'assunzione di responsabilità di certe esperienze. Non consideravo i due lati della medaglia e avevo pochissima pazienza rispetto al percorso stesso.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
E cosa se ne sarebbe fatta dei tuoi punti deboli? :confused:

Voglio dire, pensare di poter "scalzare" qualcun altro, come se fosse un oggetto, dice diverse cose secondo me.

A parte che mi sembra un pensiero figlio di postalmarket, cioè, harmony :D

Però il maschio diventa in un qualche modo terreno di caccia. In questo modo. Una specie di osso per cui competere, in tutti i modi ritenuti funzionali. Che è un pensiero che credo venga dal buon partito...può essere? io non ho mai avuto idee di questo tipo.

Il maschio o mi è compagno o io non me ne faccio niente. E' un valore aggiunto alla mia vita. Che di base va benissimo anche senza. Quindi o è lui che si "offre" a me, di sua libera scelta e volontà, e a me si da per il suo stesso desiderio o anche "no, grazie".

Ma anche il maschio (o la donna che si mette in posizione di "bene" da contendere") ha non poche responsabilità...come minimo si sceglie una donna che lo considera un osso da contendere.
E poi non chiarisce di non esserlo. Illudendo anche l'altro, per giustificarsi con se stesso, fondamentalmente.
Per tutti i motivi del mondo...ma questo parla della dignità di una persona che non si considera merce da passare di mano al miglior offerente.

Voglio dire che è illusorio pensare di poter scalzare (o essere scalzati) da qualcun altro.
Presuppone una manipolazione. E quindi lavoro di nascosto all'altro.
Manipolazione che fra l'altro funziona solo se l'altro si lascia manipolare. E quindi se in realtà non c'è già nulla da scalzare.

E forse è legato all'idea che il sesso si fa per amore. E quindi il fare sesso presuppone di per sè un legame, un patto. Quando non è così. Lo è solo ed esclusivamente se insieme si decide se è così.

Di base un uomo, o una donna, che si fa trattare come merce, e di conseguenza tratta chi gli sta intorno come merce non fa per me.

Io non posso essere scalzata. Da nessuno.

Solo chi è con me può decidere, per motivi validi per se stesso, che preferisce accompagnarsi con un'altra diversa da me.

E nessuno può scalzare qualcuno da me. Io decido.

Boh...mi sembrano modi molto strani di pensare le relazioni...sia che siano extra sia che siano "ufficiali".

Non capisco...forse ha ancora a che vedere con la questione dell'appropriazione dell'altro. Solo nell'appropriazione si può vantare l'idea di scalzare, o essere scalzati, da terzi. Secondo me.

Ma non capisco molto bene questo modo di pensare...


Non ti è mai venuto in mente che fosse, al contrario che limitare la tua responsabilità, un modo per muoversi sotto la tua responsabilità per integrare nella tua presenza, indiretta, quelle parti che lui giocava con le persone che fondamentalmente sceglievi tu, prima di lui...lui sceglieva sempre dopo di te.

In fondo lui, nel mare nostrum femminile, ha sempre scelto femmine che avevi scelto prima tu.
Può essere tutto.
A me non passerebbe per la testa di agire in questo modo.

P.S. Non ha scelto (scelto poi...bastava respirassero) solo quelle che avevo scelto io, ma tutte quelle a portata di mano.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi hai fatto sorridere. In uno dei primi post in cui parlavo della moglie di lui come di una donna in gamba e intelligente mi massacrarono perché non aveva senso che un'amante parlasse in questi termini di una moglie. A me sembrava normale proprio perché mi sarei stupita che se lui mi piaceva così tanto lui stesse sposato con una scena.
Stesso motivo per cui sarebbe discriminante per me nella decisione di proseguire un matrimonio sapere che mio marito mi ha tradito con una donna che reputo una scema (non mi viene un termine migliore)
E perchè mai non aveva senso?? :confused::confused::confused:

ti avevano dato delle spiegazioni? Mi incuriosisce...mi sembra una questione legata all'immagine del ruolo di amante. In particolare femminile, ma non solo femminile. Solo che il maschile è un usurpatore. Per semplificare di molto.

Secondo grassetto...girato dall'altra parte sono d'accordo.
Girata nel senso che lo scemo sarebbe lui, non lei. Lei è quella che è.
Ma lui non è quello che mi ha detto di essere.
Quindi, se anche non scopasse, arrivederci.

Sarei io a non voler più...e sarei pure delusa nera, perchè si è presentato a me come qualcuno che non è, come qualcuno che cerca cose che invece non cerca...

Un po' come il mio ex che diceva di volere me, ma in realtà non voleva me. Voleva l'immagine di donna che stava con lui che intravedeva in me. Ma non ero io. E lui lo sapeva.

Ma se ne sbatteva. Anzi, era lì, in attesa che io cambiassi. Ed è un tradimento per me orribile, questo. Avesse scopato sarebbe stato meglio. Così ha reso praticamente falsi 10 anni della mia vita.
Lui non stava con me per me. Lui stava con una immagine che aveva pochissimo a che vedere con me, sperando che io cambiassi in sua funzione, e quindi compiacendomi per "comprarmi", per certi versi. Non penso nemmeno se ne sia accorto.
Io me ne sono accorta lentamente...molto leentamente. :unhappy:
 
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marietto

Heisenberg
Allora non ho capito cosa intendi per intransigenza. Mi sono fermata all'esempio che avevi portato del ragazzo.

Sono rigidina sui significati delle parole. Quindi mi rifaccio al vocabolario.

http://www.treccani.it/vocabolario/intransigente/

"irremovibile nelle proprie idee senza ammettere che altri possa pensare o agire diversamente, o che non tollera trasgressioni, deviazioni da un programma fissato, da una linea di condotta stabilita, da una regola imposta,"

quindi a questo significato io mi fermo.

In quello che dicevo c'è questo: "Io ho tradito. (mi sono drogato o che altro) Ergo SO che è sbagliato. Che ti farà male. Etc etc. " quindi non farlo e basta.
Senza considerare che ognuno deve fare i propri percorsi comunque, e che nei percorsi ci sono fondamentalmente gli errori già fatti e strafatti.

E, ed è questa la cosa che secondo me discende dall'intransigenza, non considerare che nelle esperienze, seppur simili, ognuno trova cose diverse.

Quanto al grassetto non ho capito cosa intendi...non mi sembra intransigenza...l'intransigenza non valuta i come, valuta i cosa prima di tutto.
Il come, secondo me, può essere valutato proprio uscendo dall'intransigenza, per poter valutare l'altro in modo slegato dalle proprie valutazioni su di sè e valutarlo all'interno del SUO percorso.

I tossici intransigenti, per esempio, non riuscivano assolutamente a vedere le risorse dei diversi percorsi di tossicità. Prendevano la tossicità come un unicum autoreferente, un cosa, e spesso si perdevano i come individuali, gli apprendimenti.

Che non significa non valutare come ognuno nei fatti, sono d'accordo, si assuma le sue responsabilità.

Significa valutarlo collocandolo in quel contesto specifico e non in un contesto che usa come parametro il soggettivo del sè...non so se mi spiego :)

I tossici non intransigenti riuscivano a mettere al servizio dell'altro la loro esperienza come variabile, non come punto fermo, e riuscivano a riconoscere all'altro le stronzate che, loro stessi riconoscevano di aver compiuto, come particolari dell'altro e non di loro stessi.

Fondamentalmente erano liberi dalla loro esperienza.
Che non diventava lente, se non come linguaggio comune, nello sguardo sull'altro.
Ed erano abilissimi a non confondere limiti che loro avevano vissuto come limiti con i limiti dell'altro. E lo stesso valeva per le risorse.

Insomma, erano liberi dal loro vissuto. Che guardavano con tenerezza e gratitudine. Sapendo benissimo di essere in un posto diverso. E averci comunque guadagnato. Riconoscevano le perdite. Ma i guadagni avevano una posizione ben chiara ed evidente. Ed erano i mattoni della loro ricchezza.

Io ero molto più intransigente di loro, ero anche molto più giovane, nel valutare le perdite e i guadagni e l'assunzione di responsabilità di certe esperienze. Non consideravo i due lati della medaglia e avevo pochissima pazienza rispetto al percorso stesso.
Esatto. Non flessibile, per me alcune cose non sono modificabili e non sono accettabili. Punto.

E quando dico che a volte lo sono pure troppo intendo proprio che su alcune cose dovrei essere più flessibile...
Questo è un difetto. Il fatto di pretendere il rispetto di alcuni punti fermi io continuo a non vederlo come difetto.

Certo se recuperi tossici conclamati, ti serve anche un po' di flessibilità, ma se cerchi di evitare che ragazzi lo diventino, la flessibilità secondo me serve poco, anzi a volte fa più danno che altro...

Sempre rigorosamente secondo la mia opinione.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Esatto. Non flessibile, per me alcune cose non sono modificabili e non sono accettabili. Punto.

E quando dico che a volte lo sono pure troppo intendo proprio che su alcune cose dovrei essere più flessibile...
Questo è un difetto. Il fatto di pretendere il rispetto di alcuni punti fermi io continuo a non vederlo come difetto.

Certo se recuperi tossici conclamati, ti serve anche un po' di flessibilità, ma se cerchi di evitare che ragazzi lo diventino, la flessibilità secondo me serve poco, anzi a volte fa più danno che altro...

Sempre rigorosamente secondo la mia opinione.
Siamo sempre ognuno nella propria opinione, per me è scontato. Non penso che a nessuno venga in mente di poter convincere qualcuno di qualcosa. Ci si scambia materiale di riflessione. Anche quando lo scambiare diventa acceso. :)

Intravedo quello che intendi...non benissimo.

L'intransigenza per me limita la visione. Sia che si tratti di tossici conclamati. Sia che si tratti di prevenzione.

Ci sono punti fermi. Necessariamente.

Drogarsi fa male. Sulla lunga distanza. E anche sulla breve.

Una delle cose fallimentari in buona parte delle campagne informative legate alla prevenzione, era NON dire che è anche molto piacevole.
Quindi i ragazzetti sentivano informazioni terrorizzanti. Vedevano la fine del percorso. Che è altresì piuttosto scontata, se si arriva davvero fino in fondo.

Ma poi nella realtà si confrontavano con un piacere inaspettato. Di cui nessuno aveva parlato. E ne erano travolti.
LA conseguenza peggiore era che mettevano in contrapposizione le informazioni. Anzichè assumerle tutte insieme

Ossia che drogarsi fa male e ha conseguenze tendenzialmente nefaste sulla qualità della vita.
Ma che è anche piacevole, di quei piaceri che però se non conosci, ti si mangiano.

E se nessuno ti ha mai parlato dei piaceri che ti si mangiano, ma anzi, ti hanno detto che è morte e terrore, quando lo incontri quel piacere...oltre che a mangiartisi, perdi ogni riferimento alla realtà più ampia.

Non so se mi spiego.

Questa cosa, avevano i tossici non intransigenti.

Sapevano le conseguenze finali.
Ma sapevano, ricordavano in pace e non con il desiderio da combattere, il piacere.

E sapevano connetterli descrivendo un quadro ben più completo di chi parlava solo dell'uno o solo dell'altro.

E chi è al bivio...più informazioni ha, meglio può scegliere. Anche assumendosi la responsabilità delle conseguenze.

Un po' come dire che il tradimento è un male.
Che può anche essere fatto bene. Però. Limitando i danni. E imparandoci dentro. Per quel che si può.

E questo significa che tradire è tradire. Non è amore. Non c'è un buon motivo comprensibile, in particolare da chi è tradito.
Se fai il male. Assumiti il male. E il fatto che lo stai facendo. Non so se mi spiego...

Io sono una traditrice. Me lo assumo. Non come bandiera. Ma neanche come gatto a nove con cui fustigarmi.

Sono io. E se voglio bene a qualcuno, lo proteggo anche da me. E da azioni "cattive" di me.
E non ne esco meglio perchè lo faccio. Faccio comunque male. Posso migliorarmi. Ma questa sono.

La mia conclusione, è che l'unica via è accompagnarmi con qualcuno che mi sa per davvero.
Che non spera in una mia qualche redenzione. E a cui vado bene esattamente così. Come sono.
Ma se non so come sono, o mostro solo parti di me amabili e accettabili, pur non essendo tutta io...mentirò sempre anche se non tradisco...

Riesco a spiegarmi?
 

marietto

Heisenberg
Siamo sempre ognuno nella propria opinione, per me è scontato. Non penso che a nessuno venga in mente di poter convincere qualcuno di qualcosa. Ci si scambia materiale di riflessione. Anche quando lo scambiare diventa acceso. :)

Intravedo quello che intendi...non benissimo.

L'intransigenza per me limita la visione. Sia che si tratti di tossici conclamati. Sia che si tratti di prevenzione.

Ci sono punti fermi. Necessariamente.

Drogarsi fa male. Sulla lunga distanza. E anche sulla breve.

Una delle cose fallimentari in buona parte delle campagne informative legate alla prevenzione, era NON dire che è anche molto piacevole.
Quindi i ragazzetti sentivano informazioni terrorizzanti. Vedevano la fine del percorso. Che è altresì piuttosto scontata, se si arriva davvero fino in fondo.

Ma poi nella realtà si confrontavano con un piacere inaspettato. Di cui nessuno aveva parlato. E ne erano travolti.
LA conseguenza peggiore era che mettevano in contrapposizione le informazioni. Anzichè assumerle tutte insieme

Ossia che drogarsi fa male e ha conseguenze tendenzialmente nefaste sulla qualità della vita.
Ma che è anche piacevole, di quei piaceri che però se non conosci, ti si mangiano.

E se nessuno ti ha mai parlato dei piaceri che ti si mangiano, ma anzi, ti hanno detto che è morte e terrore, quando lo incontri quel piacere...oltre che a mangiartisi, perdi ogni riferimento alla realtà più ampia.

Non so se mi spiego.

Questa cosa, avevano i tossici non intransigenti.

Sapevano le conseguenze finali.
Ma sapevano, ricordavano in pace e non con il desiderio da combattere, il piacere.

E sapevano connetterli descrivendo un quadro ben più completo di chi parlava solo dell'uno o solo dell'altro.

E chi è al bivio...più informazioni ha, meglio può scegliere. Anche assumendosi la responsabilità delle conseguenze.

Un po' come dire che il tradimento è un male.
Che può anche essere fatto bene. Però. Limitando i danni. E imparandoci dentro. Per quel che si può.

E questo significa che tradire è tradire. Non è amore. Non c'è un buon motivo comprensibile, in particolare da chi è tradito.
Se fai il male. Assumiti il male. E il fatto che lo stai facendo. Non so se mi spiego...

Io sono una traditrice. Me lo assumo. Non come bandiera. Ma neanche come gatto a nove con cui fustigarmi.

Sono io. E se voglio bene a qualcuno, lo proteggo anche da me. E da azioni "cattive" di me.
E non ne esco meglio perchè lo faccio. Faccio comunque male. Posso migliorarmi. Ma questa sono.

La mia conclusione, è che l'unica via è accompagnarmi con qualcuno che mi sa per davvero.
Che non spera in una mia qualche redenzione. E a cui vado bene esattamente così. Come sono.
Ma se non so come sono, o mostro solo parti di me amabili e accettabili, pur non essendo tutta io...mentirò sempre anche se non tradisco...

Riesco a spiegarmi?
Avevo capito anche prima. ma resto della mia idea.

Vero che a volte l'intransigenza limita la visione, ma vale anche all'opposto, a volte è l'eccessiva tendenza ad essere flessibili ed elastici, verso gli altri o noi stessi, che limita la visione...

Non ti sto dicendo intransigente=bene flessibile=male, ma che non vedo una di queste opzioni come problema di per se... Anche se a volte può esserlo. A essere sempre negativo è l'eccesso...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Può essere tutto.
A me non passerebbe per la testa di agire in questo modo.

P.S. Non ha scelto (scelto poi...bastava respirassero) solo quelle che avevo scelto io, ma tutte quelle a portata di mano.
Neanche a me...in un modo o nell'altro, ho avuto e ho una qualche forma di codice d'onore nel tradire.
Regole ferree.

Non il lavoro. Non conoscenze comuni. Non ingresso in spazi che non erano dedicati. Roba mia e soltanto mia.

E sopra a tutto, roba che nella relazione ufficiale non ci stava. Non aveva spazio.
Qui forse c'è spazio per una autoassoluzione. Ci sto meditando.

Un fare male, ma farlo bene.

La cosa che mi lascia sempre molto perplessa, sono le idee per cui il terzo usurpa, scalza o cose di questo genere. E i terzi che lo fanno.
L'amore nelle relazioni extra. A cui credo pochissimo. Ma proprio pochissimo.

Se devo scegliere fra l'uno e l'altro, non è amore secondo me. Ma il male minore per non stare sol*...ma questo è un altro discorso ancora.

Avevo capito che avesse scelto solo fra le tue conoscenze femminili. Mi ha sempre molto colpita questa cosa.
Come se in un qualche modo restasse comunque legato a voi.
C'è una chiave comunque, di cui forse non ti frega più nulla, in questo suo modo di scegliere.

Una delle prime volte che ti leggevo a riguardo il tuo ex marito mi aveva fatto venire in mente quei gatti che tornano a casa con la preda in bocca, e poi finiscono per liberarti una biscia in salotto.
Loro condividono la caccia...e tu insegui una biscia, o un topo per casa. :unhappy:

E ti guardano pure incazzati se non accetti il "dono".
 

Skorpio

Utente di lunga data
Nudi col cappotto? :):D
Bello, anche.. però il cappotto e basta forse è un po' pochino....? :confused:

Comunque sono piacevolmente preoccupato da questa discussione.

Ho come la sensazione di aver visto una parte sadica di me assai precisa, che mi sfuggiva..

Hai presente quando un uomo spoglia una donna?

Come quella forma di sofferenza della donna nel farsi spogliare.. gli piace ma da un certo punto di vista ci soffre un po', insomma..

Oh.. mi sa che quando intuisco che ci soffre, la cosa mi piace di piu :cool:

Mah......:cool:
 

Brunetta

Utente di lunga data
Neanche a me...in un modo o nell'altro, ho avuto e ho una qualche forma di codice d'onore nel tradire.
Regole ferree.

Non il lavoro. Non conoscenze comuni. Non ingresso in spazi che non erano dedicati. Roba mia e soltanto mia.

E sopra a tutto, roba che nella relazione ufficiale non ci stava. Non aveva spazio.
Qui forse c'è spazio per una autoassoluzione. Ci sto meditando.

Un fare male, ma farlo bene.

La cosa che mi lascia sempre molto perplessa, sono le idee per cui il terzo usurpa, scalza o cose di questo genere. E i terzi che lo fanno.
L'amore nelle relazioni extra. A cui credo pochissimo. Ma proprio pochissimo.

Se devo scegliere fra l'uno e l'altro, non è amore secondo me. Ma il male minore per non stare sol*...ma questo è un altro discorso ancora.

Avevo capito che avesse scelto solo fra le tue conoscenze femminili. Mi ha sempre molto colpita questa cosa.
Come se in un qualche modo restasse comunque legato a voi.
C'è una chiave comunque, di cui forse non ti frega più nulla, in questo suo modo di scegliere.

Una delle prime volte che ti leggevo a riguardo il tuo ex marito mi aveva fatto venire in mente quei gatti che tornano a casa con la preda in bocca, e poi finiscono per liberarti una biscia in salotto.
Loro condividono la caccia...e tu insegui una biscia, o un topo per casa. :unhappy:

E ti guardano pure incazzati se non accetti il "dono".
Io l'ho sempre visto come un gatto.
Ma era la casa il punto di riferimento. Forse anch'io certo. Se siamo stati insieme 25 anni certamente ci voleva stare con me.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Avevo capito anche prima. ma resto della mia idea.

Vero che a volte l'intransigenza limita la visione, ma vale anche all'opposto, a volte è l'eccessiva tendenza ad essere flessibili ed elastici, verso gli altri o noi stessi, che limita la visione...

Non ti sto dicendo intransigente=bene flessibile=male, ma che non vedo una di queste opzioni come problema di per se... Anche se a volte può esserlo. A essere sempre negativo è l'eccesso...
Pur restando anche io della mia idea, sono d'accordo coi grassetti.

In particolare il terzo grassetto.
L'eccesso, che io chiamo estremo, è una difesa secondo me.
Un aggancio...che però tende a diventare catena e impedimento a muoversi e cambiare.

Non mi piacciono gli assoluti. Non mi fido degli assoluti.

E tendo a metterli in discussione...che può anche far perdere tempo, e a volte fa fare il giro largo...ma tant'è, lo preferisco al tener fermi punti che non so neanche bene da che parte vengano.
Preferisco fare meno, ma sapere che faccio, perchè faccio e come faccio.
 
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