Entrambe Ipazia. Nel primo caso io si sentivo "tempo che non potevo vivere" ma preciso non solo per lui ma anche per cause mie personali.
Nel secondo caso non tanto tempo di conoscenza del "mollo tutto per te" (riguardo a ciò la penso esattamente come te) ma una base di tempo mancante su cui sono nate discussioni nel forum (dal
non la lascerà mai, al
ma allora volevi solo la guerra con la moglie... casistica che non è legge ben intenso, ma di fatto è un voler andare avanti verso qualcosa che manca di un tempo base, e se si considerasse questo tante questioni si annullerebbero, mi rendo conto che è un po' contorto come discorso :thinking

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A volte ci sono urgenze - personali - che fanno diventare urgente "vivere".
E a volte in quell'urgenza di vivere ci finisce dentro anche chi è lì, ma è per certi versi collaterale.
E io penso che sia una cosa che possa accadere fra amanti.
La ricetta del nonno prevedeva un certo grado di disprezzo per la donna (a cui la donna si assoggettava) da parte del maschio.
Di contro le donne nutrivano una certa diffidenza per il maschio che voleva solo il sesso da loro.
Ma una cosa positiva di quel tipo di dinamica, e probabilmente il fatto che l'occupazione principale era procurarsi da mangiare e sopravvivere piegando la schiena, era che il tanto decantato amore aveva una collocazione meno banale di oggi.
Non sto inneggiando ai bei tempi andati (non so spiegare come sono grata di essere nata in italia, con farmacie fornite di ogni ben di dio e cure mediche di stato. E i dentisti. Minchia...un mondo senza dentisti dev'essere qualcosa di spaventoso!!) solo dico la collocazione del tradimento e della clandestinità nella possibilità quasi scontata del fatto che non sia quello ma altro produce un sacco di disastri e sovrapposizioni. E confusione.
Poi si mescolano saperi antichi (non la lascerà mai) con condizioni moderne, una società basata sul matrimonio che prevede il divorzio.
Che è una prospettiva completamente diversa anche soltanto da 50 anni fa. (e il tempo per adeguarsi e comprendere ancora non c'è stato).
E poi ci sono i giudizi e tutti i corollari. Oltre che le attribuzioni personali, le attribuzioni di condizionamenti, spesso non consapevoli...etc etc.
Quel tempo di cui parli, se non ho capito male, è un tempo che ha da essere trasformato insieme.
Trasformando il contesto relazionale.
E su questo ogni previsione è pura proiezione a volte anche di speranza di veder confermate le proprie convinzioni in un momento di destabilizzazione. (un sacco di querelle si fondano su questo).
In tutto questo...io credo che spesso e volentieri le storie fra manti siano contenitori di bisogni.
E potrebbero esser funzionali se i coinvolti le prendessero per quello che sono, strumenti per scoprirsi in modi nuovi.
Senza farsi abbagliare dalla scoperta.
E calandosi nella concretezza del giorno per giorno.
Che alla fine, se ci pensi, l'unico tempo che ha davvero significato è quello MENTRE lo si vive.
Il passato è in una qualche dose distorto dall'elaborazione.
Il futuro è una proiezione fondata sul passato.
Ed è, a mio parere, in quel mentre si trova collocazione.
A maggior ragione quando si è in una situazione relazionale che è composta proprio dall'uscita dal tempo e dallo spazio del quotidiano, dell'ordinario per entrare nello straordinario.
Non so se ci ho preso...non penso tu sia contorta, ma sto facendo fatica a cogliere cosa c'è fra le righe...ti sto seguendo. E mi piace
