Quale uomo? Che tipo di donna?
Quando era il week end di mio padre, spesso non aveva una sistemazione fissa, per cui non dormivo da lui.
Dai quattro ai dieci anni sono stata in tante case diverse, quando capitava di passarci la notte nove volte su dieci non avevo una cameretta mia quindi dormivo con lui nel lettone.
Ricordo una sistemazione temporanea in un appartamento in cui il materasso era per terra, perché era solo parzialmente arredato. Con un signore coinquilino che girava in canottiera, fumava sigari e tentava di insegnarmi il gioco della Pinnacola.
Per me era tutto molto esotico.
Al di là della mia esperienza, che contestualizzo, la penso come @
Brunetta.
La separazione è già destabilizzante di per sé,
senza imporre obblighi assurdi.
In tale contesto più i bambini sono piccoli, più concordo nella necessità, per loro, di stabilità.
E credo che gestire un 50 50 sia complicato e che possa funzionare solo in pochissimi casi.
Al di là del fatto che “Casa”, alla fine, è sempre una sola.
Infatti io non sto discutendo del decreto per non entrare in un ginepraio dai risvolti politici (da ambo le parti), ma mostrando le lacune della situazione attuale, che sono evidenti sia da parte maschile che femminile.
Appartengono a una visione che ha ormai 50 anni, mentre nel frattempo tutta la società si è trasformata: dal possesso della prima casa al mondo del lavoro, alla concezione stessa di famiglia, al ruolo della donna etc.
Secondo me, basterebbe (come avviene in altri stati) imporre la divisione per singola persona del patrimonio comune alla famiglia e la creazione successiva di un conto comune per le esigenze dei figli su cui effettuare versamenti congrui (rapportati al reddito e ai giorni in cui il figlio risiede nella casa) da parte di entrambi i genitori.
Il resto, ovvero come gestire la situazione successiva, spetterebbe ai genitori in accordo tra loro o al giudice in caso di disaccordo.
Per fare un esempio pratico, nel mio caso:
se avessi chiesto la separazione dopo la scoperta del tradimento, mia moglie sarebbe stata obbligata a vendere la casa o a corrispondermi il valore della mia parte.
Entrambe le soluzione erano alla sua portata.
Entrambi avremmo acquistato una casa ove vivere da singoli, magari per comodità di entrambi nella gestione del figlio l'avremmo presa vicina, oppure mia moglie avrebbe continuato a vivere nella nostra casa e io avrei avuto la possibilità di acquistarne un'altra vicina.
Nella realtà io, ovvero nella situazione attuale, tradito, invece me ne sarei dovuto andare di casa perdendo tutto. Non avevo alternative.
Non avendo dei genitori che mi potessero o volessero ospitare avrei dovuto cercarmi una stanza, vendere l'auto, sopravvivere con qualche centinaio di euro residue. Per quanti anni?
Cosa avrebbe pensato di me mia figlia crescendo e vedendomi senza una casa decente?
La situazione attuale è fortemente penalizzante per i redditi medio bassi, ove mutuo e prima casa incidono fortemente sul bilancio familiare.
Dopodiché sono d'accordo che non si debba imporre la bigenitorialità, soprattutto perché non è assolutamente detto che interessi a tutti i padri, però ai vari padri che si sottraggono all'educazione dei figli lasciando alle madri tutto l'onere imporrei di corrispondere un adeguato rimborso che tenga conto dei sacrifici a cui le madri si sottopongono dedicando la loro vita ai figli.
A questo punto la bigenitorialità sarebbe solo una possibilità per chi ci tiene veramente.
Cosa non funziona in tutto questa mia visione?
Che renderebbe alla portata di più soggetti la separazione, non condizionandola più alle possibilità economiche di chi la richiede.
E nemmeno alle minacce e ai ricatti, che ho ascoltato in alcuni casi rivolte contro la mia persona.