Ci aspetta un lavoro immane anche da fare, intendo come società complessa, che deve trovare una soluzione stabile al problema.
Lo ho già scritto ma ripete giova, immagina se non si arrivasse ad imparare e pianificare nulla il possibile effetto di una pandemia con un tasso di mortalità simile a quello della SARS di alcuni anni fa, con la virulenza contagiosa di questa ultima malattia. Sarebbe una strage. Entrambi del resto sono virus dello stesso ceppo, che mutano in continuazione.
Un tempo un po' ci salvavano i confini le distanze geografiche e la quantità limitata dei rapporti di interscambio, ora siamo completamente esposti.
E si pone con forza l' eterno problema di una globalizzazione senza regole voluta dalle gerarchie economiche, che hanno fatto enormi ricchezze su questo e che hanno limitato il tutto all' economia appunto, senza che la politica per inerzia r incapacità sia riuscita o abbia voluto fare qualcosa.
Sono temi ampi, mi rendo conto ma non sono teorici ed estranei a quello che viviamo. Adesso siamo quanto mai "sul pezzo".
Se la soluzione di un problema parte dalla consapevolezza della sua esistenza è da qua che si comincia, dalla consapevolezza anche dell' individuo comune su questi temi.
Immagino da anni.
Nel 2005 mi capitò tra le mani un libercolo divulgativo che trattava proprio di virus e batteri.
Confrontava il tasso di letalità e la contagiosità delle diverse malattie infettive.
Parlava di batteri resistenti e di come si viveva prima dell'arrivo degli antibiotici (io lì iniziai a pensare che le mie nonne e le sorelle erano tipo supereroi...avevano superato tubercolosi, appendicite e via dicendo..."a secco" ed erano ancora vive!).
Descriveva il meccanismo di innesco delle epidemie e che, in ambito scientifico, si era "in attesa" di una pandemia, nel giro di qualche anno.
L'interconnessione sarebbe stata un potente catalizzatore.
Era il 2005. Quindici anni fa.
Come si può parlare di "evento inatteso", se lo so anche io che sono un signor nessuno?
Tra parentesi, era l'aviaria la pandemia attesa.
E un minimo di preparazione in ambiente sanitario (così ha dichiarato giorni fa il direttore scientifico dello Spallanzani) pare che lì si fosse fatta.
Ma tu ricordi i teatrini al TG, col conduttore che mangiava il pollo arrosto?
La fiera dell'imbecillità, altro che spot di Amadeus.
La consapevolezza costa cara, quanto la libertà di cui dicevi prima.
Vivere addormentati o distratti è meno dispendioso.
Ma è evidente che la somma degli individui comuni, noi in pratica, possiamo partecipare e non subire solo a partire dalla consapevolezza, dal fare (anche quotidiano).
Senza sentirci esonerati da una delega.
Spendendoci un po'.
Questa storia fa tremare perché ci tocca in tutti i punti.
Si rivede tutto, dal micro al macro.
E' come una scossa.
Un'occasione per svegliarci provando a guardare il mondo con occhi nuovi, era questo il senso della ri-conquista.