A proposito di eutanasia

spleen

utente ?
Si non sono scema
Scusa la risposta ma ultimamente hai toni da so tutto io che tollero poco e mi spiace percge sei un utente che io sempre apprezzato
Ma chi ti ha dato della scema scusa? E' che mi hai risposto sopra come una che la differenza non la conosce.
Ma se ti danno fastidio i miei toni faccio anche a meno di interloquire e di scriverein questo 3d eh.

e comunque non ho mica capito il neretto li sopra.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma chi ti ha dato della scema scusa? E' che mi hai risposto sopra come una che la differenza non la conosce.
Ma se ti danno fastidio i miei toni faccio anche a meno di interloquire e di scriverein questo 3d eh.

e comunque non ho mica capito il neretto li sopra.
È un errore di battitura trasformato da correttore:
“Spero di aver capito
Questo non è IN contraddizione con il fatto che vorresti essere sedato e accompagnato
Seguendo il tuo discorso mi aspetterei che tu volessi affrontare la morte per come la natura vorrà”
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che il nodo sia il consenso.
Perché ciò che si decide quando si sta bene o, al contrario, quando si sta molto male, mette in dubbio il pieno consenso.
Esemplifico. Un ventenne considera come non vita quella di un novantenne. Ma certamente cambierà idea quando sarà un novantenne. Ma pure se si dovesse trovare per incidente o malattia a vivere come un novantenne, probabilmente lo apprezzerà.
Ci sono persone che hanno subito cose terribili e hanno passato periodi di profondo scoramento e depressione da pensare insensato vivere. Basti pensare a Bebe Vio, trovatasi ragazzina senza gambe e braccia.
È solo un accenno alla problematica.
Per chi è a fine vita invece, non accanirsi è lasciare andare.
Ma non è eutanasia.
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
Il punto del mio ragionamento non è il caso in sè, è il fatto che il modello sociale che si sta affermando è quello che non riesce a motivare una adolescente alla vita ma ben sa come farla morire.
Il mio è un ragionamento del tutto personale, riguarda me stesso, ho visto morire i miei genitori, qualche anno fa, mio papà si è spento cosciente di morire, per mia mamma abbiamo fatto tutto il possibile, finchè il medico ci ha detto di lasciarla andare, e così abbiamo fatto.
Per me stesso auspico come tutti una morte rapida e possibilmente senza sofferenza ma purtroppo non possiamo sciegliere, ho chiesto ai miei figli che alla bisogna mi si sedi e mi si lasci andare. L'accanimento terapeutico, le forzature, non stanno bene nemmeno a me.
Filosoficamente non ritengo che la mia vita mi appartenga, so di essere controcorrente, appartiene a quel quel qualcosa che ha fatto si che io esista, chiamatelo dio, chiamatela natura, chiamatela come cavolo vi pare, ma pensare come l'andazzo comune ritiene che la nostra vita ci appartenga non è nelle mie corde, è una illusione la nostra. La nostra vita è governata perlopiù da forze che stanno fuori dal nostro controllo.
E non è nelle mie corde nemmeno pensare ad un modello sociale che stabilisca quali siano gli standard minimi perchè una vita debba essere vissuta, così facendo si rischia di spallancare le porte all' eugenetica, che viene spacciata per un progresso del genere umano ma che personalmente ritengo una aberrazione contronatura. (E la natura prima o poi si vendica della nostra supponenza).
Ma tu cosa pensi quando dici accanimento terapeutico? Perchè la definizione stessa che include l'accanimento già fa intendere una violazione.
Probabilmente tu pensi a qualcosa che hai visto, o che ti ha spaventato, che non vorresti per te. Te lo chiedo perchè fatico ad avere un pensiero astratto.
Io non sono contro l'eutanasia. Però so che ci sono diverse patologie, che si manifestano in modo diverso, e a volte lentamente, a volte velocemente. E fatico ad esprimermi per tutte a prescindere, perchè non so poi cosa ogni singola persona stia visualizzando nella propria mente.
Non so se tanti pensano a se stessi, al diventare una simil cavia, al diventare un peso per i figli, a essere portati lontano dal paradiso della vita (in ciò che ognuno vede come paradiso, che sia la passeggiata per i boschi o in centro cittadino).
Però di fatto a fronte di una diagnosi ci sono delle procedure precise che vengono applicate, e ad ogni eventuale evento corrisponde un altra procedura. C'è quindi una traccia di percorso, anche di quello che ci porta in prossimità alla morte. Quello che tu definisci "modello sociale che stabilisca quali siano gli standard minimi perchè una vita debba essere vissuta" in parte esiste già.

Tornando a pratiche estreme che potrebbero, credo, rientrare nell'accanimento, con la pandemia penso a ognuno di noi sia capitato di sentire di tal persona che saluta i familiari perchè domani mi intubano e allora non potremmo sentirci più.
C'è chi magari direbbe che lo rifiuta in astratto, ma poi invece si trova ad accettare per rimanere un poco di più qua su sto pianeta.
Ad esempio una persona che entra in ospedale in codice rosso, ci va per salvarsi, e poi ovviamente i medici applicano quanto possono (ma sempre di procedure si tratta) per tentare di salvare la persona, e cosa accade dopo non si sa.
Un altra cosa riguarda le operazioni e il foglio che ti fanno firmare, o comunque un foglio dove viene scritto che ti sono stati esposti anche i rischi (e recidive). Questa decisione, sui rischi, sul dopo, per quanto io ho potuto vedere e sentire, vien presa in pochissimo tempo, senza dare modo alla persona di riflettere, pensarci, senza poter aver qualcuno a disposizione se si pongono domande (a volte anche nell'esposizione alcune cose vengono "minimizzate" stile anche nell'aspirina ci sono le controindicazioni), talvolta in modo bonario e poi domande alle domande, senza potersi portare via qualcosa di scritto, da valutare con più calma (ovviamente laddove questo sia possibile, operazioni programmate e non d'urgenza).
A me è capitato spesso di incontrare gente che aveva problemi, conseguenti ad interventi chirurgici, e non capiva cosa aveva, sapeva solo di avere dolori, e non è che poi venga esposto chiaramente, anche brutalmente se vuoi, cosa sia accaduto alla persona. In taluni casi quello è già un passo verso la morte. Ma si prosegue finchè ci sono procedure applicabili.
E quelle non son cose della natura, di dio o altro, son cose degli uomini. Se fosse per la natura non saremmo arrivati a 7 miliardi.
Noi abbiamo messo su il nostro formichiere.
Poi riguardo questi temi capisco che ci entri una parte personale, se io penso alla morte, alla mia, domani, l'unica cosa che mi si forma in testa è "voglio vivere vivere vivere!!!" 😀 e poi penso a delle persone, che hanno lottato, tanto, vivendo cose non facili, che uno non si pensa mai che arrivino, e penso che mi devo ricordare quanto ho visto, e sento come una forma di rispetto. E' qualcosa che fatico ad esprimere a parole, qualcosa di interno.

Ho letto anche il tuo post seguente in risposta a Ipazia, e mi trovo concorde in quasi tutto ciò che hai espresso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
La serie E.R. (ora riproposta su Sky) nel corso di 15 stagioni presenta tutte le situazioni possibili, quando negli Stati Uniti esisteva già il testamento biologico che da noi non c’era.
Si vedrà che ci sono situazioni in cui rianimare sembra assurdo e altre no. Ci sono le vicende personali dei personaggi medici che nel lavoro applicano delle procedure e poi, quando li riguardano, contraddicono.
È difficile avere una posizione assoluta generale.
Mi auguro che si legiferi e non si vada a referendum.
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
Io ero molto favorevole. Poi dopo aver conosciuto la merda che ha espiantato le cornee a mia cognata, ho cambiato idea.


Esattamente.


Qui il dibattito è ampio.
Pensiamo a una anoressica.
Finché è minorenne un genitore ha facoltà di poter intervenire e dare l'assenso all'alimentazione forzata.
Nel caso di una maggiorenne no.
Secondo voi una anoressica ha facoltà di poter scegliere?
Questo sarebbe il caso invece di introdurre un TSO.

Relativamente all'eutanasia: parlando con un medico ospedaliero con cui ho pranzato, mi è stato confidato che è prassi non detta negli ospedali.
I costi per mantenere in vita le persone sono elevati.
Ossia? Cosa vuoi dire con "merda che ha espiantato le cornee"?

Riguardo l'altra domanda che poni, non riesco proprio a rendermi partecipe della domanda proprio per come è stata posta.
L'anoressia è una malattia (oserei dire un sintomo), e trovo sbagliato far diventare una malattia una persona.
Perchè se mi levi la persona e mi ci metti solo la malattia, non esiste nessuna cura, ma solo la malattia.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
È un errore di battitura trasformato da correttore:
“Spero di aver capito
Questo non è IN contraddizione con il fatto che vorresti essere sedato e accompagnato
Seguendo il tuo discorso mi aspetterei che tu volessi affrontare la morte per come la natura vorrà”
Si, così ha un senso. Che non avevo capito.
 

Skorpio

Utente di lunga data
e’ stata superata la soglia delle 800.000 firme per indire un referendum sull’eutanasia (Fonte Adnkronos).

penso che non si farà’ alcun referendum a riguardo, anche se sarebbe solo abrogativo senza normare di fatto alcuna procedura spegnivita.

come vi rapportate a questo tema?
Io mi rapporto così:

Siccome c'è a questo mondo una moltitudine di persone che rompono i coglioni (sapendo di romperli e sostanzialmente fregandosene, perché cmq loro si ritengono a carico dell'umanità) se c'è qualcuno di prezioso (per me) che invece chiede dignitosamente di levarsi dai coglioni, io non solo sarei per accontentarlo, ma gli dedicherei anche una strada o una scuola, un ponte una fontana.. qualcosa
 

Brunetta

Utente di lunga data
Guardate l’episodio 3 della V stagione di E.R.
 

Ulisse

Utente di lunga data
Io mi rapporto così:

Siccome c'è a questo mondo una moltitudine di persone che rompono i coglioni (sapendo di romperli e sostanzialmente fregandosene, perché cmq loro si ritengono a carico dell'umanità) se c'è qualcuno di prezioso (per me) che invece chiede dignitosamente di levarsi dai coglioni, io non solo sarei per accontentarlo, ma gli dedicherei anche una strada o una scuola, un ponte una fontana.. qualcosa
la pensavo così ( e la penso tuttora anche se con sfumature diverse) fino a quando non mi ci sono trovato dal lato di chi ha un familiare stretto in queste situazioni.
La volontà di farla finita con una vita insostenibile è sempre stato per me un diritto sacrosanto però quando ti trovi al loro fianco, pur comprendendone la sofferenza, ti aggrappi sempre ad una piccola fiammella di speranza, ad un miracolo.

Per quanto è nera la situazione, in fondo in fondo, hai sempre quella (irrazionale) speranza che si possa, se non risolvere, migliorare fino ad una qualità di vita accettabile e permetterti di godere ancora della presenza di persone a te care.

Sono cosciente che sono posizioni fondamentalmente irrazionali ed egoistiche ma quando mi ci sono trovato dentro....
Parlare di premere il bottone per se stessi o per sconosciuti è molto più facile che per un proprio caro.
 
Top