Bigottismo Itagliano

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Tradotto: diffidare sempre di chi ha avuto un'infanzia/adolescenza da sfigato, perché non saprebbe gestire appieno il cigno che viene dopo il brutto anatroccolo
Il brutto anatroccolo peggiora.
Nel migliore dei casi, muore prima di aver fatto troppi danni.
Non è un caso se la nostra vita da adulti è così pesantemente influenzata dalle scelte sbagliate che abbiamo fatto durante l'infanzia e l'adolescenza.
Pensa a quanta gente passa il tempo a incolpare i genitori professori chiunque altro abbia avuto la responsabilità di indirizzarlo magari a 15 anni per le sfighe che vive a 40-50 o 60 :LOL:
La verità è che se sbagli e rimani nel contesto che ti ha visto sbagliare affoghi nel tuo schifo.
I sistemi sani, tipo quello americano prevedono che tu abbia una vita nettamente divisa in due: una parte di formazione e una parte di vita adulta in cui te ne vai minimo a 500 km da casa e riparti vergine.
Noi siamo gli unici che tengono sotto ricatto morale i figli perché abbiamo creato un sistema in cui il passaggio di ricchezza e di responsabilità è necessariamente transgenerazionale.
Se non ti comporti con i tuoi anziani nel modo al quale si aspetterebbero che tu ti conformassi, metti in pericolo l'aspettativa all'eredità.
Non è un caso se siamo passati dall'impero Romano a Masterchef in due generazioni
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Perché faccio prima che a specificare che non è una questione di genere
L'italiano usa il plurale sovraesteso. I collettivi. Non c'è bisogno di giustificare né di specificare niente. "Tutti", "benvenuti", include uomini e donne. Così come tutto il resto che finisce in I.
Possiamo finirlA? Non finirlO/finirlA.
Non ce l'ho con te, eh.
 

ivanl

Utente di lunga data
L'italiano usa il plurale sovraesteso. I collettivi. Non c'è bisogno di giustificare né di specificare niente. "Tutti", "benvenuti", include uomini e donne. Così come tutto il resto che finisce in I.
Possiamo finirlA? Non finirlO/finirlA.
Non ce l'ho con te, eh.
quella del plurale sovraesteso è la mia continua battaglia con una collega della CGIL che continua a cacarmi il cazzo ogni volta che lo uso, mentre lei usa gli * oppure robe tipo colleghi/e, che a me fanno venire l'orticaria
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
L'italiano usa il plurale sovraesteso. I collettivi. Non c'è bisogno di giustificare né di specificare niente. "Tutti", "benvenuti", include uomini e donne. Così come tutto il resto che finisce in I.
Possiamo finirlA? Non finirlO/finirlA.
Non ce l'ho con te, eh.
SI, ma la mia frase ("che fortuna! Stavolta il convento ha passat* un* cresciut* in una famiglia normale! Sono in una botte di ferro!") era al singolare, come facevo a dire la stessa cosa al plurale sovraesteso?
 

Andromeda4

Utente di lunga data
quella del plurale sovraesteso è la mia continua battaglia con una collega della CGIL che continua a cacarmi il cazzo ogni volta che lo uso, mentre lei usa gli * oppure robe tipo colleghi/e, che a me fanno venire l'orticaria
Sto notando sempre più come la mia sia una battaglia persa. Come quella contro la violenza sul "piuttosto che". Adesso c'è anche una fantastica variante, "solo che".
 

Marjanna

Utente di lunga data
Chi sa fare, fa
Chi non sa fare, insegna
Chi non sa insegnare, amministra
Chi non sa amministrare, dirige
Chi non sa dirigere, fa il politico
Chi non sa fare il politico, lo elegge

Direi che a fare l'insegnante si è comunque ben piazzati
Non serve vai in difesa. Non è che stia a criticare gli insegnanti, però non sento neppure di dovermi esprimere come fossi in una assemblea di insegnanti.
Personalmente non ho sentito gli insegnanti come figure di grande rilevanza, oltre il loro compito di insegnare appunto.
I miei ricordi sono tra quelli che mi hanno insegnato e quelli che son passati come ombre (non solo per me, ma proprio a livello di più classi). In quelli che hanno insegnato ci metto anche quelli in cui io non ho studiato, e non mi sono applicata.
Figure emergenti molto poche e solo perchè loro hanno valicato il confine, tipo una che arrivava in classe e ci raccontava che la sera prima era stata a teatro con le amiche, e magari si scusava perchè non aveva finito di correggere i compiti, ma dietro non vi era alcun vespaio di sorta, anzi a me stava simpatica, ed in più offriva un contesto diverso da quello da cui io arrivavo, visto che lei era sposata e aveva figli, e la sera usciva con le amiche per andare a teatro. Quindi la sua vita non era morta dopo il matrimonio. Dopo ovviamente iniziava la lezione, e spiegava.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questo può essere fuorviante... Tipo: "che fortuna! Stavolta il convento ha passat* un* cresciut* in una famiglia normale! Sono in una botte di ferro!"
Non ho detto garanzie, ma red flag.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.

Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.
Però tu hai risposto alla mia affermazione che chi sceglie di fare l’insegnante non è interessato a una alta retribuzione, dicendo che per te la retribuzione è una misura di valore.
Infatti hai considerato “sprecata” la persona che ha scelto di fare l’insegnante.
Legittimo.
Ma non cambia i valori impliciti della scelta.
 

spleen

utente ?
Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.

Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.



Parlando dei tempi moderni, credo la questione sia più di schiavismo lavorativo, anche mentale.

Noi, più o meno (pure con decenni di mezzo), siamo figli della generazione agricoltori/allevatori, scrivo qualcosa di riduttivo ma per non dilungarmi in dettagli noti (tipo attività/produzione distinta a regione, ect) che si spostava in città o che comunque abbandonava la campagna per andare a lavorare in fabbriche o per i più fortunati dentro uffici, in qualche modo realtà aziendali. Vedi i vari Fantozzi che descrivono, facendoci ridere, certi contesti.
Siamo nati in tempi in cui gli analfabeti (quelli che firmavano con la X) erano ancora viventi. Quando ero piccola mio padre mi ripeteva fino allo sfinimento "Marjanna leggi, leggi, leggi, leggi", perchè la cultura era una via di accesso ad una vita migliore, dove non ci si doveva sporcare le mani, e dove sporcarsi le mani poteva avere implicazioni anche nella salute (anche qui, salto tutto un noto sulle malattie che si potevano contrarre in determinate realtà lavorative), ed era qualcosa che allenava la mente, ad avere un proprio pensiero. L'analfabeta era quello che se lo prendeva in culo, ma non era visto come un inferiore, ma come il poveretto, quello che a cui non era stata data la possibilità di studiare.
L’avanzamento delle tecnologie, doveva in principio velocizzare tante fasi lavorative, concedendo più tempo libero agli uomini a fronte di un stessa remunerazione. In qualche modo avevamo trovato uno schiavo che essendo una macchina, non avrebbe sofferto. Ma così non è stato. I ragazzi di oggi guardano le attività dei loro genitori, e di altre persone che gli stanno intorno, vedono che escono di casa ogni mattina, trafelati tra mille corse, sentono i rospi che si devono ingoiare nelle varie realtà in cui operano, e poi si vedono queste figure in rete che decidono i loro tempi, viaggiano, sorridono (e non perchè gli viene imposto) e in qualche modo mostrano una vita diversa, felice. E prendono una barca di soldi. Per provarci, non devono fare niente di particolare, basta aprire un account, il telefonino ce l’hanno già in mano.
Io credo che questo vada considerato anche rispetto a ragazze che si vendono su onlyfans. Non lo so con certezza ma penso certe cose vengano recepite più come meccaniche, possibilità che cresce anche attraverso il dialogo.
Ho visto un video qualche tempo fa, di una ragazzo giovanissimo (19, 20 credo), che dava consigli ai suoi coetanei sui colloqui di lavoro presso McDonald's. Diceva qualcosa tipo "non dite che vi interessano i soldi, che avete risposto per i soldi, anche se è ovvio che è per i soldi, non ditelo, non vogliono sentire che lo dite, dite che vi interessa l'azienda, che ammirate il marchio". Potrà sembrarti una cazzata, ma a sentirlo parlare ho pensato che ai miei tempi eravamo parecchio più tontoloni, e nella mancanza di condivisione di informazioni, prevaleva la base di incertezza di chi entrava nel mondo del lavoro. Ti dico quello che vuoi, mi prostituisco per i soldi. Nella mente non voglio diventare schiavo.
Non so se riesco a spiegarmi, è avvenuto un cambiamento. Avviene in ogni cambio di generazione. I giovani percepiscono un mondo fragile, una società fragile che non ha cura di loro, li usa. Almeno questa è la mia impressione.

EDIT: sai ho pensato anche all'ultima discussione avuta con Ipazia, avevi partecipato anche tu, e credo che in quello che aveva scritto forse abbiamo alzato barriere, magari marcando troppo su certi termini, mettendo da parte il concetto base che voleva esprimere. In breve, credo proprio ci abbia visto giusto, in qualche modo ha intercettato il prossimo cambiamento.
Ti spiego come la vedo io, anche al netto della passata discussione dove la cosa che meno ho apprezzato è stata quella di essere personalmente assimilato ad un conservatore legato a schemi anacronistici, mentre il mio ragionamento, che ribadisco, è che nessuno (e intendo proprio nessuno) può prescindere da due cose:

-Da quello che è (una scimmia antropomorfa) e da quello che sa cioè dall’insieme di nozioni che hanno riempito la sua esperienza di vita. E se permetti sfido chiunque, al di là di sterili slogan a dimostrarmi il contrario.

Queste cose dette a me, poi, che coi miei capelli brizzolati, lavoro insieme a ventenni utilizzando insieme a loro conoscenze che spaziano dall’ utilizzo pratico della AI a quello di modellatori tridimensionali usati per l’industria aerospaziale. (CATIA).

La società moderna annovera nella vulgata diversi epic fail. Il primo si chiama “positivismo a prescindere” ed è relativo alla magnificazione quando non anche alla mitizzazione di tutto quello che si presenta come novità. Il Fail è doppio e stà nel credere che queste cosa possano modificare e migliorare la nostra natura.

Assurdo. Noi somigliamo nei nostri pensieri ed istinti primordiali più ai nostri antenati del neolitico piuttosto che non a un ipotetico uomo di odissea 2000 che non esiste.

Tornando a bomba il “neolitico” che sta in noi ha bisogno umanamente di essere riconosciuto per quello che è, accolto, amato, questa è l‘esigenza di fondo della nostra natura, la cosa che accumuna tutti. Questo prima ancora di arricchirsi, di godere sessualmente, di esercitare qualsiasi forma di potere.

Ed è per questo che esistono “poveracci” anche magari con milioni in banca o disagiati che scaricano le frustrazioni sugli altri. E’ per questo che la nostra società ha smesso di essere quella dei contenuti per diventare quella dell’apparire, è per questo che pensiamo irragionevolmente che saremo più felici se avremo un like dopo aver postato il culo o che saremo invidiati e valutati maggiormente se potremo esibire un’auto, una casa, un orologio, una moglie di lusso.

Ti piace questa piega? A me no. Lo so che ci debbo fare i conti, ma non mi piace, e non perché sono retrogrado o scemo.
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
Però tu hai risposto alla mia affermazione che chi sceglie di fare l’insegnante non è interessato a una alta retribuzione, dicendo che per te la retribuzione è una misura di valore.
Infatti hai considerato “sprecata” la persona che ha scelto di fare l’insegnante.
Legittimo.
Ma non cambia i valori impliciti della scelta.
Purtroppo si Bruni.
Non è che è sprecata, è che io ho visto dove viveva... a livello culturale era una persona veramente alta, non parlo di intelligenza, ma proprio di cultura, di conoscenza, di quel tipo di ricchezza, poi sai almeno poter pensare di tenersi al caldo in inverno, mica sto a pensare chissà cosa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Purtroppo si Bruni.
Non è che è sprecata, è che io ho visto dove viveva... a livello culturale era una persona veramente alta, non parlo di intelligenza, ma proprio di cultura, di conoscenza, di quel tipo di ricchezza, poi sai almeno poter pensare di tenersi al caldo in inverno, mica sto a pensare chissà cosa.
Non esagerare. Lo stipendio degli insegnanti è basso, ma non costringe a vivere in una capanna.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
Tradotto: diffidare sempre di chi ha avuto un'infanzia/adolescenza da sfigato, perché non saprebbe gestire appieno il cigno che viene dopo il brutto anatroccolo
Chi ha avuto quel tipo di adolescenza generalmente rimane tale.
Quello che cambia è la sicurezza di sé, quasi sempre dovuta a meriti in ambito sommariamente di carriera.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Ti spiego come la vedo io, anche al netto della passata discussione dove la cosa che meno ho apprezzato è stata quella di essere personalmente assimilato ad un conservatore legato a schemi anacronistici, mentre il mio ragionamento, che ribadisco, è che nessuno (e intendo proprio nessuno) può prescindere da due cose:

-Da quello che è (una scimmia antropomorfa) e da quello che sa cioè dall’insieme di nozioni che hanno riempito la sua esperienza di vita. E se permetti sfido chiunque, al di là di sterili slogan a dimostrarmi il contrario.

Queste cose dette a me, poi, che coi miei capelli brizzolati, lavoro insieme a ventenni utilizzando insieme a loro conoscenze che spaziano dall’ utilizzo pratico della AI a quello di modellatori tridimensionali usati per l’industria aerospaziale. (CATIA).

La società moderna annovera nella vulgata diversi epic fail. Il primo si chiama “positivismo a prescindere” ed è relativo alla magnificazione quando non anche alla mitizzazione di tutto quello che si presenta come novità. Il Fail è doppio e stà nel credere che queste cosa possano modificare e migliorare la nostra natura.

Assurdo. Noi somigliamo nei nostri pensieri ed istinti primordiali più ai nostri antenati del neolitico piuttosto che non a un ipotetico uomo di odissea 2000 che non esiste.

Tornando a bomba il “neolitico” che sta in noi ha bisogno umanamente di essere riconosciuto per quello che è, accolto, amato, questa è l‘esigenza di fondo della nostra natura, la cosa che accumuna tutti. Questo prima ancora di arricchirsi, di godere sessualmente, di esercitare qualsiasi forma di potere.

Ed è per questo che esistono “poveracci” anche magari con milioni in banca o disagiati che scaricano le frustrazioni sugli altri. E’ per questo che la nostra società ha smesso di essere quella dei contenuti per diventare quella dell’apparire, è per questo che pensiamo irragionevolmente che saremo più felici se avremo un like dopo aver postato il culo o che saremo invidiati e valutati maggiormente se potremo esibire un’auto, una casa, un orologio, una moglie di lusso.

Ti piace questa piega? A me no. Lo so che ci debbo fare i conti, ma non mi piace, e non perché sono retrogrado o scemo.
Ma tu non sei retrogrado o scemo, però sai quando si pensa alla presunta felicità rispetto a like o a esibire auto o casa bisogna tener conto che gli altri di cui si parla in discussioni on line, in qualche modo siamo sempre noi. Un poco come la discussione di @Rebecca89, a cui non ho preso parte ma che ho letto, che per strada non ha visto nessuno partecipe ad aiutare la signora, ma poi nei social si è trovata 2000 persone a supportare il suo pensiero, di aiuto verso il prossimo.
In qualche modo quello che forse rimane nei giovani, passando di generazione in generazione, è ciò che viene visto come rappresentativo della felicità.
Se sentono una pressione sui soldi, è un riflesso di quanto vedono intorno a loro.
 

spleen

utente ?
Ma tu non sei retrogrado o scemo, però sai quando si pensa alla presunta felicità rispetto a like o a esibire auto o casa bisogna tener conto che gli altri di cui si parla in discussioni on line, in qualche modo siamo sempre noi. Un poco come la discussione di @Rebecca89, a cui non ho preso parte ma che ho letto, che per strada non ha visto nessuno partecipe ad aiutare la signora, ma poi nei social si è trovata 2000 persone a supportare il suo pensiero, di aiuto verso il prossimo.
In qualche modo quello che forse rimane nei giovani, passando di generazione in generazione, è ciò che viene visto come rappresentativo della felicità.
Se sentono una pressione sui soldi, è un riflesso di quanto vedono intorno a loro.
Guarda, per come li vedo io, i giovani di oggi, li vedo meglio di come talvolta sono rappresentati.
Con i miei figli sono "caduto in piedi" nel senso che sono più maturi e responsabili di me, idem i loro amici, le loro frequentazioni, che ho avuto per casa o che mi vengono riportate.
So di essere fortunato, molto fortunato, magari dipende dal substrato sociale a cui apparteniamo, che reputo ancora abbastanza sano, magari dipende da dove abitiamo, la provincia profonda, concreta, la stessa provincia che ha cassato il comportamento della insegnante di cui si parla.
Solo una cosa noto differente rispetto a noi, sono molto più "esperienziali".
Tendono a trasformare la loro vita in una serie indeterminata, consecutiva di esperienze, fatte per il piacere di farle, senza un piano di vita sottostante.
In questo sono molto diversi da noi, che soprattutto per possibilità economiche non potevamo.
Per il resto mi piacciono perchè sono dei cercatori della verità. Come noi in modi diversi, come tutti quelli che si sono succeduti sulla crosta di questo sasso nel cosmo.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Non esagerare. Lo stipendio degli insegnanti è basso, ma non costringe a vivere in una capanna.
Non so esattamente quale sia il suo stipendio, è insegnante in un liceo statale. Più che altro è che lei per me è prima di tutto una persona che ho conosciuto, non un ruolo. Se la penso come insegnante, a meno che nel corso della sua vita non sia capitato qualcosa da cambiarla, da spegnerla, penso che i genitori che affidano al suo insegnamento i loro figli, per quello che è il tempo e il contesto in cui si troverà ad operare, possano stare sereni. Lei farà di tutto per passare le sue conoscenze.
 
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