Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.
Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.
Parlando dei tempi moderni, credo la questione sia più di schiavismo lavorativo, anche mentale.
Noi, più o meno (pure con decenni di mezzo), siamo figli della generazione agricoltori/allevatori, scrivo qualcosa di riduttivo ma per non dilungarmi in dettagli noti (tipo attività/produzione distinta a regione, ect) che si spostava in città o che comunque abbandonava la campagna per andare a lavorare in fabbriche o per i più fortunati dentro uffici, in qualche modo realtà aziendali. Vedi i vari Fantozzi che descrivono, facendoci ridere, certi contesti.
Siamo nati in tempi in cui gli analfabeti (quelli che firmavano con la X) erano ancora viventi. Quando ero piccola mio padre mi ripeteva fino allo sfinimento "Marjanna leggi, leggi, leggi, leggi", perchè la cultura era una via di accesso ad una vita migliore, dove non ci si doveva sporcare le mani, e dove sporcarsi le mani poteva avere implicazioni anche nella salute (anche qui, salto tutto un noto sulle malattie che si potevano contrarre in determinate realtà lavorative), ed era qualcosa che allenava la mente, ad avere un proprio pensiero. L'analfabeta era quello che se lo prendeva in culo, ma non era visto come un inferiore, ma come il poveretto, quello che a cui non era stata data la possibilità di studiare.
L’avanzamento delle tecnologie, doveva in principio velocizzare tante fasi lavorative, concedendo più tempo libero agli uomini a fronte di un stessa remunerazione. In qualche modo avevamo trovato uno schiavo che essendo una macchina, non avrebbe sofferto. Ma così non è stato. I ragazzi di oggi guardano le attività dei loro genitori, e di altre persone che gli stanno intorno, vedono che escono di casa ogni mattina, trafelati tra mille corse, sentono i rospi che si devono ingoiare nelle varie realtà in cui operano, e poi si vedono queste figure in rete che decidono i loro tempi, viaggiano, sorridono (e non perchè gli viene imposto) e in qualche modo mostrano una vita diversa, felice. E prendono una barca di soldi. Per provarci, non devono fare niente di particolare, basta aprire un account, il telefonino ce l’hanno già in mano.
Io credo che questo vada considerato anche rispetto a ragazze che si vendono su onlyfans. Non lo so con certezza ma penso certe cose vengano recepite più come meccaniche, possibilità che cresce anche attraverso il dialogo.
Ho visto un video qualche tempo fa, di una ragazzo giovanissimo (19, 20 credo), che dava consigli ai suoi coetanei sui colloqui di lavoro presso McDonald's. Diceva qualcosa tipo "non dite che vi interessano i soldi, che avete risposto per i soldi, anche se è ovvio che è per i soldi, non ditelo, non vogliono sentire che lo dite, dite che vi interessa l'azienda, che ammirate il marchio". Potrà sembrarti una cazzata, ma a sentirlo parlare ho pensato che ai miei tempi eravamo parecchio più tontoloni, e nella mancanza di condivisione di informazioni, prevaleva la base di incertezza di chi entrava nel mondo del lavoro. Ti dico quello che vuoi, mi prostituisco per i soldi. Nella mente non voglio diventare schiavo.
Non so se riesco a spiegarmi, è avvenuto un cambiamento. Avviene in ogni cambio di generazione. I giovani percepiscono un mondo fragile, una società fragile che non ha cura di loro, li usa. Almeno questa è la mia impressione.
EDIT: sai ho pensato anche all'ultima discussione avuta con Ipazia, avevi partecipato anche tu, e credo che in quello che aveva scritto forse abbiamo alzato barriere, magari marcando troppo su certi termini, mettendo da parte il concetto base che voleva esprimere. In breve, credo proprio ci abbia visto giusto, in qualche modo ha intercettato il prossimo cambiamento.