Cronaca nera

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Vengono ammazzate quando ne escono!
Ne escono quando purtrppo per loro, è troppo tardi. Ora ti faccio il paragone con la mia prima morosina, che fatte le DOVUTE PROPORZIONI era una storia a suo modo tossica. Prese le prime corna dove ogni eventuale dubbio derivante dal suo curriculum sarebbe stato fugato per qualsiasi persona normale, io mi ostinai (per evidenti mei limiti di autostima, legati forse alla nostra giovine età) a continuare a stare con lei e ovviamente potrei raccontare una escalation di vicende una peggio dell'altra. Allora la domanda che mi posi fu: sono io che faccio uscire il peggio dagli altri, o semplicemente restando lì ho permesso che certe cose accadessero rendendomi in qualche modo corresponsabile? Nessuno tranne la mia penosa autostima mi obbligava a stare con lei..
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io ho fatto caso che si suicidano gli adulti. Non i ragazzi. E l età si abbassa. Va di moda il raptus. Si fanno la galera 20 anni e poi stanno fuori. Chi è adulto è più propenso al suicidio, dopo.
Perché con il crescere dell’età, cresce lo smarrimento. E, forse, la consapevolezza dell’atto impulsivo.
Tutti “VERBALMENTE” vogliamo ammazzare o almeno picchiare o far morire qualcuno. Non lo facciamo. Non agiamo la rabbia non solo per paura della punizione, ma anche per l’orrore per la morte. Io fatico ad ammazzare gli scarafaggi e provo ribrezzo quando ammazzo una mosca. Essere causa di morte mi turba.
Certamente io ho sviluppato, come in palestra si sviluppano i muscoli, il lobo frontale del controllo e anche l’amore e la tenerezza per la vita. Ma non è in discussione ciò che faremmo noi, che non diventeremo mai assassini e ci limitiamo alle parole.
Dire “ti ammazzerei” non è una red flag. Che non ho chiaro cosa significhi in pratica PRIMA.
Per altro la canzone è stata scritta da due uomini.
 

Brunetta

Utente di lunga data
L'altro giorno sentivo a radio 24 un'intervista a un tizio, credo un neuropsichiatra, che ha appena scritto un libro sul tema di questi giovani omicidi. Sarebbe da leggere per farsi un'idea. Comunque sosteneva che quando l'esito di una situazione del genere è omicidio (o femminicidio per dare il contentino), a monte nella stragrande maggioranza dei casi c'è una situazione rilevante dal punto di vista clinico, o un disturbo di personalità o altri accidenti non diagnosticati in precedenza
Certamente non agisce così una personalità strutturata. GaC!
Ma se consideriamo una debolezza e una perdita di tempo riflettere sugli altri, figuriamoci come può una personalità fragile andare da uno psichiatra/psicoterapeuta, rischiando che tutti lo considerino un matto o un debole…
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Mia sorella ha fatto lo stesso discorso. Infatti ha un lavoro, da poco anche una casa e sta ancora qua
La mia non era solo voglia di studiare. Se fosse così sarebbe riduttivo. Mi piaceva conoscere le cose, persone nuove, ero uscita da una sorta di bozzolo (@Nicky credo che tu mi possa capire) in cui ero stata al liceo. Per questo è stato il periodo migliore, sotto tanti aspetti. Anche se poi l'autorità famigliare è continuata.
Oddio… io ho fatto una scuola che mi ha dato una abilitazione, sono andata a lavorare e nel 2006 sono andata via di casa, non ci sono più tornata a stare coi miei, ho sempre lavorato e bastata a me stessa
Poi anche a me piace conoscere ed imparare, ma la scuola non la volevo continuare, volevo essere indipendente il prima possibile, già a 14 anni quando scelsi la scuola superiore, la scelsi proprio in quest’ottica
 

Brunetta

Utente di lunga data

Rebecca89

Sentire libera
Certamente non agisce così una personalità strutturata. GaC!
Ma se consideriamo una debolezza e una perdita di tempo riflettere sugli altri, figuriamoci come può una personalità fragile andare da uno psichiatra/psicoterapeuta, rischiando che tutti lo considerino un matto o un debole…
Non ci va. Non lo accetta.
Io al mio ci ho provato un paio di volte a fargli capire che c era un problema. E no, il problema ce l avevo io. Sai qual è la cosa più grave?

Quando ho scoperto tutto quello che mi faceva dietro, ho chiamato i genitori. Ho parlato prima con il padre. Con cui avevo un legame bellissimo in confronto alla madre che viveva altrove.
Un giorno in pieno scazzo, davanti a lui, ha cominciato a sfondare le porte di casa sua. Il padre mi ha bloccata quando mi ha visto alzarmi dal divano per andare al piano di sopra dove faceva casino dicendomi "no, lascia stare, non dirgli niente che peggioriamo le cose".
Quando li misi al corrente di quello che avevo trovato e dei comportamenti aggressivi che iniziava a manifestare verso di me (io gli ultimi giorni ho dormito chiusa a chiave in camera di mio figlio col coltello sotto il cuscino e non è piacevole) sai che mi ha risposto? A fronte della richiesta delle sue psicoterapiste di indirizzarlo al più presto da uno psichiatra in una RSA?
Mio figlio non è matto. Ma no. Ha solo un carattere particolare. Se ti mette una mano addosso chiamami subito.
Non possiamo del tutto capire cosa li porta a tanto, perché bisognerebbe scavare davvero a fondo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che abbiano personalità fragili. Però è una generalizzazione.
Poi uccidono di più i maschi, perché hanno una maggiore aggressività e perché non hanno punti di riferimento maschili solidi.
Del resto sono molti di più anche gli uomini che si suicidano.
Non credo però che si possa auspicare una società senza maschi.
O no?

Ne escono quando purtrppo per loro, è troppo tardi. Ora ti faccio il paragone con la mia prima morosina, che fatte le DOVUTE PROPORZIONI era una storia a suo modo tossica. Prese le prime corna dove ogni eventuale dubbio derivante dal suo curriculum sarebbe stato fugato per qualsiasi persona normale, io mi ostinai (per evidenti mei limiti di autostima, legati forse alla nostra giovine età) a continuare a stare con lei e ovviamente potrei raccontare una escalation di vicende una peggio dell'altra. Allora la domanda che mi posi fu: sono io che faccio uscire il peggio dagli altri, o semplicemente restando lì ho permesso che certe cose accadessero rendendomi in qualche modo corresponsabile? Nessuno tranne la mia penosa autostima mi obbligava a stare con lei..
Ma non l’hai ammazzata né, spero, menata.
Eri giovane e insicuro, ma non abbastanza insicura da cadere nel baratro.

Non ci va. Non lo accetta.
Io al mio ci ho provato un paio di volte a fargli capire che c era un problema. E no, il problema ce l avevo io. Sai qual è la cosa più grave?

Quando ho scoperto tutto quello che mi faceva dietro, ho chiamato i genitori. Ho parlato prima con il padre. Con cui avevo un legame bellissimo in confronto alla madre che viveva altrove.
Un giorno in pieno scazzo, davanti a lui, ha cominciato a sfondare le porte di casa sua. Il padre mi ha bloccata quando mi ha visto alzarmi dal divano per andare al piano di sopra dove faceva casino dicendomi "no, lascia stare, non dirgli niente che peggioriamo le cose".
Quando li misi al corrente di quello che avevo trovato e dei comportamenti aggressivi che iniziava a manifestare verso di me (io gli ultimi giorni ho dormito chiusa a chiave in camera di mio figlio col coltello sotto il cuscino e non è piacevole) sai che mi ha risposto? A fronte della richiesta delle sue psicoterapiste di indirizzarlo al più presto da uno psichiatra in una RSA?
Mio figlio non è matto. Ma no. Ha solo un carattere particolare. Se ti mette una mano addosso chiamami subito.
Non possiamo del tutto capire cosa li porta a tanto, perché bisognerebbe scavare davvero a fondo.
Infatti sto proponendo di cominciare a togliere la polvere delle colpevolizzazione delle vittime (probabilmente ti è andata bene per circostanze fortuite) o delle proposte di educazione sentimentale o della responsabilità del patriarcato.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma non l’hai ammazzata né, spero, menata.
Eri giovane e insicuro, ma non abbastanza insicura da cadere nel baratro.
Non hai capito i ruoli dei personaggi della storia. Infatti la storia finì una sera di Agosto del 94, quando io raggiunsi i miei limiti e diedi le dimissioni e se non mi fossi scansato in tempo sarei finito sotto la sua Golf, e ora probabilmente non sarei qui a scrivere
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non hai capito i ruoli dei personaggi della storia. Infatti la storia finì una sera di Agosto del 94, quando io raggiunsi i miei limiti e diedi le dimissioni e se non mi fossi scansato in tempo sarei finito sotto la sua Golf, e ora probabilmente non sarei qui a scrivere
Hai compreso perché eri attratto da una personalità del genere?
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Hai compreso perché eri attratto da una personalità del genere?
Certo! Perché era l'unica che passava il convento fino a quel momento. Per cui dal mio immaturo punto di vista era "o mangi questa minestra o salti la finestra". Ma il punto resta che a un esito tipo quello della Golf non si sarebbe mai arrivati se io mi fossi tirato fuori molto tempo prima, dunque una parte di responsabilità verso me stesso ce l'avevo anche io
 

Brunetta

Utente di lunga data
No, per carità! Ma più che di patriarcato forse bisognerebbe ricordare che esistono padri e uomini positivi, forti senza prepotenza.
Eheee magari!
 

Brunetta

Utente di lunga data
Certo! Perché era l'unica che passava il convento fino a quel momento. Per cui dal mio immaturo punto di vista era "o mangi questa minestra o salti la finestra". Ma il punto resta che a un esito tipo quello della Golf non si sarebbe mai arrivati se io mi fossi tirato fuori molto tempo prima, dunque una parte di responsabilità verso me stesso ce l'avevo anche io
Uhmmm 🤔 non mi pare una analisi approfondita.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Uhmmm 🤔 non mi pare una analisi approfondita.
Può essere, ma allora a maggior ragione c'è una quota di mia responsabilità verso me stesso, per non aver saputo analizzare e trarre insegnamento
 

Brunetta

Utente di lunga data
Nicola Artico responsabile del servizio per i minori.
𝐃𝐚 𝐓𝐫𝐨𝐢𝐚 𝐚𝐝 𝐀𝐟𝐫𝐚𝐠𝐨𝐥𝐚…

Una poco più che bambina uccisa in modo brutale, da un poco, solo poco più che bambino perché, 19 anni, ossia 19 ore di volo sull’aereo della vita, sono molto poche.
Una serie di omicidi che non sembra trovare tregua. Stesse dinamiche, stesse frustrazioni intollerabili, dunque la fonte della frustrazione deve morire. Non è più una persona senziente, è l’oggetto della sofferenza e, come ogni oggetto, è nel dominio di chi - quell’oggetto – pensa di tenere per le mani.
Non stupisce sapere che per una larga parte di adolescenti controllare ed avere tutte le pass word del cellulare del fidanzato/a sia normale, come normale darsi uno schiaffo.

Cosa ha smesso di funzionare? Non credo nemmeno che scomodare una vecchia categoria come il patriarcato aiuti. Ci deve essere altro, molto altro. Si devono essere rotte delle dighe, tutte insieme, quelle familiari, sociali, scolastiche, religiose. Sembra il nostro Vajont psicologico.

E mentre angosciato ascoltavo la notizia, ho già immaginato una catena di intellettuali, esperti, bravi colleghi, giornalisti che avrebbero cominciato a dire la loro. Ma ho pensato che, in realtà, forse la verità è che nessuno sa veramente cosa fare. Perché per quanto ci sia sicuramente del vero delle varie cause che si citano, tuttavia nessuna spiega fino in fondo abbastanza. Si sente così l’urgenza di intervenire, ma forse dovremmo ammettere che non abbiamo soluzioni. Non chiare, non rapide, non sicure. Tocca tollerare di convivere con molti dubbi, con armi spuntate, anche se non ci si vuole e non ci si deve arrendere. Ma forse ammettere i nostri limiti, potrebbe essere il primo passo.

Quando mi trovo in questo stato mentale, spesso cerco conforto in qualcosa di classico. Dunque di universale. E curiosamente questa vicenda mi ha riattivato un personaggio omerico tra i miei preferiti. Ettore.

Quando svariati anni fa lessi "Il gesto di Ettore" uno dei più bei saggi sulla paternità a me noti, scritto dallo psicoanalista Luigi Zoja, ero già padre ma mi trovai anche a riflettere su mio padre e sulla paternità.

Omero racconta che, prima di andare nella sua ultima battaglia, rifiutando gli inviti a trattenersi oppure a combattere da dentro le mura, mostrando dentro di sé tutto il senso del dovere, Ettore vuole salutare il figlio. Ettore si distingue da tutti gli altri grandi personaggi omerici perché è privo di quello stato d’animo che i greci chiamano hybris: tracotanza, insolenza, superbia, arroganza.
Quel sentimento che ti sprona a sfidare gli dèi, dunque le leggi divine. E cosa c’è di più divino della Legge di rispettare la vita degli altri? Cosa è più sacro della vita degli altri?

In questo senso a differenza di altri eroi come Achille, Agamennone, lo stesso Ulisse che infierisce contro Polifemo oramai inerte, Ettore è un uomo che si muove in totale assenza di tracotanza e di arroganza.
In quell'occasione vuole salutare il figlio ma, essendo con la corazza e l'elmo lo spaventa.
Per la prima volta si rende conto che la troppa consuetudine con gli adulti, con la guerra (la vita sociale del padre adulto) lo ha reso distante e lontano dall'infanzia. Che non sente più l'infanzia dentro di sé. E' allora che padre e madre sorridono, Ettore si toglie l'elmo, lo pone a terra, e può abbracciare il figlio. Risvegliato da questo piccolo incidente, il Troiano leva il figlio in alto con le braccia e con il pensiero. Questo gesto sarà per tutti i tempi il marchio del padre.
In questo atto si ricorda in modo universale che padri non si è per via biologica, ma per atto formale. Non basta aver concepito con una donna, *bisogna voler essere padri*. Alzando il figlio, il padre, indica al mondo che se ne assume pubblicamente la responsabilità.

Temo che i padri abbiamo da tempo smarrito questa grande responsabilità. Forse, gli attuali, nemmeno loro stessi sono stati “alzati” in alto dai loro. Non di rado, quando chiedo nei miei spazi clinici a dei genitori, “cosa ha voluto dire per voi due generare”? “Che significato ha per voi questa parola?” Trovo dei silenzi imbarazzati. Delle facce sorprese. Come se fosse la prima volta che questa domanda venisse posta loro. Forse i padri più in difficoltà delle madri.

L’ennesima tragedia di Afragola, ci interroga anche su questo. Chi si assume pubblicamente la Grande Responsabilità? Quali contesti sociali devono favorire la Grande Responsabilità? Come facciamo a ricostruire le premesse e le condizioni perché ciò accada? Perché non si legge più l’Iliade?
 
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