Consenso

Brunetta

Utente di lunga data
L'ho detto con sarcasmo, purtroppo troppe volte sentiamo dire che le donne vengono obbligate a fare sesso, sembra appunto che sia diventata pura fortuna trovare un uomo degno di questo nome.
Purtroppo tutti e tutte tendiamo a universalizzare la nostra esperienza.
Ma se così fosse, non ci sarebbero reati.
 

danny

Utente di lunga data
Effettivamente quella è una mancanza della donna, è brutto dire io sono venuta scansati anche perché è bello vedere venire il proprio uomo, almeno a me piace.
Aveva sonno, il suo ritmo circadiano non è il mio. Per anni si scopava dopo mezzanotte. Quando dormiva la figlia
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Il consenso è una cosa viva.
Non appartiene ai non detti: appartiene al detto apertamente.
Ma soprattutto appartiene al poter dire.

Il fatto che oggi si stia finalmente precisando anche dal punto di vista legislativo è, secondo me, un vero passo di civiltà.
Un passo che tiene conto, finalmente, anche delle categorie più fragili.

Prendiamo un esempio concreto: le puttane — uso apposta questo termine.
Una sex worker può dire “sì” a una pratica, più o meno vanilla, ma non può sapere davvero chi ha davanti.
Quando si pratica con sconosciuti, il non detto non può esistere, a meno di accettare tutti i rischi.
Riconoscere come diritto civile quello che è prima di tutto un diritto naturale — poter smettere, fermarsi, dire “basta” quando qualcosa diventa troppo — è un passo enorme.

Il consenso non riguarda solo il sesso: riguarda il modo in cui impariamo a stare insieme.
A volte dire “sì” serve a cercare connessione, altre volte è paura, desiderio di non deludere, di non sembrare complicati.
Ma il consenso vero nasce dalla possibilità di cambiare idea, senza sentirsi in colpa.

E qui entra in gioco anche la differenza di sguardo tra uomini e donne.
Spesso la visione maschile è stata abituata a vedere il desiderio come conquista: un “sì” sembra un permesso definitivo.
La visione femminile porta attenzione alla relazione, ai limiti, alla fiducia: un “sì” è un accordo, non una rinuncia alla libertà di dire “basta”.
Queste differenze mostrano quanto serva ripensare il modo in cui ascoltiamo e rispettiamo l’altro.

E questo vale ancora di più in una società complessa come quella italiana, dove convivono culture diverse.
Molte donne straniere, che arrivano qui e iniziano a entrare nella cultura occidentale, si trovano a navigare regole, consuetudini e aspettative nuove, spesso contraddittorie.
Il diritto al consenso, che per noi può sembrare chiaro, per chi cresce in contesti diversi può essere difficile da comprendere o da esercitare.
Riconoscere queste difficoltà e dare strumenti concreti per comprendere e praticare il consenso è fondamentale: non è solo una questione di legge, ma di integrazione, di educazione e di rispetto reciproco.

Questa libertà — poter dire, fermarsi, cambiare idea — non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto di tutti.
Anche di chi la società guarda dall’alto in basso: le sex worker, le persone trans, chi vive ai margini, chi non ha voce o non ha ancora imparato a usarla.
Perché se il consenso vale solo per chi ha potere, allora non è consenso: è concessione.

Riconoscere il diritto di dire “no”, anche dentro una dinamica che all’inizio sembrava libera, è un gesto di civiltà.
Significa dire che il corpo di ciascuno conta, che nessuno deve subire il desiderio altrui solo perché una volta ha detto “sì”.

Parlare di consenso, e riconoscerlo anche a livello legislativo, significa ricordare che “non ci sono soltanto io”.
Significa riconoscere che il corpo, il desiderio, i limiti dell’altro hanno la stessa identica dignità dei nostri.

È dire, collettivamente, che ogni scelta coinvolge più persone, e che il rispetto reciproco non è negoziabile.
 

Nicky

Utente di lunga data
Ma ognuno lo vive come crede. A te va bene così, a un’altra no.
ma pure per gli uomini. Non è che li puoi crocifiggere se provano a fare cose particolari.
ci sta. Basta che si fermino se dici no.
Ma no, a me piace praticamente tutto. Però ho apprezzato la delicatezza di avere il dubbio e di chiedere vuoi.
A me piacciono le persone attente a me, a ciò che desidero.
 

danny

Utente di lunga data
Creando magari una bella scena con IA, in cui si vede uno che violenta una quando magari era a correre al parco Sempione per i cazzi suoi.
Da un lato sono contento di avere da vivere meno di quanto ho già vissuto.
Stiamo andando verso un mondo di merda.
E’ così bello scopare una dandole della troia mentre succhia un altro cazzo.
Senza alcun consenso, lo fa e basta.
Ma vissuto in un periodo storico in cui si cerca di abbattere qualsiasi rischio ovviamente non riuscendoci e limitando soltanto la libertà di espressione.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma se ti dico non rubare tu sai perfettamente quale comportamento ti si chiede di non porre in essere. Giusto?
Ugualmente dovrebbe essere per le altre fattispecie.
Certo e io mi aspetto che lo sappia anche chi deve giudicare su certi brutti fatti, che non gli si debba spiegare tutto passo, passo. Perché tanto se è imbecille, gli spieghi da una parte e fa porcate da un'altra
 

danny

Utente di lunga data
Ma voi così preoccupati siete mai stati anche solo minacciati di denuncia per stupro?
Allora significa che siete attenti e rispettosi.
La definizione ulteriore di consenso (che è sempre stato alla base di una denuncia) chiarisce meglio ciò che è di buon senso,
Un'amica di mio padre, divorzista abbastanza nota, lo consigliava alle clienti.
Ovviamente con mariti benestanti come lei.
Non viviamo nel mondo dei Puffi dove Gargamella si distingue bene
 

CIRCE74

Utente di lunga data
Aveva sonno, il suo ritmo circadiano non è il mio. Per anni si scopava dopo mezzanotte. Quando dormiva la figlia
Danny puoi dire quello che vuoi e trovare tutte le scuse che vuoi, questa è mancanza di rispetto nei tuoi confronti, se fosti stato te a farlo a lei si sarebbe detto che la trattavi come un buco per svotarti, io sono per la pare condicio, quando si fa sesso questo deve essere buono per entrambi.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
È esattamente quello che dico. Vuol dire che la discrezionalità attuata dalla magistratura finora non era improntata al buon senso, ed evidentemente ha prodotto porcherie tali che qualcuno ha dovuto mettere nero su bianco l'ovvio
Diciamo che il percorso è stato, ed è, piuttosto accidentato.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Un'amica di mio padre, divorzista abbastanza nota, lo consigliava alle clienti.
Ovviamente con mariti benestanti come lei.
Non viviamo nel mondo dei Puffi dove Gargamella si distingue bene
Non farmi fare nomi noti.
Ma è davvero ingenuo pensare che una ventenne molto avvenente abbia desiderio di accompagnarsì a un sessantenne senza un interesse.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
....che poi, il ragionamento per cui "vabbè dai, questo non la finisce più, fingo un orgasmo almeno finisce", nasce da una cultura del consenso?
E anche in una situazione come questa, entrambi giocano del potere che sbilancia la relazione. Come minimo nel non detto e nel "far finta" senza aver deciso insieme che si sta giocando a far finta.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Gaia

Utente di lunga data
Un'amica di mio padre, divorzista abbastanza nota, lo consigliava alle clienti.
Ovviamente con mariti benestanti come lei.
Non viviamo nel mondo dei Puffi dove Gargamella si distingue bene
E’ una collega che non merita di stare in nessun albo. Per fortuna si contano.
Io ho sempre indagato su certe cose. Solo una volta non ho visto i segnali di una bugia e me pento ogni giorno amaramente.
Chiaramente, scoperta la bugia ho immediatamente rinunciato al mandato.
E credo che il giudice abbia compreso la tempestività della rinuncia e si sia fatto il suo pensiero.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non farmi fare nomi noti.
Ma è davvero ingenuo pensare che una ventenne molto avvenente abbia desiderio di accompagnarsì a un sessantenne senza un interesse.
Eh ma cazzo, ma mi distruggi sempre tutte le mie illusioni! E il testosterone, e la ventenne che guarda i soldi (ma va?), e poi??
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Non per accanirmi, ma il tempo si trova. Mi svegliavo anche alle cinque per farlo.
Ma qui non si tratta fi non farlo. Qui di tratta di farlo fregandosene dell'altro. Manco fosse divertente. Una delle cose belle del sesso è dare piacere all'altro e vederlo godere
 

Gaia

Utente di lunga data
Ma qui non si tratta fi non farlo. Qui di tratta di farlo fregandosene dell'altro. Manco fosse divertente. Una delle cose belle del sesso è dare piacere all'altro e vederlo godere
Sì la moglie di danny e’ parentesi in gonnella. Almeno lui ci pensava al mio orgasmo.
Lei manco quello. Perdonami @danny ma tu per un concetto di amore sbagliato, hai subito troppo.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Il consenso è una cosa viva.
Non appartiene ai non detti: appartiene al detto apertamente.
Ma soprattutto appartiene al poter dire.

Il fatto che oggi si stia finalmente precisando anche dal punto di vista legislativo è, secondo me, un vero passo di civiltà.
Un passo che tiene conto, finalmente, anche delle categorie più fragili.

Prendiamo un esempio concreto: le puttane — uso apposta questo termine.
Una sex worker può dire “sì” a una pratica, più o meno vanilla, ma non può sapere davvero chi ha davanti.
Quando si pratica con sconosciuti, il non detto non può esistere, a meno di accettare tutti i rischi.
Riconoscere come diritto civile quello che è prima di tutto un diritto naturale — poter smettere, fermarsi, dire “basta” quando qualcosa diventa troppo — è un passo enorme.

Il consenso non riguarda solo il sesso: riguarda il modo in cui impariamo a stare insieme.
A volte dire “sì” serve a cercare connessione, altre volte è paura, desiderio di non deludere, di non sembrare complicati.
Ma il consenso vero nasce dalla possibilità di cambiare idea, senza sentirsi in colpa.

E qui entra in gioco anche la differenza di sguardo tra uomini e donne.
Spesso la visione maschile è stata abituata a vedere il desiderio come conquista: un “sì” sembra un permesso definitivo.
La visione femminile porta attenzione alla relazione, ai limiti, alla fiducia: un “sì” è un accordo, non una rinuncia alla libertà di dire “basta”.
Queste differenze mostrano quanto serva ripensare il modo in cui ascoltiamo e rispettiamo l’altro.

E questo vale ancora di più in una società complessa come quella italiana, dove convivono culture diverse.
Molte donne straniere, che arrivano qui e iniziano a entrare nella cultura occidentale, si trovano a navigare regole, consuetudini e aspettative nuove, spesso contraddittorie.
Il diritto al consenso, che per noi può sembrare chiaro, per chi cresce in contesti diversi può essere difficile da comprendere o da esercitare.
Riconoscere queste difficoltà e dare strumenti concreti per comprendere e praticare il consenso è fondamentale: non è solo una questione di legge, ma di integrazione, di educazione e di rispetto reciproco.

Questa libertà — poter dire, fermarsi, cambiare idea — non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto di tutti.
Anche di chi la società guarda dall’alto in basso: le sex worker, le persone trans, chi vive ai margini, chi non ha voce o non ha ancora imparato a usarla.
Perché se il consenso vale solo per chi ha potere, allora non è consenso: è concessione.

Riconoscere il diritto di dire “no”, anche dentro una dinamica che all’inizio sembrava libera, è un gesto di civiltà.
Significa dire che il corpo di ciascuno conta, che nessuno deve subire il desiderio altrui solo perché una volta ha detto “sì”.

Parlare di consenso, e riconoscerlo anche a livello legislativo, significa ricordare che “non ci sono soltanto io”.
Significa riconoscere che il corpo, il desiderio, i limiti dell’altro hanno la stessa identica dignità dei nostri.

È dire, collettivamente, che ogni scelta coinvolge più persone, e che il rispetto reciproco non è negoziabile.
Ma tutto questo ragionamento un giudice, ovvero un rappresentante servitore dello stato chiamato a disporre della vita altrui con le proprie sentenze, col potere del libero apprezzamento delle prove e nel suo ruolo di peritus peritorum, non ci potrebbe / dovrebbe arrivare da solo senza bisogno di una legge apposita?
 
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