Old Rocknroll
Utente di lunga data
Buon giorno a tutti.
Devo dire che era già da un po' che volevo condividerlo con voi, ma non trovavo il tempo di riscriverlo sul PC (ho provato a scannerizzarlo in word ma alla fine era talmente incasinato che ho fatto prima a ricopiarlo).
Nulla di speciale, per carità. ma a me è sembrato onesto, obiettivo, vero.
Sono certo che avrà anche i suoi detrattori, ma offre spunti di discussione.
e soprattutto ben si integra con alcuni thread molto coltivati che da alcuni giorni ci vedono assiduamente dediti al confronto.
Buona lettura.
Se sto alle lettere che ricevo sono proprio gli uomini a soffrire di più per amore. Soprattutto quelli sposati che, se parlano di passione infelice, non è quasi mai a causa della moglie. Diciamo allora che è proprio vero che (in questo caso) le donne vengono divise dagli uomini in due categore: le mogli e quelle che si amano. Talvolta le due categorie coincidono, ma, e non vorrei essere sgridata per il mio cinismo, questo capita soprattutto quando sono le donne a dividere gli uomini in due categorie: i mariti e quelli che si amano.
Lei dice, i maschi sono egoisti, immaturi e vili: io dico dipende. Allo stesso modo lo stesso maschio può essere generoso, grande, eroico.
Se un uomo vuole troncare un rapporto, le donne pretendono spiegazioni, discussioni, approfondimenti, scene madri: gli uomini preferiscono darsela a gambe, appunto in modo che noi definiamo egosita, immaturo e vile. E’ un codice che ci ostiniamo a non voler capire mentre, dopo un mese di musi, dopo il diradarsi delle effusioni, dopo il cessare delle telefonate, dopo dichirazioni tipo “sono in crisi, ho bisogno di riflettere sulle mie priorità” bisognerebbe smettere di far finta di niente e darela a gambe noi per prime.
Quanto alla specie che non lascerà mai il tetto coniugale, cui apprtengono sia uomini sia donne, non sarà forse per amore (però l’amore ha tanti aspetti non solo la passione) ma magari per qualcosa di ugualmente importante, il senso di responsabilità, la fede alla parola data, il rispetto dell’altro.
Natalia Aspesi da”Questioni di cuore”, Venerdì di Repubblica, numero 1107 del 5 giugno 2009 pag. 135.
Devo dire che era già da un po' che volevo condividerlo con voi, ma non trovavo il tempo di riscriverlo sul PC (ho provato a scannerizzarlo in word ma alla fine era talmente incasinato che ho fatto prima a ricopiarlo).
Nulla di speciale, per carità. ma a me è sembrato onesto, obiettivo, vero.
Sono certo che avrà anche i suoi detrattori, ma offre spunti di discussione.
e soprattutto ben si integra con alcuni thread molto coltivati che da alcuni giorni ci vedono assiduamente dediti al confronto.
Buona lettura.
Se sto alle lettere che ricevo sono proprio gli uomini a soffrire di più per amore. Soprattutto quelli sposati che, se parlano di passione infelice, non è quasi mai a causa della moglie. Diciamo allora che è proprio vero che (in questo caso) le donne vengono divise dagli uomini in due categore: le mogli e quelle che si amano. Talvolta le due categorie coincidono, ma, e non vorrei essere sgridata per il mio cinismo, questo capita soprattutto quando sono le donne a dividere gli uomini in due categorie: i mariti e quelli che si amano.
Lei dice, i maschi sono egoisti, immaturi e vili: io dico dipende. Allo stesso modo lo stesso maschio può essere generoso, grande, eroico.
Se un uomo vuole troncare un rapporto, le donne pretendono spiegazioni, discussioni, approfondimenti, scene madri: gli uomini preferiscono darsela a gambe, appunto in modo che noi definiamo egosita, immaturo e vile. E’ un codice che ci ostiniamo a non voler capire mentre, dopo un mese di musi, dopo il diradarsi delle effusioni, dopo il cessare delle telefonate, dopo dichirazioni tipo “sono in crisi, ho bisogno di riflettere sulle mie priorità” bisognerebbe smettere di far finta di niente e darela a gambe noi per prime.
Quanto alla specie che non lascerà mai il tetto coniugale, cui apprtengono sia uomini sia donne, non sarà forse per amore (però l’amore ha tanti aspetti non solo la passione) ma magari per qualcosa di ugualmente importante, il senso di responsabilità, la fede alla parola data, il rispetto dell’altro.
Natalia Aspesi da”Questioni di cuore”, Venerdì di Repubblica, numero 1107 del 5 giugno 2009 pag. 135.
Ultima modifica: