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L'assessore: «È mia intenzione dare voce a chi vive problemi sociali legati alla famiglia»
IL CONVEGNO. Al teatro Pasubio esordio per l'AGS, associazione nazionale nata in città I genitori separati chiedono più attenzione per il disagio
Il presidente: «Vogliamo aiutare chi è vittima della divisione»
17/04/2012
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I relatori Valentina Ceruffi e Daniele Campagnolo. E.CU.
«Bisogna creare una “cultura della separazione”». Con queste parole il presidente, lo scledense Carlo Fabris esprime l'intento programmatico del primo convegno nazionale di AGS, Associazione Genitori Separati, tenutosi al teatro Pasubio. La provocazione non ha certo l'obbiettivo di favorire la rottura dei legame coniugale, ma vuole richiamare l'attenzione sulle problematiche collegate a questa eventualità, sempre più frequente e troppo spesso causa di vere e proprie tragedie umane. Specialmente quando la coppia che si separa ha dei figli. La nuova associazione scledense si prefigge proprio di prestare aiuto ai genitori rimasti “vittime” della separazione e di dar voce al loro disagio per cercare di trovare risposte istituzionali a questo allarme sociale. Emblematico il caso di Daniele Campagnolo di Vicenza, rimasto schiacciato dallo sgretolarsi della sua famiglia. «La separazione, il processo, la necessità di tornare a chiedere ospitalità ai genitori sono stati solo l'inizio del calvario». Poi è arrivata la malattia del figlio e le spese mediche sono divenute insostenibili. «Ma il vero mostro è la solitudine». In AGS Daniele e tanti altri padri e madri con storie analoghe alla sua hanno trovato accoglienza, sostegno, ma soprattutto la possibilità di dare senso alla propria vita attraverso l'impegno: «volevo ricevere aiuto, ora ho l'occasione di essere d'aiuto per gli altri». La cultura della separazione passa anche attraverso la comprensione delle sue cause. Valentina Ceruffi, psicologa e consulente familiare, ha messo in luce come la crisi di coppia sia conseguenza di una trasformazione dei singoli: «Scegliamo di condividere la nostra vita con una persona perché essa risponde ai nostri bisogni affettivi, ma è normale che questi possano cambiare con la convivenza e l'arrivo di un bambino. Se non si cambia insieme allora il legame affettivo viene a mancare». Quando questo porta alla separazione bisogna essere molto onesti con i figli. Mai scaricare su di loro le proprie frustrazioni, ma neanche all'opposto mentire “a fin di bene”. «È fondamentale spiegare che mamma e papà non vanno più d'accordo e per questo non vivranno più assieme. Un bambino, per quanto piccolo, può incassare il colpo» prosegue la dott.sa Ceruffi. «Subirà un trauma, ma con l'aiuto dei genitori riuscirà ad elaborarlo normalmente. Escluderlo dalla realtà darà invece luogo a dissociazioni». Interviene anche l'assessore alla Persona alla Famiglia Antonietta Martino, riaffermando la sensibilità dell'amministrazione a questi problemi, ma smentendo che a Schio più della metà dei matrimoni finirebbe con una separazione. «Stiamo studiando sistemi per facilitare la conciliazione del tempo di lavoro con quello della famiglia, un programma che può rispondere anche alle esigenze dei genitori single. Inoltre nell'ambito del progetto Tavolo Famiglia si avvieranno dei focus group di cittadini per discutere le principali questioni sociali della comunità e trovare soluzioni condivise: in questa sede si darà voce anche a loro». E.CU.