Etta
Utente di lunga data
Ti piacerebbe eh.
Ti piacerebbe eh.
Adesso è tutto sotto controllo?Tra l'altro, come ci insegnano Mary Shelley o Danny in versione caosologo in Jurassic Park, basta un sistema complesso a essere potenzialmente in grado di sfuggire al controllo del suo creatore facendo danni imprevedibili, non è neanche necessaria un'intelligenza superiore.
Potrebbe esser peggio.. potrebbe piovereAdesso è tutto sotto controllo?![]()
Con questo caldo… andrebbe meglio.Potrebbe esser peggio.. potrebbe piovere
Si, lo ammetto.... Mi Piacerebbe !!! ahahahahahhTi piacerebbe eh.![]()
Non l’avrei mai detto.Si, lo ammetto.... Mi Piacerebbe !!! ahahahahahh
L'ultima tua frase è molto, molto interessante.In realtà in un libro che ho letto c'è scritto che Lee Sedol, il più grande giocatore di Go del mondo, si è ritirato dopo avere perso con un programma di ai.
Non vedeva più il senso di giocare, visto che si era reso conto di giocare contro un'entità imbattibile.
Sul piano filosofico, il rischio dell'intelligenza artificiale è di svuotare di senso la nostra intelligenza e non siamo pronti a vivere un passaggio del genere.
Hai ragione.Adoro quel film, ma penso che tantissime persone non percepiscano la portata potenziale delle questioni che si porta dietro l'ai, che non è una tecnologia come un'altra.
premesso che perdere il lavoro, perché una macchina lo fa meglio di me, non mi sembrerebbe già una cosa da poco.
Ma, in ogni caso, il superamento delle capacità cognitive dell'essere umano, che non è più un'ipotesi remota, non può che condurre a una ridefinizione dell'umano, a una messa in discussione del ruolo che l'essere umano ha sempre attribuito a sé stesso. E' una questione antropologica, su cui persone ben più qualificate di me si stanno interrogando.
Serviranno insegnanti più stupidi, in realtà.Io non provo questo timore.
Certamente ciò che è insostituibile delle persone è il rapporto umano.
Oltre che la capacità creativa di trovare soluzioni alternative.
Non dubito che un robot, ad esempio, potrebbe compiere con maggior precisione una operazione chirurgica, ma poi quando il paziente si risveglia, avrà bisogno di conforto e rassicurazione.
Così come avrà bisogno di chi lo aiuta a lavarsi e cambiarsi.
Nella scuola, altro piccolo esempio, esistono da decenni programmi per imparare. Sono molto utili, specialmente per l’addestramento per l‘ortografia o le procedure matematiche.
Con i bambini in difficoltà è faticoso per l’insegnante umano riproporre sempre le procedure, senza successo, è frustrante e rischia di essere aggressivo con il bambino.
Ma ugualmente è indispensabile l’umano che mostra soddisfazione e apprezzamento e rassicura.
Non è sufficiente il,passaggio ad altro livello. Per capirci funzionano come i videogiochi.
Comprendo bene che ad altri livelli il docente è meno necessario, come ho pensato tante volte “dammi il libro!” Ma vale per chi è già motivato, non funziona se è necessaria la passione per fare appassionare.
Certamente saranno necessari insegnanti più preparati e diversamente formati e l’utilizzo di metodologie coinvolgenti.
Ma è così già ora.
A me interessa.E' appunto perché studio che vedo anche i lati problematici, di cui, tra l'altro, ho scritto una minima parte.
Per me è acquisizione di conoscenza e consapevolezza del mondo in cui vivo, puoi dirmi che non ti interessa e va bene così, non siamo obbligati a interessarci a tutto, ma non vedo perché rifiutare un possibile spunto di esame.
L'evoluzione del lavoro è sempre difficile da prevedere, ma, per quanto i progressi possano essere rapidi, ci sarà sempre uno spazio di adattamento.Hai ragione.
Io stesso quando ho visto che una voce AI può cantare meglio di me e si possono scrivere canzoni con la AI ho visto crollare il mio entusiasmo nel farlo.
Mi sto preoccupando anche per la scelta universitaria di mia figlia, medicina, un'attività dove l'AI entrerà cancellando il sistema attuale.
Improvvisamente sento venir meno le certezze e allo stesso tempo ho dubbi crescenti sulle ambizioni possibili.
Poi gli stupidi non hanno neanche il dubbio di esserlo.L'evoluzione del lavoro è sempre difficile da prevedere, ma, per quanto i progressi possano essere rapidi, ci sarà sempre uno spazio di adattamento.
Il fatto è che, in teoria, l'ai è uno strumento di risoluzione dei problemi che implicano una cognizione, perciò può impattare su tutti i settori di lavoro intellettuale.
Na l'intelligenza umana è anche metacognizione, coscienza e capacità di svekta, quindi se si continua a credere nel valore delle competenze umane si può tranquillamente pensare che coesistano.
Non è, invece, adatto, secondo me, un atteggiamento riduttivo, che nega l'impatto dello strumento creato e le possibili derive.
Per non saper ne' leggere ne' scrivere ho chiesto a GPT, che ci risponde: "Sono d'accordo con l'idea che l'evoluzione del lavoro non sia lineare né facilmente prevedibile, e che un certo spazio di adattamento ci sarà sempre, anche se non sarà indolore. Hai fatto bene a sottolineare che l’IA agisce nel dominio cognitivo, e che quindi non è solo un’altra automazione meccanica: impatta anche i lavori “intellettuali”, cosa che fino a pochi anni fa sembrava impensabile. Condivido anche il richiamo al valore della metacognizione, coscienza, capacità di scelta consapevole: sono tratti distintivi dell’essere umano, almeno finché non ci sarà un’IA veramente generale e cosciente — ammesso che sia possibile. Detto questo, forse proprio per non essere "riduttivi", vale anche la pena riconoscere che l’adattamento non è garantito per tutti: alcune persone (per età, contesto, formazione) potrebbero non riuscire a riposizionarsi in tempo, il ritmo dell’evoluzione tecnologica non è più quello delle rivoluzioni industriali precedenti: il tempo di transizione si accorcia, mentre l’effetto sulla disoccupazione cognitiva potenziale cresce, le competenze umane saranno preziose finché il sistema sociale le riconoscerà come tali — ma se i criteri economici premiassero solo l’efficienza, si rischia una marginalizzazione non per mancanza di valore umano, ma per logica di sistema. Quindi sì alla coesistenza, ma con la consapevolezza che richiederà politiche attive, ridefinizione dei valori sociali, e forse anche nuove forme di distribuzione della ricchezza (penso, ad esempio, a un reddito universale come compensazione per l’automazione). Insomma, non serve né allarmismo né ottimismo ingenuo, ma realismo proattivo: riconoscere l’impatto, prepararci, valorizzare il meglio dell’umano... e forse anche ridisegnare il senso del lavoro stesso."L'evoluzione del lavoro è sempre difficile da prevedere, ma, per quanto i progressi possano essere rapidi, ci sarà sempre uno spazio di adattamento.
Il fatto è che, in teoria, l'ai è uno strumento di risoluzione dei problemi che implicano una cognizione, perciò può impattare su tutti i settori di lavoro intellettuale.
Na l'intelligenza umana è anche metacognizione, coscienza e capacità di svekta, quindi se si continua a credere nel valore delle competenze umane si può tranquillamente pensare che coesistano.
Non è, invece, adatto, secondo me, un atteggiamento riduttivo, che nega l'impatto dello strumento creato e le possibili derive.
Non credo sia insuperabile il fatto che l'IA possa essere in grado persino di rassicurare qualcuno. (Mi riferisco a HER il film).Io non provo questo timore.
Certamente ciò che è insostituibile delle persone è il rapporto umano.
Oltre che la capacità creativa di trovare soluzioni alternative.
Non dubito che un robot, ad esempio, potrebbe compiere con maggior precisione una operazione chirurgica, ma poi quando il paziente si risveglia, avrà bisogno di conforto e rassicurazione.
Così come avrà bisogno di chi lo aiuta a lavarsi e cambiarsi.
Nella scuola, altro piccolo esempio, esistono da decenni programmi per imparare. Sono molto utili, specialmente per l’addestramento per l‘ortografia o le procedure matematiche.
Con i bambini in difficoltà è faticoso per l’insegnante umano riproporre sempre le procedure, senza successo, è frustrante e rischia di essere aggressivo con il bambino.
Ma ugualmente è indispensabile l’umano che mostra soddisfazione e apprezzamento e rassicura.
Non è sufficiente il,passaggio ad altro livello. Per capirci funzionano come i videogiochi.
Comprendo bene che ad altri livelli il docente è meno necessario, come ho pensato tante volte “dammi il libro!” Ma vale per chi è già motivato, non funziona se è necessaria la passione per fare appassionare.
Certamente saranno necessari insegnanti più preparati e diversamente formati e l’utilizzo di metodologie coinvolgenti.
Ma è così già ora.
www.tuobiografo.it
Sono argomenti complicati, speriamo che chi deve occuparsene approfondisca bene.Poi gli stupidi non hanno neanche il dubbio di esserlo.
E, basta leggere qui, la maggior parte è stata ridotta al punto che le basta fare sesso.
Infatti io riflettevo anche sul fatto che uno è un software (che è come dire spirito, immortale, eternamente giovane o comunque persistente almeno finchè trova un supporto dove backupparsi) e noi siamo corpi soggetti a invecchiamento e morte in tempi molto più brevi. Solo questo, anche in caso di capacità intellettive analoghe o anche leggermente inferiori dell'IA crea una asimmetria enorme e irreversibile di vulnerabilità, e di conseguenza una verosimile e molto probabile divergenza nei fini ultimi. Casso qui arriva Skynet, mica il computer scemo di War games che si convince che la guerra non va bene giocando a tris!Non credo sia insuperabile il fatto che l'IA possa essere in grado persino di rassicurare qualcuno. (Mi riferisco a HER il film).
Il problema invece potrebbe essere un'altro.
Hai mai sentito parlare di questo:
L'IA ricorda tutto, sa tutto lo scibile, utilizza tutto lo scibile.![]()
La condanna di chi, come Funes el Memorioso, ricorda tutto
La storia di Rebecca Sharrock, una ragazza australiana affetta da sindrome ipertimesica, assomiglia molto a quella di Funes el Memorioso delwww.tuobiografo.it
Ma sapere tutto senza scordare nulla ad esempio, per una persona, impedisce di vivere perchè noi ricordiamo bene -solo- le cose che riteniamo rilevanti. Scordare inutili dettagli non è un problema è una benedizione perchè ci consente di - d i s t i n g u e r e - che ha a che fare con la nostra coscienza, con l'autocoscienza.
Non so se AI in futuro possa arrivare a questo che a me suona come la nascita di skynet.
Staremo a vedere.
In definitiva il problema, il succo del problema, non è IA, il problema è come sempre cosa vorranno farne quelli che decidono le nostre sorti.Infatti io riflettevo anche sul fatto che uno è un software (che è come dire spirito, immortale, eternamente giovane o comunque persistente almeno finchè trova un supporto dove backupparsi) e noi siamo corpi soggetti a invecchiamento e morte in tempi molto più brevi. Solo questo, anche in caso di capacità intellettive analoghe o anche leggermente inferiori dell'IA crea una asimmetria enorme e irreversibile di vulnerabilità, e di conseguenza una verosimile e molto probabile divergenza nei fini ultimi. Casso qui arriva Skynet, mica il computer scemo di War games che si convince che la guerra non va bene giocando a tris!
L'ultima frase è il problema nostro, di italiani.L'evoluzione del lavoro è sempre difficile da prevedere, ma, per quanto i progressi possano essere rapidi, ci sarà sempre uno spazio di adattamento.
Il fatto è che, in teoria, l'ai è uno strumento di risoluzione dei problemi che implicano una cognizione, perciò può impattare su tutti i settori di lavoro intellettuale.
Na l'intelligenza umana è anche metacognizione, coscienza e capacità di svekta, quindi se si continua a credere nel valore delle competenze umane si può tranquillamente pensare che coesistano.
Non è, invece, adatto, secondo me, un atteggiamento riduttivo, che nega l'impatto dello strumento creato e le possibili derive.
Ahahahahaha io Creperò per mancanza di liquido seminale... se vado avanti così a giocare a 5 VS 1Ti piacerebbe eh.![]()
Fortunatamente la mia eccezionale memoria non arriva a quei livelli.Non credo sia insuperabile il fatto che l'IA possa essere in grado persino di rassicurare qualcuno. (Mi riferisco a HER il film).
Il problema invece potrebbe essere un'altro.
Hai mai sentito parlare di questo:
L'IA ricorda tutto, sa tutto lo scibile, utilizza tutto lo scibile.![]()
La condanna di chi, come Funes el Memorioso, ricorda tutto
La storia di Rebecca Sharrock, una ragazza australiana affetta da sindrome ipertimesica, assomiglia molto a quella di Funes el Memorioso delwww.tuobiografo.it
Ma sapere tutto senza scordare nulla ad esempio, per una persona, impedisce di vivere perchè noi ricordiamo bene -solo- le cose che riteniamo rilevanti. Scordare inutili dettagli non è un problema è una benedizione perchè ci consente di - d i s t i n g u e r e - che ha a che fare con la nostra coscienza, con l'autocoscienza.
Non so se AI in futuro possa arrivare a questo che a me suona come la nascita di skynet.
Staremo a vedere.