Magari se si passano 5 anni contenti di studiare è meglio.Beh, no. In realtà siamo nati, idealmente, per fare quello che ci pare e piace. Idealmente.
Ma poi valutiamo sempre le situazioni e capiamo che oltre il piacere dobbiamo sobbarcarci anche del dovere.
Ma prendi l'esempio di H7, pensi che se il figlio stesse facendo una scelta tra piacere e dovere sarebbe cosi indeciso?Magari se si passano 5 anni contenti di studiare è meglio.
Non sono d'accordo. Ho fatto il classico, non lo rifarei sotto tortura. Sono appassionato di scienze e tecnologie e rimpiango il non essermi trovato in grado di affrontare una carriera universitaria in quei settori. Semplicemente, salvo eroiche eccezioni, non sei sufficientemente preparato.Ma si, dal classico fai poi quello che vuoi.
Ma vedi, infatti credo sia il dilemma nel caso di H7. Se si predilige un indirizzo scientifico, scegliere il classico diventa veramente una decisione sofferta.Non sono d'accordo. Ho fatto il classico, non lo rifarei sotto tortura. Sono appassionato di scienze e tecnologie e rimpiango il non essermi trovato in grado di affrontare una carriera universitaria in quei settori. Semplicemente, salvo eroiche eccezioni, non sei sufficientemente preparato.
Rimane (quella umanistica) una scelta formativa eccellente, ma il sistema italiano di girare attorno alle cose 10 anni prima di provare a farle è una sòla colossale. Se è portato per la matematica, non avrei dubbi: scientifico o tecnico "serio". Il titolo è rivendibile anche all'estero, sempre più spesso.
Lo studio può essere piacere, se la scuola è giusta.Ma prendi l'esempio di H7, pensi che se il figlio stesse facendo una scelta tra piacere e dovere sarebbe cosi indeciso?
Sceglierebbe senza tentennamenti. In un caso o nell'altro è pur sempre un dovere e di solito con le costrizioni non siamo cosi contenti. Se ho capito bene, sceglierebbe di più lo scientifico ma tentenna per le potenzialità riconosciute del classico. Vuole il meglio delle potenzialità non del piacere, purtroppo la scuola non è cosi. La si vive come preludio del proprio futuro, pur scegliendo in base alle proprie preferenze. E' lavoro, altro che piacere, anche se come un lavoro può dare le sue soddisfazioni. Ma non mi pare una passeggiata.
Quoto. soprattutto l'ultima frase. La differenza vera la fa quello specifico istituto. Vedi un po' a Napoli come siete messi.Fatti salvi le attitudini del giovane in causa, i suoi gusti e le sue speranze, considererei questo:
come dice Fantastica la scuola sta cambiando e non è prevedibile come sarà tra pochi anni e, dunque, impossibile fare programmi a lungo termine. In particolare non è pensabile un nesso diretto preparazione scolastica-lavoro.
Le scuole di oggi non sono quelle di 15 anni fa e le esperienze trascorse contano sino ad un certo punto.
Occorre mettere inconto una buona dose di fortuna. La gran parte dei professori delle superiori sono preparati ma non sono motivati. E non sempre sono capaci di motivare. Così rischi di capitare nella scuola/sezione iellata e tutti i ragionamenti preventivi vanno a farsi friggere.
La scuola NON prepara alla vita. Alcuni prof possono farlo ma conta il punto precedente.
Piaccia o non piaccia il classico di oggi, soprattutto nelle città, ha anche un carattere socialmente elitario. Non dovrebbe essere, anzi si dovrebbe fare che non sia...però è così. Non è più solo la scuola dei "bravi" ma è anche, molto, la scuola dei "ricchi" o di chi si presenta come tale. Questa una cosa che forse non conta nulla o forse conta molto: meglio saperlo.
Dal punto di vista contenutistico scientifico e classico sono largamente simili. Cito due casi: il dirigente (effettivo) del servizio meteorologico dell'aeronautica, laureato in fisica, è uscito dal classico; il rettore di un importante seminario religioso, laureato in filosofia, è uscito dallo scientifico (e dunque non sa il greco).
Poiché la questione iniziale non chiamava in causa altri indirizzi evito di chiamarli in causa.
Sostanzialmente la questione, alla fine, riguarda il greco. Vale la pena? C'è un sacco di gente sveglia e felice senza conoscerlo; la gran parte di coloro che lo hanno studiato dopo un po' lo dimenticano e non sanno più neppure leggerlo (ma ci aspettiamo che un medico, un avvocato, un dirigente, un tassista... a 40 anni si ricordi l'ottativo?). Ha un particolare valore formativo? mah... d'altra parte personalmente sono contento di averlo studiato e di poterlo leggere e non conosco nessuno che è infelice perché lo ha studiato. Quindi se uno studente ama molto lo studio direi che varrebbe la pena...però spesso uno studente scopre di amare lo studio proprio alle superiori...
Sostanzialmente, a parità di condizioni, chiedessero a me un consiglio, suggerirei il calssico, feme le considerazioni precedenti.
Soprattutto, greco o non greco, contano le scuole e, sempre mettendo in conto la cosa della fortuna, cercherei di sapere non se è meglio il classico o lo scientifico ma se _quel_ liceo classico è serio e se _quel_ liceo scientifico è serio.
Io mi sento di quotare...Io propongo un bellissimo Istituto Tecnico o Professionale.
Purtroppo non si sa mai cosa si vorrà fare, se si vorrà proseguire o meno, se si avrà la possibilità di farlo e se si avrà la capacità anche.
Indi per cui credo sia ottimo pensare a una scuola che permetta l'ingresso nel mondo del lavoro (anche se coi tempi che corrono...) piuttosto che alle differenze tra scientifico o classico...che alla fine ce ne sono poche e sono semplicente differenze basate sulle personali attitudini.
Perché inaspettatamente? Lo sbocco naturale dell'itis dovrebbe essere ingegneria!Nell’azienda dove lavoravo mi è capitato di selezionare per l’assunzione alcuni ingegneri che provenivano da liceo scientifico e da Istituti tecnici, bene, inaspettatamente i migliori erano quelli che prima erano stati all’ ITIS . Cosa per altro confermatami da colleghi di altre aziende. Perché? - Semplicemente, al di là delle differenze personali, erano molto più preparati a risolvere problemi di natura pratica e ad analizzare i problemi logistici.
Questa è la mia opinione e la mia esperienza.
Inaspettatamente perchè pensavamo di trovarli piu o meno allo stesso livello.Perché inaspettatamente? Lo sbocco naturale dell'itis dovrebbe essere ingegneria!
:up:Fatti salvi le attitudini del giovane in causa, i suoi gusti e le sue speranze, considererei questo:
come dice Fantastica la scuola sta cambiando e non è prevedibile come sarà tra pochi anni e, dunque, impossibile fare programmi a lungo termine. In particolare non è pensabile un nesso diretto preparazione scolastica-lavoro.
Le scuole di oggi non sono quelle di 15 anni fa e le esperienze trascorse contano sino ad un certo punto.
Occorre mettere inconto una buona dose di fortuna. La gran parte dei professori delle superiori sono preparati ma non sono motivati. E non sempre sono capaci di motivare. Così rischi di capitare nella scuola/sezione iellata e tutti i ragionamenti preventivi vanno a farsi friggere.
La scuola NON prepara alla vita. Alcuni prof possono farlo ma conta il punto precedente.
Piaccia o non piaccia il classico di oggi, soprattutto nelle città, ha anche un carattere socialmente elitario. Non dovrebbe essere, anzi si dovrebbe fare che non sia...però è così. Non è più solo la scuola dei "bravi" ma è anche, molto, la scuola dei "ricchi" o di chi si presenta come tale. Questa una cosa che forse non conta nulla o forse conta molto: meglio saperlo.
Dal punto di vista contenutistico scientifico e classico sono largamente simili. Cito due casi: il dirigente (effettivo) del servizio meteorologico dell'aeronautica, laureato in fisica, è uscito dal classico; il rettore di un importante seminario religioso, laureato in filosofia, è uscito dallo scientifico (e dunque non sa il greco).
Poiché la questione iniziale non chiamava in causa altri indirizzi evito di chiamarli in causa.
Sostanzialmente la questione, alla fine, riguarda il greco. Vale la pena? C'è un sacco di gente sveglia e felice senza conoscerlo; la gran parte di coloro che lo hanno studiato dopo un po' lo dimenticano e non sanno più neppure leggerlo (ma ci aspettiamo che un medico, un avvocato, un dirigente, un tassista... a 40 anni si ricordi l'ottativo?). Ha un particolare valore formativo? mah... d'altra parte personalmente sono contento di averlo studiato e di poterlo leggere e non conosco nessuno che è infelice perché lo ha studiato. Quindi se uno studente ama molto lo studio direi che varrebbe la pena...però spesso uno studente scopre di amare lo studio proprio alle superiori...
Sostanzialmente, a parità di condizioni, chiedessero a me un consiglio, suggerirei il calssico, feme le considerazioni precedenti.
Soprattutto, greco o non greco, contano le scuole e, sempre mettendo in conto la cosa della fortuna, cercherei di sapere non se è meglio il classico o lo scientifico ma se _quel_ liceo classico è serio e se _quel_ liceo scientifico è serio.
Se l'itis è stato fatto BENE, e' di gran lunga migliore di un liceo!Inaspettatamente perchè pensavamo di trovarli piu o meno allo stesso livello.
Ciao
Ottimo istituto o gran testa tu. Hai la mia invidia!Io ho fatto il classico e poi ho preso un percorso prettamente scientifico. E non ho sentito carenze dovute al liceo.
Io metterei il tuo quarto punto come primo.Per scegliere una scuola bisogna riflettere a fondo su 4 punti.
Il primo riguarda le attitudini personali. Le scuole dell’obbligo dovrebbero proprio fare quello, far emergere le capacità specifiche, purtroppo spesso non è così ed allora bisogna cercare comunque di capire da altri indizi.
Il secondo riguarda i gusti personali e le aspettative di ciascuno. E' logico che a 14 anni sia difficile se non impossibile vedere la propria vita futura, ma è buona cosa per ciascuno imporsi con serenità degli obbiettivi massimi e minimi, pianificando di volta in volta ed aggiustando talvolta il tiro. Bisogna abituare i nostri ragazzi a ragionare in grande, a prescindere se poi si troveranno degli insegnanti all’altezza o meno, gli insegnanti se sono bravi meglio, se saranno mediocri pazienza, (in Italia non si possono cacciare),non per questo ci si deve far scoraggiare.
Il terzo punto riguarda noi genitori. Bisogna fare un bagno di umiltà e chiedersi se nella scelta della scuola dei figli non siamo in realtà noi ad imporre più o meno inconsciamente delle scelte che poi vanno a limitare effettivamente le loro possibilità future, non bisogna proiettare le nostre di aspettative, rischiamo di frustrarli.
Il quarto riguarda perchè no, il lavoro. E' legittimo. Non tutti i settori sono in crisi, sembrerebbe che ad esempio: ricerca sui materiali, nanotecnologie, meccanica di precisione, enogastronomico, robotica, biotecnologie, mecatronica, energie rinnovabili e altri, offrano ancora grosse opportunità nel presente e anche nel futuro. Notare bene che quelle citate richiedono tutte delle competenze specifiche in fatto scientifico e soprattutto tecnologico. Le scuole a indirizzo tecnico, in Italia, vengono snobbate dalla nostra pseudo classe dirigente che fatica a considerare altre scuole al di fuori dei licei, con il risultato che dalle mie parti ad esempio le aziende faticano a trovare giovani tecnici ed ingegneri, preparati da inserire.
Nell’azienda dove lavoravo mi è capitato di selezionare per l’assunzione alcuni ingegneri che provenivano da liceo scientifico e da Istituti tecnici, bene, inaspettatamente i migliori erano quelli che prima erano stati all’ ITIS . Cosa per altro confermatami da colleghi di altre aziende. Perché? - Semplicemente, al di là delle differenze personali, erano molto più preparati a risolvere problemi di natura pratica e ad analizzare i problemi logistici.
Questa è la mia opinione e la mia esperienza.