È una cosa che ti porti per sempre.
Anche adesso, mia figlia che è in terapia farmacologica e sta bene (rispetto a prima) va in crisi se sposti l'ordine delle cose in frigorifero. È un problema che ci hanno spiegato in ospedale nei corsi. Lei non dovrebbe avere accesso al frigorifero né fare la spesa.
Ma non sempre è possibile.
Aiutare richiede energie e competenze che nessuno dal di fuori può comprendere quanto ingenti siano.
E oltre a prosciugarti come genitore (la gestione delle energie individuali è un altro grosso problema) ti pone nella terribile situazione di dover usare strategie, quelle che ti indicano in ospedale per evitare il mantenimento.
O il suicidio.
Perché comunque il risultato massimo che puoi ottenere non è mai la guarigione.
I disturbi alimentari restano tutta la vita.
È la sopravvivenza al disturbo.
È un lavoraccio per i professionisti, una persona comune non può risolvere granché.
Perdonami Danny, non voglio darti contro, ma di tutti sti illustri professori, ce n'è uno che abbia colto alcuni lati di tua moglie?
Perchè per quel poco che ho letto di lei, io non vedo così casuale il senso di mettere in ordine un frigo (o altro).
Il rapporto tra te e tua moglie arriva a me come qualcosa di veramente contorto. Tu sei un uomo che ci prova, che lotta, non lo metto in dubbio, ma non sei felice.
E tua moglie, pensi la sappia amare? O dovrei dire: pensi sappia amare?
Faccio fatica a leggere la parola per sempre, a fronte di una ragazzina, sembra quasi una condanna.
Il disturbo non pensi possa essere una manifestazione della distorsione che ha assorbito, perchè vuoi allontanare l'idea che l'origine sia dal contesto familiare?
E' possibile che neppure questo ti abbia dato la spinta per affrontare tua moglie, per scavare?