Brunetta
Utente di lunga data
Veramente io me la prendo con il sessantenne.Eh ma cazzo, ma mi distruggi sempre tutte le mie illusioni! E il testosterone, e la ventenne che guarda i soldi (ma va?), e poi??
Veramente io me la prendo con il sessantenne.Eh ma cazzo, ma mi distruggi sempre tutte le mie illusioni! E il testosterone, e la ventenne che guarda i soldi (ma va?), e poi??
Ma il tempo era un’altra questione.Ma qui non si tratta fi non farlo. Qui di tratta di farlo fregandosene dell'altro. Manco fosse divertente. Una delle cose belle del sesso è dare piacere all'altro e vederlo godere
Ma se la ventenne usa eurotax per valutare l'auto del sessantenne, fa bene o è una zoccola?Veramente io me la prendo con il sessantenne.
Allora, buttiamo i codici.Ma tutto questo ragionamento un giudice, ovvero un rappresentante servitore dello stato chiamato a disporre della vita altrui con le proprie sentenze, col potere del libero apprezzamento delle prove e nel suo ruolo di peritus peritorum, non ci potrebbe / dovrebbe arrivare da solo senza bisogno di una legge apposita?
Certo che è interessata ai soldi dell’imbecille che vuole credersi irresistibile.Ma se la ventenne usa eurotax per valutare l'auto del sessantenne, fa bene o è una zoccola?
No, si parla di un argomento ben specifico, che non è una convenzione come il codice della strada che per forza richiede di normare tuttoAllora, buttiamo i codici.
Le regole per essere tali devono essere condivise e visibili.Ma tutto questo ragionamento un giudice, ovvero un rappresentante servitore dello stato chiamato a disporre della vita altrui con le proprie sentenze, col potere del libero apprezzamento delle prove e nel suo ruolo di peritus peritorum, non ci potrebbe / dovrebbe arrivare da solo senza bisogno di una legge apposita?
Perfetto.Il consenso è una cosa viva.
Non appartiene ai non detti: appartiene al detto apertamente.
Ma soprattutto appartiene al poter dire.
Il fatto che oggi si stia finalmente precisando anche dal punto di vista legislativo è, secondo me, un vero passo di civiltà.
Un passo che tiene conto, finalmente, anche delle categorie più fragili.
Prendiamo un esempio concreto: le puttane — uso apposta questo termine.
Una sex worker può dire “sì” a una pratica, più o meno vanilla, ma non può sapere davvero chi ha davanti.
Quando si pratica con sconosciuti, il non detto non può esistere, a meno di accettare tutti i rischi.
Riconoscere come diritto civile quello che è prima di tutto un diritto naturale — poter smettere, fermarsi, dire “basta” quando qualcosa diventa troppo — è un passo enorme.
Il consenso non riguarda solo il sesso: riguarda il modo in cui impariamo a stare insieme.
A volte dire “sì” serve a cercare connessione, altre volte è paura, desiderio di non deludere, di non sembrare complicati.
Ma il consenso vero nasce dalla possibilità di cambiare idea, senza sentirsi in colpa.
E qui entra in gioco anche la differenza di sguardo tra uomini e donne.
Spesso la visione maschile è stata abituata a vedere il desiderio come conquista: un “sì” sembra un permesso definitivo.
La visione femminile porta attenzione alla relazione, ai limiti, alla fiducia: un “sì” è un accordo, non una rinuncia alla libertà di dire “basta”.
Queste differenze mostrano quanto serva ripensare il modo in cui ascoltiamo e rispettiamo l’altro.
E questo vale ancora di più in una società complessa come quella italiana, dove convivono culture diverse.
Molte donne straniere, che arrivano qui e iniziano a entrare nella cultura occidentale, si trovano a navigare regole, consuetudini e aspettative nuove, spesso contraddittorie.
Il diritto al consenso, che per noi può sembrare chiaro, per chi cresce in contesti diversi può essere difficile da comprendere o da esercitare.
Riconoscere queste difficoltà e dare strumenti concreti per comprendere e praticare il consenso è fondamentale: non è solo una questione di legge, ma di integrazione, di educazione e di rispetto reciproco.
Questa libertà — poter dire, fermarsi, cambiare idea — non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto di tutti.
Anche di chi la società guarda dall’alto in basso: le sex worker, le persone trans, chi vive ai margini, chi non ha voce o non ha ancora imparato a usarla.
Perché se il consenso vale solo per chi ha potere, allora non è consenso: è concessione.
Riconoscere il diritto di dire “no”, anche dentro una dinamica che all’inizio sembrava libera, è un gesto di civiltà.
Significa dire che il corpo di ciascuno conta, che nessuno deve subire il desiderio altrui solo perché una volta ha detto “sì”.
Parlare di consenso, e riconoscerlo anche a livello legislativo, significa ricordare che “non ci sono soltanto io”.
Significa riconoscere che il corpo, il desiderio, i limiti dell’altro hanno la stessa identica dignità dei nostri.
È dire, collettivamente, che ogni scelta coinvolge più persone, e che il rispetto reciproco non è negoziabile.
Allora non prendertela se ogni tanto si fa notare che ci sono anche quelle che selezionano in base al portafoglioCerto che è interessata ai soldi dell’imbecille che vuole credersi irresistibile.
Ho premesso che non possiamo fare nomi di personaggi pubblici.
Oh capisco che non tutti trovano affascinante leggere il codice penale, come me, ma sono tantissime le fattispecie di reato descritte nei particolari.No, si parla di un argomento ben specifico, che non è una convenzione come il codice della strada che per forza richiede di normare tutto
Per me c'è differenza fra una convenzione come le regole di un gioco e ciò di cui stiamo discutendo. Infatti il rischio è che a furia di normare certe cose si metta una toppa peggio del bucoLe regole per essere tali devono essere condivise e visibili.
Le leggi non servono solo a prevenire abusi o punire chi sbaglia.
Hanno anche una funzione educativa: indicano valori condivisi e insegnano come rispettare i diritti e la dignità degli altri.
Sono rivolte a tutti: ai cittadini, per guidare comportamenti quotidiani, e ai giudici, per fornire strumenti di valutazione e decisione nei casi concreti.
Per i giudici diventano regole operative, punti di riferimento per valutare situazioni complesse; per le persone comuni sono soprattutto segnali culturali, insegnamenti impliciti su cosa significhi vivere insieme rispettando l’altro.
Se devo essere onesta, il fatto che un giudizio dipenda dal buon senso non mi piace.
E' come giocare a pallavolo ma le regole della partita le stabilisce di volta in volta l'arbitro che c'è quel giorno.
No, non giocherei mai a queste regole.
Tu?
Beh, stiamo a vedere come verrà applicata.Perfetto.
Ora traduciamo in termini pratici.
Perche se fai una legge che mi dice che col rosso mi devo fermare, devi anche dare a chi fa rispettare la legge degli strumenti che permettono OGGETTIVAMENTE, di dimostrare ed AL DI SOPRA DI OGNI DUBBIO, che io sono passato col rosso violando la legge.
Io maschio di media cultura non ho bisogno di una legge che mi dice che non si violenta una donna, CULTURA non CODICE DI PROCEDURA PENALE.
Viene difatti dimostrato al mondo che dove c’è legge viene violata, dove c’è cultura viene seguita.
Quindi ripeto:
FAI LA LEGGE? FAMMI VEDERE COME LA APPLICHI SE NO RESTA SOLO L’ENNESIMA BUFFONATA DI FACCIATA.
Ma io non contesto in astratto che venga normato, che anzi è cosa buona e giusta, solo mi fa cadere le braccia pensare che si debba arrivare a farlo e mi solleva perplessità su chi è chiamato a giudicareOh capisco che non tutti trovano affascinante leggere il codice penale, come me, ma sono tantissime le fattispecie di reato descritte nei particolari.
Non vedo perché questo reato non debba essere descritto.
Verrà applicata dagli stessi giudici che hanno giudicato finora... Quindi non scommetterei molto su un miglioramento. Poi se arriva ben venga!Beh, stiamo a vedere come verrà applicata.
All'inizio la legge sullo stupro, che ricordo essere recentissima, fine anni '90, 1990 ha prodotto dei bei mostri.
Detto questo, è una festa che la legge regolamenti lo stupro come un reato verso la persona e non come reato morale. Nonostante i mostri che ha prodotto.
E ti sbagli. Il diritto penale si conta alcuni principi e corollari. Uno di questo, in parole semplici, è che le fattispecie debba descrivere i fatti (in maniera più specifica possibile) ritenuti reato.No, si parla di un argomento ben specifico, che non è una convenzione come il codice della strada che per forza richiede di normare tutto
Certo, tuttavia lo stupro lo possiamo dimostrare con elementi chiamiamoli biologici.Beh, stiamo a vedere come verrà applicata.
All'inizio la legge sullo stupro, che ricordo essere recentissima, fine anni '90, 1990 ha prodotto dei bei mostri.
Detto questo, è una festa che la legge regolamenti lo stupro come un reato verso la persona e non come reato morale. Nonostante i mostri che ha prodotto.
Ma tutto è normato. La legge descrive la realtà e i fenomeni a seguito del loro palesarsi. Mica prima.Ma io non contesto in astratto che venga normato, che anzi è cosa buona e giusta, solo mi fa cadere le braccia pensare che si debba arrivare a farlo e mi solleva perplessità su chi è chiamato a giudicare
Capisco bene cosa intendi: c’è una grande differenza tra le regole di un gioco e quello di cui stiamo parlando.Per me c'è differenza fra una convenzione come le regole di un gioco e ciò di cui stiamo discutendo. Infatti il rischio è che a furia di normare certe cose si metta una toppa peggio del buco
No, perché io posso revocarlo in ogni momento.Certo, tuttavia lo stupro lo possiamo dimostrare con elementi chiamiamoli biologici.
Ma il dare o non dare il consenso?
Come dicevo, serve un modulo!
Io ne ho già prodotto un facsimile, ne terro una decina nello zaino pc dove un tempo tenevo le autocertificazioni del covid, e nel caso mi capitasse di trombarti, primi firmi, alleghi copia della tua d’identità e firmi pure la copia e poi facciamo foto datata dal mio telefono che mandiamo prima di amplessare al nostro cassetto fiscale.
Puo’ andare come soluzione?