Ho capito cosa intende Alphonse.
Ma l’implicito lo vede chi non ha seguito lo sviluppo della conversazione.
Torno sull'argomento, che nel frattempo si è sviluppato - come al solito - in OT su problematiche molto interessanti ma collaterali, che meriterebbero separato approfondimento in un altro thread (come una generazione di pianta autonoma per talea, in giardinaggio). Provo a chiarire cosa intendevo e che corrisponde in gran parte ai successivi post di ieri. Ero fuori combattimento per un incontro con il dentista ... e non sono intervenuto.
La vicenda di
@gianni83 è, come tutti gli eventi della vita di ciascun umano, unica per tanti aspetti ma - almeno secondo me - è utile analizzarla in generale per discutere quali principi comportamentali si possono individuare, per orientamento (se vogliamo) di ciascuno, nel caso ci si dovesse trovare (o ci si sia trovato in passato) e si abbia voglia di interrogarsi un po' più a fondo in proposito.
Essere malati (e può capitare a tutti, nessuno escluso) altera la percezione della realtà esterna ed incide anche nelle proprie convinzioni. Partendo da questo assunto, credo non contestabile, la ex compagna di Gianni ha attraversato una esperienza terribile, che l'ha provata molto dolorosamente e l'ha indotta, nel suo "comprensibile" smarrimento esistenziale, a percorrere delle strade diverse (esperienza con un terzo) da quella che percorreva con il suo compagno. Compagno che pensava camminasse accanto a lui su una via a senso unico, mentre lei era altrove, invece.
Non voglio entrare nel complicatissimo dibattito se queste deviazioni comportamentali sia motivate da una semplice esigenza di ritrovarsi attraenti per ottenere conferme di sé (validazione semplicemente strumentale al proprio stare bene) o comportino un coinvolgimento sentimentale di qualche tipo (innamoramento) ovvero semplicemente soddisfino esigenze di piacere non provate (magari attenuate o venute meno) nel rapporto con il compagno (sesso vissuto come complementarietà).
Ognuno la pensi come crede e rimanga convinto della validità della propria opinione. Sta bene, è nella natura delle cose umane.
Però, credo che bisogna dare atto che se scegli un'altra strada paghi un biglietto (one way) che non comprende in automatico anche il ritorno, proprio perché la strada era a senso unico. Devi pagare un altro biglietto, come minimo, per provare a rientrare (più avanti) su quella strada a senso unico.
Il ritorno non è possibile seguendo a ritroso il percorso fatto (illusione di chi tradisce e riesce a non essere sgamato) ma comporta di seguire un altro percorso, diverso, che non è garantito che riporti alla strada che originariamente si percorreva con il partner originario. Che, trovatosi solo, può pure aver cambiato strada e destinazione. Capita.
E se si riconosce - senza farne una stucchevole questione di "colpe" e "responsabilità" - che il percorso di rientro dalla deviazione operata non è affatto detto che ci sia e che comunque, ammesso che si rientri nella strada vecchia, si venga accolti come un "figliol prodigo" dal partner che si è trovato solo, bisogna accettare che la relazione originaria di coppia sia finita.
E che è abbastanza probabile di trovarsi soli a cercarsi un altro itinerario, con destinazione e compagnia diversa.
Nel caso specifico, la ex compagna di Gianni si dovrà fare una ragione di aver "bruciato" un progetto di vita e che si dovrà orientare altrimenti in futuro. Ha fatto una esperienza che le servirà per una prossima volta (anche se nessuno potrà assicurarle che si sarà).
Certo che può succedere, ma è proprio il "perché" è successo che ci interessa, e la ragione che porta a quella scelta non è la malattia.
La malattia contribuisce allo scenario, non all'azione.
Credo che sia una grande verità, ma che sia quasi sempre disconosciuta dalla malata, che trova facile giustificazione nella propria condizione patologica.
E' una soluzione logicamente superficiale quella di buttare tutto nella malattia. Significa non volersi leggere a fondo nel proprio io, per me.
No, non ha creato un bisogno, ha reso più facile soddisfarne uno già esistente dalla notte dei tempi.. e io mi chiedo quanto questa facilitazione renda più frustrante la non soddisfazione di tale bisogno.
E già ... perché sai che, basta solo volerlo, la soluzione è a portata di mano.
Peccato che si debba tenere conto delle conseguenze.
Si torna alla valutazione, più o meno consapevole, che si fa in ogni scappatella.
Sempre sperando che non ci siano conseguenze ... avverse.