Cronaca nera

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Boni tutti. Se a ogni malvagità umana diciamo che è pazzia e’ grave.
Esistono le persone cattive .
E agiscono da persone cattive, ma in ogni caso sono sani di mente.
Situazione rilevante dal punto di vista clinico non vuol dire incapace di intendere e di volere
 

Jacaranda

Utente di lunga data
Aveva preso uno schiaffo e lo aveva mollato.
Io non sto chiedendo dove tenere il portafogli per non farselo sfilare.
Mi spiego.
Di queste relazioni “tossiche” (continuo a ripetere che non ne sappiamo nulla) ne parlano tutti, così come della mentalità del possesso e della reificazione della partner.
Ma chi uccide la partner che lo sta lasciando a quindici o cinquant’anni, non sta affermando nessun potere.
Sarebbe affermazione se fossero delitti a freddo in un contesto che li approva. Io non li vedo come residui del delitto d’onore. Questi uomini (e ce ne sono pure in Svezia) agiscono una disperazione assoluta. Visto che poi spesso si suicidano, non c’è il problema di “dare punizioni esemplari“, non pensano alla punizione, agiscono la disperazione.
Ma perché si disperano?
E’ una bella domanda. La madre delle domande. Non sono cosi convinta che centri sempre il concetto di patriarcato che porta l’uomo a disperarsi perche’ la donna si dimostra indipendente. Credo sia legato a grande fragilita’ che ti porta a non essere capace si gestire la sofferenza enorme che ti sta provocando il distacco. Come se senza quella persona tu fossi niente e ti pervadesse il pensiero che sopprimerla possa lenire la sofferenza.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Oddio… io ho fatto una scuola che mi ha dato una abilitazione, sono andata a lavorare e nel 2006 sono andata via di casa, non ci sono più tornata a stare coi miei, ho sempre lavorato e bastata a me stessa
Poi anche a me piace conoscere ed imparare, ma la scuola non la volevo continuare, volevo essere indipendente il prima possibile, già a 14 anni quando scelsi la scuola superiore, la scelsi proprio in quest’ottica
Prima si poteva fare. Ora non più. Per fortuna, dico io.
 

Jacaranda

Utente di lunga data
Però abbiamo già discusso questo tema e ricordo Ipazia che se non erro è del mestiere, la quale sosteneva che se sai dove guardare i segni "premonitori" o comunque delle red flag ci sono quasi sempre. Sottolineato "se sai dove guardare"
A posteriori si puo’ collegare l’incollegabile. Volendo
 

Gaia

Utente di lunga data
Nicola Artico responsabile del servizio per i minori.
𝐃𝐚 𝐓𝐫𝐨𝐢𝐚 𝐚𝐝 𝐀𝐟𝐫𝐚𝐠𝐨𝐥𝐚…

Una poco più che bambina uccisa in modo brutale, da un poco, solo poco più che bambino perché, 19 anni, ossia 19 ore di volo sull’aereo della vita, sono molto poche.
Una serie di omicidi che non sembra trovare tregua. Stesse dinamiche, stesse frustrazioni intollerabili, dunque la fonte della frustrazione deve morire. Non è più una persona senziente, è l’oggetto della sofferenza e, come ogni oggetto, è nel dominio di chi - quell’oggetto – pensa di tenere per le mani.
Non stupisce sapere che per una larga parte di adolescenti controllare ed avere tutte le pass word del cellulare del fidanzato/a sia normale, come normale darsi uno schiaffo.

Cosa ha smesso di funzionare? Non credo nemmeno che scomodare una vecchia categoria come il patriarcato aiuti. Ci deve essere altro, molto altro. Si devono essere rotte delle dighe, tutte insieme, quelle familiari, sociali, scolastiche, religiose. Sembra il nostro Vajont psicologico.

E mentre angosciato ascoltavo la notizia, ho già immaginato una catena di intellettuali, esperti, bravi colleghi, giornalisti che avrebbero cominciato a dire la loro. Ma ho pensato che, in realtà, forse la verità è che nessuno sa veramente cosa fare. Perché per quanto ci sia sicuramente del vero delle varie cause che si citano, tuttavia nessuna spiega fino in fondo abbastanza. Si sente così l’urgenza di intervenire, ma forse dovremmo ammettere che non abbiamo soluzioni. Non chiare, non rapide, non sicure. Tocca tollerare di convivere con molti dubbi, con armi spuntate, anche se non ci si vuole e non ci si deve arrendere. Ma forse ammettere i nostri limiti, potrebbe essere il primo passo.

Quando mi trovo in questo stato mentale, spesso cerco conforto in qualcosa di classico. Dunque di universale. E curiosamente questa vicenda mi ha riattivato un personaggio omerico tra i miei preferiti. Ettore.

Quando svariati anni fa lessi "Il gesto di Ettore" uno dei più bei saggi sulla paternità a me noti, scritto dallo psicoanalista Luigi Zoja, ero già padre ma mi trovai anche a riflettere su mio padre e sulla paternità.

Omero racconta che, prima di andare nella sua ultima battaglia, rifiutando gli inviti a trattenersi oppure a combattere da dentro le mura, mostrando dentro di sé tutto il senso del dovere, Ettore vuole salutare il figlio. Ettore si distingue da tutti gli altri grandi personaggi omerici perché è privo di quello stato d’animo che i greci chiamano hybris: tracotanza, insolenza, superbia, arroganza.
Quel sentimento che ti sprona a sfidare gli dèi, dunque le leggi divine. E cosa c’è di più divino della Legge di rispettare la vita degli altri? Cosa è più sacro della vita degli altri?

In questo senso a differenza di altri eroi come Achille, Agamennone, lo stesso Ulisse che infierisce contro Polifemo oramai inerte, Ettore è un uomo che si muove in totale assenza di tracotanza e di arroganza.
In quell'occasione vuole salutare il figlio ma, essendo con la corazza e l'elmo lo spaventa.
Per la prima volta si rende conto che la troppa consuetudine con gli adulti, con la guerra (la vita sociale del padre adulto) lo ha reso distante e lontano dall'infanzia. Che non sente più l'infanzia dentro di sé. E' allora che padre e madre sorridono, Ettore si toglie l'elmo, lo pone a terra, e può abbracciare il figlio. Risvegliato da questo piccolo incidente, il Troiano leva il figlio in alto con le braccia e con il pensiero. Questo gesto sarà per tutti i tempi il marchio del padre.
In questo atto si ricorda in modo universale che padri non si è per via biologica, ma per atto formale. Non basta aver concepito con una donna, *bisogna voler essere padri*. Alzando il figlio, il padre, indica al mondo che se ne assume pubblicamente la responsabilità.

Temo che i padri abbiamo da tempo smarrito questa grande responsabilità. Forse, gli attuali, nemmeno loro stessi sono stati “alzati” in alto dai loro. Non di rado, quando chiedo nei miei spazi clinici a dei genitori, “cosa ha voluto dire per voi due generare”? “Che significato ha per voi questa parola?” Trovo dei silenzi imbarazzati. Delle facce sorprese. Come se fosse la prima volta che questa domanda venisse posta loro. Forse i padri più in difficoltà delle madri.

L’ennesima tragedia di Afragola, ci interroga anche su questo. Chi si assume pubblicamente la Grande Responsabilità? Quali contesti sociali devono favorire la Grande Responsabilità? Come facciamo a ricostruire le premesse e le condizioni perché ciò accada? Perché non si legge più l’Iliade?
Con tutta psicologia state facendo franare il mondo.
La responsabilità e’ di chi si è armato e ha ucciso. Punto.
Deve scontare la sua pena e smettiamola di deresponsabilizzare i giovani e gli uomini o le donne.
Ognuno è artefice del proprio destino e ognuno sconta le proprie scelte.
Talvolta, ma sono casi rari, ti cade una tegola in testa, ma spesso invece la tegola te la tirano.
E chi la tira deve scontare.
E chi la prende, se normalmente le prende, devi chiedersi perché. Non perché sia responsabile dell’altro, ma perché è responsabile di se stesso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Con tutta psicologia state facendo franare il mondo.
La responsabilità e’ di chi si è armato e ha ucciso. Punto.
Deve scontare la sua pena e smettiamola di deresponsabilizzare i giovani e gli uomini o le donne.
Ognuno è artefice del proprio destino e ognuno sconta le proprie scelte.
Talvolta, ma sono casi rari, ti cade una tegola in testa, ma spesso invece la tegola te la tirano.
E chi la tira deve scontare.
E chi la prende, se normalmente le prende, devi chiedersi perché. Non perché sia responsabile dell’altro, ma perché è responsabile di se stesso.
Non contesto i criteri giuridici che sono stati fondamentali e ancora lo sono per liberare l‘umanità dalla barbarie e dalle faide.
Ma ogni cosa può essere considerata da più aspetti. È comprensibile che tu la veda solo dall’aspetto legale, viste le tue scelte di vita.
Ma puoi consentire che persone competenti nel merito, come Nicola Artico, le vedano da un altro lato?
Del resto non è che le condanne risolvano, soprattutto possono solo a posteriori.
Legittimo considerare solo l’aspetto repressivo, senza denigrare chi cerca di capire.
Restano eventi rari, per fortuna, ma c’è chi non li vuole considerare trascurabili.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Aveva preso uno schiaffo e lo aveva mollato.
Io non sto chiedendo dove tenere il portafogli per non farselo sfilare.
Mi spiego.
Di queste relazioni “tossiche” (continuo a ripetere che non ne sappiamo nulla) ne parlano tutti, così come della mentalità del possesso e della reificazione della partner.
Ma chi uccide la partner che lo sta lasciando a quindici o cinquant’anni, non sta affermando nessun potere.
Sarebbe affermazione se fossero delitti a freddo in un contesto che li approva. Io non li vedo come residui del delitto d’onore. Questi uomini (e ce ne sono pure in Svezia) agiscono una disperazione assoluta. Visto che poi spesso si suicidano, non c’è il problema di “dare punizioni esemplari“, non pensano alla punizione, agiscono la disperazione.
Ma perché si disperano?

Se il problema fosse solo il dolore, basterebbe suicidarsi.
Ma qui non si tratta solo di sofferenza: c’è rabbia, orgoglio ferito, bisogno di punire.
Uccidono prima perché lei “non deve vivere senza di me”, “non deve scegliere un altro”, “non può farmi questo”.

Non è solo disperazione: è disperazione con odio, amore malato di possesso, un’ultima affermazione di potere prima di sparire.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se il problema fosse solo il dolore, basterebbe suicidarsi.
Ma qui non si tratta solo di sofferenza: c’è rabbia, orgoglio ferito, bisogno di punire.
Uccidono prima perché lei “non deve vivere senza di me”, “non deve scegliere un altro”, “non può farmi questo”.

Non è solo disperazione: è disperazione con odio, amore malato di possesso, un’ultima affermazione di potere prima di sparire.
A me sembra quasi una difesa (aberrante e considerata soggettivamente legittima) in risposta a un comportamento che viene vissuto altamente e volontariamente lesivo della propria identità.
 

Gaia

Utente di lunga data
Se il problema fosse solo il dolore, basterebbe suicidarsi.
Ma qui non si tratta solo di sofferenza: c’è rabbia, orgoglio ferito, bisogno di punire.
Uccidono prima perché lei “non deve vivere senza di me”, “non deve scegliere un altro”, “non può farmi questo”.

Non è solo disperazione: è disperazione con odio, amore malato di possesso, un’ultima affermazione di potere prima di sparire.
Non è amore. Smettiamola di ammantare certe cose con la parola amore ‘malato’ .
Non è amore. L’amore è un’altra cosa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
A me sembra quasi una difesa (aberrante e considerata soggettivamente legittima) in risposta a un comportamento che viene vissuto altamente e volontariamente lesivo della propria identità.
Si elimina chi è visto come il bambino che urla che il re è nudo.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non è amore. Smettiamola di ammantare certe cose con la parola amore ‘malato’ .
Non è amore. L’amore è un’altra cosa.
Si certo, si può togliere sicuramente la parola amore. Però il concetto credo sia chiaro
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Il concetto è chiarissimo, ma finché ci mettiamo vicino la parola amore tendiamo a giustificarlo inconsapevolmente.
Non è amore, è criminale.
Personalmente non giustifico proprio per un cazzo, né consapevolmente, né inconsapevolmente.
 

Nicky

Utente di lunga data
A volte mi chiedo anche se non abbiamo attribuito una centralità eccessiva alle relazioni amorose.
Apparentemente non è così, perché vengono dati tanti messaggi su quanto è bello essere single, ma poi di mostrano comunque single sempre in giro, pieno di amici, con vite eccitanti. Ma la maggior parte delle persone oltre al partner finisce con l'avere poco.
Questo pensiero certo vale per gli adulti. I ragazzi non dovrebbero sentirsi così, ma non so.
 

Brunetta

Utente di lunga data
A volte mi chiedo anche se non abbiamo attribuito una centralità eccessiva alle relazioni amorose.
Apparentemente non è così, perché vengono dati tanti messaggi su quanto è bello essere single, ma poi di mostrano comunque single sempre in giro, pieno di amici, con vite eccitanti. Ma la maggior parte delle persone oltre al partner finisce con l'avere poco.
Questo pensiero certo vale per gli adulti. I ragazzi non dovrebbero sentirsi così, ma non so.
Io penso che sia proprio così.
È meglio avere una popolazione che pensa solo a scopare e a cercale l’amore, anche se ci sono vittime collaterali, che avere persone che si occupano della politica.
 

Jacaranda

Utente di lunga data
Io penso che sia proprio così.
È meglio avere una popolazione che pensa solo a scopare e a cercale l’amore, anche se ci sono vittime collaterali, che avere persone che si occupano della politica.
Mah..io non ci vedo retropensieri che richiederebbero l’abilita’ che in politica non c’e’.. (magari)..
Il problema e’ che quando hai la pancia piena e tempo libero… riempi la noia cercando il sollazzo ..
 
Top