festa del papà

Brunetta

Utente di lunga data
???
Adesso sul modulo c è l indicazione se avvalersi o meno dell insegnamento della religione cattolica...
Sì.
Fin dalla scuola dell’infanzia. Si “salvano” solo al nido.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Marjanna

Utente di lunga data
Perchè ci sono colpe imperdonabili
La tua frase riprende un aforisma di Confucio: Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico.
Parla di un fiume, che rappresenta lo scorrere della vita, eventi che fanno il loro corso, e invita a non sprecare energia in vendette.
Non vuol dire letteralmente che prima o poi avverà una qualche giustizia, ma che noi stessi potremmo mutare e anche i nostri pensieri di vendetta potrebbero scorrere nel fiume stesso. Trattenerli è trattenere energia negativa dentro di noi. E’ un invito a staccarsi dal proprio ego.

Mentre nelle tue parole tu rimani attaccato a ciò che esprimi, anche nominando speranza.
Non sei la prima persona che sento usare questa frase, declinandola, per questo ti ho chiesto cosa rappresentasse per te.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tutti noi siamo egocentrici e percepiamo la nostra esperienza non solo come universale, ma anche come la migliore.
Questo non è sorprendente perché è sulla base della nostra esperienza che costruiamo la nostra identità e la nostra idea di mondo. Altre identità e altre idee di mondo mettono in discussione noi stessi.
Ma è una cosa nota a tutti ed evidente nelle cose che girano nei social sullo schema “Noi che eravamo giovani negli anni 60 o 70 o 80 o 90 o 2000” in cui vi è un elenco di cose, chiaramente individuate in opposizione alla normativa vigente, come “non usavamo la cintura di sicurezza “ oppure “andavamo in bicicletta senza protezione“ o “andavano in motorino in due” ecc.
Queste “catene” hanno grande successo perché rispondono al bisogno di conferma della personale esperienza come assoluta.
Questo attaccamento al proprio passato e identificazione generazionale si accentua più abbiamo la possibilità di vedere che altre persone o i giovani hanno modi di vivere e riferimenti differenti.
Lo studio della storia e della geografia antropica dovrebbe aiutarci a vedere come il cambiamento è insito nell’umanità e che non ha alcuna utilità attaccare cambiamenti culturali su cui non abbiamo potere.
La religione non è più il riferimento della maggioranza della popolazione. Non è che di per sé sia gravissimo. È grave il vuoto valoriale. Ma ogni società aggiorna i propri valori.
Certamente, come era stato segnalato sin dagli anni sessanta da molti intellettuali, il consumismo e il liberismo hanno portato a una moltiplicazione dei valori e la cultura attuale forza le differenze generazionali a scopo commerciale e politico.
Ma funziona rimpiangere il passato?
 

Etta

Utente di lunga data
Oh ragazzi fosse l’insegnamento della religione il problema. È il meno di tutto nel mondo della scuola ( e non ).
 

Marjanna

Utente di lunga data
Tutti noi siamo egocentrici e percepiamo la nostra esperienza non solo come universale, ma anche come la migliore.
Questo non è sorprendente perché è sulla base della nostra esperienza che costruiamo la nostra identità e la nostra idea di mondo. Altre identità e altre idee di mondo mettono in discussione noi stessi.
Ma è una cosa nota a tutti ed evidente nelle cose che girano nei social sullo schema “Noi che eravamo giovani negli anni 60 o 70 o 80 o 90 o 2000” in cui vi è un elenco di cose, chiaramente individuate in opposizione alla normativa vigente, come “non usavamo la cintura di sicurezza “ oppure “andavamo in bicicletta senza protezione“ o “andavano in motorino in due” ecc.
Queste “catene” hanno grande successo perché rispondono al bisogno di conferma della personale esperienza come assoluta.
Questo attaccamento al proprio passato e identificazione generazionale si accentua più abbiamo la possibilità di vedere che altre persone o i giovani hanno modi di vivere e riferimenti differenti.
Lo studio della storia e della geografia antropica dovrebbe aiutarci a vedere come il cambiamento è insito nell’umanità e che non ha alcuna utilità attaccare cambiamenti culturali su cui non abbiamo potere.
La religione non è più il riferimento della maggioranza della popolazione. Non è che di per sé sia gravissimo. È grave il vuoto valoriale. Ma ogni società aggiorna i propri valori.
Certamente, come era stato segnalato sin dagli anni sessanta da molti intellettuali, il consumismo e il liberismo hanno portato a una moltiplicazione dei valori e la cultura attuale forza le differenze generazionali a scopo commerciale e politico.
Ma funziona rimpiangere il passato?
Se era riferito al mio commento non è che volessi dare dell’egocentrico a Perplesso. Non è che a prescindere dietro qualsiasi commento si nasconda una critica o un dito puntato.
Neppure ho dato una lettura di rimpianto verso il passato, sono scambi di vedute a cui poi può seguire una riflessione.
Trovo normale fare riferimento al passato, a quanto si è visto e vissuto, non vuol dire necessariamente avere un attaccamento ad esso (che sia positivo o negativo, di esaltazione o rifiuto).
Personalmente non sento di aver ricevuto forti pressioni dal contesto religioso, anche se non nego che abbiano lavorato nelle paure, specialmente nella prima adolescenza, quando gli ormoni entrano in tumulto.
Quando ho visitato altri paesi, ho trovato normale rispettare gli usi e costumi, anche quelli dati da altre religioni.
Tu nel concreto a cosa ti riferisci con vuoto valoriale? Perchè anche alle nostre generazioni veniva attribuito, lo stesso a certi ragazzi degli anni 60 dai loro "vecchi".
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se era riferito al mio commento non è che volessi dare dell’egocentrico a Perplesso. Non è che a prescindere dietro qualsiasi commento si nasconda una critica o un dito puntato.
Neppure ho dato una lettura di rimpianto verso il passato, sono scambi di vedute a cui poi può seguire una riflessione.
Trovo normale fare riferimento al passato, a quanto si è visto e vissuto, non vuol dire necessariamente avere un attaccamento ad esso (che sia positivo o negativo, di esaltazione o rifiuto).
Personalmente non sento di aver ricevuto forti pressioni dal contesto religioso, anche se non nego che abbiano lavorato nelle paure, specialmente nella prima adolescenza, quando gli ormoni entrano in tumulto.
Quando ho visitato altri paesi, ho trovato normale rispettare gli usi e costumi, anche quelli dati da altre religioni.
Tu nel concreto a cosa ti riferisci con vuoto valoriale? Perchè anche alle nostre generazioni veniva attribuito, lo stesso a certi ragazzi degli anni 60 dai loro "vecchi".
Non mi riferivo al tuo post, ho fatto una riflessione sullo svolgimento della discussione.
Ho usato anche NOI, proprio perché non mi tiro fuori dal naturale egocentrismo. Egocentrismo non è egoismo.
Siamo egocentrici tutti e non può essere diversamente perché qualsiasi pensiero è nostro e determinato dalla nostra esperienza, inserita nel nostro contesto culturale.
E questa cosa mi è sembrato di vederla particolarmente in questa.
È interessante vedere il punto di vista personale quando si parla di sentimenti e relazioni, proprio per ampliare il proprio, ma qui tutti hanno avuto la tendenza a assolutizzare in ogni senso. Quindi non solo la propria esperienza di bambini, ma di relazioni famigliari e familiari. Quando, a me sembra evidente, non si può pensare che persone di età diverse, cresciute in famiglie diverse e in contesti diversi abbiano vissuti diversi.
Soprattutto mi pare assurdo voler considerare il proprio percorso come il migliore possibile.
Ad esempio ieri vedevo una intervista e alla domanda se fosse credente, l’intervistata rispondeva di no perché aveva fatto le scuole dalle suore. È stata una risposta di un tale egocentrismo che mi ha fatto pensare a una persona se non stupida, almeno non maturata, nonostante l’età.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
La tua frase riprende un aforisma di Confucio: Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico.
Parla di un fiume, che rappresenta lo scorrere della vita, eventi che fanno il loro corso, e invita a non sprecare energia in vendette.
Non vuol dire letteralmente che prima o poi avverà una qualche giustizia, ma che noi stessi potremmo mutare e anche i nostri pensieri di vendetta potrebbero scorrere nel fiume stesso. Trattenerli è trattenere energia negativa dentro di noi. E’ un invito a staccarsi dal proprio ego.

Mentre nelle tue parole tu rimani attaccato a ciò che esprimi, anche nominando speranza.
Non sei la prima persona che sento usare questa frase, declinandola, per questo ti ho chiesto cosa rappresentasse per te.
conosco l'aforisma di Confucio, ovviamente. essendo forse il più famoso dei suoi. e come tutti gli aforismi sono interpretabili. l'idea di far scorrere i propri pensieri non di vendetta ma di sollievo per una giustizia terrena ottenuta è interessante, ma io penso proprio al vedere certuni andarsi a schiantare
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Però mi viene anche da pensare che dipende dalla storia che si è vissuta.
Ci fu una sera, non molto tempo fa, che mi feci una bella full immersion con vari racconti, opinioni riguardo la guerra.
Quella sera e per tutta la notte salì un vento fortissimo, assieme a pioggia.
L’indomani ho trovato davanti al portone di casa un pettirosso morto, proprio appena aperta la porta.
L’ho guardato, il corpo era intatto, nessuna ferita o graffio, ho quindi desunto che il vento forte lo aveva fatto sbattere, provocando probabilmente un’emorragia interna.
Nonostante questa considerazione, una parte di me si è ritrovata a vedere quasi un simbolo, in quell’uccellino morto, che non avrebbe visto la primavera.
La religione cristiana, che abbiano noi, si porta dietro parte del paganesimo. Perdite, carestie portano in qualche modo credo a crearsi dei simboli, magari degli appigli.
Oggi so che ciò a cui guardava mia madre, nella religione, era espressione delle sue fragilità, ma da bambina ne avevo una visione molto parziale.
I livelli coinvolti sono molteplici.

C'è un livello di vissuto personale e poi famigliare.
C'è un vissuto sociale, storico e psicosociale.

Fare i minestroni di tutti questi livelli porta alla assunzione di posizioni che non tengono conto della complessità non solo dell'individuo ma del corpo sociale stesso.

Non a caso, si usano le generalizzazioni. Che sono funzionali a sgomberare il campo dalle riflessioni e dallo studio elaborato.
Servono per indirizzare la massa e allinearla, non solo in termini di potere precostituito ma anche e soprattutto in termini di senso di appartenenza al gruppo.

Luhmann ha scritto moltissimo riguardo la funzione dell'estraneo nelle dinamiche di aggregazione sociale degli umani. Per dire uno che ha affrontato direttamente la tematica dell'incontro/scontro fra corpi sociali e quindi tradizioni (usi e costumi).

Noi siamo esseri simbolici, arrivati all'età adulta.
E' una nostra caratteristica specie specifica che si accompagna al linguaggio.

ricordo un vecchio prof di pragmatica che ci faceva, ridendo, l'esempio per cui se tutti fossero d'accordo che la macchina si chiama cappuccino, allora tutti ci staremmo muovendo su dei cappuccini più o meno prestanti. ;)

Questo per dire che la religione e l'ordinamento della simbologia sono funzionali alla nostra specie per affrontare le antiche paure: il buio, la solitudine (non emotiva, proprio assenza del sostegno del gruppo per la sopravvivenza) e l'esser prede, tutte riassumibili nella grande paura, la morte.
E il fulmine diventa un dio, il pettirosso un messaggero (pensa ai passeri intesi come psicopompi per esempio) e aiutanti per la transizione dell'anima. Regole di comportamento e di abitudini tese alla cura della qualità della vita in considerazione del territorio e del tempo in cui vive il mio gruppo sociale di riferimento.

Se si fa un giretto per certe foreste del sudamerica si trovano ancora tribù che non hanno abbandonato i vecchi dei, che predispongono riti di passaggio per permettere l'ingresso in certe aree di quella foresta, etc etc.
E qui si aprirebbe un ot interessantissimo sull'utilizzo delle sostanza psicoattive nelle religioni (dall'amanita muscaria presente in tantissimi quadri sacri cattolici - e non casualmente - alle religioni sincretiche (tipo quella nativa americana che utilizza il peyote nei suoi riti, fino ad arrivare all'alcool in quella cattolica) ma non mi metto neanche ad aprirlo. Sarebbe veramente troppo.

Le religioni sono un prodotto culturale e storico.
Con riferimento più o meno espliciti, come dici, al paganesimo e alla cultura che era legata ai tempi e alle manifestazioni della terra.

La religione ha una ben precisa funzione (di comunicazione) sociale.

che sia quella per cui gli uomini disegnavano cervi sui muri delle caverne per passarsi messaggi e conoscenze riguardo la caccia, piuttosto che su dove trovare l'acqua che sia la rassicurazione, il riconoscimento, l'identità, la conferma. L'appartenenza.

Che è poi uno dei motivi per cui è tanto densa di conflitti e difese.
E una delle migliori motivazioni per spedire gente a morire senza avere un perchè personale ma in difesa di un'idea di appartenenza.

La mia visione...è che sono, le religioni, OGGETTI di studio. :)
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
guarda che il problema è che tu non hai capito che quella che oggi è una metafora potrebbe tornare reale domani.

come non hai capito che le diversità stanno sparendo e che non te ne accorgi non mi sorprende, perchè non le vedevi neanche prima.

come non hai capito che la mia non è paura, ma tristezza per quello che si va a perdere. paradossalmente sono più speranzoso di quanto tu immagini, di poter recuperare il maltolto.

se proprio devo aver paura di qualcosa, è di non campare abbastanza per vedere i cadaveri galleggiare sul fiume. ammetto che invecchiando sto diventando più stronzo. un pò me ne dispiaccio.
"chiedi ad un bambino chi è gesù e ti risponderà una statua" non parla di gesù, della religione piuttosto che delle tradizioni.
La metafora non riguarda il contenuto.

Ma riguarda invece un funzionamento cognitivo.

Ossia il fatto che i bambini si fermano al concreto.

La figlia di @omicron ne è uno splendido e bellissimo esempio.
gesù ha due padri e una madre!
Ossia vive in una famiglia che pratica apertamente e serenamente il poliamore. :D

E non se lo è inventato lei.
Gliel'hanno detto.

Le hanno detto che gesù è figlio di dio, ed è nato da giuseppe e maria.
Lei, concreta, vede quello che le mostrano.
gesù ha un padre, dio e un altro padre che sta con maria, sua madre, ossia giuseppe.
Ergo è figlio di dio, giuseppe e maria. Tutti insieme. Fluidamente.

Pensiero concreto.

E' col pensiero simbolico, che verrà crescendo, che riuscirà ad individuare i piani, il significato di figlio dell'uomo, modo in cui gesù stesso si nomina in segno di adempimento delle profezie secondo le scritture, mandato dal padre per salvare gli uomini con la sua morte e resurrezione.

Pensiero simbolico.

E il grassetto è esattamente il motivo per cui dicevo che non avevi capito la metafora. :)
L'hai legata alla tradizione, al contenuto apparente, invece che alla descrizione di un funzionamento cognitivo sintetizzato in essa.

Spero di esser riuscita a spiegarmi meglio.

Le diversità esistono, geneticamente, biologicamente, culturalmente.
La questione non è vederle o non vederle, ma assumerle oppure no.

E io assumo la diversità come motore creativo e cifra dell'evoluzione. (non soltanto umana).
Io e non soltanto io, per inciso.
Ci sono fiori di studi che se ne occupano e che necessariamente se ne dovranno sempre più occupare anche a seguito dell'evoluzione tecnologica in atto. (basti pensare alla retroazione percettiva della modifica di default di una foto e l'impatto che questo ha sulle mappe cognitive e sulla costruzione della percezione - individuale e sociale - della realtà.).

Certo non vivo il conflitto fra norma e diversità.
Ma anzi, le vedo in dinamica.
Quindi la perdita, connaturata alla vita, ogni vita, è vita.
Spazio per altro che verrà.

Sono molto curiosa invece di quel che verrà. E di quel che sarà.
Spero di vederne almeno una parte. (anche perchè, sarà che mi annoio in fretta, lo spettacolo che vedo ora è misero, come dicevo).

Riguardo i cadaveri sul fiume, mi hai fatto venire in mente un meme che mi ha mostrato una ragazzina


1678884326261.png

Ho ridacchiato un sacco.
E' veramente una bellissima prospettiva!
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
I bambini sono molto più genuini e spontanei e alla domanda "Chi è Gesù?" darebbero risposte più intelligenti di "È una statua".
Come dicevo a perpli, quella citazione non fa riferimento al contenuto ma ad un funzionamento.

E concordo con te...vedi la figlia di omicron...è riuscita, usando il pensiero concreto - il funzionamento a cui si fa riferimento in "è una statua", ossia nel vedere quel che si vede nel concreto, senza elaborazioni simboliche - , a inserire con assoluta genuinità, semplicità e spontaneità il poliamore fra dio giuseppe e maria!

Geniale! :D
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
anche mia figlia a scuola non mangia, ma non mette il cibo in tasca, lo lascia nel piatto :oops: io però devo pagarlo lo stesso
Mia figlia per evitare che una sua amichetta venisse messa nella lista di chi non aveva mangiato, si spazzolava anche i suoi piatti🤭
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Mia figlia per evitare che una sua amichetta venisse messa nella lista di chi non aveva mangiato, si spazzolava anche i suoi piatti🤭
E faceva benissimo
Certo, quando come oggi hanno la minestra di fagioli, la platessa e l’insalata, io li capisco quando i bambini non mangiano 🙄
 

spleen

utente ?
"chiedi ad un bambino chi è gesù e ti risponderà una statua" non parla di gesù, della religione piuttosto che delle tradizioni.
La metafora non riguarda il contenuto.

Ma riguarda invece un funzionamento cognitivo.

Ossia il fatto che i bambini si fermano al concreto.

La figlia di @omicron ne è uno splendido e bellissimo esempio.
gesù ha due padri e una madre!
Ossia vive in una famiglia che pratica apertamente e serenamente il poliamore. :D

E non se lo è inventato lei.
Gliel'hanno detto.

Le hanno detto che gesù è figlio di dio, ed è nato da giuseppe e maria.
Lei, concreta, vede quello che le mostrano.
gesù ha un padre, dio e un altro padre che sta con maria, sua madre, ossia giuseppe.
Ergo è figlio di dio, giuseppe e maria. Tutti insieme. Fluidamente.

Pensiero concreto.

E' col pensiero simbolico, che verrà crescendo, che riuscirà ad individuare i piani, il significato di figlio dell'uomo, modo in cui gesù stesso si nomina in segno di adempimento delle profezie secondo le scritture, mandato dal padre per salvare gli uomini con la sua morte e resurrezione.

Pensiero simbolico.

E il grassetto è esattamente il motivo per cui dicevo che non avevi capito la metafora. :)
L'hai legata alla tradizione invece che al funzionamento cognitivo sintetizzato in essa.

Spero di esser riuscita a spiegarmi meglio.

Le diversità esistono, geneticamente, biologicamente, culturalmente.
La questione non è vederle o non vederle, ma assumerle oppure no.

E io assumo la diversità come motore creativo e cifra dell'evoluzione. (non soltanto umana).
Io e non soltanto io, per inciso.
Ci sono fiori di studi che se ne occupa e che necessariamente se ne dovranno sempre più occupare anche a seguito dell'evoluzione tecnologica in atto. (basti pensare alla retroazione percettiva della modifica di una foto e l'impatto che questo ha sulle mappe cognitive e sulla costruzione della percezione - individuale e sociale - della realtà.).

Certo non vivo il conflitto fra norma e diversità.
Ma anzi, le vedo in dinamica.
Quindi la perdita, connaturata alla vita, ogni vita, è vita.
Spazio per altro che verrà.

Sono molto curiosa invece di quel che verrà. E di quel che sarà.
Spero di vederne almeno una parte.

Riguardo i cadaveri sul fiume, mi hai fatto venire in mente un meme che mi ha mostrato una ragazzina


View attachment 11109

Ho ridacchiato un sacco.
E' veramente una bellissima prospettiva!
Mi limito ad osservare che quasi nessuno riesce a parlare il linguaggio dei bambini. Ho citato Paolo non a caso, già si sapeva sta cosa 2000 anni orsono.
Questo non toglie nulla al fatto che si -dovrebbe- saper parlare anche a loro.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi limito ad osservare che quasi nessuno riesce a parlare il linguaggio dei bambini. Ho citato Paolo non a caso, già si sapeva sta cosa 2000 anni orsono.
Questo non toglie nulla al fatto che si -dovrebbe- saper parlare anche a loro.
Non è solo linguaggio.
Hanno un funzionamento fisiologico, chimico, emotivo, cognitivo specifico e caratteristico.

Sto battendo sul funzionamento non a caso.

Un inizio di dialogo con i bambini è conoscere il loro funzionamento. (come target, non come "il MIO bambino")
Per non bambinizzarli (amoruccio, senti il bau che fa bau amoriiccino) e nemmeno adultizzarli (gesù in croce è il simbolo dell'amore di dio per l'uomo).

Ascoltarli sarebbe un buon inizio.
E un buon seguito sarebbe non strumentalizzarli e non usarli come contenitori per le battaglie ideologiche degli adulti. (sotto la bandiera della salvazione del mondo)

E-ducare ha un significato proprio profondo.
Spesso dimenticato. Dai più.

Che per loro, i bambini intendo, non c'è niente di male nel poliamore fra dio giuseppe e maria.
Basta che ci sia amore. Per dire. ;)

Che poi per gli adulti sia una eresia non li riguarda.
Manco sanno cosa possa essere una eresia. Loro.

Poi lo imparano.
 
Ultima modifica:
Top