Però la mia accoglienza non è scontata (come non dovrebbe essere data per scontata l'accoglienza e l'accondiscendenza della figlia

). E' questo che intendevo dire. Io sono stata educata che le mie relazioni, le mie emozioni, erano emerite STRONZATE. Roba di cui non avere cura. E questo già a sei anni, con il primo fidanzatino (il famoso "son tutte stronzate", ops, pardon, cavolate: perché ste robe immonde si potevano dire (mio padre a me), l'importante era non farlo con certe parolacce

). Parallelamente Nè i miei genitori avevano a caro che portassi amici o altro in casa, né io avevo voglia di farlo (sai che bello, avere davanti "i giudici", ne ero anche spesso terribilmente imbarazzata, o meglio: ero imbarazzata io per loro).
Io ho avuto questo modello: le mie relazioni erano stronzate, le mie scelte sbagliate, e il tutto per partito preso

. Capisci anche tu che non era facile, per me, distinguere il bene dal male in un contesto in cui come la facevo la sbagliavo IO, da figlia, ai loro occhi. E se proprio si trattava di una cosa bella, a loro ne erano capitate di migliori. Avevano da ridire su tutto: un'uscita con un ragazzo (magari sabato pomeriggio al cinema)? Occhi al cielo da parte di mia mamma, sono emerite stronzate se per caso la notizia giungeva a mio padre. Ero ragazzina, adolescente, al liceo: mai nessuno che mi abbia detto "ma dai, che bello, divertiti!".
Però da qui ad essere i genitori che tutto accolgono, ne passa. Se vedo che un domani una ragazza che tratta da schifo mio figlio, oltre a farmi due domande su cosa gli ho trasmesso per lasciarsi trattare così, va da sé che quella ragazza non sarà (troppo) la benvenuta a casa. Non impedirò a mio figlio di frequentarla. Ma per intanto, da madre, non accoglierò sempre e comunque, non sarò accondiscendente verso un rapporto che vedo problematico. E poi francamente, a 23 anni, va bene qualche volta stare in casa, ma che andassero anche un pò fuori dai coglioni, dai