La pausa di riflessione
La questione di come si risolve la
"pausa di riflessione" o "
pausa-liberi tutti" nel dopo-scoperta del tradimento credo sia cruciale nella determinazione della prospettiva della coppia. Nel senso che, a seconda della sua accettazione o non, si determinano i percorsi di vita dei partners.
Però, occorre domandarsi, secondo me, cosa si celi veramente dietro la proposta o richiesta di quella "
pausa".
Credo che chi la chiede miri a "raffreddare" la situazione di crisi, ormai emersa, nel rapporto di coppia con la implicita pretesa del traditore di avere il tempo di chiarirsi le idee sulla scelta tra rapporto ufficiale e rapporto clandestino ovvero la pretesa del tradito di scegliere tra la continuazione o la fine della relazione.
Nella
maggior parte dei casi nasconde la speranza che il proprio distacco (leggi abbandono del rapporto ufficiale) sia meno doloroso (quindi, vi sia rassegnazione/accettazione nel tradito) e consenta di coltivare il rapporto extra, a prescindere se nel senso della sua continuazione o potenziale trasformazione in nuovo rapporto ufficiale. E quindi sia una escogitazione semplicemente strumentale del traditore per guadagnare tempo, avendo però chiaro l'obiettivo da perseguire (fine della coppia). Serve a poco o niente, dal punto di vista del partner tradito. Forse a calmarsi un po' e riordinare le idee.
Di converso, se la pausa la chiede il tradito, serve a decidere, con maggiore freddezza, quanto senso abbia continuare (su basi nuove da stabilire) o chiudere una volta per tutte la relazione.
In una
minor parte dei casi, può servire genuinamente a domandarsi cosa si voglia fare, una volta emerso drammaticamente il dualismo comportamentale (piede in due scarpe): probabilmente è un segnale di una certa improvvisazione e leggerezza comportamentale nel tradire: non si è minimamente tenuto conto delle conseguenze dell'essere scoperti a tradire. E questo è, dal mio punto di vista, comunque grave e svilente.
Magari nel tradire c'è stata una infatuazione momentanea scambiata per passione duratura e si vuole verificare quanto sia importante in realtà; ma ciò vuol dire che si è vissuto il tradimento al di fuori della realtà, in un limbo di comoda irresponsabilità. Non è un indizio favorevole sulla personalità del traditore nella valutazione che dovrebbe compiere il tradito: dovrebbe far riflettere su come sia realmente il compagno scelto per formare la coppia.
Temo però che, al di là delle chiacchiere, per un recupero del rapporto vi debba essere nel traditore la PAURA delle conseguenze di cosa si è fatto. Anzi, quella paura si dovrebbe trasformare in PANICO, per scegliere convintamente di provare a rientrare nella comfort zone.
Allora, la "pausa" è breve (anche brevissima) perché dovrebbe servire a chiudere la relazione extra e tentare di farsi perdonare (accettare) dal partner tradito.
A prescindere dell'esito della verifica richiesta (ed accordata dal tradito) mi sembra che costituisca sintomo di una inconsistenza caratteriale che il tradito, a meno che non sia travolto da cieco e travolgente innamoramento, non possa fare a meno di considerare come una valutazione negativa del partner scelto al momento della formazione della coppia.
Per concludere, la richiesta di "pausa" è comunque un brutto segnale, un'avvisaglia che il rapporto di coppia è realmente finito o gravemente pregiudicato.
Quello che si può cercare di recuperare, in ipotesi, non è più il rapporto originario ma qualcosa di nuovo, che con il vecchio rapporto ha solo una vaga rassomiglianza.
Qui si colpevolizza al massimo la scelta del tradito
@iosolo di insistere nell'aver pregato il marito di rimanere nella coppia con la prospettiva di offrire un vero "perdono" del tradimento abbinato ad una garanzia di incondizionata fedeltà.
Come a dire, che si è allettato il traditore con la prospettiva di un impegno massimo di essa tradita a farlo stare bene (che rasenta il sovra-umano), pur di fargli accettare di continuare la convivenza.
E allora, quando
@iosolo ha scelto di tradire, dopo sette anni, è venuta meno alla garanzia data e diventa essa la sola vera traditrice.
Non mi convince affatto questa rappresentazione della vicenda, senza offesa.
Parto dalla mia concezione che sia impossibile un vero perdono (tesi da me sostenuta in apposito thread da me aperto), ma che da parte del tradito sia una mera accettazione dell'accaduto (tradimento) correlata alla promessa di darsi e dare una opportunità di continuare nella coppia.
L'errore - sempre secondo me - è di pensare che sia una continuazione della coppia. No, quella è finita con il tradimento, c'è poco da contestare.
La coppia si basa sulla esclusività bilaterale del rapporto.
Quando l'esclusività è violata salta il rapporto di coppia che si era instaurato. Quello che segue è un rapporto su basi nuove, che parte comunque minato, pregiudicato dal fatto storico del tradimento. E' molto più fragile del rapporto originario.
La mia valutazione è molto diversa: ci sono stati due tradimenti, ciascuno relativo ad un diverso rapporto di coppia.
Fa una bella differenza.
Non mi convince che sia stata una perdita di tempo.
La ricostruzione di un (nuovo) rapporto di coppia richiede tempo e, data la debolezza congenita della nuova relazione, non è affatto detto che si riesca a superare la crisi originaria. Anche dopo anni, sono ferite che o non rimarginano completamente o lasciano cicatrici enormi.
Gli psicologi che mi è capitato di incontrare nella vita sono stati concordi nel dire che la "ricostruzione" di una nuova relazione tra i medesimi partners sopravvissuti al tradimento è sempre molto problematica (circa 50% di probabilità sulla carta di riuscita nel rimanere insieme).
Ecco, nel caso di
@iosolo non è riuscita, probabilmente perché il primo traditore non si è impegnato a sufficienza (il compito più gravoso era il suo) e lei ha esaurito la sua tolleranza e speranza.
Non resta che prendere atto del fallimento del nuovo rapporto e separarsi civilmente, nell'interesse dei figli (che, temo, abbiano capito da tempo che le cose non andavano bene tra i genitori).