la tranquillità

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum

cinquanta+uno

Utente di lunga data
Personalmente l'ho trovata, anzi meglio ho capito come raggiungerla...
Ho una moglie innamorata, non ho problemi economici tali da farmi arrivare a fine mese con l'acqua alla gola, ho un lavoro che mi piace, una casa che nonostante sia in città, sembra di essere in campagna, ho degli hobby che mi fanno godere e prossima settimana me ne vado in ferie in Costa Smeralda dove mio padre 30 anni fa ha preso una casetta sul mare vendendo i terreni che aveva nell'entroterra...
Non ho bisogno di cercare altro, mi godo al massimo quello che ho.
Felice e tranquillo 😁
Sono felice per te, io probabilmente la troverò quando sono 2 metri sotto terra....forse
 

Lostris

Utente Ludica
Quello che dice Proust è che una storia d'amore è, però, fatta anche di scosse che ci sono proprio quando sembra di essere sereni insieme perché c'è un inquietudine umana che tende al cambiamento, all'irrompere di nuovi desideri proprio quando si è in pace.
E io penso sia così, nel bene e nel male.
Io non sono molto d'accordo nel pensare che questa inquietudine che tende al cambiamento valga in generale. Io non la sento, per esempio.
O meglio, l'avverto quando non sto bene in una situazione, ma qui si faceva il discorso opposto.

Non identifico la tranquillità con l'immobilità o l'apatia, e vedo una continuità nell'avere desideri che alimentano uno stato di benessere (in amore o in generale nella vita) - non identificandoli quindi come spinta al cambiamento.

L'irrequietezza a prescindere per me è incomprensibile e dannosa, perchè spesso si declina in insoddisfazione perenne.
 

danny

Utente di lunga data
Proust sul tema dell'abitudine ha scritto molto.
Ed è molto interessante la contrapposizione che ne esce tra abitudine e naturale tendenza alla sua rottura derivante dall'inquietudine umana.
Il tema del richiamo alle ossessive adesioni alle convenzioni sociali e alla ritualità ricorre nei suoi scritti, arrivando ad accostare la "rassegnazione (...come) modalità dell'abitudine".
L'abitudine è per Proust una forza negativa ed è dalla sua rottura che si aprono nuove prospettive.
L'abitudine comporta una forte riduzione della vitalità, delle energie vitali, "sbiadisce i contorni della realtà".
La conoscenza stessa del reale passa per la variazione del punto di vista.
In tal senso la "tranquillità", ovvero lo stato di quiete, non possono coesistere con la crescita di un individuo.
Ma nemmeno della coppia. Non per niente Albertine scompare per rinascere.

"Viviamo di solito, col nostro esser ridotto al minimo; la maggior parte delle nostre facoltà rimangono assopite, fidandosi dell’abitudine che sa cosa si deve fare e non ha bisogno di loro. Ma, in quel mattino di viaggio, l’interruzione della routine della mia vita, il cambiamento d’ora e di luogo avevano reso indispensabile la loro presenza. Sedentaria e tutt’altro che mattutina, la mia abitudine stava venendo meno, e tutte le mie facoltà erano accorse a supplirla, gareggiando in zelo tra loro, innalzandosi tutte, come onde, allo stesso inusitato livello, dalla più umile alla più nobile, dalla respirazione, dall’appetito, dalla circolazione sanguigna fino alla sensibilità e alla fantasia. (All’ombra delle fanciulle in fiore)
 
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Alphonse02

Utente di lunga data
Io non sono molto d'accordo nel pensare che questa inquietudine che tende al cambiamento valga in generale. Io non la sento, per esempio.
O meglio, l'avverto quando non sto bene in una situazione, ma qui si faceva il discorso opposto.

Non identifico la tranquillità con l'immobilità o l'apatia, e vedo una continuità nell'avere desideri che alimentano uno stato di benessere (in amore o in generale nella vita) - non identificandoli quindi come spinta al cambiamento.

L'irrequietezza a prescindere per me è incomprensibile e dannosa, perchè spesso si declina in insoddisfazione perenne.
La tranquillità quando produce immobilismo diventa fonte di irrequietezza e, da ultimo, diventa causa di disagio.

La comprendo come disponibilità al cambiamento in un contesto di coppia che preveda complicità (= comunicazione).
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Personalmente l'ho trovata, anzi meglio ho capito come raggiungerla...
Ho una moglie innamorata, non ho problemi economici tali da farmi arrivare a fine mese con l'acqua alla gola, ho un lavoro che mi piace, una casa che nonostante sia in città, sembra di essere in campagna, ho degli hobby che mi fanno godere e prossima settimana me ne vado in ferie in Costa Smeralda dove mio padre 30 anni fa ha preso una casetta sul mare vendendo i terreni che aveva nell'entroterra...
Non ho bisogno di cercare altro, mi godo al massimo quello che ho.
Felice e tranquillo 😁
Vengo a trovarti in motoretta con la mia consorte.
 

Warlock

Utente di lunga data
Vengo a trovarti in motoretta con la mia consorte.
Vieni, ti faccio trovare un bel piatto di pasta con muscoli e bottarga e poi... Focacca al formaggio tipo recco, fatta però col pane carasau
Ed eventualmente, invece del porceddu, Bulldog al forno tipo Fantozzi al ristorante giapponese 😂
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io non sono molto d'accordo nel pensare che questa inquietudine che tende al cambiamento valga in generale. Io non la sento, per esempio.
O meglio, l'avverto quando non sto bene in una situazione, ma qui si faceva il discorso opposto.

Non identifico la tranquillità con l'immobilità o l'apatia, e vedo una continuità nell'avere desideri che alimentano uno stato di benessere (in amore o in generale nella vita) - non identificandoli quindi come spinta al cambiamento.

L'irrequietezza a prescindere per me è incomprensibile e dannosa, perchè spesso si declina in insoddisfazione perenne.
L’ inquietudine è individuale e dipende dalla insoddisfazione per se stessi che si estrinseca in insoddisfazione per gli altri.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Vieni, ti faccio trovare un bel piatto di pasta con muscoli e bottarga e poi... Focacca al formaggio tipo recco, fatta però col pane carasau
Ed eventualmente, invece del porceddu, Bulldog al forno tipo Fantozzi al ristorante giapponese 😂
Che idea!
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Vieni, ti faccio trovare un bel piatto di pasta con muscoli e bottarga e poi... Focacca al formaggio tipo recco, fatta però col pane carasau
Ed eventualmente, invece del porceddu, Bulldog al forno tipo Fantozzi al ristorante giapponese 😂
Il porceddu non mi piace, sto diventando vegetariano senza alcuna forzatura. Però sono lì in zona…
 

Brunetta

Utente di lunga data

Nicky

Utente di lunga data
Io non sono molto d'accordo nel pensare che questa inquietudine che tende al cambiamento valga in generale. Io non la sento, per esempio.
O meglio, l'avverto quando non sto bene in una situazione, ma qui si faceva il discorso opposto.

Non identifico la tranquillità con l'immobilità o l'apatia, e vedo una continuità nell'avere desideri che alimentano uno stato di benessere (in amore o in generale nella vita) - non identificandoli quindi come spinta al cambiamento.

L'irrequietezza a prescindere per me è incomprensibile e dannosa, perchè spesso si declina in insoddisfazione perenne.
Bisogna premettere che, quando i discorsi sono molto astratti e teorici, facilmente ci si trova a dare ragione a tesi opposte, nel senso che in ogni tesi c'è una parte di verità.
In ogni caso, tu dici di provare irrequietezza e spinta al cambiamento quando non stai bene, ma cosa ti porta a non stare bene?
Per me, spesso, non si sta più bene perché ci si sente non tranquilli in senso positivo, ma immobili, privi di crescita. E vale per i singoli, come per la coppia.
Perché, ad esempio, si pone così tanto l'accendo sull'importanza della progettualità in un coppia, se non perché c'è la percezione della necessità di un movimento e, quindi, di un cambiamento?
Le coppie di amanti si sfaldano anche su quello, sul fatto di trovarsi in una situazione che è forzatamente ferma, senza possibilità di sviluppi, di sperimentazione di situazioni nuove.
 

danny

Utente di lunga data
Bisogna premettere che, quando i discorsi sono molto astratti e teorici, facilmente ci si trova a dare ragione a tesi opposte, nel senso che in ogni tesi c'è una parte di verità.
In ogni caso, tu dici di provare irrequietezza e spinta al cambiamento quando non stai bene, ma cosa ti porta a non stare bene?
Per me, spesso, non si sta più bene perché ci si sente non tranquilli in senso positivo, ma immobili, privi di crescita. E vale per i singoli, come per la coppia.
Perché, ad esempio, si pone così tanto l'accendo sull'importanza della progettualità in un coppia, se non perché c'è la percezione della necessità di un movimento e, quindi, di un cambiamento?
Le coppie di amanti si sfaldano anche su quello, sul fatto di trovarsi in una situazione che è forzatamente ferma, senza possibilità di sviluppi, di sperimentazione di situazioni nuove.
L'abitudine è una nevrosi, una gabbia.
E la tranquillità che ne deriva non può che generare irrequietezza, che può essere somatizzata o espressa.
Questa è un po' la sintesi del pensiero dello scrittore.
 

Nicky

Utente di lunga data
L'abitudine è una nevrosi, una gabbia.
E la tranquillità che ne deriva non può che generare irrequietezza, che può essere somatizzata o espressa.
Questa è un po' la sintesi del pensiero dello scrittore.
Di nevrosi di certo si intendeva!
Io sono abitudinaria e ho paura del cambiamento e confermo che c'è un aspetto nevrotico, infatti ci ho faticato non poco e comunque tendo a mettermi in prigione da sola.
 
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