Quello che io ho sempre cercato di spiegare è che in un confronto vero, ad esempio sul tradimento, ma anche su altre tematiche personali o generali, è che “tradire è male” non è oggetto di confronto.
Non fa parte del confronto
Non può essere né premessa, né obiettivo.
Non è UTILE a nessuno, tanto meno a chi il male lo ha subito, e leggendo in queste pagine da parte mia questa realtà sta scritta a caratteri cubitali, benché in forma criptata.
Quando fosse premessa o obiettivo, non si parla più di confronto, ed è illusorio pensare di fare un confronto in presenza di queste premesse; in pratica si crede di confrontarsi, ma si fa altro
Se è premessa, più o meno tutto il confronto apparente, assume il tono di un qualcosa da smontare o confermare, e da qui escono (come spesso risuonano in chi ascolta) i termini come assoluzione, giustificazione, etc.. che come scriveva ieri @
ipazia nulla hanno a che vedere con “spiegazione”.
“suonano” come giustificazioni proprio in funzione di quella PREMESSA, che pone le condizioni per il manifestarsi di quei suoni
Sono questi che ogni tanto girano, i “termini” che indicano chiaramente che quella premessa viene messa in discussione, e se viene messa in discussione vuol dire che era presente in origine.
E indicare fastidio con questi termini, significa letteralmente prendere per le orecchie (o tentare di farlo) per riportare all’inizio, all’origine, alla premessa, dalla quale queste “giustificazioni” sembrano allontanare.
Dice bene @
Brunetta quando dice che non va messo in discussione che “tradire è male”
Non mettiamocelo. Togliamo proprio dalla discussione la cosa.
Togliamolo dal nostro "interesse"
Togliamocelo davvero però, a partire dalla premessa, perché diversamente risalterà fuori, e molto spesso (per non dire quasi sempre) dai suoni percepiti dalle orecchie che lo hanno messo come premessa della discussione, senza togliercelo affatto, ma anzi ponendolo come caposaldo strutturale di un confronto che a quel punto è solo teorico.
Diversamente, al prossimo traditore che si iscrive e posta, ci diremo "evvai, eccone un altro! Sentiamo questo cosa si inventa"
Anche a rovescio funziona uguale
Se la premessa di un confronto tra me e te, circa la tua fedeltà nel tuo matrimonio, ad esempio, è che comunque la fedeltà è una cosa meravigliosa, e TU sei meraviglioso, possiamo “confrontarci” per mesi.
Ma ogni tanto io ti interromperò, dicendoti: si si, Danny, va bene, va bene.. ma tu sei comunque una persona meravigliosa.
Vanificando ogni tua esposizione, rendendola vuota, inutile, spogliandola di tutto quanto di interessante per me potrebbe portare.
Potrai parlare per mesi della tua fedeltà o del tuo esser traditore, ma alla fine, con un buffetto sulla guancia, ti dirò comunque: “va bene va bene.. ok ho capito, ma tanto resti una persona meravigliosa (oppure un traditore di merda, per dire)
E mi perdo tutto, ma proprio tutto, nella misura in cui non è confermante della mia premessa.
E ti faccio fare una fatica inutile, e dopo quel buffetto apparentemente appagante, probabilmente ti sentirai ancora più vuoto, perché non ti sei confrontato un cazzo su quanto avevi da dire di te.
Nemmeno è "obiettivo" stabilire il male o il bene, quello di un confronto, perché risponde all’esigenza di etichettare (esigenza che nella premessa è stata affibbiata all’inizio, e che spesso è già ansiosamente presente, ma solo abilmente camuffata a noi stessi per renderci più “democratici” nel confronto)
Se mi confronto con te, su un argomento, non ho l’etichetta in mano, sulla quale attendere ansiosamente di scrivere sopra “coglione” o “ganzo” per poi affibbiartela in fronte.
La premessa di un confronto è sempre l’arricchimento, e come tale presuppone persone ricche a confronto, ma anche che hanno una bella voglia di dare all’interlocutore, ma anche una bella voglia di prendere dall’interlucutore.
Se la premessa è : “si si confrontiamoci, premesso che sei una merda (per dire) confrontiamoci pure” io ho già implicitamente dichiarato, spesso senza manco rendermene conto, che da “una merda” come te, io non prenderò nulla, non voglio prendere nulla.
E il confronto cade automaticamente nei suoi termini più autentici.
Nel confronto vero ci si spoglia di etichette, sia in premessa, sia in obiettivo.
Anche io penso che tradire è male.
Ma è un pensiero di cui mi devo necessariamente spogliare in un confronto.
E se mi presento ad un confronto con questa premessa, o con questo obiettivo, a livello di comunicazione semplicemente non sto confrontandomi, ma sto facendo altro.