Magari la buona massaia no
solo che occorre fare una distinzione generazionale.
c'è chi sta percependo pensioni basate sull'80-85% dell'ultima busta paga,magari con aggiunte rendite da invalidità dove l'invalidità è perlomeno discutibile
(io a Spezia ho visto e so di gente che ha preso rendite per asbestosi e silicosi senza aver mai visto una nave da carico o un'acciaieria in vita propria)
c'è chi sta andando in pensione con un sistema misto, perchè magari ha iniziato a lavorare negli anni '80 e al momento del passaggio aveva 10-12 anni di servizio già alle spalle.
c'è chi è andato in pensione a 38-40 (almeno per la mia esperienza massimamente donne che poi magari aiutano il marito nella loro attività) anni,che è vero che prendono cifre modeste, ma sono in pensione da 20-25-30 anni ormai.
e c'è chi come me e chi è più giovane di me che di reversibilità,invalidità,etc....non sentirà nemmeno l'odore.
e paga frazioni trimestrali sempre più alte. in 16 anni a me la rata INPS è sostanzialmente raddoppiata, e l'età pensionabile è slittata di quasi 10 anni. ad oggi, andrei in pensione poco prima dei 71 anni.
mio padre ci è andato a 52. e ok che faceva uno dei lavori più usuranti al mondo. ma mio cognato, che pure lavora nel settore metalmeccanico, prima dei 67 anni in pensione non ci va.
mia nipote sicuramente la pensione non riuscirà a averla.
quindi che si fa? soluzione 1-sopprimiamo tutti quelli nati almeno dal 1960 in su? credo sia poco pratico.
soluzione 2-ci si rassegna a schiattare prima di arrivare all'età pensionabile
soluzione 3-si prova qualche sistema diverso. anche per me la difficoltà pratica del sistema inglese è che sia difficile applicarlo a tutte le categorie, ma solo provandolo sul campo si capisce se è vero.
questo è quello che dico io.