Prof accoltellata da studente: bocciato il 16enne, ma la famiglia fa ricorso

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
L'utilizzo spontaneistico dell'empatia finisce a divenire espressione di chi sente empatia e non strumento di comunicazione..

In particolare nel sociale, la predisposizione, la passione, l'amore se non educati e formati fanno danni.

MA il grande amore per i bambini, che trasforma un lavoro tecnico in una vocazione tipo suore laiche ha portato a dove siamo oggi.

Un formatore, come un educatore, come un insegnante, come uno terapeuta, come un medico etc etc se non ha padronanza e costante attenzione alla gestione delle proprie necessità emotive sovrappone i piani, se il suo lavoro diviene personale non sta lavorando ma sta seguendo dei suoi bisogni di riconoscimento.
E il danno meno visibile ma più impattante a lungo termine è che usa gli utenti come contenitori dei suoi bisogni individuali (sono bravo, sono buono, faccio bene, poverini, mia sorella poverina non era stata aiutata, io non ero stato aiutato, etc etc).
Anzi, ti dico di più, per paradosso, l'usare come contenitore l'utenza rende indietro all'utenza la soddisfazione di un suo bisogno di riconoscimento.
In un circolo vizioso che si autoalimenta.
E questo lo si vede poi nelle situazioni dove sono presenti fragilità che avrebbero invece bisogno non di coccoline, per dirla male, ma di competenze serie e onestà intellettuale.

E lo ribadisco. DA fuori e senza competenze specifiche questo aspetto non è visibile.
Ma da dentro, anche solo con semplicissime e saltuarie consulenze a supervisione è evidentissimo. Che invece di confrontarsi sulle necessità dell'utenza si finisce a gestire le sbandate emotive degli operatori.
Che sono da gestire. Ma non si fa.
È anche per questo che si legge che il cosiddetto burn out è così frequente in chi opera nella sanità?
 

bravagiulia75

Annebbiata lombarda DOCG
Si cazzo! Ho un figlio disabile, ma non abbastanza da avere i permessi della 104, mentre ci sono "colleghi" con la pro pro zia disabile che postano foto dei loro divertentissimi week end che fanno quando sarebbero in permesso 104, solitamente il venerdì..
Ho letto le altre tue risposte...
Condivido...
La 104 serve per aiutare assistere il malato...non per farsi i cazzi propri.
Ho letto che il datore di lavoro può "spiare" le assenze dei dipendenti tramite i vari social o tramite gli altri colleghi...
Almeno se uno è tanto pirla da chiedere un permesso per 104 poi posta che è un montagna a sciare è giusto che venga come minimo sospeso dal lavoro!
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ho letto le altre tue risposte...
Condivido...
La 104 serve per aiutare assistere il malato...non per farsi i cazzi propri.
Ho letto che il datore di lavoro può "spiare" le assenze dei dipendenti tramite i vari social o tramite gli altri colleghi...
Almeno se uno è tanto pirla da chiedere un permesso per 104 poi posta che è un montagna a sciare è giusto che venga come minimo sospeso dal lavoro!
Beh, non si tratta proprio di "spiare" se uno è talmente imbecille da pubblicare urbi et orbi le sue prodezze...
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Beh, non si tratta proprio di "spiare" se uno è talmente imbecille da pubblicare urbi et orbi le sue prodezze...
Mio marito aveva un collega che mentre chiamava per dire che era malato
Metteva le foto su fb della “spedizione” che avevano fatto lui è i suoi amici, a Roma a non so quale concerto
 

spleen

utente ?
No, non è la parola che mi sta sul cazzo.

E' che in questo contesto non ha senso, come non ha senso il tenerci al proprio lavoro.

E lo dico a ragion veduta. Questa argomentazione, l'amore per l'utenza, è usata per costruire impalcature e ricatti morali che tengono persone con bisogni personali a svolgere ruoli per cui non sono preparati e per cui non hanno competenze (amo i bambini, faccio la maestra dell'asilo, amo i disabili faccio l'educatrice coi disabili, piuttosto che con gli psichiatrici etc etc) sottopagandoli e sostenendo un sistema che si basa sulla manovalanza a basso costo per mantenere in attivo i bilanci.
Oltre che sostenendo un sistema di appalti al minor offerente e un bel giro di soldini che entrano e escono per chi invece coi soldi sa fare le magicate.

Insegnare, come educare è una questione di tecnica e metodo. Studio costante. Rete. Confronto.
Non di improvvisazione. Non di sentire. Soprattutto se improvvisazione e sentire non sono educati e formati.
Anche la tanto decantata empatia, se non allenata ed educata e formata è un bel problema in questo genere di lavori.

Il lavoro è uno strumento. Innanzitutto.
Individuale e sociale.

Quello che è evidente in ambito sociale è la disgregazione della comunicazione fra individuale e sociale.
Ed è altrettanto evidente come la progettualità di sistema sia decaduta, sparendo e finendo in capo al singolo che ovviamente non può progettare un sistema ampio come il sociale ma progetta il proprio sistema individuale.

E i progetti individuali divengono non-sense in una buco di assenza di progettualità di sistema.

La scuola, come istituzione, sta parando il colpo con la forma, praticamente ormai vuota di sostanza. Reggerà forse ancora per un decennio o due.

Ecco perchè ho sottolineato la questione amore che nei lavori sociali è una bella copertina, che non può essere utilizzata in altri lavori.
Nel sociale si parla di bambini, anziani, disabili, psichiatrici, tossici...senza la struttura dell'amore o del tenerci all'ideale, bisognerebbe iniziare a parlare seriamente di competenze.

Ma diciamo che non è un discorso che piace.
A livello istituzionale.

Mi spiego?

Quanto al tempo delle scimmie...eh...la mia sensazione è che il tempo delle scimmie venga pagato e profumatamente. Ma pur di non dire che è tempo di scimmie ci si inventano un miliardo di coperture per dare un senso ad un fare che è non fare in termini di risultati. E qui si aprirebbe la questione di una valutazione seria.

E' un po' il solito discorso ipocrita per cui facciamo finta che vada tutto bene, copriamo i buchi e tiriamo avanti facendo finta di cambiar tutto senza cambiare niente.

A me piacerebbe un po' di onesta intellettuale in più.
E penso che sarebbe economicamente più vantaggioso pagare anche per starsene a casa a non fare danni (e lo dico perchè senza soldi oggi non si vive...) pagando meglio chi SA e SA FARE.
O che mi sono spiegato male, (probabile) o che diciamo le stesse cose in modi non comprensibili reciprocamente.
Riprovo.
Nel nostro essere sostanzialmente scimmie emotive (cito te) ritengo che sia indispensabile per fare bene qualsiasi attività, lavoro compreso, ricavarne una gratificazione. (Non solo economica).
L'amore per gli scolari o i pazienti o i disabili, in questo centra un fico secco. C'entra la gratificazione personale nell' eseguire con competenza questo. Perciò è un fatto egoistico, che non dipende dagli altri, dipende da cosa ci si aspetti da quello che si fa. E' lo stupidissimo sistema di auto premi e punizioni che guida ogni nostra attività, da quelle impegnative a quelle ludiche.
Che sia stato strumentalizzato (cosa anche per me evidente) non inficia il suo funzionamento di fondo.
L'acquisizione della competenza non è fredda, non è asettica, è risultato di auto motivazione, di impegno e crescita individuale.

Per insegnare la matematica non basta esserci laureati, serve quella preparazione e quella motivazione personale che te lo renda gratificante. (Cosa che gli studenti capiscono un secondo dopo che hai aperto bocca).

Per quanto mi riguarda, dopo decenni che lavoro, ne ho ancora le palle piene del pressapochismo, del menefreghismo, della colpevole sciatteria, dell' incapacità di imparare qualsivoglia, di far tesoro degli errori, di ragionare, di impegnarsi, che spesso mi circonda.
E lavoro nel settore privato, da professionista, dove poco o niente viene perdonato o lasciato passare senza conseguenze.
Nella mia brevissima esperienza nel pubblico (risalente a decenni fa) constatai che era peggio, molto peggio.

Sono contrario a pagare le persone perchè stiano a casa a non fare danni. Non ritengo giusto avvallare e parificare il comportamento di chi si impegna da chi non lo fa. Io sono tutt'altro e penso tutt'altro.
Pagare è attribuire un valore alle cose, non solo un costo (sociale o individuale). Che ciascuno si assuma le sue, di responsabilità, che già socialmente stiamo andando a puttane per la progressiva sottrazione di risorse allo stato sociale.

Lo stato sociale del resto ha nemici interni ed esterni, per come la penso io, dall'esterno i potentati economici che spingono per la privatizzazione, dall'interno quella pletora di persone, come l'insegnante di cui si è parlato, che lavora al progressivo indebolimento dell'immagine del pubblico nella società stessa.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
l'azienda ti paga
se non vivi di rendita e non sei statale, le aziende servono
che poi le aziende servono anche allo stato, se nessuno lavora nessuno paga le tasse

io parlo di quello che ho vissuto e che ho visto vivere agli altri, non saremo tantissimi, per carità
però io ho visto tanti incompetenti, ma tanti... mia sorella aveva una prof di biologia che non sapeva rispondere a mezza domanda che le veniva fatta
o un prof di greco che praticamente spiegava a sé stesso
questo da studentessa
da madre e da lavoratrice vedo menefreghismo ed impreparazione
il sistema è fatto male e sono consapevole che non lo cambio certo io, però mi sta sulle palle sentire insegnati che alla fine del primo giorno di scuola dicono "oh bene, un giorno in meno alla fine dell'anno"
Le aziende servono, come servono molte altre cose, come i servizi statali e anche fa comodo che siano i parenti a farsi carico totalmente dei disabili per malattia o età. Se saremo fortunati diventeremo anche noi vecchi e avremo bisogno di aiuto. Se continuiamo a criticare sia le spese statali per il welfare, sia le possibilità di assistenza da parte dei figli, sempre più figli unici quando ci sono, non ci resta che la eutanasia.
Le aziende fanno i propri interessi, non danno posti di lavoro per beneficenza e i proprietari guadagnano ben più di quello che amano far credere. Certamente parlare della piccolissima azienda che si regge su un equilibrio precario crea solidarietà. Ma, benché il tessuto produttivo italiano sia di piccole e medie aziende, la maggior parte non è ridotta così male da non poter assumere a tempo determinato per sostituire una dipendente che si occupa di un neonato.
 

spleen

utente ?
Le aziende servono, come servono molte altre cose, come i servizi statali e anche fa comodo che siano i parenti a farsi carico totalmente dei disabili per malattia o età. Se saremo fortunati diventeremo anche noi vecchi e avremo bisogno di aiuto. Se continuiamo a criticare sia le spese statali per il welfare, sia le possibilità di assistenza da parte dei figli, sempre più figli unici quando ci sono, non ci resta che la eutanasia.
Le aziende fanno i propri interessi, non danno posti di lavoro per beneficenza e i proprietari guadagnano ben più di quello che amano far credere. Certamente parlare della piccolissima azienda che si regge su un equilibrio precario crea solidarietà. Ma, benché il tessuto produttivo italiano sia di piccole e medie aziende, la maggior parte non è ridotta così male da non poter assumere a tempo determinato per sostituire una dipendente che si occupa di un neonato.
Non esserne così certa.
Il panorama è molto più variegato di quello che sembri.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Le aziende servono, come servono molte altre cose, come i servizi statali e anche fa comodo che siano i parenti a farsi carico totalmente dei disabili per malattia o età. Se saremo fortunati diventeremo anche noi vecchi e avremo bisogno di aiuto. Se continuiamo a criticare sia le spese statali per il welfare, sia le possibilità di assistenza da parte dei figli, sempre più figli unici quando ci sono, non ci resta che la eutanasia.
Le aziende fanno i propri interessi, non danno posti di lavoro per beneficenza e i proprietari guadagnano ben più di quello che amano far credere. Certamente parlare della piccolissima azienda che si regge su un equilibrio precario crea solidarietà. Ma, benché il tessuto produttivo italiano sia di piccole e medie aziende, la maggior parte non è ridotta così male da non poter assumere a tempo determinato per sostituire una dipendente che si occupa di un neonato.
Non sai di cosa parli, le aziende che hanno una persona in carico, anche se in maternità o in malattia, risultano averla in carico
Hai una capienza di personale che non puoi superare
Hai anche difficoltà a sostituire chi manca se fa un lavoro specializzato
Lo stato strozza tutti, dipendenti e datori di lavoro
Ma la demonizzazione del datore di lavoro, brutto, sporco, cattivo, sfruttatore e approfittatore del povero dipendente sempre buono e indifeso, ha creato solo una massa di gente che si sente in diritto di approfittarsene
Hanno tutti solo diritti, i doveri? Non pervenuti
 

Brunetta

Utente di lunga data
O che mi sono spiegato male, (probabile) o che diciamo le stesse cose in modi non comprensibili reciprocamente.
Riprovo.
Nel nostro essere sostanzialmente scimmie emotive (cito te) ritengo che sia indispensabile per fare bene qualsiasi attività, lavoro compreso, ricavarne una gratificazione. (Non solo economica).
L'amore per gli scolari o i pazienti o i disabili, in questo centra un fico secco. C'entra la gratificazione personale nell' eseguire con competenza questo. Perciò è un fatto egoistico, che non dipende dagli altri, dipende da cosa ci si aspetti da quello che si fa. E' lo stupidissimo sistema di auto premi e punizioni che guida ogni nostra attività, da quelle impegnative a quelle ludiche.
Che sia stato strumentalizzato (cosa anche per me evidente) non inficia il suo funzionamento di fondo.
L'acquisizione della competenza non è fredda, non è asettica, è risultato di auto motivazione, di impegno e crescita individuale.

Per insegnare la matematica non basta esserci laureati, serve quella preparazione e quella motivazione personale che te lo renda gratificante. (Cosa che gli studenti capiscono un secondo dopo che hai aperto bocca).

Per quanto mi riguarda, dopo decenni che lavoro, ne ho ancora le palle piene del pressapochismo, del menefreghismo, della colpevole sciatteria, dell' incapacità di imparare qualsivoglia, di far tesoro degli errori, di ragionare, di impegnarsi, che spesso mi circonda.
E lavoro nel settore privato, da professionista. Dove poco o niente viene perdonato o lasciato passare.
Nella mia brevissima esperienza nel pubblico (risalente a decenni fa) constatai che era peggio, molto peggio.

Sono contrario a pagare le persone perchè stiano a casa a non fare danni. Non ritengo giusto avvallare e parificare il comportamento di chi si impegna da chi non lo fa. Io sono tutt'altro e penso tutt'altro.
Pagare è attribuire un valore alle cose, non solo un costo (sociale o individuale). Che ciascuno si assuma le sue, di responsabilità, che già socialmente stiamo andando a puttane per la progressiva sottrazione di risorse allo stato sociale.

Lo stato sociale del resto ha nemici interni ed esterni, per come la penso io, dall'esterno i potentati economici che spingono per la privatizzazione, dall'interno quella pletora di persone, come l'insegnante di cui si è parlato, che lavora al progressivo indebolimento dell'immagine del pubblico nella società stessa.
Mi hai risparmiato fatica. Ma non siete in contrasto.
Resta che non tutti sono in grado di raggiungere il livello di preparazione auspicato e necessario e, benché chi non lo ha raggiunto potrebbe guadagnarsi il pane o le brioche in altri ambiti, non di meno è necessario un numero congruo di persone. È ineliminabile che tra queste ve ne siano di poco capaci. Vale in ambito pubblico come privato. Per questo esistono professionisti che si occupano di organizzazione aziendale e del lavoro che costruiscono strutture in cui anche i “meno dotati” possano svolgere in modo dignitoso ed efficiente il loro lavoro, sia che stiano al tornio, al pc o in classe.
Distruggere le strutture statali favorisce le private (il concetto di sussidiarietà è stato introdotto dalla Compagnia delle Opere. Formigoni e c.) ma non l’efficienza delle organizzazioni rivolte, ad esempio, ai minori. La scuola funziona se funziona per tutti e non solo per i dotati, perché esistono tecniche e forme organizzative che trasformano le difficoltà di pochi in apprendimento per tutti, non solo “umano”.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non esserne così certa.
Il panorama è molto più variegato di quello che sembri.
Ci sono studi in merito che lo dimostrano.
Ci sono industriali che in altri tempi hanno teorizzato tetti di retribuzione per i manager proporzionati ai salari minimi degli operai per una redistribuzione dei profitti. Ma sembra tutto dimenticato.
Del resto, pur non arricchendo gli operai, vi erano molti villaggi operai che garantivano agli stessi una vita umana. Era un investimento possibile. Certamente riproducevano nelle abitazioni là gerarchia di fabbrica e permettevano un controllo che evitava scioperi e ognuno aveva il suo posto al cimitero (altro che a’ livella). Poi l’evoluzione sociale è andata in altro modo. Non davvero a vantaggio dei dipendenti, anche se hanno avuto più libertà nel tempo libero, sempre inferiore.
Consiglio una gita a Crespi d’Adda.
 

spleen

utente ?
Mi hai risparmiato fatica. Ma non siete in contrasto.
Resta che non tutti sono in grado di raggiungere il livello di preparazione auspicato e necessario e, benché chi non lo ha raggiunto potrebbe guadagnarsi il pane o le brioche in altri ambiti, non di meno è necessario un numero congruo di persone. È ineliminabile che tra queste ve ne siano di poco capaci. Vale in ambito pubblico come privato. Per questo esistono professionisti che si occupano di organizzazione aziendale e del lavoro che costruiscono strutture in cui anche i “meno dotati” possano svolgere in modo dignitoso ed efficiente il loro lavoro, sia che stiano al tornio, al pc o in classe.
Distruggere le strutture statali favorisce le private (il concetto di sussidiarietà è stato introdotto dalla Compagnia delle Opere. Formigoni e c.) ma non l’efficienza delle organizzazioni rivolte, ad esempio, ai minori. La scuola funziona se funziona per tutti e non solo per i dotati, perché esistono tecniche e forme organizzative che trasformano le difficoltà di pochi in apprendimento per tutti, non solo “umano”.
Tutto giusto, qualche (credo) importante notazione:
- E' evidente che esistano dei limiti nelle persone, non possiamo essere tutti dei geni o perlomeno tutti bravissimi, è comprensibile. Però che l'atteggiamento di fondo debba essere di impegno, si, al di là dei risultati. Del resto ho notato che le persone ti fanno passare più facilmente qualsiasi cosa se perlomeno dimostri che ti sei impegnato.

-Nessuno penso voglia sottrarsi alla solidarietà sociale, il problema grandissimo è distinguere chi ne abbia bisogno da chi fa finta. Ora, non è semplificando e togliendola a tutti che si risolve il problema, ma la soluzione non è nemmeno darla a tutti senza controlli e verifiche.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non sai di cosa parli, le aziende che hanno una persona in carico, anche se in maternità o in malattia, risultano averla in carico
Hai una capienza di personale che non puoi superare
Hai anche difficoltà a sostituire chi manca se fa un lavoro specializzato
Lo stato strozza tutti, dipendenti e datori di lavoro
Ma la demonizzazione del datore di lavoro, brutto, sporco, cattivo, sfruttatore e approfittatore del povero dipendente sempre buono e indifeso, ha creato solo una massa di gente che si sente in diritto di approfittarsene
Hanno tutti solo diritti, i doveri? Non pervenuti
Mi fa piacere se sei una imprenditrice con i vantaggi correlati.
Però non hai proprio voluto capire che dicevo altro.
Mio padre era un piccolo imprenditore di macchine tessili.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Mi fa piacere se sei una imprenditrice con i vantaggi correlati.
Però non hai proprio voluto capire che dicevo altro.
Mio padre era un piccolo imprenditore di macchine tessili.
Io non sono un’imprenditrice
Ma li vedo tutti i giorni
E le cose non stanno come dici tu
Tuo padre era imprenditore in un’altra epoca
 

spleen

utente ?
Ci sono studi in merito che lo dimostrano.
Ci sono industriali che in altri tempi hanno teorizzato tetti di retribuzione per i manager proporzionati ai salari minimi degli operai per una redistribuzione dei profitti. Ma sembra tutto dimenticato.
Del resto, pur non arricchendo gli operai, vi erano molti villaggi operai che garantivano agli stessi una vita umana. Era un investimento possibile. Certamente riproducevano nelle abitazioni là gerarchia di fabbrica e permettevano un controllo che evitava scioperi e ognuno aveva il suo posto al cimitero (altro che a’ livella). Poi l’evoluzione sociale è andata in altro modo. Non davvero a vantaggio dei dipendenti, anche se hanno avuto più libertà nel tempo libero, sempre inferiore.
Consiglio una gita a Crespi d’Adda.
Quella forma di capitalismo sociale, frutto delle idee di pochi, è morto da tempo, purtroppo. Si può discutere sul suo paternalismo, certo che poi la storia, anche delle rivendicazioni ha preso tutt'altra piega.
Attenzione con gli studi di settore, la faccenda dei polli è nota a tutti. Conosco molte realtà che sopravvivono con le unghie e con i denti, meno tutelate socielmente dei dipendenti che continuano per vera passione del proprio lavoro.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tutto giusto, qualche (credo) importante notazione:
1- E' evidente che esistano dei limiti nelle persone, non possiamo essere tutti dei geni o perlomeno tutti bravissimi, è comprensibile. Però che l'atteggiamento di fondo debba essere di impegno, si, al di là dei risultati. Del resto ho notato che le persone ti fanno passare più facilmente qualsiasi cosa se perlomeno dimostri che ti sei impegnato.

2-Nessuno penso voglia sottrarsi alla solidarietà sociale, il problema grandissimo è distinguere chi ne abbia bisogno da chi fa finta. Ora, non è semplificando e togliendola a tutti che si risolve il problema, ma la soluzione non è nemmeno darla a tutti senza controlli e verifiche.
2 sono d’accordo. Però anche i controlli costano. Un’altra mia collega, tanto stupida quanto disonesta, aveva affermato che il medico era suo cugino e le avrebbe fatto tutti i certificati di cui lei avesse fatto richiesta.
1- ho evidenziato la necessità di una organizzazione, nella organizzazione anche chi ha dei limiti può trovare la motivazione. Ho avuto una collega che chiamavo “esci il quaderno dallo zaino” che era consapevole di essere inadeguata, ma si impegnava molto a nascondere le sue carenze, la frustrazione continua la portava ad avere atteggiamenti razzisti. Una organizzazione migliore avrebbe migliorato questi aspetti. Fuori dalla organizzazione i miei gentili consigli erano vissuti come critiche.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quella forma di capitalismo sociale, frutto delle idee di pochi, è morto da tempo, purtroppo. Si può discutere sul suo paternalismo, certo che poi la storia, anche delle rivendicazioni ha preso tutt'altra piega.
Attenzione con gli studi di settore, la faccenda dei polli è nota a tutti. Conosco molte realtà che sopravvivono con le unghie e con i denti, meno tutelate socielmente dei dipendenti che continuano per vera passione del proprio lavoro.
Non è che chi è in difficoltà non trarrebbe che giovamento da una società più giusta. Chi si arricchisce ha sempre più capitale da investire o con cui fare speculazioni e mettere in difficoltà i pesci piccoli.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io non sono un’imprenditrice
Ma li vedo tutti i giorni
E le cose non stanno come dici tu
Tuo padre era imprenditore in un’altra epoca
Ho detto di mio padre perché mi volevi collocare tra i nemici degli imprenditori.
 

spleen

utente ?
2 sono d’accordo. Però anche i controlli costano. Un’altra mia collega, tanto stupida quanto disonesta, aveva affermato che il medico era suo cugino e le avrebbe fatto tutti i certificati di cui lei avesse fatto richiesta.
1- ho evidenziato la necessità di una organizzazione, nella organizzazione anche chi ha dei limiti può trovare la motivazione. Ho avuto una collega che chiamavo “esci il quaderno dallo zaino” che era consapevole di essere inadeguata, ma si impegnava molto a nascondere le sue carenze, la frustrazione continua la portava ad avere atteggiamenti razzisti. Una organizzazione migliore avrebbe migliorato questi aspetti. Fuori dalla organizzazione i miei gentili consigli erano vissuti come critiche.
Questa poi.... 😁
 
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