Ecco racconta di lei, che sono in trepidazioneTra la fine dei '70 e l'inizio degli '80 si moltiplicano le radio libere operanti in città, quasi tutte con storie e modus operandi non troppo distanti dalle vicende raccontate in "Radiofreccia", che peraltro si svolgono ad una ventina di chilometri da qui.
In alcune vie del centro storico trovi, letteralmente, la sede di una radio libera in ogni palazzo.
Man mano che la passione per la musica cresce, tra noi ragazzi inizia a farsi strada la voglia di tentare di "dire la nostra". Proviamo in tante radio, e alla fine una di queste seleziona un paio di noi come collaboratori.
La mia voce, ormai da "grande", sembra funzionare bene per questo tipo di utilizzo; dopo alcune uscite timide ed incerte, sullo stile "bollettino dei naviganti", ci prendo gusto e acquisto sicurezza. Nel giro di qualche mese collaboro con alcune emittenti. Per la maggior parte si tratta di collaborazioni gratuite, ma ogni tanto vieni "ingaggiato" da qualcuna di quelle più serie e organizzate, e due soldini li porti a casa (non guastano vista la situazione familiare). Questa attività finirò per continuarla, in modo più o meno intenso, per gran parte degli anni ottanta.
Ormai, musicalmente, ho avuto il "secondo avvento". Con "The River" e "Nebraska" mi sono innamorato di Springsteen, e in questo periodo sono in pieno trip da rock americano (John Cougar Mellencamp, Tom Petty, etc.).
Finalmente qualcosa si muove anche nel settore sentimentale...
Fisicamente sono finalmente cresciuto e ormai ho imparato anche a "stare" nelle mie nuove dimensioni. I fumetti sono una passione ancora presente, ma ormai in secondo piano, negli ambienti che frequento mi caratterizza di più la passione per la musica e l'attività radiofonica. L'aspetto è, tutto sommato, gradevole, niente per cui gridare al miracolo, intendiamoci, ma abbastanza da classificarmi come ragionevolmente attraente. La mia timidezza, grazie anche a scelte di abbigliamento che gravitano spesso sul nero, o comunque su colori scuri, viene spesso scambiata per un modo di fare un pò ombroso e misterioso, che alcune ragazze sembrano trovare interessante.
Resta il problema della timidezza nell'approccio.
Negli anni ottanta la maggior parte delle ragazze attendeva sempre che il maschio facesse il primo passo. Spesso facevano capire abbastanza chiaramente che erano disponibili al tuo approccio, ma l'approccio per uscire insieme o fare qualcosa insieme (inteso come a due) doveva essere tuo. Qualcuna prendeva l'iniziativa in proprio, ma non molte ragazze lo facevano.
Quindi ricevevo un sacco di segnali ma poi io mi fermavo e quindi di solito non accadeva niente. Per mia fortuna, per i motivi di cui sopra, di tanto in tanto ci pensava la ragazza.
In questo modo riesco ad avere qualche approccio romantico e un paio di storie un pò più lunghe, anche se a livello di sesso non si va oltre il petting, per il momento.
Mentre si avvicina la fine delle superiori, le vecchie compagnie si fondono in una sola, perdendo per strada qualcuno dei componenti di entrambe. Qualcuno inizia ad avere la macchina, quindi si comincia ad uscire la sera con regolarità, a bere qualche alcolico, ogni tanto fa la sua comparsa anche qualche canna (anche se nella nostra compagnia non diventerà mai un'abitudine).
Arriva la patente, la macchina (un catorcio con un paio di decadi sul groppone, ma sono altri tempi e per le strade circola roba che oggi sarebbe impensabile), e anche il diploma.
Di università non se ne parla (avevo fatto qualche pensiero su Psicologia), costa troppo e invece in casa servono soldi. Quindi si inizia subito a lavorare. Sono tutti lavoretti a tempo determinato, ma consentono finalmente di avere due soldi in tasca e di togliersi anche qualche sfizio a livello di dischi e di fumetti. La fumetteria in città ancora non c'è, ma in alcune città vicine sì. E c'è anche la macchina per raggiungerle...
E allora, mentre la Corno tramonta e la Marvel in Italia scompare, io scopro il Daredevil di Frank Miller e i Fantastici Quattro di John Byrne.
E poi arriva lei...
Negli anni 80, dalle mie parti, si venivano spesso a formare grandi "compagnie" che si ritrovavano presso le parrocchie. Non tutti i componenti del gruppo erano effettivamente frequentatori della parrocchia, spesso erano piccoli gruppi di amici di questo o di quel parrocchiano che si univano al gruppo. L'età di chi frequentava era abbastanza variegata, si andava dalla soglia della maggiore età fino a toccare i 30.
Non si usciva tutti insieme, solitamente i gruppetti erano più o meno omogenei per età, ma ogni tanto capitava che qualcuno dei "giovani" del gruppo dei grandi si unisse a quelli appena più piccoli, o viceversa.
In questo modo si limitava un pò l'abitudine a frequentare sempre gli stessi posti e si ampliava un pò il giro delle conoscenze.
Uno dei nostri amici era frequentatore di una di queste parrocchie, e quindi prendemmo l'abitudine di radunarci nell'ampio piazzale davanti alla chiesa. A volte finivamo per uscire solo tra di noi, altre volte ci univamo a questo o quel gruppo.
***Voce fuori campo: 1. Nelle nostre zone, quando si parla di una femmina, si usa quasi sempre l'articolo determinativo (ad es.: la Fiammetta, la Brunetta, oppure... Chiedilo alla Chiara). Questo non vale per i maschi, che non acquisiscono l'articolo. 2. Per amore dell'anonimato, ed in virtù del paragone fatto qualche capitolo addietro, useremo per la ragazza di cui si racconterà il nome di fantasia di "Gwen". ***
Una sera, mentre eravamo in attesa dell'arrivo degli altri, il mio amico disse: "Ma sai chi mi ha chiesto di te? La Gwen!"
Rimasi sorpreso da quel nome, e sorpreso era persino lui che lo diceva, con gli occhi spalancati ed interrogativi, come per chiedermi "Ma come cazzo è possibile una cosa del genere?".
E, in effetti, come cazzo fosse possibile me lo stavo chiedendo anch'io... Magari aveva qualcuno che voleva chiedermi come fare per entrare in qualche Radio, magari lo voleva fare lei?
Perchè Gwen era decisamente molto fuori dalla mia lega. Intanto a Gwen Stacy (quella vera, la fidanzata di Peter Parker) ci assomigliava davvero. Poi aveva un paio di anni abbondanti più di me, nell'età in cui forse quel paio d'anni contava di più che in qualsiasi altro momento della vita (io ero ai 18, quasi 19). E poi il gossip la dava come molto attiva sessualmente da tempo (quindi, a livello d'esperienza, era come se i due anni fossero quindici o venti). Infine era nel gruppo dei grandi e, a quanto ci risultava, tutti i suoi fidanzati/filarini/spasimanti erano almeno nella seconda metà dei 20, come fascia d'età.
Quindi, nè io nè il mio amico pensavamo che quell'informarsi potesse dipendere da un interesse sentimentale o sessuale per la mia persona. O meglio, ci avevamo anche pensato, ma avevamo scartato entrambi la cosa, probabilmente pensando il medesimo: "Naaaah!".
Solo che la cosa mi aveva messo in agitazione, e aveva fatto scattare la "timidezza patologica" per cui adesso, ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano io arrossivo violentemente e dovevo distogliere lo sguardo.
Nelle sere successive, Gwen iniziò ad unirsi al nostro gruppo. Ad ogni occasione iniziava a chiacchierare con me (anche con gli altri del gruppo, ma sempre con più di uno di noi, e io ero quasi sempre compreso, ed ero l'unico con il quale affrontava anche qualche vis-a-vis). Nel giro di qualche tempo avevamo approfondito la conoscenza, scoprendo interessi comuni letterari, cinematografici e musicali (mi rivelò di aver seguito alcuni dei miei programmi alla radio già prima che cominciassi a frequentare quel gruppo), ma evitai di parlare del mio debole per i fumetti (anche se un paio di giri mensili a Bologna o Milano, per fumetterie, erano di routine) ormai sapevo per esperienza che non si trattava di argomento gradito al pubblico femminile di quell'epoca.
Ormai cominciavo a sospettare che, contrariamente ad ogni pronostico, ci fosse effettivamente un interesse romantico e/o fisico, ma il solo pensiero di provare ad uscire allo scoperto mi dava la tachicardia.
Una sera si usci con un gruppo ristretto dalle parti di un parco. In zona c'era un bar/birreria e gli altri decisero di andare a bere qualcosa. Gwen mi prese per mano e disse ad alta voce agli altri che io e lei preferivamo fare una passeggiata tra gli alberi. Gli altri ammiccarono e andarono per la loro strada. A questo punto era tutto chiaro anche a loro, e ovviamente era chiaro anche a me, ma stavo entrando nel panico più totale.
Mentre passeggiavamo nel boschetto lei faceva commenti romantici. Io stavo cercando di superare il panico per non perdere la mia occasione, ma sentivo che non ce l'avrei fatta. Fortunatamente, lei decise di rompere gli indugi, si girò e mi abbracciò stretto. Poi la sua lingua cercò la mia, e diede il via al bacio più appassionato che avessi mai sperimentato fino a quel momento.
Uscimmo da soli nelle sere successive; alla seconda di quelle occasioni le cose si stavano spingendo oltre il petting. Io mi sentivo abbastanza insicuro, temendo la sua esperienza e gli eventuali confronti, e finii per confessare di non averlo mai fatto. Lei fu molto dolce e mi disse che allora sarebbe stato meglio non farlo in macchina. Quella stessa settimana mi chiamò a casa sua un sabato pomeriggio, mentre i suoi erano assenti, e mi accolse nel suo letto.
Fu così che "persi la verginità" ed iniziai la prima storia importante della mia vita
Negli anni 80, dalle mie parti, si venivano spesso a formare grandi "compagnie" che si ritrovavano presso le parrocchie. Non tutti i componenti del gruppo erano effettivamente frequentatori della parrocchia, spesso erano piccoli gruppi di amici di questo o di quel parrocchiano che si univano al gruppo. L'età di chi frequentava era abbastanza variegata, si andava dalla soglia della maggiore età fino a toccare i 30.
Non si usciva tutti insieme, solitamente i gruppetti erano più o meno omogenei per età, ma ogni tanto capitava che qualcuno dei "giovani" del gruppo dei grandi si unisse a quelli appena più piccoli, o viceversa.
In questo modo si limitava un pò l'abitudine a frequentare sempre gli stessi posti e si ampliava un pò il giro delle conoscenze.
Uno dei nostri amici era frequentatore di una di queste parrocchie, e quindi prendemmo l'abitudine di radunarci nell'ampio piazzale davanti alla chiesa. A volte finivamo per uscire solo tra di noi, altre volte ci univamo a questo o quel gruppo.
***Voce fuori campo: 1. Nelle nostre zone, quando si parla di una femmina, si usa quasi sempre l'articolo determinativo (ad es.: la Fiammetta, la Brunetta, oppure... Chiedilo alla Chiara). Questo non vale per i maschi, che non acquisiscono l'articolo. 2. Per amore dell'anonimato, ed in virtù del paragone fatto qualche capitolo addietro, useremo per la ragazza di cui si racconterà il nome di fantasia di "Gwen". ***
Una sera, mentre eravamo in attesa dell'arrivo degli altri, il mio amico disse: "Ma sai chi mi ha chiesto di te? La Gwen!"
Rimasi sorpreso da quel nome, e sorpreso era persino lui che lo diceva, con gli occhi spalancati ed interrogativi, come per chiedermi "Ma come cazzo è possibile una cosa del genere?".
E, in effetti, come cazzo fosse possibile me lo stavo chiedendo anch'io... Magari aveva qualcuno che voleva chiedermi come fare per entrare in qualche Radio, magari lo voleva fare lei?
Perchè Gwen era decisamente molto fuori dalla mia lega. Intanto a Gwen Stacy (quella vera, la fidanzata di Peter Parker) ci assomigliava davvero. Poi aveva un paio di anni abbondanti più di me, nell'età in cui forse quel paio d'anni contava di più che in qualsiasi altro momento della vita (io ero ai 18, quasi 19). E poi il gossip la dava come molto attiva sessualmente da tempo (quindi, a livello d'esperienza, era come se i due anni fossero quindici o venti). Infine era nel gruppo dei grandi e, a quanto ci risultava, tutti i suoi fidanzati/filarini/spasimanti erano almeno nella seconda metà dei 20, come fascia d'età.
Quindi, nè io nè il mio amico pensavamo che quell'informarsi potesse dipendere da un interesse sentimentale o sessuale per la mia persona. O meglio, ci avevamo anche pensato, ma avevamo scartato entrambi la cosa, probabilmente pensando il medesimo: "Naaaah!".
Solo che la cosa mi aveva messo in agitazione, e aveva fatto scattare la "timidezza patologica" per cui adesso, ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano io arrossivo violentemente e dovevo distogliere lo sguardo.
Nelle sere successive, Gwen iniziò ad unirsi al nostro gruppo. Ad ogni occasione iniziava a chiacchierare con me (anche con gli altri del gruppo, ma sempre con più di uno di noi, e io ero quasi sempre compreso, ed ero l'unico con il quale affrontava anche qualche vis-a-vis). Nel giro di qualche tempo avevamo approfondito la conoscenza, scoprendo interessi comuni letterari, cinematografici e musicali (mi rivelò di aver seguito alcuni dei miei programmi alla radio già prima che cominciassi a frequentare quel gruppo), ma evitai di parlare del mio debole per i fumetti (anche se un paio di giri mensili a Bologna o Milano, per fumetterie, erano di routine) ormai sapevo per esperienza che non si trattava di argomento gradito al pubblico femminile di quell'epoca.
Ormai cominciavo a sospettare che, contrariamente ad ogni pronostico, ci fosse effettivamente un interesse romantico e/o fisico, ma il solo pensiero di provare ad uscire allo scoperto mi dava la tachicardia.
Una sera si usci con un gruppo ristretto dalle parti di un parco. In zona c'era un bar/birreria e gli altri decisero di andare a bere qualcosa. Gwen mi prese per mano e disse ad alta voce agli altri che io e lei preferivamo fare una passeggiata tra gli alberi. Gli altri ammiccarono e andarono per la loro strada. A questo punto era tutto chiaro anche a loro, e ovviamente era chiaro anche a me, ma stavo entrando nel panico più totale.
Mentre passeggiavamo nel boschetto lei faceva commenti romantici. Io stavo cercando di superare il panico per non perdere la mia occasione, ma sentivo che non ce l'avrei fatta. Fortunatamente, lei decise di rompere gli indugi, si girò e mi abbracciò stretto. Poi la sua lingua cercò la mia, e diede il via al bacio più appassionato che avessi mai sperimentato fino a quel momento.
Uscimmo da soli nelle sere successive; alla seconda di quelle occasioni le cose si stavano spingendo oltre il petting. Io mi sentivo abbastanza insicuro, temendo la sua esperienza e gli eventuali confronti, e finii per confessare di non averlo mai fatto. Lei fu molto dolce e mi disse che allora sarebbe stato meglio non farlo in macchina. Quella stessa settimana mi chiamò a casa sua un sabato pomeriggio, mentre i suoi erano assenti, e mi accolse nel suo letto.
Fu così che "persi la verginità" ed iniziai la prima storia importante della mia vita
La tua storia, così articolata, è più avvincente dei tuoi adorati fumettiUna delle cose che fece più male della fine della relazione a mezzo tradimento, fu questa generale atmosfera da "io te l'avevo detto". Mi ero speso tanto per difendere questa relazione, ma alla fine era successa una delle cose che tutti ritenevano sarebbe successa. Tutti eccetto me.
Questo mi portò al limite della depressione e per qualche mese di relazioni e ragazze non ne volli nemmeno sapere.
Da alcuni anni la figlia di una vicina, amica di mia madre, frequentava spesso casa nostra. Aveva iniziato da bimba e aveva una cotta da bambina per il ragazzino un pò più grande (io...). Io chiacchieravo con lei, le facevo ascoltare dischi, le prestavo libri e fumetti, ci giocavo a carte e facevo un pò il fratello più grande (ruolo che non avevo mai avuto occasione di ricoprire).
Per rispetto dell'anonimato della storia la chiameremo "Rosie", come il titolo di una vecchia canzone di Tom Waits che le avevo fatto conoscere io e che entrambi amavamo molto (e che ho postato su questo forum, in una giornata terribile, ormai quasi due anni fa).
Da un pò di tempo, Rosie era maturata molto, sia come personalità che fisicamente, e la cotta non le era passata. Me lo disse esplicitamente durante una delle nostre chiacchierate. Anch'io in quegli ultimi mesi avevo sviluppato dei sentimenti per Rosie, anche se, fino a quel momento, li avevo nascosti anche a me stesso. Il problema grave era che io avevo 20 anni e lei ne aveva appena compiuti 14.
L'unica espressione fisica di quei sentimenti furono alcuni baci, nel corso dei mesi durante i quali si svolse questa storia. Io non ci dormivo la notte, da una parte per la voglia di andare oltre, dall'altra per il senso di colpa legato alla differenza d'età, e ai baci che non ero riuscito a trattenere.
Nel giro di una manciata di anni quella differenza sarebbe stata ininfluente, ma in quel momento era la differenza tra un adulto, per quanto giovane, e una bambina.
A distanza di tanti anni, anche se in quella relazione non successe assolutamente nulla dal punto di vista sessuale (a parte i suddetti baci), la sento comunque più rilevante ed importante di altre, con ragazze che erano "ufficialmente" la mia ragazza e con le quali c'è stata una regolare attività sessuale. Insomma, quando penso alle "donne della mia vita", Rosie occupa un posto molto più in alto di ragazze con le quali ho avuto storie più complete.
A togliere l'impaccio, nel bene e nel male, arrivò il trasferimento in altra parte d'Italia della sua famiglia.
Da una parte ero ulteriormente affossato moralmente dalla faccenda, dall'altra ero contento di non essere arrivato a fare cose che mi avrebbero reso difficile guardarmi allo specchio (per quanto già i baci mi avessero causato qualche problema in questo senso).
Intanto già da alcuni mesi avevo un lavoro fisso in un ufficio del centro... Poi fui chiamato per un colloquio presso una Banca e venni assunto a tempo indeterminato. Il lavoro era abbastanza deprimente, ma lo stipendio, a quei tempi, era notevole, per un ragazzo di quell'età. Finalmente potevo togliermi davvero qualche sfizio, e ne approfittati per rimpolpare la mia collezione di fumetti.
Mentre facevo il primo anno in un paese della provincia, talmente sconosciuto che dovetti controllare sulla cartina dove si trovava, ma che di li ad alcuni anni sarebbe diventato un "cult" grazie al programma tv Emilio e all'esordio di Gene Gnocchi, mi deliziavo con la nuovissima miniserie "The Dark Knight Returns", con la quale Frank Miller rivoluzionava il personaggio di Batman. Inoltre, grazie all'esperienza fatta con riviste musicali, biografie di musicisti e fumetti, iniziai a leggere in inglese anche i romanzi. A cominciare da IT di Stephen King, appositamente acquistato a Milano.
Venni poi trasferito in un altro paese della provincia. Li ci sarei rimasto undici anni. Ero molto curioso, perchè, anche se fino a quel momento ci ero solo passato un paio di volte, si trattava del paese di origine della mia famiglia e c'erano ancora tanti parenti. Fino a quegli anni era noto soprattutto per aver dato i natali ad un grande pittore del cinquecento che divenne noto con il nome del paese, e per il caso di una efferata serial killer, che aveva fatto grande scalpore negli anni quaranta (e di cui ogni tanto parlavano ancora, in provincia, quando ero bambino io). Adesso è noto soprattutto per essere la città di un famoso cantautore italiano, che, in quel periodo, stava per vincere un concorso locale per rock bands.
Nel frattempo la Bonelli pubblicò il primo numero di Dylan Dog, personaggio e testata di cui mi innamorai subito e che continuo a seguire tutt'ora.
Era un bel periodo per me, finalmente libero dalle pressioni economiche degli anni precedenti; ora mancava qualcuno con cui condividere il buon momento.
marietto sei un grande, ma davvero!!! Scrivi benissimo, sembra di vedere le immagini... fantastico, mi ritrovo in tante cose che racconti e fai riemergere momenti lontanissimi! Emozione!:amici:
La tua storia, così articolata, è più avvincente dei tuoi adorati fumettiLove u !
Grazie a tutti. Troppo buoniDavvero lasci la voglia di leggere il seguito!
Ed hai fatto benissimo' anzi stra - bene !!!!Grazie a tutti. Troppo buoni
Come forse qualcuno di voi sa, ho attraversato un periodo difficile nell'ultimo anno e mezzo o giù di lì.
Quel periodo è stata l'occasione per ripensare un pò a certe cose, e mi sono reso conto che la mia vita avrebbe costituito discreto materiale, se non per un romanzo, almeno per uno sceneggiato televisivo... Era una storia che aveva voglia di essere raccontata...
Poi tutti questi "ragazzini" del forumhanno iniziato a scrivere di fumetti. Mi veniva voglia di intervenire, ma considerato che i manga non sono proprio il mio "pane" (qualcuno l'ho letto e seguito, ma i miei riferimenti sono altri) ogni intervento che mi veniva in mente, mi sembrava troppo complesso o fuori luogo.
Quindi ho cercato di unire un pò le due cose...
Perchè complesso o fuori luogo? è un forum, tu nei fai parte quanto noi, quindi il tuo contributo è sempre ben accettoGrazie a tutti. Troppo buoni
Come forse qualcuno di voi sa, ho attraversato un periodo difficile nell'ultimo anno e mezzo o giù di lì.
Quel periodo è stata l'occasione per ripensare un pò a certe cose, e mi sono reso conto che la mia vita avrebbe costituito discreto materiale, se non per un romanzo, almeno per uno sceneggiato televisivo... Era una storia che aveva voglia di essere raccontata...
Poi tutti questi "ragazzini" del forumhanno iniziato a scrivere di fumetti. Mi veniva voglia di intervenire, ma considerato che i manga non sono proprio il mio "pane" (qualcuno l'ho letto e seguito, ma i miei riferimenti sono altri) ogni intervento che mi veniva in mente, mi sembrava troppo complesso o fuori luogo.
Quindi ho cercato di unire un pò le due cose...
Perchè complesso o fuori luogo? è un forum, tu nei fai parte quanto noi, quindi il tuo contributo è sempre ben accettosentiti padrone di commentare e scrivere di e sui fumetti, io le recensioni le faccio apposta per invogliare a farvi parlare nel thread
Tornando a te e ai tuoi scritti, hai davvero talento. Scrivi così bene da poterti perdonare questi due po' accentati![]()
Tranquillo, scrivi talmente bene che ti si potrebbe perdonare anche se mettessi la "q" a scuolaQuando ho imparato dattilografia, per fare prima, mi sono messo a usare la o accentata, anziché battere l'apostrofo. Poi ho tenuto l'abitudine. L'intenzione è sempre di correggere prima di inviare, come le e con l'accento sbagliato, ma poi mi scordo sempre...
![]()
Tranquillo, scrivi talmente bene che ti si potrebbe perdonare anche se mettessi la "q" a scuolasono un provocatore di professione, per questo ho fatto la battuta sul "pò", credimi senza alcuna malizia
ancora complimenti per il tuo componimento :up:
Non per vostre colpe, comunque. Non era questo che volevo trasmettere.Perchè complesso o fuori luogo? è un forum, tu nei fai parte quanto noi, quindi il tuo contributo è sempre ben accettosentiti padrone di commentare e scrivere di e sui fumetti, io le recensioni le faccio apposta per invogliare a farvi parlare nel thread
Tornando a te e ai tuoi scritti, hai davvero talento. Scrivi così bene da poterti perdonare questi due po' accentati![]()