trovo eroico, dal punto di vista del dialogo traditi/traditori, che si risponda a un'accusa di vittimismo indirizzata ai traditi da parte di chi, sbandierando il suo essere libertino non perdeva occasione (almeno finchè lo leggevo) per fare la vittima, ammannendo le sue fumose spiegazioni su come lo sarebbe diventato per sopravvivere ad una sofferenza causata da una donna tanto tempo fa e su quanto ha sofferto per non essersi sentito accettato per quello che è
si direbbe: il bue che dice cornuto all'asino (ma in questo caso l'asino lo sa già :carneval

o la nota vicenda della pagliuzza e della trave
credo che si potrebbe facilmente prendere atto che è nella natura umana anche un certo margine di vittimismo
evitando anche di parlare per categorie
oltrettutto trovo peculiare (per non dire patetico) che siano così frequenti le accuse alla "categoria traditi" (vittimisti, rancorosi, moralisti, oltre che evidentemente colpevoli di spingere i partner al tradimento, ecc. ecc.)
mentre non mi pare che lo siano altrettanto quelle alla categoria traditori
insomma: se proprio dobbiamo, non è meglio offendere singolarmente?
chè, nell'offendere, ci facciamo meno peggior figura
e, nel ricevere l'offesa, ciascuno si fa la sua valutazione se l'offensore meriti o meno di esser considerato