"Serenissime carogne"

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.

oscuro

Utente di lunga data
Allora

Il superpentito: 500 mila euro all’avvocato per aggiustare processi “Una struttura nel tribunale di Napoli”. Indaga la Procura di Roma.

NAPOLI - Cadono i primi omissis e il pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine apre la pagine dei processi «aggiustati». Per tre volte, sostiene il “ninno” di Gomorra, condanne decise in primo grado furono ribaltate in appello attraverso l’avvocato Michele Santonastaso, suo storico difensore attualmente in carcere, già imputato anche per le minacce in aula a Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione. «C’era tutta una struttura che girava nel tribunale di Napoli», afferma Iovine, senza chiarire i contorni di questa «struttura». «Era una sorta di ombra dietro», dice. E racconta di aver dato soldi a Santonastaso «per corrompere i giudici» ed essere scagionato pur essendo colpevole. La prima volta 200 milioni di lire, poi 200 mila euro. Solo l’altro padrino del clan, Michele Zagaria, si rifiutò di pagare 250 mila euro sospettando «una truffa».
I pm di Napoli Antonello Ardituro e Cesare Sirignano, che con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli stanno raccogliendo le rivelazioni di Iovine, hanno già trasmesso gli atti per competenza alla Procura di Roma, che indaga per corruzione in atti giudiziari. Il pentito cita un magistrato il pensione, l’allora presidente di Corte d’Assise d’Appello Pietro Lignola, e un noto penalista napoletano, Sergio Cola, ex parlamentare di An. Sui fatti riferiti da Iovine dovranno ora essere trovati i riscontri per verificarne l’attendibilità e la fondatezza.
BUONI RAPPORTI
«In alcune occasioni Santonastaso mi ha chiesto dei soldi per aggiustare i processi e farmi avere assoluzioni», mette a verbale Iovine il 28 maggio. Tutto cominciò con il giudizio per l’omicidio di Nicola Griffo, vittima della lupara bianca. In primo grado il boss era stato condannato a 30 anni. «Santonastaso mi promise che in appello avrebbe visto cosa si sarebbe potuto fare. Mi consigliò di nominare per l’appello anche l’avvocato Sergio Cola, in quanto aveva un buon rapporto con il presidente Lignola. Io così feci». Successivamente, prosegue il collaboratore di giustizia, Santonastaso avrebbe fatto sapere a Iovine «che voleva 200 milioni ( si parla di vecchie lire perché non era ancora entrato in vigore l’euro, n. d. r.) erano necessari per farmi ottenere l’assoluzione. Io accettai, fui assolto, e pagai in due rate». Anche all’avvocato Cola furono corrisposti 100 milioni di lire ma, chiarisce Iovine, quella somma «aveva la natura di onorario» professionale. Alle domande dei magistrati, Iovine ripete più volte che Santonastaso si manteneva nel vago, senza dare riferimenti concreti, quando si parlava di questi argomenti. «Non ha mai spiegato nel dettaglio quale strada fu percorsa per ottenere l’assoluzione, ma era chiaro che era stata ottenuta con metodi illeciti ». Lignola è in pensione dal 2009. Magistrato colto, spesso in
polemica con i colleghi di sinistra, è stato fra l’altro presidente della Corte d’Assise che condannò i killer di Giancarlo Siani. Attualmente è a giudizio a Roma per un’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio riguardante l’acquisizione di un verbale di un pentito ritenuto segreto dalla Procura. Cola è stato parlamentare di An dal 1994 al 2006, quando ha ripreso a tempo pieno la professione di avvocato.
ASSEGNAZIONE GRADITA
Il secondo episodio citato da Iovine riguarda un duplice omicidio per il quale il futuro pentito era stato condannato all’ergastolo.
«Dopo la condanna invitai Santonastaso ad attivarsi in tutti i modi, come aveva fatto con l’omicidio Griffo. Quando venni a sapere che il processo era stato assegnato al presidente Lignola, mi tranquillizzai molto» anche se, ricorda, in quel caso ad accusarlo c’erano due pentiti. «Fatto sta – si legge nel verbale del 28 maggio – che in prossimità della conclusione del processo, Santonastaso, per il tramite dei miei familiari, mi fece sapere che era tutto a posto e mi chiedeva la disponibilità a dargli 200 mila euro. Diedi il via libera ed effettivamente fui assolto, pagai sempre in due rate».
ZAGARIA SI TIRÒ INDIETRO
Il terzo episodio riguarda un altro processo per duplice omicidio dove era imputato anche l’altro capoclan dei Casalesi, Michele Zagaria. «Santonastaso mi propose di chiedergli se era interessato ad ottenere con gli stessi metodi l’assoluzione ». Fu organizzato un incontro «presso un bar di Caserta» fra la moglie di Iovine e una persona che, a dire di Santonastaso, «era colui che si era interessato per le mie due precedenti assoluzioni e che avrebbe interceduto per ottenere l’assoluzione di Zagaria ». Questa persona avrebbe consegnato alla moglie di Iovine
«un bigliettino con l’indicazione di un numero di telefono e l’indicazione della somma di 250 mila euro per ottenere l’assoluzione. Bisognava chiamare a questo numero per conferma nel caso in cui Zagaria avesse dato l’ok». Il padrino diede via libera e arrivò l’assoluzione. Ma all’indomani della sentenza, Zagaria disse di non voler pagare «lasciando intendere che, a suo dire, l’assoluzione non era dipesa dall’intervento di Santonastaso. Mi convinsi di non potermi fidare fino in fondo di Zagaria – dice Iovine – e da lì iniziò una sorta di freddezza fra noi due».



Ma prima di postare un articolo di questo tipo fatti due cazzo di domande no?possibile a 46 assi ti sfuggono determinate dinamiche?Adesso dobbiamo credere ad un "pentito"che per anni si è macchiato di crimini infamanti?E quale credibilità giuridica può avere?le sue dal mio punto di vista ,sono solo accuse tutte da dimostrare,e magari per diffamare magistrati che combattono ogni giorno la criminalità sul territorio.Quello che afferma questo antonio jovine è tutto da dimostrare,purtroppo coglionissimi come te,si fermano e non vanno oltre.Ma d'altronde da un paesanotto come te cosa ci si deve aspettare?
 
Per fortuna abito in Veneto e mi curano bene.

a Corte dei conti promuove la gestione gestione sanitaria 2012 del Veneto, dando anche una prospettiva per il 2013, anno che conferma il trend virtuoso del 2012 con un ulteriore contenimento dei costi e un miglioramento dei conti delle aziende sanitarie più in difficoltà: Ulss 12 Veneziana (-55,2 milioni); Ulss 18 di Rovigo (-28,6 milioni); Ulss 20 di Verona (-20, 5 milioni); azienda ospedaliera di Padova (-38,6 milioni); azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona (-34,2 milioni).

La Corte - sezione di controllo per il Veneto - ha pubblicato la sua relazione sui bilanci di esercizio 2012 delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere del Veneto e dell'Istituto Oncologico Veneto.

Pur rimanendo in condizioni di tensione finanziaria, tutte le strutture che perdevano risorse hanno migliorato di molto le loro performance rispetto agli anni precedenti e i conti della sanità veneta 2012 si sono chiusi in attivo, facendo registrare una perdita contabile di 193,1 milioni, completamente ripianati grazie alla Gestione sanitaria accentrata in capo alla Giunta e senza necessità di applicare alcuna addizionale Irpef.

Netto il miglioramento rispetto agli aspetti contabili dei bilanci precedenti (-330,5 milioni nel 2011 e -431,7 milioni nel 2010) e positiva la previsione per il 2013, con un ulteriore trend in discesa del disavanzo contabile.

La perdita economica cui si riferisce la Corte dei Conti, è relativa alla somma dei risultati di esercizio (utili e perdite) delle aziende sanitarie (-193 milioni nel 2013 che, sul totale di circa 8,5 miliardi di risorse, vale lo 0,02%). La perdita è completamente ripianata dalla Gestione accentrata regionale.

Buono anche secondo la relazione il risultato raggiunto in materia di contenimento dei prezzi di acquisto delle forniture, con 19 aziende su 24 che hanno già raggiunto gli obiettivi prescritti dalle normative e positiva 'evoluzione dei tempi di pagamento dei fornitori: secondo la Corte dei Conti effetti virtuosi sono stati raggiunti da alcuni interventi regionali, come la sottoscrizione e attivazione del protocollo d'Intesa tra tutte le parti interessate per lo smobilizzo dei crediti vantati dai fornitori avvenuta nel 2012 e l'utilizzo da parte della Regione delle misure straordinarie previste dalla legge 64 del 6 giugno 2013, con l'accensione di un mutuo, (a titolo oneroso) con lo Stato che ha garantito liquidità per 1,5 miliardi da destinare al pagamento dei fornitori. Di questi, 770 milioni sono già stati erogati e la quota restante, pari a 810 milioni, consentirà di saldare tutti i debiti pregressi entro l'estate.

Il controllo sulle società partecipate degli enti non ha dato riscontri negativi, fatta eccezione per la "Società Venezia s.r.l."', controllata dall'azienda sanitaria n. 12 Veneziana e "Centro ricerche cliniche s.r.l.", partecipata dall'azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona. In entrambi i casi, con l'esercizio 2013 tali situazioni sono completamente state superate.

La Corte dei Conti, dà poi atto del miglioramento riscontrato nell'equilibrio economico (in rafforzamento anche nel 2103), raggiunto grazie al controllo sui costi della produzione e a politiche di razionalizzazione quali la centralizzazione degli acquisti. Poisitiva anche l'attuazione delle disposizioni di cui al D lgs. 118/2011, in materia di armonizzazione dei bilanci e di sviluppo ed ammodernamento dei sistemi contabili.
'

«Sulle ombre che la Magistratura contabile ci ha segnalato, e per questo la ringrazio, stiamo già intervenendo e in alcuni casi esse sono avviate a soluzione - ha commentato il presidente della Regione Luca Zaia - ma la lettura complessiva dei giudizi espressi ci rende orgogliosi, anche perche' abbiamo operato nel quadriennio più difficile di sempre, con continui tagli orizzontali e interventi a spot del legislatore nazionale, che hanno colpito noi come i peggiori spreconi in maniera vergognosamente indiscriminata. Uno sconcio che deve finire presto, con l'introduzione dei costi standard per la determinazione dei quali siamo fra le 3 Regioni benchmark, fin dal prossimo riparto nazionale e all'interno del nuovo Patto Nazionale per la Salute. Se non accadrà siamo pronti a far saltare ogni tavolo nazionale»

«Gli obiettivi di gestione dati a nostri direttori generali sono stati in buona parte raggiunti e in parte lo saranno - aggiunge il governatore - stiamo usando ancora meglio di prima i sempre minori finanziamenti che arrivano e cosi' stiamo riuscendo nell'impresa di non far scadere la qualità e quantita' dei servizi senza imporre, unici in Italia, alcuna addizionale aggiuntiva per la sanità regionale. Anzi, abbiamo aggiunto due novita' storiche come gli ospedali aperti di notte e nei giorni festivi per la diagnostica (apprezzata da più del 90% degli utenti) e la riforma organizzativa dei Pronto soccorso per assistere al meglio le persone in sala d'attesa e diminuire i tempi della presa in carico dei pazienti».

http://www.sanita.ilsole24ore.com/a...3/CORTE_CONTI_VENETO-145505.php?uuid=Abpkr9mJ
 
LA PAGELLA DEL GOVERNO. Le cifre reali dietro il “Patto per la salute”. Sanità, è il Veneto l´unica Regione promossa in tutto

Sono solo otto, su 16 esaminate, a dare tutti i Livelli essenziali di assistenza. Ma neanche la Lombardia è stata promossa in tutte le 45 “materie” d´esame



Sanità: solo otto Regioni, sulle 16 sottoposte a esame, garantiscono in pieno i Lea-Livelli essenziali di assistenza. È il verdetto emesso ieri dal Ministero della salute. Ma tra queste soltanto una risulta promossa pieni voti, senza cioè essere “rimandata” in neppure una delle 45 materie in cui le 16 Regioni sono state giudicate: il Veneto. Perfino la potente Lombardia non è riuscita a portare a casa la pagella del tutto intonsa, perché risulta rimandata (tecnicamente il Ministero scrive “sì”, ma “con impegno”) nell´organizzazione dell´assistenza per i parti e i neonati.

NON TUTTI GARANTISCONO NEPPURE IL MINIMO. Dover certificare che metà Regioni italiane per l´assistenza sanitaria ai cittadini non raggiungono nemmeno i “livelli essenziali” è una sconfitta per tutti, ed è di sicuro uno dei motivi del gran discutere anche ieri in Conferenza delle Regioni per il varo del nuovo Patto per la salute. Ma è questo il quadro della “Verifica adempimenti Lea 2012” pubblicata sul sito del Ministero. In ogni caso a garantire tutti i servizi essenziali sono, oltre al Veneto, Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Umbria. Verdetto negativo invece per Abruzzo (bocciata in 6 “materie”), Calabria e Campania (entrambe 12 insufficienze), Lazio (record: 18 “no” su 45 verifiche), Molise (17 verdetti negativi), Puglia (solo 3 i “no”), Sicilia (4 bocciature) e anche il Piemonte, che incassa tre “no”. «Rilevanti inadempienze - sancisce il Ministero - permangono «per le Regioni in Piano di rientro, pur rilevando un progressivo miglioramento su riorganizzazione del sistema informativo e reti assistenziali».

VENETO “ADEMPIENTE”. Solo il Veneto risulta “irreprensibile”, mentre anche le altre virtuose come detto almeno qualche piccola voce da aggiustare ce l´hanno, nel pagellone emesso da Roma. La nostra Regione infila un percorso “netto” nell´erogazione dei Lea, come detto, e poi via via in materie delicatissime come l´assistenza ospedaliera (ad esempio al gennaio dell´anno scorso risulta avere 3,3 posti letto ogni mille abitanti in ospedali per malati acuti); l´appropriatezza dei ricoveri; il calo del tasso di ospedalizzazione; la gestione delle liste d´attesa; il controllo della spesa in farmaci che è calata; la gestione dei dispositivi medici (e la formazione del personale che li utilizza); l´assistenza domiciliare e residenziale;´applicazione del Piano nazionale della prevenzione; l´erogazione di Lea “aggiuntivi” (uno dei fiori all´occhiello della storia del Veneto, che ha spesso unito l´assistenza sanitaria a quella di valenza più sociale). Ancora, la pagella per la nostra Regione scrive “adempiente” per l´accreditamento delle strutture; le innovazioni di gestione che sono state sperimentate (e poi magari bloccate, come al Codivilla Putti di Cortina); l´organizzazione delle reti dei laboratori sul territorio; il controllo delle cartelle cliniche; l´assistenza e la spesa per l´applicazione di protesi; le cure palliative; la sanità per i carcerati; il rischio clinico; i centri di prenotazione Cup; il fascicolo sanitario elettronico; le trasfusioni; il “percorso nascita”; la rete dell´emergenza; le cure primarie sul territorio e la riabilitazione.

QUELLO CHE NON VA. Sia chiaro: la “pagella” veneta non è una sfilza di voti massimi. Più o meno per ogni settore il Ministero indica cosa va migliorato. Ad esempio, la copertura vaccinale dei bambini di due anni per morbillo, parotite e rosolia (in Veneto, come noto, i vaccini non sono però più obbligatori). E sull´appropriatezza delle cure per ogni singola malattia e relativa cura, codificata da ben 108 diversi “Drg”, il Veneto rispetta i parametri indicati dal Ministero ma c´è comunque «un 6% di Drg che non rispetta la soglia di appropriatezza». La spesa complessiva dei farmaci è calata sì, ma grazie alle farmacie sul territorio (-203 milioni) perché quella negli ospedali è invece salita di 186 milioni. Non tutte le Ulss hanno eseguito il controllo analitico “a sorteggio” del 10% delle cartelle cliniche. e manca anche «l´indicazione del numero di punti-nascita che la Regione intende chiudere perchè sono al di sotto degli standard previsti. Infine è migliorato il dato del tempo che corre tra l´allarme al 118 e l´arrivo dei mezzi di soccorso, ma non ha ancora raggiunto il livello standard ottimale.
 
Se el vole mi parlo sior giudice, dopo parò i xe cassi vostri!

Arrestato per corruzione Brienza, ex presidente Autorità Vigilanza
L'inchiesta riguarda le false attestazioni rilasciate alle imprese per poter partecipare alle gare di appalto. Indagato Giampaoolino, ex presidente dell'Authority e presidente della Corte dei Conti in pensione
Giuseppe Brienza
04 luglio 2014È stato arrestato, su ordine della Procura di Roma, Giuseppe Brienza, l'ex presidente dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp).
L'uomo si trova agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulle false attestazioni rilasciate alle imprese per poter partecipare a gare pubbliche di
appalto.
Le indagini si sono concentrate sulle Società organismo di attestazioni (Soa), strutture che verificano la validità delle imprese che partecipano agli appalti pubblici.

Risulterebbe indagato, invece, per abuso d'ufficio Luigi Giampaolino, già presidente dell'Autority e presidente della Corte dei Conti in pensione; indagati anche il direttore generale della Vigilanza Lavori Maurizio Ivagnes, il funzionario dell'Ufficio Qualificazione Maria Grassini, Mario Calcagni, amministratore della Axsoa spa e Alfredo Gherardi, amministratore
- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/ar...4-b8db-59220364f044.html#sthash.6o6needb.dpuf
 
Questa è l'Italia da cui sogno di staccarmi.

Sentite questa e arrabbiatevi. Un piccolo imprenditore compra un nuovo macchinario. Lo deve attaccare alla rete elettrica. Passa circa un mese e nessuno all'Enel se lo fila. Nonostante le promesse è ancora senza corrente. Perde clienti e posti di lavoro. Certo all'Enel, società in parte privatizzata, debbono occuparsi delle decine di miliardi spesi per comprare Endesa a debito. Devono affrontare il calo del consumo elettrico che non ripaga i loro investimenti. Ma al nostro piccolo imprenditore brianzolo interessa poco. Grazie alle inefficienze burocratiche del moloch, rischia di saltare.
Qualche chilometro più in là, un imprenditore del settore alberghiero ha bisogno di una pattuglia di camerieri. Offre un buon contratto, ma duro. Cinque mesi di lavoro, ma tutti i giorni, domeniche comprese. L'imprenditore fa il giro delle sette chiese (siamo certi che il Santo Padre ieri non si riferisse a queste domeniche) e delle scuole, ma non becca nessun italiano. Solo stranieri disponibili a lavorare ininterrottamente per cinque mesi e poi si vedrà.
Ripassiamo per Milano. Un agente di commercio si becca la finanza a casa per una presunta clamorosa evasione. Il tutto si rivela un clamoroso abbaglio. Agenzia e Gdf non mollano. Hanno speso un mucchio di soldi per l'accertamento; qualche cosa da nascondere il nostro povero cristo dovrà pur avercelo e lo mettono sotto i riflettori (compresi i prelievi con bancomat di cui chiedono ragione per gli ultimi quattro anni). Nel prossimo futuro vi diremo come sarà andata a finire.
Le prime due storie le leggete nelle pagine interne, la terza quando si risolverà. Qual è la morale? Semplice. Ha ragione Baudelaire, che non era un economista, e i suoi Fiori del male: all'inferno si scende a piccoli passi. È così che l'Italia sta fallendo: con piccoli e diffusi comportamenti concludenti che ammazzano l'impresa privata. La grande impersonale multinazionale che dei piccoli se ne fotte, anche senza cattiveria, ma per pura sciatteria. E poi la nostra pancia relativamente piena che nessuna statistica riesce a misurare. Si dice che la disoccupazione giovanile sia al 43 per cento. È una balla. Essa è elevata, ma intorno al 12 per cento. La prima percentuale (praticamente un giovane disoccupato ogni due) non tiene infatti conto dei milioni di giovani che studiano o che non cercano lavoro e che dunque disoccupati veri non sono. Terza criticità è infine quell'ansia da prestazione che i nostri burocrati dotati di potere sanzionatorio provano nei confronti di chiunque abbia un lavoro indipendente. È il combinato di questi tre virus (grande, privato e pubblico) che ci sta uccidendo.

http://www.giornali24.it/d/20140706/113/Il-Giornale
 
Ultima modifica:
commissariata l'Italgas...ma tanto chi se ne frega, mica in Sicilia hanno bisogno di

PALERMO - Commissariata la Italgas con sede legale a Torino. Il Tribunale di Palermo ha notificato alla società di distribuzione del gas del gruppo Snam, la misura preventiva di amministrazione giudiziaria in base alle leggi antimafia relative "a rapporti contrattuali con alcuni fornitori". "Il provvedimento prevede che le facoltà di amministrazione dei beni di Italgas vengano conferite all'organo amministrativo collegiale designato dal Tribunale". Snam assicura "la massima collaborazione con l'autorità giudiziaria".

All'organo designato dal Tribunale "sono stati attribuiti i pieni poteri per lo svolgimento di tutte le attività economiche e imprenditoriali per una durata di sei mesi, ai fini degli accertamenti e compiti affidati". Il decreto si collega, rende noto la guardia di Finanza, all'esecuzione di analoghi provvedimenti, emanati a maggio scorso dalla sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo su richiesta della Dda, con cui è stata disposta la sospensione dell'amministrazione della Gas Natural Distribuzione Italia Spa con sede ad Acquaviva delle Fonti (Ba), della Gas Natural Vendita Italia Spa e della Gas Natural Italia Spa, entrambe con sede a San Donato Milanese (Mi), operanti nel settore della vendita e distribuzione del gas metano sul territorio nazionale, nonché della Crm di Curatola Alfredo Snc, società di manutenzione con sede in Crotone. Nell'ambito della stessa indagine la Guardia di Finanza di Palermo, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia, aveva eseguito - circa un anno fa - il sequestro di un patrimonio di oltre 50 milioni di euro, nei confronti di un gruppo imprenditoriale di Palermo, che ha curato, fra gli anni '80 e '90, la metanizzazione di diverse aree del territorio siciliano. Il gruppo secondo l'accusa aveva ottenuto 72 concessioni per la metanizzazione della Sicilia e dell'Abruzzo grazie anche ad appoggi politici forniti dall'ex sindaco di Palermo condannato per mafia, Vito Ciancimino. Nel mirino degli investigatori, ricordano le fiamme gialle, le imprese, ritenute vicine alla criminalità organizzata che in sub appalto eseguivano i lavori di realizzazione della rete del gas.



"Il commissariamento di Italgas disposto dalla sezione di misure di prevenzione patrimoniale del Tribunale di Palermo, conferma quanto sia ancora forte e diffusa la capacità di condizionamento di Cosa Nostra e quanto sia urgente adeguare la normativa sugli appalti pubblici per evitare forme sempre più sofisticate di inquinamento dell'economia legale". Lo afferma la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. "Grazie alla Gdf - prosegue Bindi - il Tribunale di Palermo ha ricostruito una consolidata e spregiudicata presenza di società riconducibili a soggetti storicamente vicini a Cosa Nostra nelle opere di metanizzazione in Sicilia e in altre regioni italiane". "Il provvedimento di amministrazione giudiziaria consentirà di verificare l'adeguatezza degli strumenti di controllo e le eventuali responsabilità dei diversi livelli dirigenziali. Ad oggi emerge un quadro allarmante di agevolazione degli interessi illeciti che andrà approfondito per bonificare l'azienda e metterla nelle condizioni di operare senza correre più rischi". "Il Governo - prosegue Bindi - ha annunciato un pacchetto di norme tese a rafforzare le misure di contrasto delle infiltrazioni criminali nell'economia del Paese e in attesa di queste proposte il Senato ha sospeso l'esame del ddl anticorruzione. E' ora di passare dalle parole ai fatti, le proposte ci sono a cominciare da quelle contenute nella prima relazione della Commissione parlamentare Antimafia. Ma la Commissione aprirà un'inchiesta anche sulla vicenda Italgas, prima grande azienda pubblica alla quale si applicano misure di prevenzione patrimoniale previste dal codice antimafia e che opera in un settore strategico per il Paese. Vogliamo contribuire anche noi - conclude Bindi - a fare chiarezza e individuare gli strumenti legislativi più idonei per agire in modo efficace nella zona opaca in cui si incrociano economia legale ed economia illegale". (Ansa)
 

Trinità

Utente Pagliaccio
Sentite questa e arrabbiatevi. Un piccolo imprenditore compra un nuovo macchinario. Lo deve attaccare alla rete elettrica. Passa circa un mese e nessuno all'Enel se lo fila. Nonostante le promesse è ancora senza corrente. Perde clienti e posti di lavoro. Certo all'Enel, società in parte privatizzata, debbono occuparsi delle decine di miliardi spesi per comprare Endesa a debito. Devono affrontare il calo del consumo elettrico che non ripaga i loro investimenti. Ma al nostro piccolo imprenditore brianzolo interessa poco. Grazie alle inefficienze burocratiche del moloch, rischia di saltare.
Qualche chilometro più in là, un imprenditore del settore alberghiero ha bisogno di una pattuglia di camerieri. Offre un buon contratto, ma duro. Cinque mesi di lavoro, ma tutti i giorni, domeniche comprese. L'imprenditore fa il giro delle sette chiese (siamo certi che il Santo Padre ieri non si riferisse a queste domeniche) e delle scuole, ma non becca nessun italiano. Solo stranieri disponibili a lavorare ininterrottamente per cinque mesi e poi si vedrà.
Ripassiamo per Milano. Un agente di commercio si becca la finanza a casa per una presunta clamorosa evasione. Il tutto si rivela un clamoroso abbaglio. Agenzia e Gdf non mollano. Hanno speso un mucchio di soldi per l'accertamento; qualche cosa da nascondere il nostro povero cristo dovrà pur avercelo e lo mettono sotto i riflettori (compresi i prelievi con bancomat di cui chiedono ragione per gli ultimi quattro anni). Nel prossimo futuro vi diremo come sarà andata a finire.
Le prime due storie le leggete nelle pagine interne, la terza quando si risolverà. Qual è la morale? Semplice. Ha ragione Baudelaire, che non era un economista, e i suoi Fiori del male: all'inferno si scende a piccoli passi. È così che l'Italia sta fallendo: con piccoli e diffusi comportamenti concludenti che ammazzano l'impresa privata. La grande impersonale multinazionale che dei piccoli se ne fotte, anche senza cattiveria, ma per pura sciatteria. E poi la nostra pancia relativamente piena che nessuna statistica riesce a misurare. Si dice che la disoccupazione giovanile sia al 43 per cento. È una balla. Essa è elevata, ma intorno al 12 per cento. La prima percentuale (praticamente un giovane disoccupato ogni due) non tiene infatti conto dei milioni di giovani che studiano o che non cercano lavoro e che dunque disoccupati veri non sono. Terza criticità è infine quell'ansia da prestazione che i nostri burocrati dotati di potere sanzionatorio provano nei confronti di chiunque abbia un lavoro indipendente. È il combinato di questi tre virus (grande, privato e pubblico) che ci sta uccidendo.

http://www.giornali24.it/d/20140706/113/Il-Giornale
Per fare un grande formicaio ci vogliono milioni di piccole formiche.
E' facile schiacciarne una alla volta.
Loro poi si moltiplicano lo stesso.
Auguri a tutti i piccoli!
 
Per fare un grande formicaio ci vogliono milioni di piccole formiche.
E' facile schiacciarne una alla volta.
Loro poi si moltiplicano lo stesso.
Auguri a tutti i piccoli!
Mica detto...
Proprio ieri l'altro combattevo con un aspirapolvere contro le formiche con le ali...
E le beccavo una alla volta...poi è arrivata lei la donna...
Ha preso in mano la situazione...lasciandomi basito...ha preso lei l'aspirapolvere e ha fatto una mattanza...

Poi ha spruzzato prodotto giusto e vuolà, più visto anima viva...
 
Da Panorama di questa settimana.

Credits: Ansa

Tag: degrado panorama in edicola Roma

"Vivere a Roma è un modo di perdere la vita" scriveva nel suo taccuino Ennio Flaiano. Lo scriveva con tono scettico, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, mentre insieme a Federico Fellini stava immaginando La dolce vita, un affresco memorabile della nostra capitale. Da allora sono passati più di 50 anni. E viene da chiedersi: chi vive oggi a Roma rischia ancora di perdere la vita?

La prima risposta a questa domanda la si può estrapolare dal senso di un altro grande film che ha rilanciato Roma nell’immaginario planetario, La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Con meno finezza, meno umorismo, ma con una forza espressiva simile a quella de La dolce vita, Sorrentino ci mostra una città schiacciata dal suo passato: una città decadente, superficiale, quasi una città morta, che sopravvive solo attraverso gli sprazzi eterni dei suoi monumenti, dei suoi palazzi, dei suoi tramonti e della sua storia inaffondabile. Anche i personaggi del suo film perdono, o hanno già perso, la vita. Sono esangui, senza futuro, moralmente corrotti, incapaci di creare il nuovo. Vagano in una scenografia urbana che non è quasi più reale, ma iperreale. Una città che non ha niente di moderno. Una città di fantasmi.

Ma non è esattamente così. Certi film hanno un valore simbolico. Poi, però, c’è il quotidiano, il realismo. E in questo caso più che i film d’autore ci viene in soccorso la commedia italiana. Quella che fotografa il presente, che mette in scena personaggi e fatti rubati alla cronaca. Vedi i film di Carlo Verdone, o quelli di mio fratello Carlo Vanzina, o i ritratti meravigliosi di Nanni Moretti. Perché Roma "è" la città della commedia, quella di Sordi, di Fabrizi, di Nino Manfredi, di Gigi Proietti e di Christian De Sica.

È la capitale dei furbi, dei ministeriali, dei prelati, del potere, degli onorevoli, degli scandali, del magna-magna, dei cafoni arricchiti, delle gite al mare o fuori porta, di Totti, del Monnezza, dei Cesaroni, ma anche di Antonello Venditti e Francesco De Gregori, di Ammaniti, di Piperno, la Lazio di Lotito, i circoli sul Tevere, la banda della Magliana. Non è anemica Roma, nelle sue vene scorre un sangue verace che la tiene aggrappata al presente. È la Roma dei trans che ricevono i politici negli attichetti, è la Roma di "er Batman" consigliere regionale, è la Roma dei toga-party, delle baby squillo, degli scandali finanziari all’ombra di San Pietro, degli operatori dell’immondizia spesso in ferie, malattia o "in permesso". Quella che, come scriveva sempre Flaiano "non giudica, ma assolve".

Roma è una città complicata. Ti sfugge dalle mani, ti confonde. Impossibile ridurla a una equazione certa. E così, i suoi difetti finiscono per diventare i suoi pregi. Perché Roma è un gioco di specchi. È una capitale tutto sommato tranquilla, sonnecchia come una città di provincia, poi all’improvviso la scopri violenta, gente che spara e ammazza per strada. Con una serie impressionante di delitti e omicidi quasi sempre impuniti. Talvolta, di notte, nelle sue piazze scoppiano risse violente. L’allegra movida della notte si trasforma in bande di delinquenti che si spaccano bottiglie in testa. Roma invasa dai pellegrini. Roma eterna, ma fragile. Messa in ginocchio dalle piene del suo biondo fiume. Roma che salta per aria, come i suoi tombini, ogni volta che il cielo scarica un acquazzone. Roma sporcata e deturpata dai vandali. Roma senza più il Ponentino. Roma calda, come una calda città tropicale. Roma con le periferie brutte, bruttissime. Roma che aspetta Diego Della Valle per salvare il suo Colosseo. Roma che nelle sue trattorie romane ha oramai solo cuochi egiziani. Roma dei Parioli che votano a sinistra e delle periferie che fanno il tifo per Giorgia Meloni. Roma di Cinecittà che ospita solo trasmissioni televisive. Roma senza più le corse al trotto a Tor di Valle. Roma governata da un sindaco che i romani non amano e che davanti all’invasione dei rifiuti grida all’emergenza e ricorre a una task force.

A me, romano di Roma, non piace più vivere in questa città. È una città senza capo né coda, pasticciona, poco affidabile, sgangherata, che ti mette di cattivo umore. Eppure, questa città è meravigliosa. Ha dalla sua parte la Storia, la Bellezza, l’Arte, la Simpatia, il Clima, i Colori, il Cibo. Insieme a quella leggerezza congenita che molte altre città le invidiano.

Peccato, perché queste sue qualità sono state cancellate dalla sua superficialità e dalla sua dissennata incoscienza.
Non mi piacciono più le sue strade. Sono un caotico e informe parcheggio di automobili, motorini, macchinette per teenager sciocchini. Scatolame urbano allineato in doppia fila, talvolta addirittura tripla. A sbatterlo lì sono gli abitanti di questa città che sono scesi ’n’attimo a bere un caffè, a comprare un giornale, a ritirare un pacco o a consegnarlo. Nelle altre città non succede. E io adesso le preferisco. Poi, non mi piacciono i marciapiedi lerci, dove la gente butta di tutto, sigarette, scontrini, kleenex e pure lavatrici, frigoriferi e materassi nei cassonetti dell’umido. E dove i cani fanno i loro bisogni alla "cacchio de’ cane". Tutto ciò mi irrita e, arrivato alla mia età, mi disgusta. Qui non mi piace guidare. Qui c’è ancora chi ti fa le corna, come nei film di Alberto Sordi degli anni Sessanta.

Mi provoca rabbia, malinconia e un senso infinito di pena. Per noi, che abitiamo in questa fastidiosa città. Il centro sembra un bar a cielo aperto. I tavolini sono dappertutto. Con la loro ossessiva presenza hanno cancellato le simmetrie disegnate dai geni del barocco. Il centro oramai assomiglia a un mercatone cafone del vicino Medio Oriente. Musica sparata dagli altoparlanti, merce dozzinale. Hanno spazzato via i negozi della tradizione per sostituirli con quelli della globalizzazione. Non è stato un affare per questa città. Perché si è insinuato il brutto in una città che era bella. Il centro, poi, è
spesso devastato da cortei, manifestazioni. È tutta una processione di persone con il fischietto, con tamburi, bandiere. Qualche volta anche con le molotov. Protestano tutti in questa città. Prima qui si sorrideva. Adesso si urla e si minaccia.

Non mi piacciono più gli abitanti di questa città. Qui gli uomini ancora insidiano le straniere per strada. Che schifo di uomini. Le donne si vestono quasi tutte da Lady Gaga, dimenticando che fino a poco tempo fa qui c’era la casa madre di Valentino. E prima di lui, Capucci.

In questa città non mi piace quasi più nulla. D’estate fa troppo caldo. Prima non era così. Quando piove sembra che ti cada addosso il monsone. Una brutta novità. Qui hanno chiuso molti cinema. Le buche ci risucchiano. E non si fanno opere pubbliche. Oramai in questa città, lo dico con dolore, pensano tutti a magnà. Nel senso di rubà.
 
http://news.panorama.it/cronaca/Roma-degrado-Vanzina

Ed è un cittadino romano a scriverlo.

Marino hai un buco di bilancio da 4,5 miliardi l'anno.

spendi 25 milioni di euro al mese solo per portare la monnezza fuori regione.

E ci chiedi perchè non volemo affari?
 
Ultima modifica:

Trinità

Utente Pagliaccio
Credits: Ansa

Tag: degrado panorama in edicola Roma

"Vivere a Roma è un modo di perdere la vita" scriveva nel suo taccuino Ennio Flaiano. Lo scriveva con tono scettico, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, mentre insieme a Federico Fellini stava immaginando La dolce vita, un affresco memorabile della nostra capitale. Da allora sono passati più di 50 anni. E viene da chiedersi: chi vive oggi a Roma rischia ancora di perdere la vita?

La prima risposta a questa domanda la si può estrapolare dal senso di un altro grande film che ha rilanciato Roma nell’immaginario planetario, La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Con meno finezza, meno umorismo, ma con una forza espressiva simile a quella de La dolce vita, Sorrentino ci mostra una città schiacciata dal suo passato: una città decadente, superficiale, quasi una città morta, che sopravvive solo attraverso gli sprazzi eterni dei suoi monumenti, dei suoi palazzi, dei suoi tramonti e della sua storia inaffondabile. Anche i personaggi del suo film perdono, o hanno già perso, la vita. Sono esangui, senza futuro, moralmente corrotti, incapaci di creare il nuovo. Vagano in una scenografia urbana che non è quasi più reale, ma iperreale. Una città che non ha niente di moderno. Una città di fantasmi.

Ma non è esattamente così. Certi film hanno un valore simbolico. Poi, però, c’è il quotidiano, il realismo. E in questo caso più che i film d’autore ci viene in soccorso la commedia italiana. Quella che fotografa il presente, che mette in scena personaggi e fatti rubati alla cronaca. Vedi i film di Carlo Verdone, o quelli di mio fratello Carlo Vanzina, o i ritratti meravigliosi di Nanni Moretti. Perché Roma "è" la città della commedia, quella di Sordi, di Fabrizi, di Nino Manfredi, di Gigi Proietti e di Christian De Sica.

È la capitale dei furbi, dei ministeriali, dei prelati, del potere, degli onorevoli, degli scandali, del magna-magna, dei cafoni arricchiti, delle gite al mare o fuori porta, di Totti, del Monnezza, dei Cesaroni, ma anche di Antonello Venditti e Francesco De Gregori, di Ammaniti, di Piperno, la Lazio di Lotito, i circoli sul Tevere, la banda della Magliana. Non è anemica Roma, nelle sue vene scorre un sangue verace che la tiene aggrappata al presente. È la Roma dei trans che ricevono i politici negli attichetti, è la Roma di "er Batman" consigliere regionale, è la Roma dei toga-party, delle baby squillo, degli scandali finanziari all’ombra di San Pietro, degli operatori dell’immondizia spesso in ferie, malattia o "in permesso". Quella che, come scriveva sempre Flaiano "non giudica, ma assolve".

Roma è una città complicata. Ti sfugge dalle mani, ti confonde. Impossibile ridurla a una equazione certa. E così, i suoi difetti finiscono per diventare i suoi pregi. Perché Roma è un gioco di specchi. È una capitale tutto sommato tranquilla, sonnecchia come una città di provincia, poi all’improvviso la scopri violenta, gente che spara e ammazza per strada. Con una serie impressionante di delitti e omicidi quasi sempre impuniti. Talvolta, di notte, nelle sue piazze scoppiano risse violente. L’allegra movida della notte si trasforma in bande di delinquenti che si spaccano bottiglie in testa. Roma invasa dai pellegrini. Roma eterna, ma fragile. Messa in ginocchio dalle piene del suo biondo fiume. Roma che salta per aria, come i suoi tombini, ogni volta che il cielo scarica un acquazzone. Roma sporcata e deturpata dai vandali. Roma senza più il Ponentino. Roma calda, come una calda città tropicale. Roma con le periferie brutte, bruttissime. Roma che aspetta Diego Della Valle per salvare il suo Colosseo. Roma che nelle sue trattorie romane ha oramai solo cuochi egiziani. Roma dei Parioli che votano a sinistra e delle periferie che fanno il tifo per Giorgia Meloni. Roma di Cinecittà che ospita solo trasmissioni televisive. Roma senza più le corse al trotto a Tor di Valle. Roma governata da un sindaco che i romani non amano e che davanti all’invasione dei rifiuti grida all’emergenza e ricorre a una task force.

A me, romano di Roma, non piace più vivere in questa città. È una città senza capo né coda, pasticciona, poco affidabile, sgangherata, che ti mette di cattivo umore. Eppure, questa città è meravigliosa. Ha dalla sua parte la Storia, la Bellezza, l’Arte, la Simpatia, il Clima, i Colori, il Cibo. Insieme a quella leggerezza congenita che molte altre città le invidiano.

Peccato, perché queste sue qualità sono state cancellate dalla sua superficialità e dalla sua dissennata incoscienza.
Non mi piacciono più le sue strade. Sono un caotico e informe parcheggio di automobili, motorini, macchinette per teenager sciocchini. Scatolame urbano allineato in doppia fila, talvolta addirittura tripla. A sbatterlo lì sono gli abitanti di questa città che sono scesi ’n’attimo a bere un caffè, a comprare un giornale, a ritirare un pacco o a consegnarlo. Nelle altre città non succede. E io adesso le preferisco. Poi, non mi piacciono i marciapiedi lerci, dove la gente butta di tutto, sigarette, scontrini, kleenex e pure lavatrici, frigoriferi e materassi nei cassonetti dell’umido. E dove i cani fanno i loro bisogni alla "cacchio de’ cane". Tutto ciò mi irrita e, arrivato alla mia età, mi disgusta. Qui non mi piace guidare. Qui c’è ancora chi ti fa le corna, come nei film di Alberto Sordi degli anni Sessanta.

Mi provoca rabbia, malinconia e un senso infinito di pena. Per noi, che abitiamo in questa fastidiosa città. Il centro sembra un bar a cielo aperto. I tavolini sono dappertutto. Con la loro ossessiva presenza hanno cancellato le simmetrie disegnate dai geni del barocco. Il centro oramai assomiglia a un mercatone cafone del vicino Medio Oriente. Musica sparata dagli altoparlanti, merce dozzinale. Hanno spazzato via i negozi della tradizione per sostituirli con quelli della globalizzazione. Non è stato un affare per questa città. Perché si è insinuato il brutto in una città che era bella. Il centro, poi, è
spesso devastato da cortei, manifestazioni. È tutta una processione di persone con il fischietto, con tamburi, bandiere. Qualche volta anche con le molotov. Protestano tutti in questa città. Prima qui si sorrideva. Adesso si urla e si minaccia.

Non mi piacciono più gli abitanti di questa città. Qui gli uomini ancora insidiano le straniere per strada. Che schifo di uomini. Le donne si vestono quasi tutte da Lady Gaga, dimenticando che fino a poco tempo fa qui c’era la casa madre di Valentino. E prima di lui, Capucci.

In questa città non mi piace quasi più nulla. D’estate fa troppo caldo. Prima non era così. Quando piove sembra che ti cada addosso il monsone. Una brutta novità. Qui hanno chiuso molti cinema. Le buche ci risucchiano. E non si fanno opere pubbliche. Oramai in questa città, lo dico con dolore, pensano tutti a magnà. Nel senso di rubà.
Secondo me ROMA è e rimarrà la capitale del mondo!
Chi è questo romano de Roma che non fa nulla per cambiare la sua città?
Oggi siamo molto bravi solo a colpevolizzare gl'altri, e questo romano che sputa nel piatto dove è nato ed ha
mangiato a me non piace!
Svegliamoci!!!!Facciamo qualcosa per cambiare in meglio e basta piangersi addosso.Basta!
Cominci lui a sorridere, che il sorriso è contagioso.
ciao
 
Secondo me ROMA è e rimarrà la capitale del mondo!
Chi è questo romano de Roma che non fa nulla per cambiare la sua città?
Oggi siamo molto bravi solo a colpevolizzare gl'altri, e questo romano che sputa nel piatto dove è nato ed ha
mangiato a me non piace!
Svegliamoci!!!!Facciamo qualcosa per cambiare in meglio e basta piangersi addosso.Basta!
Cominci lui a sorridere, che il sorriso è contagioso.
ciao

Io spero allora di uscire da questo mondo.

Il romano è Enrico Vanzina.
Forse l'uomo più stupido del mondo.

Allora giusto rimboccatevi le maniche.
E iniziate in prima persona.

Non che siano sempre i veneti polentoni a pagare eh?

NOi ci spezziamo la schiena per fare fare a voi i magnaccioni?

Uno se smona eh?
 

Trinità

Utente Pagliaccio
Io spero allora di uscire da questo mondo.

Il romano è Enrico Vanzina.
Forse l'uomo più stupido del mondo.

Allora giusto rimboccatevi le maniche.
E iniziate in prima persona.

Non che siano sempre i veneti polentoni a pagare eh?

NOi ci spezziamo la schiena per fare fare a voi i magnaccioni?

Uno se smona eh?
Sicuramente io sono più polentone di Te.
Ma le persone che sputano nel piatto dove anno mangiato a me non garbano.
 
Sicuramente io sono più polentone di Te.
Ma le persone che sputano nel piatto dove anno mangiato a me non garbano.
Cioè vuoi dirmi che Roma mi mantiene?
Ma fammi il piacere dei...ma fammi un favore...

:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 
Sicuramente io sono più polentone di Te.
Ma le persone che sputano nel piatto dove anno mangiato a me non garbano.
Scolta na roba
Io pago le tasse no?

Sai che cosa mi rode da morire?

Il solo sospetto che in qualche maniera parte del mio sudore sia servito a pagare qualche ente inutile, qualche falsa pensione di invalidità, abbia ingrassato qualche sprecone...mi fa saltare la mosca al naso...

Vedi di capirmi...

Si dice voi versate le tasse e con queste lo stato vi erogherà i servizi...

Bon dove sei i servizi?

I cessi pubblici?:mad::mad::mad::mad::mad:
 

Trinità

Utente Pagliaccio
Scolta na roba
Io pago le tasse no?

Sai che cosa mi rode da morire?

Il solo sospetto che in qualche maniera parte del mio sudore sia servito a pagare qualche ente inutile, qualche falsa pensione di invalidità, abbia ingrassato qualche sprecone...mi fa saltare la mosca al naso...

Vedi di capirmi...

Si dice voi versate le tasse e con queste lo stato vi erogherà i servizi...

Bon dove sei i servizi?

I cessi pubblici?:mad::mad::mad::mad::mad:
Io con tre attività le pago tre volte le tasse!
E mi lamento sono sincero ma vedi a volte è proprio il mio vicino ad essere disonesto ed a mangiare il mio sudore.
Noi tendiamo a guardare lontano e non ci accorgiamo che ci si inciampa con quello che ci sta sotto il naso.
Basta essere più decisi verso chi è vicino a te.
 

Zod

Escluso
Cioè vuoi dirmi che Roma mi mantiene?
Ma fammi il piacere dei...ma fammi un favore...

:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
Beh anche voi avete la vostra parte di debito pro capite. Comodo partecipare alla abbuffata e poi dire "beh, se fatto tardi, noi ce ne andiamo" quando il conto da pagare diventa insostenibile. Facciamo un po' di calcoli... In Veneto siete 5 milioni, il debito italiano pro capite è intorno ai 40 mila Euro... Dateci 200 miliardi di Euro e tanti saluti.
 
Beh anche voi avete la vostra parte di debito pro capite. Comodo partecipare alla abbuffata e poi dire "beh, se fatto tardi, noi ce ne andiamo" quando il conto da pagare diventa insostenibile. Facciamo un po' di calcoli... In Veneto siete 5 milioni, il debito italiano pro capite è intorno ai 40 mila Euro... Dateci 200 miliardi di Euro e tanti saluti.
Pian con le bombe
Siamo disposti a pagare il nostro debito in cinque anni
a svenarci, per poi entrare in Europa da galantomini
e non da buffoni.

Io ci starei a pagare 40 mila euro la mia indipendenza.
 
Io con tre attività le pago tre volte le tasse!
E mi lamento sono sincero ma vedi a volte è proprio il mio vicino ad essere disonesto ed a mangiare il mio sudore.
Noi tendiamo a guardare lontano e non ci accorgiamo che ci si inciampa con quello che ci sta sotto il naso.
Basta essere più decisi verso chi è vicino a te.
Ok vedrò di convincere i trentini ad adottarci.:rolleyes::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

Zod

Escluso
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Top