Io uso la chiarezza, e soprattutto non mi presto ai giochini.
Fosse maieutica (e quindi ne avessi un guadagno in termini di apprendimento) forse potrei considerarlo.
Ma dipenderebbe comunque dal contenuto della proposta, che dovrebbe comunque essere innovativa rispetto a ciò che già so.
Quindi, in ossequio alla chiarezza e in spregio ai giochetti che non mi piacciono se non almeno un minimo elaborati, non mi presto allo spostare funzionalmente il focus, ossia se sto parlando di competenze non seguo il discorso su altro, per esempio il funzionamento degli enti europei.
Ciò detto.
Veniamo al focus: competenze europee.
che dicono?
Che obiettivi si pongono?
che percorso propongono?
come vengono inserite nelle indicazioni nazionali che sostituiscono i programmi?
E' un fatto il risultato della strutturazione dell'obbligo. C'è poco da essere o non essere d'accordo.
E' una questione di osservazione non strumentale a questa o quella direzione.
E di rilevazione dei risultati.
A questo riguardo, non serve che io porti dati.
E' sufficiente farsi una ricerchina di quelle aeree e se ne trovano a iosa.
Fra le competenze europee è indicato l'utilizzo di una seconda lingua come lingua madre.
E, ovviamente visto che si sta parlando di competenze, il presupposto è la conoscenza della lingua madre.
E' la domanda che non funziona. E ci sta, non sapendo nulla di pedagogia e neppure degli ultimi studi riguardanti l'apprendimento (e..minchia....se non sai l'inglese ti devi affidare al traduttore perchè sono scritti in inglese e prodotti nel mondo anglosassone che è avanti a noi di almeno 30 anni)
Non è questione di età.
E' una questione di curricoli.
I nostri percorsi scolastici sono costruiti sulla riforma gentile...
Sono state fatte minimali modifiche, niente di strutturale e soprattutto niente di adeguato a ciò che sta accadendo.
Imparare a imparare, che è una competenza chiave, per esempio.
La specializzazione degli operai dovrà essere rivista nell'ottica dell'automatizzazione.
Più tardi lo si farà...più la gara a chi parla peggio con slavi e greci sarà reale, ma non nei termini di chi parla peggio ma di chi se la prende di più in culo rispetto alla capacità di innovare e soprattutto alla capacità di farlo leggendo i cambiamenti in atto.
Questi ultimi anni pare non abbiano insegnato un cazzo, a qualcuno, salvo consolidare l'abilità alla lamentela.
Chi sopravviverà, in termini aziendali, sarà chi riuscirà a
render sostenibile il suo sistema azienda, piccolo o grande che sia.
Nel significato più ampio di sostenibilità.
Le scuole professionali, così come sono ora pensate, stanno sfornando analfabeti funzionali e coltivando l'analfabetismo di ritorno.
Hanno un corpo docente che insegna roba che manco si usa più o che si userà ancora per pochissimo.
Corpo docente che è demotivato e si ritrova, senza alcuna formazione specifica, ad affrontare problematiche comportamentali che non permettono di gestire un gruppo classe figuriamoci insegnargli anche il minimo indispensabile per
leggere un testo più lungo di dieci righe. ( e questo
implica il non sviluppo della competenza di ascolto e traduzione, passaggio da astratto a concreto e da concreto ad astratto, che in soldoni è l'incapacità di imparare a maneggiare anche un semplice ago e filo)
Non hanno laboratori adeguati, salvo rare eccezioni.
Per non parlare di spazi e legami con le aziende del territorio (con cui si dice, nella norma, dovrebbero esser costruiti percorsi di alternanza...mi fa ridere solo scriverne....)
Sono parcheggi in attesa dell'adempimento. E poi riduttori del danno.
Oltre che laboratori di creazione di carne da macello per cooperative, aziende che propongono stage gratuiti e simili.
Per riassumere tutto in una frase: se non si passa dagli obiettivi alle competenze, se non si inserisce una valutazione che sappia tener in equilibrio qualitativo e quantitativo, se non si passa ad una pianificazione delle necessità e delle disponibilità, se non si riforma veramente la scuola, e non l'università che è ridicola per come è impostata in italia rispetto al mondo anglosassone per esempio anche solo dal punto di vista dell'aderenza al mondo del lavoro, ma i gradi più bassi...avremo tantissima gente che sa maneggiare ago e filo e lo sa fare solo in quel modo e al minimo cambiamento non sa che fare.
Che non sa legger un contratto e si fa fottere per 6 euro l'ora.
Salvo poi incazzarsi e ovviamente scegliere le scorciatoie.
Inutile lamentarsi delle tenie se se ne fa la fabbrica.
Sai, fra le competenze chiave di una scuola adeguata la tempo e non adeguata a gentile, imparare a imparare è una di quelle centrali.
Fra la competenze delle aziende che in questi anni non solo non hanno perso ma sono cresciute, c'è quella della formazione interna.
E della fidelizzazione dei propri impiegati.
A partire dalla costruzione di un welfare interno. Anche minimo. Ma soprattutto in rete con il territorio.