Trovati un bravo ragazzo, trovati una brava ragazza

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Sbriciolata

Escluso
Però vorrei uscire dalla contrapposizione ieri e oggi che, benché corretta come è stata espressa, mi crea sempre un po' di fastidio per il sapore di buon tempo andato e per la generalizzazione che mi disturba sempre. Inoltre è sul presente e il futuro che si può riflettere e agire.
Certamente benché sia forte l'enfasi sulle nozze più che sul matrimonio, non credo che qualcuno si sposi impegnandosi per farlo fallire.
Questo accade spesso, anche quando il fallimento non viene ratificato, forse perché è cambiata l'idea di bravo ragazzo e brava ragazza, anche se dalle risposte non emerge.
Credo che la componente egoistica, nel senso della ricerca del benessere personale sia diventata primaria.
Ma, ne ho discusso con diversi amici, questo diventa alternativo al bene della famiglia e del coniuge quando non si trae piacere da ciò che potremmo definire come "gioie della famiglia".
Questo lo possiamo vedere anche nella diffusione dei villaggi vacanze dove ogni membro della famiglia trova il suo divertimento su misura e non si cerca più una serie di attività diverse che soddisfino tutti non tanto per il cosa si fa quanto perché condivise.
Naturalmente questo è stato pilotato dal consumismo che dalla varietà dell'offerta trae profitto.
Quindi il bravo ragazzo e la brava ragazza sono coloro che traggono piacere a stare in famiglia e non rifiutano, quando tocca, la domenica a giocare a carte con la nonna .
ma perchè, chiedo, la componente egoistica è diventata primaria? E spesso quell'egoismo è teso a realizzare cose futili?
Perchè il benessere personale lo ricerchiamo in contesti di deresponsabilizzazione?
 

Brunetta

Utente di lunga data
ma perchè, chiedo, la componente egoistica è diventata primaria? E spesso quell'egoismo è teso a realizzare cose futili?
Perchè il benessere personale lo ricerchiamo in contesti di deresponsabilizzazione?
Che sia solo una conseguenza del consumismo?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ipotizzo.
Un tempo si era educati giocoforza a giocare con pochissimi giocattoli ed era conseguenza inevitabile dovere giocare con gli altri, cosa facile per il tanto tempo a disposizione e i tanti bambini.
Ora si è educativi a condividere il tempo con gli altri prevalentemente in attività organizzate e da soli o in compagnia con un'infinità di giocattoli usa e getta.
Quindi si va progressivamente a educare al consumo e al piacere individuale.
 

Sbriciolata

Escluso
Che sia solo una conseguenza del consumismo?
sicuramente il consumismo ha influito.
Ma a latere c'è la denigrazione dello stesso modello che ci ha portato a POTER essere consumisti.
Non fosse stato per i sacrifici delle generazioni precedenti, col cavolo che ci sarebbe la fila a comprare l'ultimo modello di telefono sul quale riesci ad installare l'app che ti dice quanti minuti deve cuocere l'uovo sodo.
E da un giorno all'altro quei sacrifici sono diventati oggetto di una sorta di compatimento denigratorio.
Solo che quei sacrifici avevano un fine: rendere più facile e migliore la vita delle generazioni successive.
Ora, sul più facile non ho dubbi.
Sul migliore io qualche dubbio ce l'ho.
Perchè quando arrivi ad un certo punto della tua vita ti guardi indietro e vedi tutte le cose che hai iniziato... poi vedi quelle che hai compiuto e che hanno dato un risultato.
E se non c'è una ragionevole proporzione tra le due liste, quando vai a stringere fatichi ad avere una buona opinione di te stesso.

Secondo me.
 

Brunetta

Utente di lunga data
sicuramente il consumismo ha influito.
Ma a latere c'è la denigrazione dello stesso modello che ci ha portato a POTER essere consumisti.
Non fosse stato per i sacrifici delle generazioni precedenti, col cavolo che ci sarebbe la fila a comprare l'ultimo modello di telefono sul quale riesci ad installare l'app che ti dice quanti minuti deve cuocere l'uovo sodo.
E da un giorno all'altro quei sacrifici sono diventati oggetto di una sorta di compatimento denigratorio.
Solo che quei sacrifici avevano un fine: rendere più facile e migliore la vita delle generazioni successive.
Ora, sul più facile non ho dubbi.
Sul migliore io qualche dubbio ce l'ho.
Perchè quando arrivi ad un certo punto della tua vita ti guardi indietro e vedi tutte le cose che hai iniziato... poi vedi quelle che hai compiuto e che hanno dato un risultato.
E se non c'è una ragionevole proporzione tra le due liste, quando vai a stringere fatichi ad avere una buona opinione di te stesso.

Secondo me.
Però perché c'è chi fa la fila per l'ultimo modello di qualsiasi cosa e chi no?

Non sempre chi fa la fila ha avuto tutto, tante volte non ha avuto proprio quell'ascolto di cui aveva bisogno e cerca di riempire un vuoto immenso.
 

Sbriciolata

Escluso
Però perché c'è chi fa la fila per l'ultimo modello di qualsiasi cosa e chi no?

Non sempre chi fa la fila ha avuto tutto, tante volte non ha avuto proprio quell'ascolto di cui aveva bisogno e cerca di riempire un vuoto immenso.
il materiale che supplisce a ciò che materiale non è.
sì, in parte sono d'accordo.
Ma quello che mi manca è quel tassello che spieghi il mancato investimento nel futuro.
I vitelloni di Fellini ad esempio vivevano in una sorta di Decamerone dove invece della peste c'era l'incubo di una guerra atomica che avrebbe spazzato via l'umanità, loro che già avevano vissuto l'infanzia nell'orrore della guerra e nella fame del dopoguerra.
Per cui una certa perdita di fiducia nel costruire qualcosa che perduri ed una certa inclinazione ad appagare qualunque desiderio a qualunque costo, nell'ottica di non poter avere alcun futuro, aveva un senso.
Adesso qual'è la paura che fa rinunciare a lottare per poter costruire qualcosa e ci fa appagare di cose futili?
 

free

Escluso
un sacco di gente, temo.
Cose che ho letto pure qua tra l'altro.
Io non ho detto che si conoscevano prima, ma che con il matrimonio si conoscevano.
Adesso è pieno di gente che dopo qualche anno se ne esce con: non avevo capito chi avevo a fianco.
E come mai?
Forse perchè non ci si preoccupa più di saperlo.
Di saperlo davvero: come una persona reagisce nei momenti di crisi, cosa può sopportare, cosa non gli possiamo chiedere, quanto possiamo fare affidamento su di lui/lei.
Non sono sicura, ma mi faccio domande.

e quindi i matrimoni di una volta in pratica andavano a fortuna?
in effetti si dice ancora adesso: sei stato fortunato/a a trovare una brava/o ragazza/o
 

free

Escluso
il materiale che supplisce a ciò che materiale non è.
sì, in parte sono d'accordo.
Ma quello che mi manca è quel tassello che spieghi il mancato investimento nel futuro.
I vitelloni di Fellini ad esempio vivevano in una sorta di Decamerone dove invece della peste c'era l'incubo di una guerra atomica che avrebbe spazzato via l'umanità, loro che già avevano vissuto l'infanzia nell'orrore della guerra e nella fame del dopoguerra.
Per cui una certa perdita di fiducia nel costruire qualcosa che perduri ed una certa inclinazione ad appagare qualunque desiderio a qualunque costo, nell'ottica di non poter avere alcun futuro, aveva un senso.
Adesso qual'è la paura che fa rinunciare a lottare per poter costruire qualcosa e ci fa appagare di cose futili?
secondo me le cose futili non appagano affatto, tant'è vero che appena ne hai una, ne desideri subito un'altra più nuova o con qualche cazzata inutile:D in più...finchè prima o poi ti accorgi (si spera) che le cose futili sono... futili!
una volta fatta questa scoperta si diventa un po' diversi dagli altri tuttavia la vita è infinitamente più semplice:D
 

Sbriciolata

Escluso
secondo me le cose futili non appagano affatto, tant'è vero che appena ne hai una, ne desideri subito un'altra più nuova o con qualche cazzata inutile:D in più...finchè prima o poi ti accorgi (si spera) che le cose futili sono... futili!
una volta fatta questa scoperta si diventa un po' diversi dagli altri tuttavia la vita è infinitamente più semplice:D
dillo a me...
 

Brunetta

Utente di lunga data
il materiale che supplisce a ciò che materiale non è.
sì, in parte sono d'accordo.
Ma quello che mi manca è quel tassello che spieghi il mancato investimento nel futuro.
I vitelloni di Fellini ad esempio vivevano in una sorta di Decamerone dove invece della peste c'era l'incubo di una guerra atomica che avrebbe spazzato via l'umanità, loro che già avevano vissuto l'infanzia nell'orrore della guerra e nella fame del dopoguerra.
Per cui una certa perdita di fiducia nel costruire qualcosa che perduri ed una certa inclinazione ad appagare qualunque desiderio a qualunque costo, nell'ottica di non poter avere alcun futuro, aveva un senso.
Adesso qual'è la paura che fa rinunciare a lottare per poter costruire qualcosa e ci fa appagare di cose futili?

Ci ho pensato. È la paura del fallimento proprio perché ognuno si sente solo in competizione e non si vedono obiettivi comuni.
 

brenin

Utente
Staff Forum
Ci ho pensato. È la paura del fallimento proprio perché ognuno si sente solo in competizione e non si vedono obiettivi comuni.
e per uscirne quanto pensi possa dipendere da "altri" o da se stessi ? è vero,la competizione può pesare enormemente,ma è un ostacolo comunque - a mio avviso nel mondo lavorativo - pressochè inevitabile. Obiettivi comuni..... con la società che ci ritroviamo penso stiano diventando sempre più utopia ( mi riferisco sempre al lavoro,non alla vita a due ovviamente ). Però mi pongo una domanda alla quale non so darmi risposta: quanti si iscrivono all'università solo per "prolungare" l'assunzione delle proprie "responsabilità" , che comunque presto o tardi dovranno auumersi ? O forse sono responsabilità che si presume debbano assumersi altri ?
 

Brunetta

Utente di lunga data
e per uscirne quanto pensi possa dipendere da "altri" o da se stessi ? è vero,la competizione può pesare enormemente,ma è un ostacolo comunque - a mio avviso nel mondo lavorativo - pressochè inevitabile. Obiettivi comuni..... con la società che ci ritroviamo penso stiano diventando sempre più utopia ( mi riferisco sempre al lavoro,non alla vita a due ovviamente ). Però mi pongo una domanda alla quale non so darmi risposta: quanti si iscrivono all'università solo per "prolungare" l'assunzione delle proprie "responsabilità" , che comunque presto o tardi dovranno auumersi ? O forse sono responsabilità che si presume debbano assumersi altri ?
L'avere comportamenti e poi speranze collaborative e cooperative (non le cooperative sociali) è responsabilità di ognuno e di tutti.

Ci hanno convinto che la competizione sia sana e che non esista altro modo possibile per premiare il merito se non mettersi in posizione di potere sugli altri.
Certo ci sarà chi fa l'università per ritardare l'ingresso nella vita vera ma è anche per raggiungere una posizione meno subalterna possibile perché nessuno vuole essere un perdente.
Ma è pensare che ci siano vincenti e perdenti che è sbagliato.
Se ognuno dalla sua piccola posizione di potere si impegnasse per trasformare quel rapporto in collaborativo ci sarebbero cambiamenti.
Consiglio la lettura di Sulle regole di Gherardo Colombo.
 

brenin

Utente
Staff Forum
L'avere comportamenti e poi speranze collaborative e cooperative (non le cooperative sociali) è responsabilità di ognuno e di tutti.

Ci hanno convinto che la competizione sia sana e che non esista altro modo possibile per premiare il merito se non mettersi in posizione di potere sugli altri.
Certo ci sarà chi fa l'università per ritardare l'ingresso nella vita vera ma è anche per raggiungere una posizione meno subalterna possibile perché nessuno vuole essere un perdente.
Ma è pensare che ci siano vincenti e perdenti che è sbagliato.
Se ognuno dalla sua piccola posizione di potere si impegnasse per trasformare quel rapporto in collaborativo ci sarebbero cambiamenti.
Consiglio la lettura di Sulle regole di Gherardo Colombo.
Cosa intendi nel concreto per speranze collaborative e cooperative ? Premiare il merito,dal mio punto di vista,significa premiare la capacità e la professionalità,con conseguenti assunzioni di maggiori responsabilità da parte del beneficiario, il concetto di mettersi in posizione di potere sugli altri mi suona "male". Mi spiego meglio: anche il mega manager fantozziano ha "bisogno" di tutti,fino al suo ultimo collaboratore ( rispettandolo,motivandolo,rendendolo partecipe ),affinchè la "barca" vada avanti. Nel mio settore la laurea non pone in condizione di "privilegio" rispetto ad un diploma:contano altri fattori "pratici" , e comunque - volente o nolente - la "gavettaq" va fatta anche dopo mega master alla Bocconi ( tanto per capirci). Sul resto concordo pienamente.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Cosa intendi nel concreto per speranze collaborative e cooperative ? Premiare il merito,dal mio punto di vista,significa premiare la capacità e la professionalità,con conseguenti assunzioni di maggiori responsabilità da parte del beneficiario, il concetto di mettersi in posizione di potere sugli altri mi suona "male". Mi spiego meglio: anche il mega manager fantozziano ha "bisogno" di tutti,fino al suo ultimo collaboratore ( rispettandolo,motivandolo,rendendolo partecipe ),affinchè la "barca" vada avanti. Nel mio settore la laurea non pone in condizione di "privilegio" rispetto ad un diploma:contano altri fattori "pratici" , e comunque - volente o nolente - la "gavetta" va fatta anche dopo mega master alla Bocconi ( tanto per capirci). Sul resto concordo pienamente.
Tu esprimi con altre parole l'apologo di Menenio Agrippa che, ovviamente, aveva solo uno scopo di pacificazione sociale ma non voleva mettere in discussione il modello di società.
Del resto, tramontato il periodo delle ideologie e non credendo più nessuno nel sol dell'avvenire ma neppure nella Provvidenza, tutti siamo immersi in una cultura che ci presenta questo modello verticale, io direi addirittura piramidale, come l'unico possibile, così come pensavano immutabile il loro Egizi e Romani.
Io credo invece che si possa smontare la piramide e creare una società in cui siano riconosciuti altre modalità i relazioni economiche.
Il fatto è che in questo modello ci si sente soli perché si può essere riconosciuti solo da soli, anche utilizzando efficacemente il lavoro altrui.

Normale che in questa situazione si viva tutti in una situazione di costante solitudine e frustrazione e non si riesca a guardare oltre l'orizzonte.
 

brenin

Utente
Staff Forum
Tu esprimi con altre parole l'apologo di Menenio Agrippa che, ovviamente, aveva solo uno scopo di pacificazione sociale ma non voleva mettere in discussione il modello di società.
Del resto, tramontato il periodo delle ideologie e non credendo più nessuno nel sol dell'avvenire ma neppure nella Provvidenza, tutti siamo immersi in una cultura che ci presenta questo modello verticale, io direi addirittura piramidale, come l'unico possibile, così come pensavano immutabile il loro Egizi e Romani.
Io credo invece che si possa smontare la piramide e creare una società in cui siano riconosciuti altre modalità i relazioni economiche.
Il fatto è che in questo modello ci si sente soli perché si può essere riconosciuti solo da soli, anche utilizzando efficacemente il lavoro altrui.

Normale che in questa situazione si viva tutti in una situazione di costante solitudine e frustrazione e non si riesca a guardare oltre l'orizzonte.
quando scrivi " .... creare una società in cui siano riconosciuti altre modalità i relazioni economiche " cosa/come intendi nel concreto ?
 

Brunetta

Utente di lunga data
quando scrivi " .... creare una società in cui siano riconosciuti altre modalità i relazioni economiche " cosa/come intendi nel concreto ?
Eh, è lungo, leggi Colombo.
Ma anche concretamente le relazioni nel luogo di lavoro possono essere non verticali e tendere all'orizzontale. Non significa che non ci sia chi ha maggiori competenze e si prende la responsabilità delle decisioni ma si può fare in un clima di reale ascolto e condivisione e valorizzazione delle competenze di tutti.
E' vero che in una società verticale è molto difficile perché c'è la tendenza ad approfittarsi di chi da una posizione di potere si mostra disponibile, bisogna passare dall'autorità all'autorevolezza. Questo accade se si è disposti a condividere le responsabilità ma anche i riconoscimenti.
 

Daniele34

Utente di lunga data
Eh, è lungo, leggi Colombo.
Ma anche concretamente le relazioni nel luogo di lavoro possono essere non verticali e tendere all'orizzontale. Non significa che non ci sia chi ha maggiori competenze e si prende la responsabilità delle decisioni ma si può fare in un clima di reale ascolto e condivisione e valorizzazione delle competenze di tutti.
E' vero che in una società verticale è molto difficile perché c'è la tendenza ad approfittarsi di chi da una posizione di potere si mostra disponibile, bisogna passare dall'autorità all'autorevolezza. Questo accade se si è disposti a condividere le responsabilità ma anche i riconoscimenti.
pensi esista una società che funzioni anche minimamente nel modo in cui desidereresti tu?

Da qualche parte? In un qualche paese?
 

Brunetta

Utente di lunga data
pensi esista una società che funzioni anche minimamente nel modo in cui desidereresti tu?

Da qualche parte? In un qualche paese?
Si può costruire.
Ci sono comunità che funzionano così.
Fino a 200 anni fa non si immaginava di poter abolire la schiavitù e c'era sempre stata.
 
Stato
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