Ci sono questioni culturali non indifferenti nella questione che sollevi.
Le donne non sono educate a combattere. E quando lo imparano, se lo imparano, passano attraverso la modalità maschile del combattere. Che punta alla potenza.
una donna che combatte e vuole combattere deve necessariamente trovare altre formule e altri accordi con il suo corpo e con il suo essere.
E deve imparare a combattere da donna e non da uomo.
Che sono d'accordo con te, se come donna mi metto a voler competere con un uomo come se fossi un uomo, non mi ci metto neanche. E' ovvio che se mi confronto puramente in termini di potenza...meglio bermi un caffè, fare un sorrisino e sbattere le ciglia....
In termini di combattimento sono altre le caratteristiche che può utilizzare una donna. La flessibilità. il baricentro dell'altro. La forza dell'altro. E questo richiede di padroneggiare il proprio corpo e la tecnica.
Questo ovviamente richiede un certo tipo di preparazione anche mentale, che è molto diversa da quella maschile. E una freddezza non indifferente. Oltre che la consapevolezza della propria soglia del dolore.
E io sono piuttosto convinta che la soglia del dolore femminile sia fra l'altro strutturata in modo diverso da quella maschile. Che sia una forma della potenza femminile. Di cui purtroppo le donne sono spesso poco consapevoli.
Dal punto di vista femminile prendersi un pugno in faccia fa strano, per dire. Non appartiene a nessun tipo di immaginario saperle prendere in modo da poter sfruttare l'altro. Come fare rissa e imparare in strada...che non fa bella signorina.
L'aggressività al femminile poi è ancor meno curata ed educata di quella maschile.
E quando esplode...esplode e viene da origini antiche. In particolare verso i maschi. Ma anche fra donne.
Quindi i tuoi resoconti di guerra non mi stupiscono per niente.
Credo che nella parità a tutti i costi si sia dimenticata la diversità fra generi. Anche in termini di abilità del combattimento.
Personalmente sostengo fortemente il fatto che le femmine si riapproprino della loro capacità di combattere, che siano educate fin da bambine. E non solo emotivamente.
Sempre personalmente, mi ha rotto la manfrina della donna empatica.
L'empatia non appartiene al genere e non ne discende. Idem la seduttività.
Che poi nei secoli le femmine abbiano imparato che se vuoi fottere un maschio è per il cazzo che è bene passare...ci sta anche. Lo facevano anche le antiche ninja. Ma sapevano anche il resto. E il cazzo era uno strumento.
Come lo è la figa negli stupri di guerra.
Interessanti osservazioni, grazie. Ti replico con quel che so per esperienza.
In uno scontro a mani nude in cui si fa sul serio (si vuole/deve mettere l'avversario in condizioni di non nuocere e/o ucciderlo) la cosa che conta
in assoluto di più è la familiarità con l'uso della violenza, e la decisione e la brutalità che ne conseguono.
Forza, peso, potenza, (tutte cose che avvantaggiano il maschio sulla femmina) contano molto, ma da soli non sono decisivi. Un uomo fisicamente in ottima forma che non ha familiarità con la violenza, contro una donna in discreta forma che ha familiarità con la violenza ed è veramente decisa e brutale, molto probabilmente perde.
Come si acquisisce la familiarità con la violenza?
Ci sono due modi. Primo: nasci e cresci in un ambiente violento, e impari a subire e a esercitare la violenza come impari a camminare, cucinare, etc.
Gli ambienti violenti, però, di solito escludono le donne dall'esercizio ufficiale della violenza, perchè lì la donna è una delle principali
poste della violenza (una preda). Però, anche solo per osmosi, in quegli ambienti anche le donne acquistano familiarità con la violenza, e quando si manifesta non restano paralizzate, ma reagiscono, reagiscono eccome (pensa alle zingare, alle albanesi, etc.: non sono clienti comode, in un litigio).
Secondo modo: addestramento in un'arte marziale. L'arte marziale, però, per preparare sul serio alla violenza vera, dove l'arbitro che ferma l'incontro non c'è, va appresa nel modo più realistico possibile. Realistico vuol dire che devi imparare a prendere pugni e calci veri, non finti: sennò, quando nella vita reale ti prendi un cazzotto in faccia resti traumatizzato, esiti, ti scomponi e ti asfaltano.
Per questo sono più consigliabili la boxe o la lotta greco-romana o le MMA delle arti marziali orientali come il karate, il ju-jitsu, l'aikido, etc., che sono eccezionali ma a) esigono un lunghissimo addestramento per rendere automatiche teniche tutt'altro che naturali b) comprendono tecniche molto pericolose che non si possono far provare a tutti in modo realistico, sennò ci scappa il morto: quindi succede che uno diventa cintura nera di karate e non ha mai preso vere botte, e alla prima rissa per la strada un teppista qualsiasi lo stende (visto con i miei occhi).
Sono molto efficaci le tecniche di combattimento senz'armi messe a punto dalle varie FFAA. Il Sistema di Combattimento Militare italiano, il Systema russo, il Krav-Maga israeliano, etc. Sono tutti un mix di prese, colpi, leve, accomunati dallo scopo ultimo: fare fuori nel più breve tempo possibile l'avversario, senza ricamini sul fair play o preoccupazioni che nessuno si faccia veramente male (l'idea è che l'avversario deve farsi molto male molto in fretta).
Impararli sul serio non è uno scherzo, ci vuole tempo, fatica, e ci si fa male di sicuro.
A parità di altre condizioni (forma fisica, addestramento, decisione e brutalità) tra uomo e donna non c'è partita, per la semplice ragione che rientrano in gioco e ritornano decisive le caratteristiche fisiche dei due sessi: forza, peso, potenza. Il colpo di una donna di sessanta chili non equivale mai al colpo di un uomo di ottanta; per non parlare delle prese, dove il puro e semplice peso fornisce un vantaggio enorme, e delle leve, dove (a volte) con la pura e semplice forza un uomo può annullare la leva più efficace sollevando da terra la donna.
Il vantaggio prezioso che ha la donna addestrata, decisa e brutale in uno scontro fisico con un uomo è duplice. Uno, la sorpresa (l'uomo non si aspetta che la donna sia in grado di minacciarlo). Due, sono fortemente radicati nel maschio l'istinto a proteggere la donna e l'inibizione a colpirla.
Morale: se una donna vuole stendere gli uomini si addestri seriamente, impari a essere decisa e brutale, e sferri un attacco preventivo violentissimo e improvviso mirando subito ai punti vitali meno difficili da colpire: laringe (a mano aperta, colpi ripetuti), tempie (col pugno o, meglio, il gomito), genitali (afferrare con la mano e torcere, non colpire con il ginocchio o il piede, troppo facile la parata istintiva), setto nasale (con il palmo della mano dal basso in alto con la massima potenza, per farlo rientrare nel cranio e fulminare il cervello), occhi (sgusciare con le dita), plesso solare (a mano tesa o con le nocche ripiegate). S
e l'attacco riesce, l'avversario sarà certamente incapacitato, anche se non muore. Se fallisce, be', sono grossi problemi, auguri.