Zelensky...

danny

Utente di lunga data
I
Certo dovevo iscrivermi a questo forum per sapere i guadagni di un’insegnante.
Ho appena visto un video di un'intervista a una donna (madrelingua) che si è trasferita da Pechino per fare l'insegnante in una scuola di bimbi piccoli di inglese.
Come insegnante, ha fatto il confronto con la situazione italiana e quella che sta vivendo lì.
Anche se la Cina non è ai livelli del perCovid, lei paga:
600 euro per un buon appartamento moderno in città
60 euro mensili per elettricità, internet, spostamenti, servizi vari.
Il resto costa assai poco, per cui lo stipendio fisso da insegnante le consente di vivere bene da sola e di risparmiare mensilmente una discreta cifra al cambi nostro.
Non ho idea se la stessa cosa possa valere per un insegnante giovane in Italia, però lei si è trasferita in Cina, con tutti i problemi che ciò comporta, non solo per l'esperienza, ma anche perché le opportunità sono maggiori che da noi.
L'immigrazione "buona" segue questa logica, sempre.
Quella di scegliere stati dove le opportunità di crescita personale nel tempo sono maggiori rispetto allo stato di provenienza.
E questo indubbiamente costituisce una risorsa anche per lo stato ospite.
 

danny

Utente di lunga data
Sulla base di ciò, cominciamo a uscire dagli schemi di 30 anni fa

 

Brunetta

Utente di lunga data
Sì, capisco, ma come?
Manco in Francia, con investimenti importanti, ci sono riusciti.
Qui da noi dove si sta tagliando tutto, non vi sono margini per intervenire in alcun modo, in caso di esacerbazione dei problemi.
Sono convinto che tra due o tre giorni nessuno parlerà più di questa cosa e tutto tornerà nel dimenticatoio.
Questi i G7 Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti.
Ci siamo.
Forse i soldi potrebbero esserci.
Il problema è come usarli.
Pensiamo al passato, che dovrebbe essere maestro.
Anche l’immigrazione interna ha creato problemi. Non ha funzionato né lasciar fare, né la creazione dei quartieri. Senza restare su Milano, è noto a tutti che creare Scampia non è stata una grande idea. Una volta l’ho detto a una riunione e un genitore mi ha stroncata con “io sono di Scampia.” Ora è dell’hinterland, la moglie professoressa delle medie e lui impiegato delle poste, la figlia laureata. Ma non ha trovato interventi utili, li ha creati lui.
Ma non si può sempre fare conto sulle capacità individuali. Altrimenti va bene tutto. Rizzoli e Del Vecchio erano Martinit e pure mio padre, ma ci saranno stati anche degli spostati.
Io non credo utili le case popolari intese come quartieri autonomi e non penso che basti metterci i servizi. Era una visione che creava ghetti, come ghetti di lusso sono Milano2 e Milano3. Questi ultimi belli, costosi, abitati da ricchi, ma comunque destinati a forme di decadenza, perché anche i ricchi invecchiano.
Credo più a una distribuzione delle famiglie in difficoltà. Ne ho visto e letto con altre forme di integrazione a New York.
Potrebbe essere una buona soluzione. E non è che poi si creerebbero altri problemi, è ovvio, ma sono più facilmente gestibili e anche in numero inferiore, se non si creano difficoltà di partenza.
È come per l’inserimento dei disabili a scuola. Prima erano in scuole speciali che avrebbero dovuto avere personale specializzato e offrire migliori opportunità di apprendimento e formazione. Questi non erano argomenti irragionevoli. Ma non hanno funzionato.
L’inserimento nella scuola di tutti ha dato risultati migliori.
Ma anche in questa buona iniziativa si trovano pecche, se non vi sono risorse.
Ma non è responsabilità dei disabili.
Ugualmente ci sono esperti sull’argomento che hanno studiato tutti le diverse soluzioni adottate con le difficoltà, problemi e correzioni.
Se i ghetti di immigrati meridionali sono diventati ghetti di altre etnie, si vede che sono i quartieri dedicati che non funzionano.
E nel frattempo di trovare un nuovo modello e attuarlo?
Nel frattempo ci vogliono strutture e personale.
E ci vuole una politica generale che dia a tutti possibilità.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data
I

Ho appena visto un video di un'intervista a una donna (madrelingua) che si è trasferita da Pechino per fare l'insegnante in una scuola di bimbi piccoli di inglese.
Come insegnante, ha fatto il confronto con la situazione italiana e quella che sta vivendo lì.
Anche se la Cina non è ai livelli del perCovid, lei paga:
600 euro per un buon appartamento moderno in città
60 euro mensili per elettricità, internet, spostamenti, servizi vari.
Il resto costa assai poco, per cui lo stipendio fisso da insegnante le consente di vivere bene da sola e di risparmiare mensilmente una discreta cifra al cambi nostro.
Non ho idea se la stessa cosa possa valere per un insegnante giovane in Italia, però lei si è trasferita in Cina, con tutti i problemi che ciò comporta, non solo per l'esperienza, ma anche perché le opportunità sono maggiori che da noi.
L'immigrazione "buona" segue questa logica, sempre.
Quella di scegliere stati dove le opportunità di crescita personale nel tempo sono maggiori rispetto allo stato di provenienza.
E questo indubbiamente costituisce una risorsa anche per lo stato ospite.
Ci sono forme diverse di emigrazione e con obiettivi diversi.
L’ex ragazzo di mia figlia, di famiglia molto benestante, ha studiato in Bocconi, ha fatto inglese privatamente dalle elementari, oltre che a scuola, ha fatto due anni a Hong Kong (con qualche aiutino della famiglia) e poi è andato in UK e ha avuto incarichi governativi.
Un mio ex alunno di famiglia modesta (economicamente meglio della mia) è andato in UK a fare il barman ed è tornato a fare il barman con maggiore esperienza e sta mettendo su famiglia.
Ugualmente gli immigrati in Italia arrivano da vari paesi e culture e con preparazione varia.
La Germania ha accolto siriani laureati.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sulla base di ciò, cominciamo a uscire dagli schemi di 30 anni fa

È il liberismo bellezza!
Ogni paese diventa diverso anche in base al costo del lavoro, ma soprattutto alle possibilità di arricchimento di chi investe.
 

spleen

utente ?
Questi i G7 Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti.
Ci siamo.
Forse i soldi potrebbero esserci.
Il problema è come usarli.
Pensiamo al passato, che dovrebbe essere maestro.
Anche l’immigrazione interna ha creato problemi. Non ha funzionato né lasciar fare, né la creazione dei quartieri. Senza restare su Milano, è noto a tutti che creare Scampia non è stata una grande idea. Una volta l’ho detto a una riunione e un genitore mi ha stroncata con “io sono di Scampia.” Ora è dell’hinterland, la moglie professoressa delle medie e lui impiegato delle poste, la figlia laureata. Ma non ha trovato interventi utili, li ha creati lui.
Ma non si può sempre fare conto sulle capacità individuali. Altrimenti va bene tutto. Rizzoli e Del Vecchio erano Martinit e pure mio padre, ma ci saranno stati anche degli spostati.
Io non credo utili le case popolari intese come quartieri autonomi e non penso che basti metterci i servizi. Era una visione che creava ghetti, come ghetti di lusso sono Milano2 e Milano3. Questi ultimi belli, costosi, abitati da ricchi, ma comunque destinati a forme di decadenza, perché anche i ricchi invecchiano.
Credo più a una distribuzione delle famiglie in difficoltà. Ne ho visto e letto con altre forme di integrazione a New York.
Potrebbe essere una buona soluzione. E non è che poi si creerebbero altri problemi, è ovvio, ma sono più facilmente gestibili e anche in numero inferiore, se non si creano difficoltà di partenza.
È come per l’inserimento dei disabili a scuola. Prima erano in scuole speciali che avrebbero dovuto avere personale specializzato e offrire migliori opportunità di apprendimento e formazione. Questi non erano argomenti irragionevoli. Ma non hanno funzionato.
L’inserimento nella scuola di tutti ha dato risultati migliori.
Ma anche in questa buona iniziativa si trovano pecche, se non vi sono risorse.
Ma non è responsabilità dei disabili.
Ugualmente ci sono esperti sull’argomento che hanno studiato tutti le diverse soluzioni adottate con le difficoltà, problemi e correzioni.
Se i ghetti di immigrati meridionali sono diventati ghetti di altre etnie, si vede che sono i quartieri dedicati che non funzionano.
E nel frattempo di trovare un nuovo modello e attuarlo?
Nel frattempo ci vogliono strutture e personale.
E ci vuole una politica generale che dia a tutti possibilità.
La situazone abitativa da me è la seguente (la descrivo per rimarcare le differenze tra città e provincia).
Immigrati quasi tutti alle case popolari, prendendo il posto degli italiani che si sono fatti la villetta o la bifamigliare nei quartieri attorno ai centri storici. Italiani facoltosi nei palazzi ristrutturati nei centri storici, accanto a alcune famiglie di immigrati che prendono posto in quelli più vecchi.
Sobborghi e frazioni rigorosamente in mano agli italiani, in case ristrutturate o nuove, in ville nuovissime e modernissime dove i soldi del vino hanno fanno la differenza.
Paradossalmente sono più urbanizzati gli immigrati.
Le enclave si creano per via delle condizioni economiche e per la tendenza ad aggregarsi.
E comunque ogni forma di adattamento ed integrazione è possibile dove ci sia governo del fenomeno. Se a Milano la situazione è sfuggita di mano significa che il fenomeno non è governabile. Si salvi chi può.
 

ivanl

Utente di lunga data
Anche qua il "sasso" (al sass, le case del centro tanto caro agli spocchiosi parmigiani che vogliono sottolineare le origini cittadine e non della provincia campagnola) sono prevalentemente abitate da immigrati, adesso
 

Brunetta

Utente di lunga data
La situazone abitativa da me è la seguente (la descrivo per rimarcare le differenze tra città e provincia).
Immigrati quasi tutti alle case popolari, prendendo il posto degli italiani che si sono fatti la villetta o la bifamigliare nei quartieri attorno ai centri storici. Italiani facoltosi nei palazzi ristrutturati nei centri storici, accanto a alcune famiglie di immigrati che prendono posto in quelli più vecchi.
Sobborghi e frazioni rigorosamente in mano agli italiani, in case ristrutturate o nuove, in ville nuovissime e modernissime dove i soldi del vino hanno fanno la differenza.
Paradossalmente sono più urbanizzati gli immigrati.
Le enclave si creano per via delle condizioni economiche e per la tendenza ad aggregarsi.
E comunque ogni forma di adattamento ed integrazione è possibile dove ci sia governo del fenomeno. Se a Milano la situazione è sfuggita di mano significa che il fenomeno non è governabile. Si salvi chi può.
A Milano è uguale… più in grande.
Certamente più un fenomeno è grande, più è difficile da governare.
La separazione delle competenze a volte complica tutto. Ad esempio le case popolari a Milano e provincia (non c’è più ma si chiama città metropolitana) sono di proprietà della regione, ma i cittadini chiedono interventi del comune, così è lo stesso per le forze dell’ordine che dipendono dallo Stato e dal prefetto.
Poi non bisogna nemmeno spaventarsi per le manifestazioni, nemmeno quando diventano violente. Ma vanno comprese e gestite le istanze.
Altrimenti è inutile continuare a parlare di pace altrove.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Anche qua il "sasso" (al sass, le case del centro tanto caro agli spocchiosi parmigiani che vogliono sottolineare le origini cittadine e non della provincia campagnola) sono prevalentemente abitate da immigrati, adesso
Mi pare che Spleen dicesse che il centro resta dei benestanti, come a Milano.
 

spleen

utente ?
Anche qua il "sasso" (al sass, le case del centro tanto caro agli spocchiosi parmigiani che vogliono sottolineare le origini cittadine e non della provincia campagnola) sono prevalentemente abitate da immigrati, adesso
Il tipo di insediamento diffuso, tipico della mia zona non favorisce certo la formazione di enclave di stranieri.
Neanche se volessero.
 

spleen

utente ?
Mi pare che Spleen dicesse che il centro resta dei benestanti, come a Milano.
In parte, nei palazzoni più vecchi e non ristrutturati ci sono solo immigrati, è un curioso miscuglio.
Gli italiani che prima erano nelle case operaie si sono fatti tutti come minimo la schiera o la bifamigliare nei quartieri nuovi.
In campagna ci sono solo case o ristrutturate da cima e fondo che non hanno niente da invidiare ai villini o ruderi di vecchie coloniche a cui ormai è caduto il tetto.
C'è un intero patrimonio edilizio che và in malora per disuso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
In parte, nei palazzoni più vecchi e non ristrutturati ci sono solo immigrati, è un curioso miscuglio.
Gli italiani che prima erano nelle case operaie si sono fatti tutti come minimo la schiera o la bifamigliare nei quartieri nuovi.
In campagna ci sono solo case o ristrutturate da cima e fondo che non hanno niente da invidiare ai villini o ruderi di vecchie coloniche a cui ormai è caduto il tetto.
C'è un intero patrimonio edilizio che và in malora per disuso.
Non ti preoccupare che la speculazione arriverà anche lì.
A Milano è più facile perché ci sono i “poveri studenti universitari”.
 

danny

Utente di lunga data
Questi i G7 Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti.
Ci siamo.
Forse i soldi potrebbero esserci.
Il problema è come usarli.
Pensiamo al passato, che dovrebbe essere maestro.
Anche l’immigrazione interna ha creato problemi. Non ha funzionato né lasciar fare, né la creazione dei quartieri. Senza restare su Milano, è noto a tutti che creare Scampia non è stata una grande idea. Una volta l’ho detto a una riunione e un genitore mi ha stroncata con “io sono di Scampia.” Ora è dell’hinterland, la moglie professoressa delle medie e lui impiegato delle poste, la figlia laureata. Ma non ha trovato interventi utili, li ha creati lui.
Ma non si può sempre fare conto sulle capacità individuali. Altrimenti va bene tutto. Rizzoli e Del Vecchio erano Martinit e pure mio padre, ma ci saranno stati anche degli spostati.
Io non credo utili le case popolari intese come quartieri autonomi e non penso che basti metterci i servizi. Era una visione che creava ghetti, come ghetti di lusso sono Milano2 e Milano3. Questi ultimi belli, costosi, abitati da ricchi, ma comunque destinati a forme di decadenza, perché anche i ricchi invecchiano.
Credo più a una distribuzione delle famiglie in difficoltà. Ne ho visto e letto con altre forme di integrazione a New York.
Potrebbe essere una buona soluzione. E non è che poi si creerebbero altri problemi, è ovvio, ma sono più facilmente gestibili e anche in numero inferiore, se non si creano difficoltà di partenza.
È come per l’inserimento dei disabili a scuola. Prima erano in scuole speciali che avrebbero dovuto avere personale specializzato e offrire migliori opportunità di apprendimento e formazione. Questi non erano argomenti irragionevoli. Ma non hanno funzionato.
L’inserimento nella scuola di tutti ha dato risultati migliori.
Ma anche in questa buona iniziativa si trovano pecche, se non vi sono risorse.
Ma non è responsabilità dei disabili.
Ugualmente ci sono esperti sull’argomento che hanno studiato tutti le diverse soluzioni adottate con le difficoltà, problemi e correzioni.
Se i ghetti di immigrati meridionali sono diventati ghetti di altre etnie, si vede che sono i quartieri dedicati che non funzionano.
E nel frattempo di trovare un nuovo modello e attuarlo?
Nel frattempo ci vogliono strutture e personale.
E ci vuole una politica generale che dia a tutti possibilità.
L'immigrazione è una risorsa, per noi, che emigriamo a nostra volta, per chi viene da noi, per la crescita economica e industriale.
Il problema è che deve avvenire con una struttura organizzativa dello stato adeguata per non creare troppi problemi.
I modelli ghetto esistono da almeno un secolo da noi.
Già dalla cancellazione dei quartieri popolari del centro Milano nell'800, si è voluto intervenire relegando i poveri e gli immigrati dalle campagne lontani dall'area più di valore dal punto di vista immobiliare, in aree circoscritte ed esterne, periferiche o satellitari.
L'esempio più clamoroso è Ponte Lambro, un quartiere milanese dimenticato fino a qualche anno fa anche dalle mappe ATM.
Questo tipo di impostazione è essenzialmente moderna e prevede la divisione per classi delle aree delle città.
La trovi a Rio de Janeiro come nelle città africane, a New York come a Parigi, per esempio ma non a Napoli.
Hai citato Scampia, ma a Napoli i quartieri spagnoli portano immigrati e poveri direttamente in centro, e anche Forcella non può dirsi periferia.
A livello urbanistico i ghetti sarebbero da evitare ma questo impatterebbe sulla qualità di vita della classe borghese, che a parole è pro immigrazione, nella realtà non abiterebbe mai al Corvetto e PAGA per non farlo
Dove esistono queste divisioni la sicurezza è difficile da mantenere. In Kenya hai le guardie armate fuori dai quartieri borghesi e la tua vita vale un cazzo dentro uno slum.
Da noi a Milano si è voluto gettare l'immondizia metaforicamente nella zona del Corvetto (e non solo), da sempre la più povera, in maniera da togliere spaccio, marocchini, barboni e negri dalla vista di quelli che abitano o transitano in aree di maggior pregio.
Non ci sono riusciti del tutto, dato che oggi sono andati a fuoco dei materassi anche all'Arco della Pace

Il problema è che tu devi affrontare tutti i problemi connessi con l'immigrazione, compresa la gestione criminale sussidiaria ad essa, con progetti, personale, leggi, risorse adeguate.
Ti porto un esempio: sfratti facili in caso di insolvenza.
E poi pena certa per la microcriminalità.
E tante altre piccole cose che ovviamente latitano totalmente.
Per cui, non facendo assolutamente un caxxo lo stato, si invoca il razzismo ogni volta giusto per indicare il solito dito in vece della Luna
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
Ho fatto una domanda a Danny, so benissimo che viene letto da Brunetta come razzista, pensavo di aver già chiarito in passato ma niente...

I

Ho appena visto un video di un'intervista a una donna (madrelingua) che si è trasferita da Pechino per fare l'insegnante in una scuola di bimbi piccoli di inglese.
Come insegnante, ha fatto il confronto con la situazione italiana e quella che sta vivendo lì.
Anche se la Cina non è ai livelli del perCovid, lei paga:
600 euro per un buon appartamento moderno in città
60 euro mensili per elettricità, internet, spostamenti, servizi vari.
Il resto costa assai poco, per cui lo stipendio fisso da insegnante le consente di vivere bene da sola e di risparmiare mensilmente una discreta cifra al cambi nostro.
Non ho idea se la stessa cosa possa valere per un insegnante giovane in Italia, però lei si è trasferita in Cina, con tutti i problemi che ciò comporta, non solo per l'esperienza, ma anche perché le opportunità sono maggiori che da noi.
L'immigrazione "buona" segue questa logica, sempre.
Quella di scegliere stati dove le opportunità di crescita personale nel tempo sono maggiori rispetto allo stato di provenienza.
E questo indubbiamente costituisce una risorsa anche per lo stato ospite.
Mi interessava un altro argomento, ma ok.
 

Brunetta

Utente di lunga data
L'immigrazione è una risorsa, per noi, che emigriamo a nostra volta, per chi viene da noi, per la crescita economica e industriale.
Il problema è che deve avvenire con una struttura organizzativa dello stato adeguata per non creare troppi problemi.
I modelli ghetto esistono da almeno un secolo da noi.
Già dalla cancellazione dei quartieri popolari del centro Milano nell'800, si è voluto intervenire relegando i poveri e gli immigrati dalle campagne lontani dall'area più di valore dal punto di vista immobiliare, in aree circoscritte ed esterne, periferiche o satellitari.
L'esempio più clamoroso è Ponte Lambro, un quartiere milanese dimenticato fino a qualche anno fa anche dalle mappe ATM.
Questo tipo di impostazione è essenzialmente moderna e prevede la divisione per classi delle aree delle città.
La trovi a Rio de Janeiro come nelle città africane, a New York come a Parigi, per esempio ma non a Napoli.
Hai citato Scampia, ma a Napoli i quartieri spagnoli portano immigrati e poveri direttamente in centro, e anche Forcella non può dirsi periferia.
A livello urbanistico i ghetti sarebbero da evitare ma questo impatterebbe sulla qualità di vita della classe borghese, che a parole è pro immigrazione, nella realtà non abiterebbe mai al Corvetto e PAGA per non farlo
Dove esistono queste divisioni la sicurezza è difficile da mantenere. In Kenya hai le guardie armate fuori dai quartieri borghesi e la tua vita vale un cazzo dentro uno slum.
Da noi a Milano si è voluto gettare l'immondizia nella zona del Corvetto, da sempre la più povera, in maniera da togliere spaccio, marocchini, barboni e negri dalla vista di quelli che abitano o transitano in aree di maggior pregio.
Non ci sono riusciti del tutto, dato che oggi sono andati a fuoco dei materassi anche all'Arco della Pace

Il problema è che tu devi affrontare tutti i problemi connessi con l'immigrazione, compresa la gestione criminale sussidiaria ad essa, con progetti, personale, leggi, risorse adeguate.
Ti porto un esempio: sfratti facili in caso di insolvenza.
E poi pena certa per la microcriminalità.
E tante altre piccole cose che ovviamente latitano totalmente.
Per cui, non facendo assolutamente un caxxo lo stato, si invoca il razzismo ogni volta giusto per indicare il solito dito in vece della Luna
Guarda che perché chi ha responsabilità se le assuma in modo fattivo, non va accettato il pensiero razzista che ritiene una colpa essere di un altro paese.
 

danny

Utente di lunga data
È il liberismo bellezza!
Ogni paese diventa diverso anche in base al costo del lavoro, ma soprattutto alle possibilità di arricchimento di chi investe.
Forse non hai capito...
Non siamo più un paese realmente attrattivo per l'immigrazione e nuove realtà si stanno affacciando ormai sul mercato.
Il Marocco ha fatto passi da gigante a livello industriale in questi anni, noi siamo tornati indietro.
Attualmente il flusso migratorio dal Marocco è infatti prevalentemente legato al ricongiungimento familiare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Forse non hai capito...
Non siamo più un paese realmente attrattivo per l'immigrazione e nuove realtà si stanno affacciando ormai sul mercato.
Il Marocco ha fatto passi da gigante a livello industriale in questi anni, noi siamo tornati indietro.
Attualmente il flusso migratorio dal Marocco è infatti prevalentemente legato al ricongiungimento familiare.
Non è che devo rispondere quello che vuoi tu.
Se non siamo più attrattivi tutti contenti. No?
 

danny

Utente di lunga data
Guarda che perché chi ha responsabilità se le assuma in modo fattivo, non va accettato il pensiero razzista che ritiene una colpa essere di un altro paese.
In realtà questo pensiero razzista lo introduci spesso tu.
Le differenze ci sono e ci saranno sempre, gli antagonismi tra etnie pure (i più razzisti sono proprio gli immigrati), si tratta di governare uno stato avendo leggi e pene certe, lavoro in crescita, accesso alle case possibile congiuntamente al risparmio.
Tutto questo non esistendo ormai più costituisce il vero problema alla base di tutto, che ovviamente accentua le conseguenze della crisi identitaria di determinate aree.
 
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