Foglia
utente viva e vegeta
No, percepisco queste cose in modo molto diversoMi spiace di essermi spiegata tanto male, se quel che ne esce è il grassetto con correlato il sottolineato.
O forse intendo male la correlazione.
Ma non è quello il significato. (mio, sia beninteso).
Io troia, tu uno che va con una troia è la gara della svalutazione di entrambi. Un giudizio e un allontanamento del tema.
Una guerra puerile e infantile.
di adolescenti che non sapendo come altro intendersi, si lanciano la pallina da ping pong del contendere.
Era un giochetto che facevo da ragazzina, dandola o non dandola poco importa...solo per esercitare il mio potere.
Che è poi il motivo per cui se mi si appella come troia, nell'ambito del politically correct & incorrect mi fa pure sorridere.
Per me dirmi troia, intelligente, simpatica, stronza...cambia zero. E' un costume sociale, come darsi i tre bacetti.
Posso semmai chiedere il come e il perchè io possa far nascere quelle immagini di me...ma tutto sommato, le immagini che di me scattano in qualcuno che non sono io, mi riguardano solo nei termini di condivisine, di cui ringrazio semmai. O non mi interessano semplicemente.
Decido io in che sguardi specchiarmi. E questo dipende dall'interesse delle informazioni che mi offrono.
Se non sei interessante per i miei standard, se le tue informazioni non mi arricchiscono...semplicemente mi dimentico della tua esistenza.
Non importa. Fai tu come vuoi tu.
Il MIO punto è che in quanto donna, figlia di questa cultura e dei suoi condizionamenti (che conosco e di cui sono consapevole), sono figlia anche delle dicotomie di questa cultura.
Fra cui moglie/troia.
A me, alla mia libertà di pensiero, alla mia capacità di conoscenza e assunzione del rischio di conoscenza, assumermi la gestione dei condizionamenti, dei tabù, delle dicotomie.
Personalmente, sono semplicemente ad un punto in cui assumo le dicotomie, i condizionamenti, i tabù, la cultura di cui provengo (femmina, donna cristiana cattolica romana) e per questo non ho il minimo problema ad assumere il fatto che in questa cultura (non è la sola, anzi) io proprio in quanto femmina e donna cristiana romana italiana, culturalmente da un punto di vista sociale, sono anche troia, è il contrappasso sociale della società di cui faccio parte riservato alle femmine.
Per i maschi ci sono tutti i loro contrappassi personalizzati, eh...tutta la menata della cazzo grosso e piccolo, l'esser maschio, l'esser zerbino, l'esser cornuto...ai voglia!!! Ce n'è per tutti.
Quel che cambia è solo la collocazione nello spettro sociale, dove si colloca il potere del maschio e della femmina.
(che è poi il motivo per cui, per esempio, un cuckold è definito un pervertito...perverte (ossia trasforma, ribalta) il gioco di potere per cui un maschio NON può esser zerbino collocando invece il suo potere esattamente nel cedere potere)
Giusto, sbagliato...non conta e non lo trovo neppure molto interessante. E' un fatto. Di identità collettiva.
(che poi si possa far finta che non sia così, ci si perda nel giusto sbagliato, non venga dichiarato, venga aggiustato, ricollocato, combattuto anche...poco conta, sono discorsi da bar fondamentalmente, come il discorso della cortellesi che fondamentalmente è scritto per esser "venduto"...negli immaginari generali, quel fatto, resta lì nonostante il politically correct e la trasgressione).
Quindi quella a cui facevo riferimento non è la guerra fra maschi e femmine, ma è un sottolineare il fatto che guardando le dicotomie etc etc è possibile godersi la propria personale declinazione di quell'aspetto identitario in compenetrazione con tutti gli altri aspetti individuali e sociali.
Non è un qualcosa che ritengo riservato al sesso.
Non mi interessano più di tanto le pratiche sessuali.
E il sesso in sè lo trovo personalmente molto riduttivo. E noioso a breve.
E' espressione di sessualità, ed è qui che a mio parere e esperienza le cose sono interessanti e stimolanti.
Un uomo che mi riconosce nel mio esser troia...beh. E' fondamentalmente un uomo che non è schiavo del cazzo. Che conosce i suoi retaggi e i suoi punti bui, che non ha paura di guardarsi allo specchio.
Altro che uno che va con una troia...sono buoni tutti ad andare con una troia.
E' un semplice agito...spesso e volentieri mal elaborato e infossato in una miriade di cazzate giustificatorie e spaventate.
Riconoscerla e interagirci come maschio uomo cristiano romano italiano integrato in se stesso....è tutto un altro paio di maniche.
E non c'è ping pong...c'è sparring partners e complicità.
Anzitutto "io troia, tu uno che va con una troia" è svalutativo se si fa diventare quel che è retaggio di ciò che pensa la società di un qualcosa di pienamente condiviso all'interno della coppia. Se lo si svincola dallo spettro sociale, ce ne si fa in qualche misura "beffa", non lo trovo affatto svalutativo all'interno di una relazione di coppia. O almeno, non necessariamente svalutativo (e questo dipende appunto dal livello in cui una coppia riesce a mettersi in discussione CONOSCENDO i condizionamenti esterni, ma scegliendo di collocarli in una certa dimensione nel proprio microcosmo.
Mi ha colpita la parte che ho evidenziato in rosso, perché anche quella non la condivido. L'altro fa sempre come vuole
Per come la vedo io.
Quanto alla accettazione di ruoli imposti dalla società, credo che ne sia sufficiente la consapevolezza, poi quel che sono per me e davanti a un altro lo vorrei vedere slegato, almeno in certi ambiti e certi contesti, da ciò che è il contesto sociale, Il che, tradotto
Per il momento ho consapevolezza che l'altro non lo conoscerò mai abbastanza per mettere la mano sul fuoco su ciò che pensa, e che tutto sommato i granchi eventualmente prendibili in certe relazioni son tutto grasso che cola in termini di esperienza